Sapevo dell’esistenza di questo
fumetto e speravo di poterlo leggere: grazie alla saldaPress finalmente la
pubblicazione si è concretizzata, anche se dopo ben quattro anni dalla
pubblicazione originale. Evidentemente il fantasy non gode della stessa
considerazione della fantascienza o gli autori non sono ancora abbastanza
famosi.
Rat Queens è una parodia dei giochi di ruoli fantasy con una
particolare attenzione per i doppi sensi a sfondo sessuale e alle strizzatine d’occhio
alle culture giovanili contemporanee. Se 4 Hoods
fosse stato indirizzato a un pubblico adolescenziale e non infantile sarebbe
stato probabilmente molto simile a Rat
Queens, e di conseguenza mi sarebbe piaciuto di più.
Le protagoniste, le “Regine
Ratto” del titolo, incarnano gli stereotipi più classici di Dungeons & Dragons: Hannah (che mi
sembra basata sulle fattezze di un’attrice o di un cantante famosa, ma non ho
capito chi) è una maga elfa, Violet una nana guerriera, Dee una chierica umana
e Betty un’halflling ladra.
Risiedono nella città di Palisade
che teoricamente, come gli altri gruppi di avventurieri/mercenari ivi
stanziati, dovrebbero difendere da invasori e altre minacce esterne, ma visto
che l’azione latita la loro attività principale (quando non si dedicano al sesso
e alle gozzoviglie) sono delle risse furibonde che hanno finito per arrecare
danni ingenti alla stessa città che avrebbero dovuto proteggere.
Per arginare il fenomeno, il
sindaco di Palisade emana un editto per cui i vari party di avventurieri dovranno fare delle quest appositamente assegnate. Dietro queste missioni si nasconde
però un piano occulto: ognuno dei gruppi si trova contro un assassino
professionista (se non peggio), e solo le Rat Queens e pochi altri superstiti
non ci lasceranno le penne. Partono quindi le indagini per capire chi ci sia
dietro il tentativo di sterminare i gruppi di mercenari: alla fine il nodo
verrà sciolto, ma questi primi cinque capitoli costituiscono solo
l’introduzione alla saga che si preannuncia piuttosto articolata e suscettibile
di sviluppi – tanto più che del quartetto di eroine solo Hannah e Betty per ora
sono state abbastanza approfondite.
Kurtis J. Wiebe scrive in maniera
frizzante e divertita come ci si aspetterebbe. Nei primi episodi sfoggia una
certa volgarità o delle battutacce a sfondo sessuale che sembrano un po’ forzate,
più ostentazione che altro, ma poi i suoi dialoghi e le situazioni che
imbastisce assumono un tono più naturale e scorrevole. Come sempre accade nei comic book e più in generale
nell’intrattenimento statunitense, comunque, si getta l’amo della provocazione
senza andare mai fino in fondo, anzi grattando a malapena la superficie: si
parla di tette, ad esempio, ma non si mostra un capezzolo nemmeno in
controluce. Il personaggio di Betty esce un po’ snaturato da questo “cauto
ribellismo”: essendo una halfling (gli hobbit di Gary Gygax, “mezzuomo” nella
versione italiana) dovrebbe avere l’aspetto di una bambina, cosa però
improponibile a causa della sua passione per le droghe e il sesso, e così
diventa un mostriciattolo con le orecchie a punta sproporzionate.
Ovviamente molti stereotipi del
genere fantasy vengono presi in giro o pervertiti, ed è questo l’elemento più
divertente della serie. Ci sono anche degli evidenti rimandi alle culture e
alle mode del momento, come gli hipster, tanto per rendere ancora più grottesco
il tutto. Ma pur con la “mission” di far ridere bene in mente, Wiebe ha
comunque imbastito una trama abbastanza solida e interessante, con dei
personaggi ben caratterizzati.
A testimonianza della sua origine
di visualizer, Roc Upchurch (che fa
anche i colori) disegna in maniera sketchy
ma con sufficiente rigore le figure umane e mostruose, risolvendo con rapide
pennellate digitali o due segni in croce gli sfondi e le figure in secondo
piano: il risultato è comunque efficace.
In definitiva Rat Queens è il prodotto simpatico e
scanzonato che mi sarei aspettato, non mi ha deluso e anzi spero di vederne
presto il seguito.
Sketchy ? La mia idea di sketchy sono i lavori 21mo secolo di Kyle Baker, The Killing Girl di Frank Espinosa , uno zinzino di Andy Suriano e di Jon Mahfood. Immagino sia la differenza di età. Io ho 50 anni e sono lontanissimo dal tuo punto di vista di adolescente che vorrebbe un Fhoodz apparecchiato da un visualizer come Roc Upchurch . Considerato il tuo fusto verde perdono "un'halflling " che è sicuramente un refuso considerato il corretto una halfling che segue. Ti ringrazio di cuore perchè leggi al posto mio cose come Rat Queens e mi permetti di perdermi nel tempo guadagnato in un fantafumetto con Alf the Alien half hipster scritto da Keith Giffen e schizzato da Espinosa con covers di Baker. Ciao ciao.
RispondiEliminaJim Mahfood. Sorry. Mi scuso anche con Jim nel caso stia leggendo il tuo blog come fa spesso mentre tatua una modella.
RispondiEliminaTutto ciò che non è Manara per me è sketchy. E poi lo è, dai...
EliminaMailo Manari era forse sketchy nei sixties poi - yawn - è diventato l'icastico artista che tutto il mondo ci invidia.
RispondiEliminaMah, no, sketchy non lo era nemmeno ai tempi di Genius o Jolanda.
EliminaNe parlavo proprio ieri sera con Genndy Tartakovsky e Mike Kunkel - che tu mi insegni sono i cartoonists che più hanno compreso ed applicato la lezione di Mailo - e Genndy è del parere che già ai tempi di Telerompo il maestro fosse chirurgico come Vic Giardino mentre Mike ritiene che sia stato lo Scimmiotto il turning point del papà di Miele e di altre decorative signorine. Ne abbiamo discusso dal crepuscolo all'alba senza trovare un punto di intersezione tra le nostre opinioni. Pazienza.
RispondiEliminaMa no, la svolta si ebbe col Corriere dei Ragazzi...
EliminaSalvo venire smentito dalle date, che or ora non posso controllare.