sabato 21 settembre 2024

Stargirl: I Bambini Perduti

Cominciamo malino. Freccia Verde e la sua nuova sidekick discutono della continuity della DC, probabilmente per cercare di introdurre meglio un lettore occasionale che però così si trova ancora più spaesato. È anche un espediente per anticipare l’aggancio della storia: i vecchi componenti di un gruppo della Golden Age vengono convocati per far fronte a una minaccia, proprio durante la pausa primaverile delle scuole statunitensi; infatti la storia comincia in uno Spring Break Special: così anche l’adolescente Courtney Whitmore/Stargirl può partecipare alla rimpatriata. Ma la deus ex machina Crimson Avenger non vuole che lei e la giovane spalla di Freccia Verde partecipino alla battaglia contro un villain che può controllare il tempo grazie alla diavoleria di un altro villain (questo apparentemente meno ridicolo, per fortuna), cosa che le due invece fanno dando quindi inizio alla trama in cui dovranno recuperare dai recessi della cronologia della DC un personaggio morto in qualche precedente arco narrativo. Una correzione di tiro su chi va “resuscitato” e inizia la storia vera e propria, con le due a caccia di uno dei primissimi sidekick che potrebbe essere ancora vivo, seguendo gli indizi di un’altra vecchia “spalla” sopravvissuta alla Golden Age che si stava già occupando del caso. Con tanto, tantissimo infodumping sulla storia dell’universo DC.

Sulle fondamenta di una storia investigativa (cos’è successo a tutti quei sidekick adolescenti scomparsi dalla scena?) Geoff Johns costruisce una specie di avventura simbolica e metanarrativa in cui cerca di spiegare i recessi più reconditi dell’universo DC ambientandola in un’isola fuori dal tempo e quindi non toccata dalla continuity. Roba da filologi nerd, insomma, ma Johns conosce il suo mestiere, e non intendo solo la cosmologia DC di cui rigurgitano queste pagine: i dialoghi sono divertenti e il ritmo sostenuto. Ovviamente non è Watchmen, ma nemmeno vuole esserlo. Pur dovendo forse pagare pegno alla versione televisiva del personaggio titolare, credo che ci sia anche un gioco col lettore: quali dei sidekick sono esistiti veramente e quali sono stati inventati appositamente riscrivendo la storia dell’universo DC? L’ho pensato perché immagino che negli anni ’40 non ci fossero tanti supereroi di colore. I riferimenti a vari eventoni remoti e recenti sono molteplici e sfibranti, ma forse proprio la loro ossessiva sovrabbondanza vuole essere una maniera per Johns di farsene beffe. Un lettore addentro ai meandri della DC si divertirà a rimettere in ordine i vari tasselli, uno occasionale rinuncerà presto a raccapezzarcisi e si godrà I Bambini Perduti per l’avventura per ragazzi che è (con tanto di pistolotto finale sull’amicizia ma ci sta). O almeno voglio crederlo.

Todd Nauck ai disegni ha tutte le caratteristiche per non piacermi (diamine, fa persino degli omaggi a McFarlane!) ma in qualche maniera perversa le sue anatomie stilizzate e l’inchiostrazione molto modulata hanno un loro perché in questo contesto.

Oltre a una doppia pin-up disegnata da Jerry Ordway e a una tavola umoristica di Fred Hembeck, il capitolo introduttivo presenta anche una brevissima comparsata del grande Bryan Hitch, che quando vuole le anatomie e le espressione sa ancora azzeccarle.

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