giovedì 30 giugno 2011

le serie di Robin Wood in Italia - (da Fucine Mute 55) I FRATELLI DELLA FILIBUSTA


Nei bei tempi andati in cui ancora si pensava che Robin Wood scrivesse tutti i suoi fumetti (ma qualche indiscrezione già trapelava grazie a nippurweb.com.ar) avevo scritto un lungo pezzo su Wood che si concludeva con l’elenco delle sue serie arrivate in Italia. «E speriamo di non aver scritto troppe idiozie» dicevo per introdurlo su Fucine Mute 51. Ecco, appunto, colgo l’occasione del blog per aggiornare e correggere alcune cose...
E ovviamente per ampliare la lista con le nuove serie di Wood comparse sui settimanali dopo il 2002.

I Fratelli della filibusta   (Skorpio 19/97)

Sulla falsariga di Dracula l’uomo, un altro ritratto storico curato dalla coppia Wood-Salinas. Ma rispetto a quel primo riuscitissimo esempio questa miniserie è veramente poca cosa. Alberto Salinas si esprime ancora in maniera eccellente (pur se si comincia a intravedere il declino) ma è Wood a deludere: questi pirati di cartapesta sono semplicemente delle macchine di morte senza alcuno spessore. Che poi la ricostruzione storica sia curata e fedele poco importa: a cosa serve se le vicende che vi si svolgono non sanno appassionare? Forse è la struttura adottata da Wood (e magari imposta dall’Eura) ad aver penalizzato oltre misura I Fratelli della filibusta, ma il risultato non cambia. Sul versante stilistico si notano infatti delle ardite ellissi narrative, solitamente poco usate da Wood, e la rigida compattazione delle due parti ne rende difficile la serializzazione su rivista, che difatti risulta “spezzata” e poco fluida.
Le prime due miniserie si sono occupate di Henry Morgan [e difatti la serie è nota come Morgan, el Pirata in Argentina] e con tutta probabilità non avranno seguito [no, non c’è stato alcun seguito: Wood ha continuato a collaborare con Salinas su I Borgia e poi Salinas ha realizzato Secoli bui su testi di Ricardo Ferrari]. I primi sei episodi sono stati ristampati in un fascicolo omaggio allegato a Skorpio 19 del 1998 ma i colori originari di Salinas sono stati sostituiti da una pessima colorazione al computer.

martedì 28 giugno 2011

le serie di Robin Wood in Italia - (da Fucine Mute 55) KAYAN

Nei bei tempi andati in cui ancora si pensava che Robin Wood scrivesse tutti i suoi fumetti (ma qualche indiscrezione già trapelava grazie a nippurweb.com.ar) avevo scritto un lungo pezzo su Wood che si concludeva con l’elenco delle sue serie arrivate in Italia. «E speriamo di non aver scritto troppe idiozie» dicevo per introdurlo su Fucine Mute 51. Ecco, appunto, colgo l’occasione del blog per aggiornare e correggere alcune cose...
E ovviamente per ampliare la lista con le nuove serie di Wood comparse sui settimanali dopo il 2002.

Kayan  (Lanciostory 16/97)

Gli spietati e brutali unni gli hanno massacrato tutta la tribù e così il nerboruto persiano Kayan si lancia al loro inseguimento per steppe e vallate, bramoso di ammazzare il suo arcinemico Attila e di liberare così il mondo da tanta barbarie. Dopo un primo ciclo di storie autoconclusive (in cui tra l’altro era maggiormente presente l’elemento sovrannaturale) Kayan vive il suo periodo “romano” e poi, alla caduta di Roma, quello “vandalo” a Tunisi. L’iconografia iniziale sembra assai debitrice al Conan di Howards [sì, avevo scritto proprio «Howards» con la “s” finale... si tratta di Howard, ovviamente], che in America stava furoreggiando sotto forma di comic book [in effetti negli Stati Uniti il comic book di Conan esordì nel 1970, Kayan è del 1977: un’influenza può esserci stata], ma in seguito il disegno si semplificherà molto (già dopo il 10° episodio) quando ai Villagran succederà l’equipo di Gomez Sierra (e per chiudere il cerchio, i Villagran saranno tra gli illustratori chiamati dalla Marvel a disegnare le avventure del Cimmerio) [qualche precisazione sui disegnatori: la dicitura «Zaffino/Villagran/Barreto» venne usata dall’Eura per dare l’idea di un corpus uniforme, o forse perchè non potevano o volevano segnalare il vero disegnatore di ogni singolo episodio, mentre in realtà questi nomi si avvicendarono progressivamente alla realizzazione di Kayan: fino al sedicesimo episodio (almeno quello italiano, vedi ultima nota tra parentesi quadre in basso) ci lavorarono Zaffino, che creò il personaggio, e Barreto che lo continuò (presumibilmente dall’11° episodio come ho scritto sopra) e in seguito subentrò Enrique Villagran/Gomez Sierra. È chiaro che nell’ultima fase della vita del personaggio non si possono escludere interventi di altri collaboratori dei Villagran, com’era costume nello studio dei disegnatori, tra cui forse anche gli stessi Zaffino e Barreto, ma lo stile rimane quello di Gomez Sierra]

Nonostante i disegni non siano documentatissimi (Kayan sembra più un metallaro svedese che non un guerriero persiano, senza parlare dell’abbigliamento “dark” di Attila) Wood è veramente riuscito a ricreare un mondo e ad immettere una buona dose di credibilità in un’epopea di proporzioni titaniche. E, in ogni caso, rimangono comunque delle avventure coinvolgenti e ben costruite. Kayan è una serie relativamente vecchia ma Wood la concluse solo dopo il 1994 (data di uscita del volume Speciale Eura, in cui lo sceneggiatore dichiarava di stare ancora lavorando al personaggio).
Kayan è stato ristampato sui numeri 22 e 23 de I Giganti dell’avventura. [l’Eura pubblicò 46 episodi, sia su Lanciostory che in volume (dove furono però privati delle splash page in apertura di capitolo) sui 48 totali visti in Argentina]

sabato 25 giugno 2011

Fumettisti d'invenzione! - 17


Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI (pag. 28)

TIMOTHÉE TITAN (TIMOTY TITAN)
(Francia 1987, in Le Journal de Mickey, © Corteggiani/Cavazzano, fantascienza, ragazzi)
François Corteggiani (T), Giorgio Cavazzano (D)

Pubblicata in Italia su Il Giornalino, la serie racconta di un bambino che per cercare i suoi genitori (misteriosamente scomparsi a causa di alcuni strani esperimenti) si imbarca in una odissea attraverso mondi alternativi insieme ad altri buffi personaggi. La serie è stata recentemente ristampata in due volumi a colori da ReNoir.

Il Pianeta Jac (1993) in Il Giornalino 17 del 1994. François Corteggiani (T), Giorgio Cavazzano (D)
Timoty e i suoi amici approdano sul Pianeta Jac, un buffo corpo celeste con la forma di lisca di pesce e salami che gli orbitano attorno. Gli abitanti di questo mondo sono dei chiari omaggi ai personaggi e agli scenari creati da Benito Jacovitti, resi con grande maestria da Cavazzano. Apparentemente «il grande Jac» è un crudele tiranno, ma in realtà si tratta di un doppione del vero Mago Jac, che ha preso vita quando il cartoonist ha disegnato un suo autoritratto con una matita magica. Il vero Jac risolverà la situazione grazie a una gomma per cancellare (anch’essa magica) e all’intervento dei suoi ospiti.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
FUMETTI BIOGRAFICI (pag. 63)

TOUR DE FRANCE
(Italia 2006, © Frezzato, reportage)
Massimiliano Frezzato ed Eleonora Trinca (T), Massimiliano Frezzato (D)

Nel 2005 il fumettista Massimiliano Frezzato viene invitato in Francia dal suo editore per una tournè di dedicaces.
Tour de France è un’opera unica, in cui l’autobiografismo non solo non è autocelebrativo o autoconsolatorio, ma è addirittura avvincente e appassionante. Frezzato alterna schizzi rapidi a composizioni più complesse, ma tutto è perfettamente equilibrato, oltre che splendidamente disegnato, e anche gli schizzi più veloci denotano un’attenzione profonda. La ricerca sperimentale (sul linguaggio, sugli accostamenti arditi, sul collage) non è mai facile ostentazione ma è sempre perfettamente funzionale alla narrazione.
Inoltre è interessantissimo vedere i retroscena meno conosciuti del lavoro di fumettista, ed è lodevole che un professionista di altissimo livello come Frezzato si metta a nudo con tanta semplicità e spontaneità.

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – SERIE (pag. 19)

ZENO PORNO
(Italia 1998, in Blue, © Paolo Bacilieri, underground d’autore)
Paolo Bacilieri

“Fumetto in libertà” in cui Bacilieri mette su carta i suoi ricordi, le sue passioni e piccoli siparietti tratti probabilmente dalla sua quotidianità. Zeno Porno è stato ospitato da diverse riviste e case editrici ma Bacilieri ha saputo adattarsi senza problemi ai diversi pubblici di riferimento, ottenendo forse da questo vagabondare del suo personaggio uno stimolo ulteriore a sperimentare.
Pseudofumettisti: il protagonista Zeno Porno sarebbe uno sceneggiatore di fumetti Disney, ma non viene dato molto peso a questo suo aspetto nelle storie (d’altronde, pare che sia pure stato un agente segreto della CIA!). Nella serie sono presenti inoltre molti omaggi ad altri autori e fumetti.
Esiste anche un episodio dedicato proprio all’ambiente dei fumettari e al sottobosco di persone che lo animano, e qui Zeno Porno viene tratteggiato più come un disegnatore (o autore completo) che come uno sceneggiatore. Si tratta dell’episodio F.d.F. pubblicato sul numero 6 di ANIMAls: oltre a Zeno Porno altri fumettisti d’invenzione che vi compaiono (o che vengono citati) sono Fabio Faletti, celebrato maestro stufo del suo mestiere, Annaluce Pistoletto, sedicenne triestina di belle speranze, Beppe Porcheddu e un certo Maslov, autore di graphic novel molto bravo a disegnare gli alberi.



Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI, CARICATURE, CAMEI (pag. 61)

EL MERCENARIO (IL MERCENARIO)
(Spagna 1980, in Cimoc, © Norma Editorial, fantasy)
Vicente Segrelles

Amatissimo da Federico Fellini e considerato da Möebius il miglior fumetto del mondo, per alcuni critici e lettori è solo una serie di splendidi dipinti a olio che coprono trame esili e stupide. Nel 1982 Vicente Segrelles visse a Lucca una situazione del tutto simile a quella che vivrà Walter Chiari al Festival del Cinema di Venezia nel 1986.
Aldilà della seriosità del suo fumetto più famoso (che presenta in effetti scene piuttosto crude) Segrelles è un autore dotato di un buon piglio umoristico e ha anche creato la serie comica Lo sceriffo Pat. Non deve stupire quindi che anche ne Il Mercenario abbia centellinato qualche elemento buffo, anche se la cosa sorprendente è che spesso si tratta di riferimenti metatestuali al fumetto: nell’episodio breve Il Papiro, ad esempio (in italiano su Euracomix 49) l’oggetto che dà il titolo alla storia è formato da geroglifici che ricordano molto da vicino una sequenza narrativa stilizzata.
E soprattutto, una citazione (auto)ironica palese si trova nella buffa copertina in cui l’arcinemico Claust segue con attenzione le versioni a fumetti delle storie del suo avversario, sotto lo sguardo (di riprovazione?) della sua assistente.

giovedì 23 giugno 2011

Boh.

Oggi mi è arrivato come arretrato in una fumetteria il numero 99 della Grandi Saghe dei Super-Eroi (mi dicono che gli ultimi non furono distribuiti nelle edicole: sarà vero? A me sembra strano), quello di Sentry. Nell'introduzione Fabio Licari ribadisce, dopo averlo già scritto su Fumo di China, che Jae Lee si ispira ad Attilio Micheluzzi. Mah!

le serie di Robin Wood in Italia - (da Fucine Mute 55) ULSTER

Nei bei tempi andati in cui ancora si pensava che Robin Wood scrivesse tutti i suoi fumetti (ma qualche indiscrezione già trapelava grazie a nippurweb.com.ar) avevo scritto un lungo pezzo su Wood che si concludeva con l’elenco delle sue serie arrivate in Italia. «E speriamo di non aver scritto troppe idiozie» dicevo per introdurlo su Fucine Mute 51. Ecco, appunto, colgo l’occasione del blog per aggiornare e correggere alcune cose...
E ovviamente per ampliare la lista con le nuove serie di Wood comparse sui settimanali dopo il 2002.           
                                                                                                            

Ulster   (Skorpio 32/96)

In tre episodi, per un totale complessivo di 45 tavole, viene narrato il mito celtico di Cuchulain. A causa delle sue ascendenze sovrannaturali (la madre Dectera fu sedotta dal semidio Lugh) il piccolo Set viene ignorato dallo stesso padre “ufficiale” e tenuto in disparte dalla società di Re Connor, suo zio. Caparbio e disperato, il bambino giungerà ad Emain Macha dove riuscirà ad entrare nei ranghi dell’esercito dei bambini grazie al potere ereditato dal padre: nei momenti di rabbia si trasforma infatti in un mostro violentissimo. Ma al momento della consegna di una spada vera che ne sancisca il passaggio all’età adulta, Set uccide inavvertitamente il cu (cane da guerra) del fabbro Chulain e per riparare al suo gesto accetta di fare da guardiano alla proprietà del fabbro in attesa che un altro cucciolo di cu lo sostituisca. Assume quindi il nome di Cuchulain e si trasfigura simbolicamente nel «cane da guardia dell’Ulster».
L’unico difetto di Ulster è la sua brevità. Enrique Alcatena, sotto la direzione di Wood, sembra proprio stimolato a superarsi come disegnatore (e parliamo di un artista la cui produzione media è eccellente) e lo sceneggiatore è l’interprete ideale di materiale che comunque è già affascinante di per sé. Ma purtroppo la ricognizione delle leggende d’Irlanda è nata e morta con Cuchulain e non possiamo far altro che immaginare gli altri capolavori che avrebbe sicuramente saputo darci la coppia di Merlino. Questo breve capolavoro (la serie più breve di Wood in assoluto [beninteso, di quelle arrivate in Italia e che non siano “liberi estesi”: ad esempio Brio e Pipa Sanchez durarono entrambe solo tre episodi, e della seconda solo due furono scritti da Wood]) attende ancora una ristampa, nonostante la sua statura fosse già chiara all’Eura al momento della pubblicazione: venne infatti proposto a cadenza quattordicinale, e di certo non per problemi di programmazione. Può essere interessante confrontare Ulster con lo Slaine di Mills e Bisley (che proprio Skorpio pubblicò nel 1992 qualche anno prima della Magic Press) per vedere come autori diversi hanno trattato il medesimo mito.
[Ulster è stato veramente un bellissimo esperimento, avrebbe meritato la ristampa nell’inserto dedicato ad Alcatena Il Mito e la Fantasia]

martedì 21 giugno 2011

Il Texone di Carlos Gomez


Appena finito di leggerlo. Non dico che mi ha deluso, ma mi aspettavo qualcosa di diverso. Già pregustavo i paesaggi sconfinati che il formato più grande avrebbe potuto consentire, e invece ho trovato la stragrande maggioranza delle vignette "soffocate", con la macchina da presa esageratamente addosso ai soggetti rappresentati e con un costante e opprimente senso del fuori-campo a causa dei particolari tagliati fuori dalle vignette: cappelli, nuche, mani (vedi quella di Kit Carson a pagina 75), piedi, canne dei fucili, persino le onomatopee.
Che Gomez abbia fatto degli schizzi a parte e poi li abbia composti in vignette solo successivamente? Come probabilmente fece anche Brian Hitch sui Fantastici Quattro? Il mezzo centimetro di vuoto nella parte alta dell'ultima vignetta di pagina 22 lascerebbe pensare di sì.
Inoltre la qualità della riproduzione dei suoi disegni è peggiore di quella dell'Eura: a questo punto mi viene il dubbio che il problema sia a monte e cioè che sia Gomez a non scansionare bene le tavole, o a salvarle in un formato o con una risoluzione infelice.

Ciò detto, Gomez è il grande disegnatore di sempre: espressivo, dinamico, molto curato nei dettagli (che però, stampati così...), grande ideatore di "caratteristi" e qui impegnato anche nel difficile compito di dover disegnare in modo riconoscibile e distinto 5 donne diverse di cui solo una rappresentabile in modo caricaturale.
Molto buona secondo me anche la sua rappresentazione di Tex, che in alcune inquadrature ricorda un po' Marcello Mastroianni.

E anche la storia ideata da Manfredi è molto interessante, originale e ben condotta con le due trame che proseguono parallele.

domenica 19 giugno 2011

Fumettisti d'invenzione! - 16


Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – SERIE (pag. 19)

EL ETERNAUTA (L’ETERNAUTA)
(Argentina 1957, in Hora Cero, © conteso [indicativamente Eredi Oesterheld/Solano Lopez], fantascienza)
Hector German Oesterheld (T), Francisco Solano Lopez (D)

Una nevicata mortale cade su Buenos Aires: è l’inizio di una invasione aliena e di uno dei fumetti più importanti della storia.
Alla prima serie durata dal 1957 al 1959 fece seguito un’altra nel 1976 e una terza nel 1980 scritta da Ongaro. Il personaggio ha avuto diversi altri seguiti ed è stato oggetto del bellissimo saggio Memorie dell’Eternauta scritto da Fernando Ariel Garcia e Hernan Ostuni.
In Italia lo abbiamo conosciuto prima nella versione disegnata da Alberto Breccia su Linus, successivamente è stato proposto in un rimontaggio da parte dell’Eura Editoriale su Lanciostory, cui hanno fatto seguito due volumi fedeli all’originale editi da Comic Art. L’Eternauta è stato anche ospitato nella collana I Classici del Fumetto di Repubblica. Recentemente le Edizioni 001 ne hanno pubblicato una stupenda versione definitiva, basandosi laddove possibile sulle tavole originali.
Pseudofumettisti: l’Eternauta racconta la sua vicenda a uno sceneggiatore di fumetti presso cui si materializza all’inizio della storia e che quindi è il narratore della vicenda. Nella seconda parte lo sceneggiatore avrà un ruolo da protagonista e un nome (Hector G.), e affronterà gli Ellos insieme a Juan Salvo e agli altri sopravvissuti del futuro. Gli elementi relativi alla vita professionale di Hector G. sono quasi assenti (nella prima parte apprendiamo solo che ama scrivere di notte) ma qualche dettaglio in più si vedrà nella terza serie de L’Eternauta, non più scritta da Oesterheld ma da Alberto Ongaro.

Se è vero che Hector G. è una proiezione dello stesso Oesterheld, va detto che Solano Lopez si è preso molte libertà nel ritrarlo, e dopo la prima serie diverrà appunto un protagonista e ogni legame (che non sia metaforico) con la vita vera di Oesterheld svanirà. Pertanto anche Hector G. è ascrivibile alla categoria dei fumettisti d’invenzione.
È decisamente strano (anzi, vergognoso) che mi sia ricordato dell’Eternauta con tanto ritardo. Una volta che quella sinapsi si è messa in moto, comunque, anche altre l’hanno seguita e veniamo così alle seguenti due voci:

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
METAFUMETTI E AUTOREFERENZIALITA’ (pag. 64)

CIUDAD (LA CITTA’)
(Argentina 1980, in Fierro, © Eredi Barreiro/Gimenez, fantascienza)
Ricardo Barreiro (T), Juan Gimenez (D)

Dopo una giornata particolarmente negativa Jan si perde nella notte e si ritrova nella misteriosa Città, una entità urbana da cui pare non vi sia uscita.
La serie (concepita originariamente come una sorta di Divina Commedia con Hector G. Oesterheld nel ruolo di Virgilio) è considerata uno dei capolavori di Ricardo Barreiro, ed ebbe un seguito nei primi anni ’90 disegnato da Luis Garcia Duran.
Nell’ultimo episodio della prima serie Jan e la sua compagna Karin incontrano nientemeno che l’Eternauta il quale, interrogandosi sulla natura della Città, avanza l’ipotesi che forse sono solo i personaggi di un’opera di fantasia: magari proprio di un fumetto realizzato da entità superiori. Tale ipotesi la si coglie con maggiore chiarezza nella versione originale poichè l’Eura impoverì il monologo finale dell’Eternauta purgandolo anche delle citazioni che conteneva.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI, CARICATURE, CAMEI (pag. 61)

[SENZA TITOLO] (presentata come «Un fumetto per Héctor»)
(Argentina/Italia 2001, © Vigna/Zanotto, fantascienza)
Bepi Vigna (T), Juan Zanotto (D)

Omaggio a fumetti allo sceneggiatore desaparecido Hector German Oesterheld presentato nel volume Donde esta Oesterheld? – il fumetto argentino desaparecido edito da Lo Scarabeo nel 2002.
In un gioco di ricalco semantico, che risulta molto elegante e per nulla pedante, lo sceneggiatore italiano Bepi Vigna riceve la visita dello spirito di Oesterheld proprio come l’Eternauta era apparso a Hector G. quarant’anni prima. Gli racconterà la storia dell’Argentina e dei suoi fumetti. Nelle otto pagine di cui è composto questo piccolo gioiello compaiono altri fumettisti realmente esistiti splendidamente disegnati da Juan Zanotto (che proprio su testi di Oesterheld disegnò i primi episodi di Wakantanka).

[CINEMA] FUORI TEMA 1 –TEMATICHE LIMITROFE (pag. 108)

TOTO’ CONTRO I QUATTRO
(Italia 1963, comico)
Regia: Steno [Stefano Vanzina]; soggetto e sceneggiatura: Bruno Corbucci, Gianni Grimaldi, con Totò [Antonio De Curtis] (commissario Saracino), Erminio Macario (detective La Matta)

Il commissario Antonio Saracino è alle prese con quattro diversi casi, ognuno caratterizzato dalla presenza di una guest star comica. In uno di questi episodi un sedicente colonnello improvvisatosi detective lo convince a indagare sulle misteriosi sparizioni di donne che starebbero avvenendo nella villa di un novello Landru. In realtà nella villa si stanno producendo dei fotoromanzi horror. Benché non sia strettamente pertinente ai fumettisti d’invenzione, risulta illuminante sull’idea che si aveva dei due generi il dialogo tra Totò e il regista:

Totò: “Fotoromanzo? FOTOROMANZO?! Ma allora qui fanno i fumetti!”
Regista: “Fumetto o fotoromanzo che differenza c’è?”

Da segnalare che l’eccentrico regista di fotoromanzi ha un assistente filippino che gli fa anche da maggiordomo. D’altra parte, Cartoonists do have butlers!

venerdì 17 giugno 2011

le serie di Robin Wood in Italia - (da Fucine Mute 55) MARK


Nei bei tempi andati in cui ancora si pensava che Robin Wood scrivesse tutti i suoi fumetti (ma qualche indiscrezione già trapelava grazie a nippurweb.com.ar) avevo scritto un lungo pezzo su Wood che si concludeva con l’elenco delle sue serie arrivate in Italia. «E speriamo di non aver scritto troppe idiozie» dicevo per introdurlo su Fucine Mute 51. Ecco, appunto, colgo l’occasione del blog per aggiornare e correggere alcune cose...
E ovviamente per ampliare la lista con le nuove serie di Wood comparse sui settimanali dopo il 2002.

Mark  (Skorpio 28/96)

Sopravvissuto grazie alla lungimiranza dei suoi genitori ad uno strano olocausto “nebbioso” [forse omaggio più o meno consapevole all’Eternauta?], Mark affronta il tipico bestiario di mutanti, umani regrediti e nuove società che tramano nell’ombra. Ma la minaccia più grave è senz’altro rappresentata dagli Eletti, vecchi scienziati che vivono sotto una cupola protettiva ed ignorano il resto del mondo, intenti come sono a trovare un modo per perpetuarsi. Il canovaccio è quello già visto da tante altre parti, ma Wood lo condisce alla perfezione con i suoi ottimi comprimari (qui si segnala in particolar modo il tormentato Hawk) e la sua attenzione agli elementi antropologici. Anche Ricardo Villagran fa un buonissimo lavoro, eppure la serie fu un flop, tanto che l’Eura la sospese prima della conclusione. Di certo l’adattamento non rendeva giustizia a Mark (v. Fantascienza: la “bestia nera” di Wood? [ne riporto l’estratto relativo a Mark: «Mark fu ideato a metà anni ’80 {macchè: comparve all’inizio del 1977 su El Tony Anuario con tre episodi} ma giunse in Italia solo nel 1996, proprio nel bel mezzo del periodo più brutto e oscurantista dell’Eura. Le splash page iniziali lo riparavano in parte dagli ingombranti riassunti mangia-pagina (che ad altri fumetti erano costati addirittura l’eliminazione di intere vignette: un’eresia), ma altri interventi arbitrari ne rendevano assai meno godibile la lettura. La colorazione, eterna spina nel fianco di Lanciostory e Skorpio, appesantiva e confondeva i disegni e, soprattutto, l’eliminazione delle didascalie ne inquinava lo spirito. {...} Il risultato principale fu ovviamente la semplificazione della narrazione e, di riflesso, alcune vignette sembravano un po’ vuote nella parte superiore. L’occultamento di queste didascalie e l’adattamento generale lasciavano molto a desiderare visto che spesso per coprire il testo sottostante non si faceva altro che passarci sopra con un pennarello nero! Forse anche questi fattori, uniti ad una certa disaffezione per il genere postatomico, contribuirono al pessimo esito di Mark.»]), in ogni caso è assai improbabile che rivedremo un giorno questa bella serie [e infatti non l’abbiamo più vista].
In Argentina Mark è continuato invece per un bel po’, ed ha anche generato un Mark 2 scritto da Paul Munn e disegnato da Sergio Ibañez. Può darsi che il personaggio di Hawk fosse a sua volta titolare di una serie visto che un fumetto di Wood ancora inedito in Italia si intitola proprio Hawk [no: Wood citò questa serie, Hawk, nell’elenco che redasse per Fumo di China 26, ma in realtà non esiste. Tutt’al più potrebbe essere stato protagonista di un unico episodio, ma questa possibilità è remota. Anche altre serie citate in quel famigerato elenco, come El Esclavo, in realtà non esistono].

mercoledì 15 giugno 2011

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Fucine Mute cerca collaboratori per il settore Fumetto: se siete interessati mandate i vostri elaborati a luca.lorenzon@fucinemute.it (solo pezzi già pronti, di almeno 4000 battute, la casella ha uno spazio limitato). Nessuna retribuzione, ma c’è la possibilità di diventare pubblicisti.

il videogioco dell'Eternauta



Nel 1994 una Comic Art forse presaga del suo prossimo infausto futuro cercò di diversificare la sua offerta e di ampliare il proprio pubblico producendo dei videogiochi per pc. Non credo che furono dei successi perchè subito dopo averli immessi sul mercato li vendettero in offerta promozionale e infine li allegarono direttamente a L’Eternauta (e/o Comic Art, non ricordo di preciso).
Ne furono prodotti quattro, ognuno dedicato a un personaggio storico del fumetto mondiale legato alla casa editrice: Yellow Kid, L’Eternauta, Flash Gordon e Mandrake. Ognuno veniva indicato come numero 1 di una probabile serie, che però si fermò con quell’unico episodio per personaggio.
Io all’epoca non avevo un computer e riuscii a piazzare i quattro giochi ad alcuni amici, che qualche anno dopo me ne restituirono due: quello su Mandrake e quello sull’Eternauta. Ora, il gioco di Mandrake era estremamente semplice e breve ma quello dedicato all’Eternauta non sono mai riuscito a finirlo! Arrivavo fino alle catacombe con i fastidiosi robottini, facevo collezione di dadi di colori diverso (sicuramente inutili) e forse una volta sono pure riuscito a sbloccare la leva, ma proprio non so come andava a finire. Su internet non si trova assolutamente nulla, credo a dimostrazione di quanto indimenticabili fossero questi prodotti, e a me resta la curiosità: come finiva Gli invasori della Città Eterna?

lunedì 13 giugno 2011

le serie di Robin Wood in Italia - (da Fucine Mute 55) ANGEL

Nei bei tempi andati in cui ancora si pensava che Robin Wood scrivesse tutti i suoi fumetti (ma qualche indiscrezione già trapelava grazie a nippurweb.com.ar) avevo scritto un lungo pezzo su Wood che si concludeva con l’elenco delle sue serie arrivate in Italia. «E speriamo di non aver scritto troppe idiozie» dicevo per introdurlo su Fucine Mute 51. Ecco, appunto, colgo l’occasione del blog per aggiornare e correggere alcune cose...
E ovviamente per ampliare la lista con le nuove serie di Wood comparse sui settimanali dopo il 2002.

Angel  (Skorpio 10/96)

Un neonato marchiato sulla mano destra sembra nato proprio sotto una pessima stella: è appena venuto al mondo che subito vogliono ammazzarlo. Per fortuna la pietà e l’amore del mendicante Encorvado gli permetteranno di sopravvivere nel tormentato mondo dei bassifondi andalusi (è ai mendicanti che Angel deve il suo nome). Le sue origini non verranno mai chiarite del tutto ma è palese che si tratta di un “bastardo reale” la cui sola esistenza potrebbe mettere nei guai alcune figure vicine alla corte del Re. Dopo il primo periodo “urbano”, Angel inizia a vagabondare per la Spagna incappando anche in un fantasma (!) e facendo la conoscenza della temuta famiglia Borgia. La serie si sposterebbe poi oltreoceano, ma proprio all’inizio della traversata Angel si conclude con una lunga didascalia [inesistante nella versione originale]. Forse la serie è continuata con un altro sceneggiatore [no: in Italia si sono visti tutti e 20 gli episodi prodotti e probabilmente a causa del finale tronco si è scelto di inserire la didascalia finale] o forse è stata sospesa per qualche altro problema, di certo si rimane con un po’ di amaro in bocca. Eduardo Risso fa sfoggio di un dettaglio maggiore del solito (Angel è un lavoro risalente alla sua collaborazione con la Columba [El Ángel è stato pubblicato su D’Artagnan e i suoi supplementi dal 1985 al 1986, con una “coda” nel 1987 dopo nove mesi di pausa], quando non aveva ancora raggiunto la scioltissima sintesi di oggi [ma non si possono escludere i “suggerimenti” sullo stile da adottare che i redattori della Columba davano ai disegnatori]) e nel complesso, tra le sue opere meno conosciute, questa è una delle serie più affascinanti di Wood. Peccato che all’epoca l’Eura ne abbia eliminato la maggior parte delle didascalie.

venerdì 10 giugno 2011

Fumettisti d'invenzione! - 15


Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
FUMETTI BIOGRAFICI (pag. 63)

EL INVIERNO DEL DIBUJANTE (L’INVERNO DEL DISEGNATORE)
(Spagna 2010, © Paco Roca, biografico)
Paco Roca

La vera storia di Cifré, Conti, Escobar, Giner e Peñarroya, fumettisti in forza alla Editorial Bruguera che nel 1957 tentarono una forma embrionale (c’era uno sponsor che li finanziava) di autoproduzione con la rivista Tío Vivo, nella speranza di migliorare le loro condizioni economiche e professionali.

Paco Roca mette in scena molte altre figure importanti del fumetto spagnolo e, tra le altre cose, racconta anche la genesi di Mortadelo y Filemón. Gli episodi della vita “a credito” di Vázquez erano già stati raccontati da Carlos Gimenez ne Los Profesionales nel 1985 filtrati attraverso la figura di Menéndez.


Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
METAFUMETTI E AUTOREFERENZIALITA’ (pag. 64)

KEN PARKER
(Italia 1974, © Sergio Bonelli Editore, western)
Giancarlo Berardi (T), Ivo Milazzo (D)

Kenneth Parker non è un infallibile pistolero ma un cacciatore che vive avventure estremamente realistiche per gli standard del genere, e la sua serie (memore della lezione di film quali Corvo Rosso non avrai il mio scalpo e Soldato blu) introduce molti elementi revisionisti nelle sue storie. Resosi conto della carica innovativa del personaggio, creato nel 1974, l’editore Sergio Bonelli gli dedicò una collana apposita partita nel 1977 invece che inserirlo nell’antologica Storia del West.
La serie di albi nel classico formato bonelliano durò 59 numeri ma non riuscì a mantenere una periodicità mensile. Passato sulle riviste di fumetto d’autore, Ken Parker beneficiò della colorazione ad acquerello dello stesso Milazzo, e una volta chiusa quella stagione le sue avventure continuarono in una rivista progettata appositamente per il personaggio. Nel mentre si sono susseguite varie ristampe (anche in formati molto diversi tra loro) di quello che è probabilmente il personaggio di maggior culto del fumetto italiano. Dopo l’esito trionfale dell’ultima ristampa ad opera della Panini sono riprese a circolare le voci di una sua possibile ripresa, che al momento non si sono concretizzate.
Ken Parker si differenzia dalle altre serie Bonelli coeve non solo per stile e argomenti ma anche per aver sperimentato di più a livello metatestuale, pur se qualche omaggio è stato rarissimamente visto in altre serie (vedi il Black Jack di Tezuka che compare in Martin Mystere). Si segnalano in particolare gli episodi Uomini, bestie ed eroi (numero 15 della collana mensile: vari personaggi del fumetto western mondiale fanno la loro comparsa) e Immagini (su Ken Parker Magazine 23 del dicembre 1994: cross-over con Dylan Dog in cui, tra le altre cose, Dylan va a vedere al cinema Tex e il Signore dell’Abisso).
Esiste anche un episodio interamente impostato sulla metanarratività e sull’interazione tra autori e personaggio:

La terra degli eroi (1995). Giancarlo Berardi (T), Ivo Milazzo (D)

Pubblicato sul numero 25 di Ken Parker Magazine: Ken Parker incontra i suoi autori, insieme ai quali affronta il feroce dittatore «Sua Eminenza». L’episodio è pieno di citazioni cinematografiche e letterarie e contempla anche omaggi alle opere e alle persone di altri colleghi. Ivo Milazzo sfoggia inoltre dei “superpoteri” da disegnatore, ad esempio cancella il bordo di una vignetta per fuggire.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
FUMETTI BIOGRAFICI (pag. 63)

BINKY BROWN MEETS THE HOLY VIRGIN MARY
(Stati Uniti 1972, © Justin Considine Green, autobiografico)
Justin Green

Binky Brown è un adolescente che ha un difficile rapporto con la religione e la sessualità, che non migliorerà con il passaggio da una rigida scuola cattolica a una pubblica frequentata principalmente da ebrei. Come si conviene a un fumetto underground, il testo procede frammentario e discontinuo, mentre il disegno (più curato di quello di altri colleghi) si abbandona a derive simboliste e naïf.
Binky Brown meets the Holy Virgin Mary viene portato ad esempio di primo fumetto autobiografico da molti affermati autori americani, e nella prima pagina della storia lo stesso autore ammette di averlo scritto come forma di catarsi per liberarsi dalla nevrosi indotta dalla sua educazione cattolica, benché la sua patologia non fosse esattamente quella che lui credeva.
Per rigore filologico andrebbe specificato che il fumetto (almeno nella versione “classica” edita da Last Gasp nel 1972) è in realtà composto da due storie: A confession to my readers, splash page in cui Green introduce l’operazione che sta compiendo, e Once upon a time..., la storia vera e propria. Non esiste però conflittualità tra le due parti in quanto anche in Once upon a time... lo stesso autore fa delle occasionali apparizioni metatestuali.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
PARODIE (pag. 67)

THE LEGEND OF ITALIANINO LIBERATORE
(Italia 1985, in Frizzer, © Eredi Pazienza, comico, parodia)
Andrea Pazienza

Le vicende e il grande successo del disegnatore Tanino Liberatore in Francia, ma anche la genesi di Ranxerox e altre questioni private, visti con il filtro della caricatura del suo amico e collega Andrea Pazienza.
Si tratta di un’opera decisamente minore nel corpus della produzione di Pazienza, ma pur nella sua semplicità (e nonostante la rapidità e svogliatezza con cui sono state disegnate alcune tavole) è veramente divertentissima e coinvolgente. La storia è rimasta incompiuta ma, caso rarissimo al mondo, ha avuto due secondi episodi entrambi pubblicati: le tavole del secondo episodio originale vennero infatti perse da Pazienza, che le ridisegnò ex novo, ma vennero pubblicate una volta che furono ritrovate.
Cosa non insolita per Andrea Pazienza, la storia ha cambiato titolo in corso d’opera ed è stata presentata anche come La leggenda di Italianino e Il mistero della legenda [sic] di Italianino Liberatore.
È stata ristampata in calce al volume Cose d’Apaz! (Primo Carnera, 1988) e in un albo autonomo degli Editori del Grifo come La Leggenda di Italiano Liberatore nel 1994.


martedì 7 giugno 2011

le serie di Robin Wood in Italia - (da Fucine Mute 55) IL MORTO

Nei bei tempi andati in cui ancora si pensava che Robin Wood scrivesse tutti i suoi fumetti (ma qualche indiscrezione già trapelava grazie a nippurweb.com.ar) avevo scritto un lungo pezzo su Wood che si concludeva con l’elenco delle sue serie arrivate in Italia. «E speriamo di non aver scritto troppe idiozie» dicevo per introdurlo su Fucine Mute 51. Ecco, appunto, colgo l’occasione del blog per aggiornare e correggere alcune cose...
E ovviamente per ampliare la lista con le nuove serie di Wood comparse sui settimanali dopo il 2002.

Il Morto  (Skorpio 38/95)

Il sultano di Persia è sulle spine. Sa che le sua ultima ora si avvicina ed è tormentato dal dubbio di non essere stato un buon sovrano. Su suggerimento del suo visir, decide quindi di cercare un uomo assolutamente neutrale che percorra per lui il suo impero e ne documenti gli eventuali guasti. La scelta cade sul cupissimo infedele chiamato semplicemente «il Morto», nome ampiamente meritato. Si tratta infatti di un nobile generale che sacrificò la sua vita in cambio di quella dei suoi ultimi dieci soldati rimasti. Ma il pugnale con cui si lacerò il cuore non pose subito fine alla sua esistenza ed il Morto “resuscitò” la notte stessa. Dalla rettitudine d’acciaio e molto esperto in battaglia, questo personaggio può ricordare inizialmente un Nippur misto a Rostandt ma altro non è che un clone di Dago. L’ambientazione storica e geografica è praticamente la stessa, come identico è il ruolo del protagonista, che anche in questo caso amministra la giustizia per conto di quelle autorità di cui porta il sigillo. Certi soggetti, poi, sono praticamente gli stessi (come quello del giovane ricco viziato che tormenta un intero villaggio perché gli hanno ucciso un cane). Le sue avventure sono comunque molto meno articolate e sanguinarie di quelle del giannizzero nero e forse vanno lette più come variazioni su temi già trattati (ed evidentemente molto amati) che non come una delle serie più “sentite” di Wood. Senza nessuna infamia ma neppure senza particolari lodi, Il Morto si avvale del bravo Müller ai disegni e letta come divertissement disimpegnato (e non come capolavoro ad ogni costo) è comunque molto godibile. La conclusione non ammette seguiti.

domenica 5 giugno 2011

Biennale di Venezia 2011


In mostra c'erano anche Sergio Staino, Riccardo Mannelli e Robert Crumb. Peccato che non mi sono portato dietro la macchina fotografica.

sabato 4 giugno 2011

Lions & Saints - di santi e di leoni

La Lega degli straordinari Santi

L’idea alla base di Lions & Saints è poco meno che geniale: Papa Giulio II convoca una task force di santi della cristianità per indagare sul misterioso sequestro del pittore Michelangelo, in procinto di terminare il suo Giudizio Universale, e possibilmente liberarlo.
In pratica, viene applicato al folklore religioso il principio che Alan Moore aveva adottato per la letteratura popolare nel suo League of Extraordinary Gentlemen, pescando stavolta nel magma di miti e credenze sui santi invece che nei romanzi pulp. Come nel caso di Moore, anche qui il materiale preesitente viene rielaborato e attraverso gli occhi della contemporaneità i santi, per comportamento ma anche per abbigliamento, diventano una forma di supereroi embrionali: è proprio questa la strategia con cui è stato pubbilicizzato il volume.
A comporre il gruppo sono Giovanna d’Arco, Francesco d’Assisi, Giacomo il Maggiore (la cui esistenza ho scoperto leggendo questo fumetto) e Lucia da Siracusa. Come gli Argonauti di Giasone, da alcuni considerati come archetipi seminali alla base della cosmogonia superomistica, anche questi santi hanno delle abilità particolari che li rendono speciali, caratterizzandoli e permettendo loro di superare i vari ostacoli che affronteranno con le loro capacità specifiche. Francesco d’Assisi parla con gli animali e li ammansisce, Lucia da Siracusa ha il dono della preveggenza, la pulzella d’Orleans e Giacomo il Maggiore sono abilissimi guerrieri (il secondo dovrebbe possedere anche quella che gli esperti chiamano pirocinesi).
La trama procede in maniera piacevole e spedita, ma inaspettatamente sembra non volersi prendere troppo sul serio visti i frequenti inserti umoristici di cui è costellata. In realtà accanto a queste gag (alcune piuttosto felici) convive un sottotesto di citazioni colte e non banali che coinvolgono e mettono in relazione fra loro vari personaggi storici. La cosa viene condotta senza ostentazione ed è molto gradevole per il lettore, proprio perchè non ostentata: ognuno può divertirsi a cogliere il riferimento a quel personaggio che per cultura o interessi riesce a identificare. Verso la fine del volume vengono comunque riportate le biografie di tutte le guest appearence, in un formato che fa il paio con la presentazione dei protagonisti e che ricorda vagamente la scelta tipografica di Partie de Chasse di Christin e Bilal (ma perchè il minuscolo dopo i punti? Un omaggio al Bauhaus?).

Lo sceneggiatore Guendal imposta la scrittura in modo da creare un tutt’uno tra testo e disegno, e non si dilunga in spiegazioni o dialoghi chiarificatori. Purtroppo la scelta di usare i disegni come estensione della narrazione e di limitare le didascalie non ha trovato piena realizzazione.
Paola Ramella infatti non è ancora sufficientemente matura come disegnatrice da rendere chiaramente comprensibile quello che succede nelle singole tavole senza affidarsi al supporto dei testi, e talvolta bisogna soffermarsi con attenzione sulle singole vignette per capire cosa succede e in che relazione sono l’una con l’altra: immagino che la sequenza muta di pagina 34 voglia far montare la tensione per le sorti di San Francesco, ma l’impenetrabile fissità granitica dei volti (o peggio, i mezzi sorrisi che sfoggiano) non aiuta.
La doppia tavola delle pagine 36 e 37, poi, cosa dovrebbe rappresentare? La tensione sessuale tra due dei protagonisti?
A Guendal francamente rimprovero solo lo pseudonimo. Non perchè non mi piaccia o lo trovi stupido, ma perchè mi sembra assurdo e controproducente per un esordiente che deve farsi conoscere nascondersi dietro un nom de plume che, in questo caso, può pure generare degli equivoci sul suo sesso (ma forse sono l’unico ad aver collegato “Guendal” a “Guendalina”). Forse come nel caso del bravissimo Lupo Guendal è uno stimato professionista, o comunque svolge un lavoro per cui la doppia natura di “fumettaro” potrebbe generare imbarazzo se si venisse a sapere. O forse si tratta di uno sceneggiatore professionista in incognito – ma non mi risulta che Medda e Casini siano stati vittime di rappresaglie da parte di Bonelli quando fecero il loro Digitus Dei.
Molto buona la risoluzione finale, che mette in scena un originale Leonardo da Vinci (non anticipo nulla, il lettore accorto ha già capito tutto a pagina 11), figura decisamente inflazionata dopo il romanzo di Dan Brown. Efficace anche lo iato di pagina 47, quella con le biografie delle “guest star”, un artificio già visto nei fumetti di altri autori (come gli spagnoli Max e Paco Roca), che però serve egregiamente a dare ritmo e a reintrodurre la cornice in cui è inserita la storia, forse preludio di un prossimo episodio.

Tornando alla Ramella, il suo stile è più illustrativo che fumettistico, forse per la precisa volontà di citare graficamente gli affreschi o le vetrate delle cattedrali. Ma, ahinoi, quelli agiografici di scuola bizantina e tardomedievale, non quelli prorompenti rinascimentali: nella vignetta centrale di pagina 43 la pupilla destra ha addirittura una cosistenza materica indipendente dall’occhio, è un corpo estraneo. A volere cercare altri influssi, forse in controluce possiamo anche intuire Alfonse Mucha e l’Art Nouveau, o magari l’illustratore Jim Fitzpatrick, ma anche qui siamo in un ambito che coi fumetti fa a pugni. In sostanza: contorni delle figure molto ben marcati e pochissima modulazione del tratto nei dettagli. I paesaggi (assai spogli) e le anatomie risultano quindi asettici e bidimensionali e il lupo di pagina 5, tanto per fare un esempio, sembra essere fisso su un piedistallo più che colto nell’atto di saltare – e le linee cinematiche non aiutano, anzi sottolineano ancora di più questa fissità.

È anche vero che nel mondo del fumetto non mancano professionisti di successo che sfoggiano uno stile illustrativo o pittorico poco o nulla narrativo, come Zezelj, Loustal o Baldazzini, ma alla Ramella manca ancora l’immediata piacevolezza di questi e altri esempi. E comunque si tratta di contesti diversi: io difatti vedrei meglio Lions & Saints serializzato sulle pagine del Messaggero dei Ragazzi piuttosto che in un qualsiasi catalogo, fosse pure jeunesse, di una casa editrice d’Oltralpe.