sabato 28 settembre 2013

Historica 11 - L'Ultimo Volo



Evvai, un altro numero di Historica ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale con aviatori per protagonisti! Ne sentivo proprio il bisogno.
Mi ricompongo: è vero che anche questo numero di Historica è dedicato a quanto già visto in altri volumi (e con questo sono 4 su 11...) ma è differente dagli altri. Sin dalla struttura: non raccoglie una saga o parte di una saga ma una breve serie di due episodi più in appendice uno one shot degli stessi autori. E nel piatto forte del volume, cioè la prima storia, la guerra per fortuna c’entra poco o niente.
Al di là delle Nuvole narra il rincorrersi attraverso gli anni di Pierre e Allan, entrambi (l’uno francese l’altro americano) aviatori con grande spirito d’avventura che la vita si diverte a unire da obblighi di natura morale per poi farli diventare acerrimi rivali e infine per ricongiungerli sotto una stessa ideale bandiera contro la minaccia nazista. Nel 1934 Allan salvò la vita a Pierre, in panne col suo aereo sulle montagne, ma una volta carpitagli la fiducia si ritrovò a soffiargli la fidanzata e a rivaleggiare con lui sui campi di volo. Nel secondo caso, lo farà con un non voluto aiuto scorretto che rovinerà la carriera e la vita di Pierre. Régis Hautière descrive in modo molto efficace la corruzione e gli interessi di alcuni ambienti, e quanto le relazioni umane siano soggette a decisioni altrui e potrebbero evolvere verso tutt’altre direzioni se non ci fossero la Storia e le meschinità degli uomini a esigere il loro tributo. Un po’ una specie di La Grande Illusione a fumetti.

Insomma, niente male, anche se Hautière (qui al suo primo lavoro) a volte è un po’ verboso e non mi sembra che metta sempre le battute giuste al momento giusto in bocca ai suoi personaggi.
Hugault muoveva anch’egli i primi passi nella professione e rispetto a Il Gufo Reale si nota quanto fosse ancora acerbo. Le figure umane talvolta sono sproporzionate e poco espressive, in particolare ho trovato un po’ ridicoli i primi piani in cui l’occasionale strabismo involontario dei protagonisti toglie tutto il pathos alle scene. Come al solito i suoi aerei sono spettacolari, ma il riciclo di immagini (particolari tecnici, insegne, ecc.) prese da internet senza lavorarle e “mimetizzarle” col resto toglie un po’ della magia al fumetto, così come gli sfondi naturalistici resi alla meno peggio e le macchie di colore sullo sfondo che vorrebbero rappresentare delle figure umane. Ed è anche piuttosto imbarazzante (o divertente, a seconda dello stato d’animo) vedere come anche qui le donne di Hugault si trasformino da donne normali in procaci pin up una volta spogliate. Ma dove le nascondevano le tette?
Al di là delle Nuvole è una lettura piacevole, che grazie all’aspetto corale e alla ricostruzione storica che non si limita alla Seconda Guerra Mondiale può essere gustata anche da chi non apprezza molto le storie belliche. Ignoro se la Mondadori abbia eliminato la copertina del secondo volume per ragioni di spazio o per fondere insieme i due volumi da 46 pagine e dare l’impressione di una storia più compatta. Molto apprezzabile anche il finale intriso di malinconia e di disincanto. Un po’ come La Grande Illusione, appunto.
Comunque L’Ultimo Volo è anche meglio. Quattro personaggi vivono le loro vicende durante la Seconda Guerra Mondiale, protagonisti di quattro capitoli indipendenti e separati: ognuno di nazionalità diversa, creeranno un affresco variegato sulle varie avventure e sventure che potevano capitare all’epoca. Questo one shot segue una cronologia inversa che parte dal 1945 per arrivare al 1943, fino a un epilogo che si riallaccia magistralmente alla prima tranche de vie: quindi se Pollicelli nell’introduzione faceva riferimento al terzo e quarto capitolo quando parlava di una stessa storia vista da punti di vista diversi ha preso un granchio di qualche mese. Anche se idee vagamente simili si sono già viste in altri fumetti (penso a un episodio del malauguratamente mai ristampato Asso di Picche di Barreiro e Gimenez, o alla Berceuse Assassine di Yann e Meyer) questa struttura vanta una sua originalità ed è molto funzionale alla narrazione. E poi nel paio d’anni che separa questa storia da Al di là delle Nuvole Hugault ha fatto evidenti progressi, soprattutto dal punto di vista della colorazione.
Nonostante le premesse, questo undicesimo volume di Historica è stato proprio una bella sorpresa, oltretutto stampato in maniera impeccabile.

venerdì 27 settembre 2013

Cosmo Color 1



Avevo letto l’annuncio ma finché non l’avessi visto non ci avrei creduto. Ebbene, l’ho visto (e comprato, e letto). In effetti Cosmo Color è una collana di volumi brossurati a colori di “grande” (19x26) formato. E costa effettivamente 3,50€. Tre-euro-e-mezzo.
Fare paragoni con il passato lascia il tempo che trova, comunque ci provo lo stesso, tanto per inquadrare meglio l’eccezionalità della cosa: gli albi della Nuova Frontiera costavano 7.000 lire, cioè lo stesso prezzo di Cosmo Color, nel 1985: 28 anni fa. Non sto barando: mi riferisco a quelli che avevano veramente lo stesso numero di pagine, cioè 48, ovvero in pratica il solo Il Borgataro delle Stelle. E comunque è più facile barare in difetto visto che dal 1986 quei volumi, cioè solo la sopravvissuta collana Eldorado che ospitava Blueberry, sarebbero costati tutti 8.000 lire. È innegabile che erano più grandi, ma la cosa non va affatto a discapito della Cosmo, che ha rispettato la diagonale delle tavole ed è questo ciò che conta (ho dei volumoni 24x32 francesi dei Metabaroni che tra bordo della tavola e bordo della pagina hanno anche 3 centimetri di spazio... che senso ha farne la versione extralarge, allora?). A onor del vero forse un centimetro in più in larghezza poteva rendere più agevole la lettura, ma sono quisquillie. Per quel che riguarda la qualità della carta, quella Cosmo è addirittura migliore di quella usata nella maggior parte dei casi dalla Nuova Frontiera, che dopo i primi numeri delle Collane Umanoidi e Metal scese a più miti consigli e abbandonò la patinata. Credo che quella usata dalla Cosmo sia carta uso mano, ma non ne sono sicuro al 100%.

Rispetto alla Nuova Frontiera era più conveniente la Comic Art, la cui collana Grandi Eroi presentava fumetti franco-belgi da 48 pagine in brossura a un costo di 5.000 lire. Ma bene o male il discorso non cambia: i vari Comanche, Jonathan e Lester Cockney costavano 5.000 lire nel 1986, per poi schizzare a 7.000 nel 1988 con Torpedo e Il Mercenario. Quindi paragonati a quelli della Comic Art (sempre ricordandoci di quel paio di centimetri in meno), i prezzi della Cosmo sono uguali a quelli di 25 anni fa. Ma è un discorso relativo visto che prima del passaggio definitivo alla sola versione cartonata i volumi brossurati che rispondevano a quelle caratteristiche e al prezzo di 7.000 lire si collocano tutti tra il 29 e il 35 dei Grandi Eroi, cioè furono solo 3 su 13 uscite (in quel periodo ci furono molti numeri “bis”).
Quando Le Avventure della Storia sbarcarono in Italia nel 1986 il prezzo invece era già fissato a 7.000 lire, e non sarebbe nemmeno stato mantenuto molto a lungo. Che razza di lettering, poi, avevano quei volumi...
Gli Albi di Orient Express invece riuscirono a resistere al ritocco del prezzo di 6.500 fino al 1988, quando anche loro si uniformarono alle 7.000 lire. Ma che razza di cartaccia avevano tanti di quei volumi...
Inutile fare paragoni con le collane I Classici e Michel Vaillant di Alessandro Distribuzione: nel 1987 si diceva che poiché quei volumi avevano tirature basse era inevitabile che dovessero costare un po’ di più rispetto a quelli di altri editori. Cioè Lucky Luke, Jeremiah e compagnia partivano da 8.000 lire. Un pochino di più di Cosmo Color. E 26 anni fa era considerato tanto (poi Alessandro diminuì inaspettatamente il costo di alcuni suoi volumi).
È anche vero però che l’allestimento della Cosmo è più povero rispetto a quello degli altri volumi che ho citato, che al semplice tatto venivano percepiti come veri e propri volumi e non potevano essere scambiati per magazine come potrebbe accadere a Cosmo Color: il cartoncino della copertina è dignitoso, ma la costola non è rigida e quindi il fascicolo si può afflosciare con una certa facilità, cosa che pur non pregiudicando la robustezza reale può apparire fastidiosa a qualcuno.
Quindi facciamo un salto più in là con gli anni e vediamo quando costavano le collane che presentavano caratteristiche cartotecniche più simili (oltre al formato un po’ più grande che, ripeto, non è determinante per la fruizione). Di Best Comics, collana da edicola della Comic Art, praticamente non esistono volumi di 48 pagine prima di quelli di Thorgal, che costavano 6.000 lire nel 1995. Prima della conversione a un formato più lussuoso (carta patinata, cartoncino rigido, rilegatura e cucitura sul dorso) anche L’Eternauta presenta si posizionava in quel segmento di mercato, anzi andava proprio a sostituire di fatto la collana Best Comics: ancora pochissimi mesi e la collana sarebbe passata a 7.000 lire, usando la maggiore lunghezza del quarto capitolo di Druuna come viatico (cosa che fece pure la Nuova Frontiera approfittando del quindicesimo Blueberry, più lungo del solito). Certo, però, se ripensiamo ai tremendi fuori registro di Best Comics e de L’Eternauta presenta...
Insomma, pubblicare un volume con le caratteristiche e il prezzo di Cosmo Color nel 2013 mi sembra un suicidio. Posso capire che la BéDé bonelliana abbia funzionato visto che può aver attirato lettori che privilegiano il formato ai contenuti e alle “scuole” nazionali, ma quanto potrà resistere questa collana di non facile posizionabilità sugli scaffali delle edicole? E quante copie dovranno vendere di Cosmo Color per rientrare dei costi? Se alle spalle della Cosmo c’è qualche realtà che le permette questa pazzia, ben venga e finché dura me la godo.
Passando al fumetto vero e proprio (ma a questo prezzo per me avrebbero potuto pubblicare qualsiasi roba e avrei gradito comunque), Wanted è un western duro e violento con qualche spunto non banale, che mette in scena un protagonista interessante, con qualche margine di originalità pur nello stereotipo che rappresenta; è disegnato con una certa maestria, anche se l’inesperienza del disegnatore si avverte in molti dettagli, da un Girod che oltre a essere omofono di Giraud ne è anche un attento seguace.
La stampa è abbastanza buona, solo alcuni tratteggi risultano sbiaditi o poco incisi come se il cromalin fosse stato regolato male. Niente a che vedere con gli obbrobri di Panini, Aurea e compagnia, comunque. Forse i colori sono venuti un po’ sbiaditi, ma non conosco la versione originale e per 3,50€ concedo volentieri alla Cosmo il beneficio del dubbio.

giovedì 26 settembre 2013

Verso i limiti del(la) Cosmo



La programmazione della Cosmo delle collane più importanti è stata finora molto disinvolta (la Serie Blu non doveva presentare storie di fantascienza?), non ci si poteva quindi aspettare omogeneità per quella che programmaticamente era una collana-ombrello in cui inserire fumetti che avessero in comune solo la possibilità di essere raccolti in un un’unica soluzione da meno di 200 pagine.
Al momento sono sfilate sulle pagine della Serie Nera una delusione (Il Vampiro di Benares comincia benissimo per poi crollare, e la riduzione di formato e l’assenza di colore si fanno sentire pesantemente), una simpatica scoperta (Eloisa di Montfort è disegnata superbamente da Font, qui riprodotto alla perfezione, poco importa che i testi siano semplici e sembrino indirizzati a un pubblico molto giovane) e una grande conferma (eccellente Colby, non solo per i disegni divini di Blanc-Dumont).
Al di là del gradimento, dei generi e delle impostazioni dei precedenti fumetti, una cosa in comune ce l’avevano: ero riuscito a capire cosa succedeva. Invece, di Catacombe non ho capito il finale a causa dell’assenza del colore (e forse anche della stampa scadente dell’ultimo episodio).
Non che la storia sia poi così chiara sin dall’inizio. Anzi, pare che Manini si diverta a mettere insieme pezzi di storie diverse, anche con bruschi cambiamenti di genere e atmosfere, per imbastire la sua opera. E nel farlo, guarda caso, infila dentro quei 3 o 4 argomenti e quelle suggestioni visive condivise che coi Francesi funzionano sempre.
Nonostante il ritmo sincopato, la storia mi è piaciuta anche se in sè non è proprio originalissima e mi è dispiaciuto constatare che in fondo gli scenari storici introdotti erano solo uno specchietto per le allodole, anzi per le alouettes des champs, per parlare di tutt’altro. A differenza di Eloisa di Montfort e di Colby, Catacombe non è strutturato a volumi indipendenti, ma racconta un’unica storia che si conclude con l’ultimo episodio. Ecco, visto che manca il colore, io la fine non l’ho capita fino in fondo ma posso solo provare a interpretarla. Ho cercato di trovare altri elementi distintivi tra i personaggi che non fossero il colore, ma non li ho trovati. È vero che durante lo scontro finale brandiscono oggetti diversi, ma l’ultima tavola azzera tutto ed è un’incognita. Ignoro se questo effetto di dubbio fosse previsto sin dal principio, ma chiedo a chi ha visionato i volumi francesi: vince il genello buono oppure vince il gemello cattivo? O, come immagino, viene lasciato il dubbio anche in origine su quale gemello esca dall’acqua?
Un’ultima considerazione: i disegni di Michel Chevereau sono eccellenti.

mercoledì 25 settembre 2013

Almanacco dell'Avventura 2014



Non credo di dire una bestialità se affermo che il principale motivo di interesse dell’ultimo Almanacco dell’Avventura siano i redazionali più che i fumetti. Oltre alle introduzioni-approfondimento ai tre volumi che Toppi realizzò per la collana Un Uomo Un’Avventura, vengono ospitati due esaustivi omaggi alle figure di Decio Canzio e Sergio Toppi, con dei contributi approfonditi ma per niente noiosi, in cui convivono rigore biografico e gustosa aneddotica, e in cui l’affetto che traspare dalle testimonianze di Castelli e Burattini va di pari passo con il divertito resoconto di storie poco conosciute del fumetto italiano, bonelliano e non, fino a creare un affresco più grande che abbraccia molta storia del fumetto italiano, con interessantissime derive anche sulle personalità di Pratt e Battaglia. E soprattutto, senza cedere mai alla facile agiografia. Il che tutto sommato è anche comprensibile: le carriere e le biografie di Canzio e Toppi, sviscerate scrupolosamente, parlano da sè e non necessitano di ribadire ulteriormente quanto siano stati importanti per il comicdom nostrano.
Imponente come di consueto l’apparato iconografico, viziato però in un paio di casi dai guasti dell’era digitale (l’illustrazione delle pagine 36-37 è assai “pixellata”, come mai sarebbe stata in tempi di fotoliti e pellicole). Anche le introduzioni ai fumetti sono caratterizzate sia dallo scrupolo documentaristico che dal piglio leggero e divertito che pervade le due lunghe biografie.
Per quel che riguarda i tre “uomini” dei fumetti, la riduzione di formato non è stata per nulla traumatica. Questo almeno è il colpo d’occhio che ho avuto: non li ho riletti ma credo che anche così la narrazione “funzioni” bene. Tutt’al più, le masse di colore di Laura Battaglia risultano troppo accese, decisamente violente, sulla carta patinata; ma almeno la Bonelli è riuscita in molte pagine a riprodurre dignitosamente il fitto tratteggio di Toppi, cosa che nemmeno la Rizzoli Milano Libri riusciva a fare con costanza, se mai ci riuscì.
Resta ovviamente il rimpianto per i due autori, ma il fortuito intrecciarsi delle loro carriere proprio per la casa editrice che oggi ne pubblica questa commemorazione ha permesso di confezionare un volume di irripetibile coerenza.

domenica 22 settembre 2013

Atmospherics



Che bello, un altro fumetto di Warren Ellis.
Bridget Rhinehart viene sottoposta a un interrogatorio: le autorità vogliono capire cos’è successo nella cittadina di Helen, dove la popolazione è stata rinvenuta con orrende mutilazioni. Unica sopravvissuta, Bridget non viene creduta quando afferma che sono stati gli alieni. Tanto più che non pare avere un passato (ma nemmeno un presente) esemplare. O forse vogliono metterla a tacere, eliminare l’unico testimone di un evento già conosciuto da chi nel buio regge le sorti del mondo, e che non vuole che certi fatti vengano divulgati.
Atmospherics è un esercizio di stile splendidamente condotto, un esperimento narrativo ben riuscito che trova sfogo in un formato diverso da quello canonico dei comic book, un divertissement con cui Ellis si fa beffe delle teorie cospirazioniste e un gioco narrativo simpatico e imprevedibile. Peccato che siano solo 30 pagine di fumetto a fronte di una spesa di 10 euro.
Niente affatto male i disegni di Ken Meyer Jr., ma è chiaro che è il nome dello sceneggiatore a costituire il principale motivo di interesse. Tanto più che in quarta di copertina Atmospherics viene presentato come un’opera giovanile di un Ellis ancora misconosciuto: affermazione eccessivamente entusiasta se pensiamo che nel 1996 (quando il fumetto venne concepito) Ellis era già al lavoro per Image e Marvel, e gli venivano addirittura affidati il lancio o il rilancio di alcune serie.
La Panini prende alla leggera anche la traduzione della postfazione, o almeno così mi pare. Penso che le teorie per misteri come Stonehenge nelle intenzioni di Ellis volessero essere “valide”, non “operative”. Tanto per dirne una. E potevano mettere una noticina sul fatto che i “chiari di luna” che accecano i redneck fossero in realtà i “moonbeams”, i liquori distillati clandestinamente che pare abbiano proprio quell’effetto collaterale.
In appendice ci sono alcuni dipinti di Meyer Jr., che denotano una invidiabile rapidità d’esecuzione, un ottimo senso della composizione e del colore e una fretta dannata di buttar giù qualcosa sul foglio poco importa se il risultato risulta impreciso o l’ennesima variazione sul medesimo soggetto.

lunedì 16 settembre 2013

Fantasmi dal passato

Sfogliando un vecchio cataloghino delle Edizioni BD allegato ad Anteprima mi sono imbattuto in questa preview:
Leviatan è il protagonista di uno dei due piani narrativi di Colui che gli Dei vogliono distruggere, e non mi risultava che gli fosse stato dedicato un fumetto.
Ho chiesto lumi a Morozzi che mi ha risposto:

eh, no, non si è mai fatto. esistono solo le sceneggiature dei due primi numeri che avevo scritto e questi studi di Matteo Cremona (bel costume, però)
 
Peccato.

venerdì 13 settembre 2013

Fumettisti d'invenzione! - 65



Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – GRAPHIC NOVELS E ONE SHOTS (pag. 24)

LA PARÁBOLA DE EL MARCIANO DESCONOCIDO (LA PARABOLA DEL MARZIANO SCONOSCIUTO)
(Spagna 1985, in Cimoc, © Font, fantascienza, parodia)
Alfonso Font


Un fumettista alquanto spocchioso si arrovella sulla difficoltà di trovare un buon soggetto per una storia (anche se il suo vero sceneggiatore è un certo Toto che ospita “generosamente” per sfruttarlo), ma quando si imbatte nientemeno che in un alieno si lascia sfuggire l’occasione trattandolo con disprezzo come il resto della popolazione terrestre.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI (pag. 28)

BRACCIO DI FERRO
(Italia 1963, umorismo)
Autori Vari [a partire da personaggi creati da Elzie Crisler Segar]

Di Popeye/Braccio di Ferro (o più propriamente di Thimble Theatre) si è già occupato Alfredo Castelli in Fumettisti d’Invenzione!. A integrazione di quanto riportato a pag. 55 e passando alla ricca scuola italiana della Bianconi e della Metro (da cui l’intestazione di questo paragrafo) segnalo:


Nel Mondo dei Fumetti in Braccio di Ferro 532 (1989). Sandro Dossi.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
METAFUMETTI E AUTOREFERENZIALITA’ (pag. 64)

IL FAMOSO CASO DEL CICLAMINO – O, SE VOLETE, DI MASSIMO MATTIOLI.
(Italia 1977, in Cannibale, © Mattioli, underground)
Massimo Mattioli


Le otto pagine autogestite di Massimo Mattioli di Cannibale 4-5-6-7 sono un gioco di scatole cinesi sempre più complesso e surreale in cui l’autore si lascia trasportare dall’ispirazione e approfitta anche per manifestare grottescamente le sue inquietudini suscitate da alcuni fatti di cronaca dell’epoca.
Metafumetti nel metafumetto, ne Il Famoso Caso del Ciclamino compaiono riviste a fumetti d’invenzione e anche altri fumettisti d’invenzione che omaggiano personaggi famosi.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
PARODIE (pag. 67)

BAD IDEAS
(Stati Uniti 2004, © Chinsang, Crosland & Mahfood, underground)
Wayne Chinsang (T), Jim Mahfood e Dave Crosland (D)

I tre autori mettono su carta l’origine del loro connubio artistico, immaginandosi quali fumetti avrebbe potuto generare: sfilano quindi una parodia dei supereroi di Rob Liefeld, una parodia dei manga e una veduta sarcastica del mondo delle fumetterie e di chi le frequenta. Alla fine il loro patron Jim Valentino rigetta questi progetti.
Le considerazioni che vengono fatte sulle dinamiche del mercato e sulla natura dei fumetti sarebbero anche condivisibili, ma considerate la scarsa ispirazione dei testi e la pochezza della parte grafica non mi sembra il pulpito più adeguato per fare prediche del genere.
Pseudofumetti: quelli a cui viene dato più risalto sono The Power Death Squad of Death and Power, Rock Candy e Comic Kid and Hot Chick ma in Bad Ideas ne vengono mostrati o citati molti altri, spesso parodie di altri prodotti esistenti. Considerando però le due ambientazioni principali della serie (una convention e una fumetteria) risulta difficile distinguere quali prodotti siano veri e propri fumetti e quali telefilm o materiale promozionale di starlet softcore, nè i terribili disegni molto stilizzati sono d’aiuto: ad esempio, il citato Feminazis potrebbe essere un fumetto o un programma televisivo, così come la parodia di Buffy (Muffy-D).

martedì 10 settembre 2013

Inaspettato dietro le quinte di Dungeons & Dragons italiano

La versione italiana di The Gem and The Staff (una raccolta di due avventure in solitaria di Dungeons & Dragons classico che ristampava alcune tra le primissime produzioni del settore) presenta una curiosa dimenticanza:
La terza colonna che doveva contenere le statistiche dei mostri è desolatamente vuota, e una nota a uso interno della redazione rimanda alle difficoltà nel trascrivere correttamente queste statistiche. Ma il commento non ha avuto seguito e il modulo è stato stampato senza la revisione finale.
Questo errorino non ha alcun peso sulla fruibilità de La Gemma e il Bastone, tanto più che il Master può tranquillamente compilarsi da sè quella colonna se proprio la ritiene indispensabile, e offre al contempo la possibilità di dare uno sguardo, per quanto fugace, al metodo di lavoro usato da Giovanni Ingellis.

sabato 7 settembre 2013

?!



Prima di assumere l’attuale formato magazine Anteprima si presentava come fascicolo orizzontale delle dimensioni di Lupo Alberto, e in realtà per i primi numeri aveva anche un altro nome: AD Anteprima, visto che nasceva come bollettino delle uscite ordinabili presso Alessandro Distribuzione.
Quei primi 78 numeri videro un incremento qualitativo costante che da semplice autocopertinato di poche pagine face di AD Anteprima una piacevole lettura molto più corposa con articoli di presentazione affidati a nomi eccellenti, occasionalmente anche colorata e promotrice di gadget (ah, le Serpieri cards...).
Sfogliando qualche vecchio numero sono incappato in quello che era prevedibile aspettarsi: un florilegio di proposte a testimonianza di una situazione del fumetto in Italia molto più vivace di quella di oggi (magari solo sulla carta...), con editori anche piccolissimi che tentavano la sorte e altri poco più grandi che avevano cataloghi di tutto rispetto e non stampavano col contagocce come sono costretti a fare oggi. Persino il settore dei giochi di ruolo sembrava essere in pieno boom!
La nostalgia è stata subito spazzata via da una cosa che ero riuscito (vivaddio) a dimenticare: i terrificanti commenti ai comic book, di una idiozia disarmante. Qui di seguito alcune perle in ordine progressivo di imbecillità – chissà, forse a qualcuno piacevano:


mercoledì 4 settembre 2013

Quanto erano avanti quelli dell'"Urlo"

Nel 1986 avevano già la posta elettronica:
(da L'Eternauta 46 dell'aprile 1986)

domenica 1 settembre 2013

Fumettisti d'invenzione! - 64



Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – GRAPHIC NOVELS E ONE SHOTS (pag. 24)

NON SO PIU’ SCRIVERE IN CORSIVO
(Italia 2012, © Marco Tanca/Blam! Editions, metafumetto, surrealismo, umorismo)
Marco Tanca

Fumetto vincitore del “Blam! Contest” 2012. Un fumettista (dietro cui è sin troppo facile riconoscere l’autore) deve riaffermare la propria identità come artista contro le avversità della vita reale. Oltre a Gioac-China, musa dei fumettisti, saranno funzionali a questo percorso i suoi vecchi personaggi protagonisti di storie abbozzate e mai concluse.

[TELEVISIONE] CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE (pag. 119)

THE CLEVELAND SHOW  (idem, Fox)
(USA 2009-2013, 4 stagioni, 88 episodi)
cartoni animati, Fox, creato da Seth McFarlane, Mike Henry, Richard Appel

Spin-off  della serie animata I Griffin (The Family Guy in originale). Cleveland Brown lascia i suoi amici di Quahog e forma insieme alla vecchia fiamma Donna una famiglia allargata nella natia Stoolbend in Virginia.

Episodio Hot Cocoa Bang Bang (2011)
Scritto da Kirker Butler

Cleveland riprende un vecchio progetto per un supereroe, Waderman (l’“uomo galoscia”), ispiratogli a un fatto che gli successe in gioventù. Per promuovere il suo fumetto, che scrive e disegna, porta tutta la famiglia al Comic-con di San Diego.
Pseudofumetto: Waderman (l’“uomo galoscia”).

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – ONE SHOTS IN PUBBLICAZIONI ANTOLOGICHE (pag. 56)

CRAZYJAC
(Italia 1984, in L’Eternauta, © Jacovitti, umorismo)
Benito Jacovitti

Surreale (beh, Jacovitti...) serie di gag aperta proprio dall’ingaggio di un fumettista d’invenzione, tal Jacovacci, alle prese con le richieste di Alvaro Cadaveroni direttore della rivista L’Etern’Amen...


[CINEMA] FUORI TEMA 2: BIOGRAFIE (pag. 109)

EL GRAN VÁZQUEZ
(Spagna 2010, biografico)
Regia e sceneggiatura: Óscar Aibar, con Santiago Segura (Manuel Vázquez), Manuel [Manolo] Solo (Francisco Ibáñez), Peláez (Alex Angulo)

La vita disordinata e anarchica del grande fumettista spagnolo Manuel Vázquez Gallego, autore di serie di successo come Las Hermanas Gilda e La Familia Cebolleta. Vázquez trova i modi più creativi per non pagare i suoi molteplici creditori, e si inventa sempre nuovi metodi per farsi pagare dall’editore lavorando il minimo possibile.
Vázquez ha già fatto delle apparizioni non da protagonista in Los Profesionales (Fumettisti d’invenzione!, pag. 22) e ne L’Inverno del Disegnatore.
Il regista e sceneggiatore Óscar Aibar è stato anche autore di fumetti con lo pseudonimo Oscaraibar.