mercoledì 1 maggio 2024

Méta-baron 7 e 8


A quanto pare il Meta-Barone ha salvato (o salverà?) l’intero universo, ma intanto Tonto ci racconta altri eventi, riandando a 17 anni nel passato – o nel futuro, elaborare una cronologia coerente non è mai stata una priorità delle saghe di Jodorowsky. Apprendiamo quindi dell’esistenza di un figlio del Meta-Barone, Adal, sul pianeta Algoma che cerca di scappare per andare a trovare il suo degno padre su Marmola e quindi guadagnarsi il titolo uccidendolo, come consuetudine della casta di cui si sente degno erede. Sul pianeta incontra Dargona, figlia del regnante locale e dotata di un collegamento speciale con l’epifite. Come intuibile è la figlia del Meta-Barone intravista in fasce alla fine del ciclo precedente: suo padre si chiama Raïmo come il Kamar della saga dell’Incal e io subodoravo la “sorpresa” di scoprire che in realtà fosse il Meta-Barone in incognito, e invece il titolare della serie (che ricompare a sole tre pagine dalla fine del volume – flashback esclusi) è ancora lui ma da tutt’altra parte. E bravo Jerry Frissen!

Dopo il cliffhanger del settimo volume, l’ottavo si apre con lo scontro tra padre e figlio e il riassunto della situazione, mentre su Marmola si avvicina la minaccia di una nave/pianeta/mostro la cui genesi è stata raccontata nell’episodio precedente.

Beninteso, le idee ci sono e sono anche carine ma sono rese con uno stile rapido, dinamico e compiaciuto che non mi pare sia molto congruente con quello di Jodorowsky. Dalla ragionata contemplazione della BéDé si è un po’ passati alla frenetica spettacolarizzazione dei comics. L’incesto sembra una ragazzata da high school e non un crimine contro natura da tragedia greca. E poi il Meta-Barone si vede a malapena – e meglio dimenticarlo in versione scaricatore di porto! E ancora, quando Frissen non sa come uscire da un vicolo cieco ecco che compare qualche stregoneria Techno-Techno dai poteri risolutivi ma di cui curiosamente non si era mai avuta traccia prima! Un po’ come l’epifite con cui Dargona può fare di tutto ma che rimane inerte quando il ritmo narrativo o la ricerca di un effetto a sorpresa lo richiede.

I disegni di Pete Woods sono molto squadrati e un po’ sgraziati. Inoltre non è sempre in grado di mantenere delle fisionomie coerenti da una vignetta all’altra, a volte con esiti che rasentano il ridicolo. Non che sia un cane, ma non lo trovo molto adatto per una serie di matrice franco-belga, che però d’altro canto anche come testi sembrava ormai far l’occhiolino al mondo dei supereroi.

Insomma, questi ultimi due episodi non sono proprio da buttare ma per fortuna la serie è finita! Almeno ufficialmente, perché Frissen si è ritagliato un escamotage per un ulteriore spin-off…

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