domenica 27 ottobre 2024

What If...? Donald Duck became The Mighty Thor

Se la parodia di Wolverine riprendeva la miniserie Old Man Logan, questa ricalca invece il primo episodio di Thor. O almeno credo, se l’ho letto chissà quanti anni fa è successo.

Paperino è in Norvegia per accompagnare i nipotini a cercare reperti vichinghi. Rimasto zoppo come Don Blake dopo un tentativo smargiasso di scavo, scopre un’invasione aliena in atto da parte di paperi di roccia che possono trasformare tutto in pietra. Rifugiatosi in una grotta rinviene un bastone e per puro caso lo attiva trasformandolo nel Mjolnir e quindi diventando Thor. Sconfiggere gli alieni non sarà però così semplice: deve prendere confidenza coi suoi poteri e gli invasori dispongono di mezzi molto sofisticati, tra cui un robot componibile!

In questa storia ideata da Steve Behling e sceneggiata da Riccardo Secchi c’è più azione che nel precedente comic book, ma non mancano un bel po’ di gag esilaranti. Solito ottimo lavoro di Giada Perissinotto che stavolta mi pare abbia optato per un’inchiostrazione (digitale, immagino) più morbida e corposa. Menzione speciale per il colorista Lucio Ruvidotti.

venerdì 25 ottobre 2024

Ricevo e diffondo

L'ARTE DI D&D E I DRAGHI DEGLI UFFIZI:

A LUCCA, UNA MOSTRA SENZA PRECEDENTI



Lucca Comics & Games inaugura la Mostra ‘Gateway to Adventure: 50 Years of D&D Art’, arricchita dai capolavori delle Gallerie degli Uffizi


Lucca, 25 ottobre 2024 – Domani, sabato 26 ottobre 2024, alle 17:00, presso la suggestiva Chiesa dei Servi, si inaugurerà la mostra Gateway to Adventure: 50 Years of D&D Art, organizzata da Lucca Comics & Games per celebrare il 50° anniversario di Dungeons & Dragons, il celebre gioco di ruolo che ha influenzato profondamente la cultura pop. Questa esposizione unica al mondo, curata da Jon Peterson, storico del gioco e autore di Dungeons & Dragons - Art & Arcana e The Making of Original Dungeons & Dragons 1970-1977, e da Jessica Lee Patterson, storica dell’arte e responsabile della catalogazione della collezione Koder dal 2022, rappresenta un’occasione irripetibile per gli appassionati e i collezionisti.


Gateway to Adventure: 50 Years of D&D Art è la mostra dedicata a Dungeons & Dragons più grande al mondo mai realizzata, e offrirà ai visitatori l’opportunità di ammirare per la prima volta la prestigiosa Koder Collection, un insieme di oltre cento opere d'arte e memorabilia legate all’universo di D&D. Tra queste, si distinguono i capolavori di alcuni dei più grandi artisti che hanno contribuito a forgiare l’immaginario visivo del gioco, come Larry Elmore, Jeff Easley, Clyde Caldwell, Keith Parkinson, Brom e Todd Lockwood. L’esposizione includerà anche una selezione di artwork originali dai manuali più iconici, dall’AD&D 1ª edizione fino ai giorni nostri, oltre alla prima copertina variant mai realizzata per un manuale di D&D, firmata da John Blanche per l’edizione inglese distribuita nel Regno Unito da Games Workshop.


Accanto alla mostra principale, le Gallerie degli Uffizi contribuiscono alle celebrazioni del cinquantenario con l’esposizione di tre incisioni secolari che raffigurano la figura mitologica del drago, simbolo iconico tanto nella storia dell’arte quanto nel mondo del fantasy. Si tratta di opere di artisti del Cinquecento e Seicento, tra cui Cornelis Cort con San Giorgio e il drago (1577), Salvator Rosa con Giasone addormenta il drago (1663-1664), e Giovanni Battista D’Angolo, detto del Moro, con Paesaggio con san Teodoro e il drago (1560-70). I "Draghi degli Uffizi" saranno esposti nella stessa Chiesa dei Servi, creando un dialogo suggestivo tra arte classica e moderna, tra mito e gioco di ruolo.
Simone Verde, direttore delle Gallerie degli Uffizi, ha commentato: “Il drago è forse la più celebre ed amata tra le creature fantastiche, al punto da essere, già in tempi antichi, trasmigrato dall’originaria mitologia cinese agli immaginari collettivi di tutti i popoli del mondo. Nel contesto dell’esposizione delle tre bellissime incisioni che lo vedono protagonista a Lucca Comics & Games, assume il significato simbolico del viaggio cosmopolita dell’immagine, dell’arte, e dell’energia pervasiva della cultura popolare, che, da sempre, non conosce frontiere. Non solo. È attraverso questa iniziativa, infatti, che le Gallerie rinsaldano la feconda alleanza culturale attuata in questi anni con la manifestazione: proprio in questi giorni abbiamo rinnovato il nostro accordo di collaborazione per altri due anni”.
"Il rapporto con le Gallerie degli Uffizi prosegue e si approfondisce - commenta Emanuele Vietina, direttore di Lucca Comics & Games - negli anni abbiamo portato gli autoritratti dei maestri del fumetto nella più grande collezione di autoritratti del mondo e questo continuerà. Oggi questi tre preziosi prestiti, che introducono la mostra e si sposano perfettamente con le opere della Koder Collection dedicate all'immaginario fantasy, confermano le affinità tra l'arte che era popolare e 'consumata' nel passato e i linguaggi odierni. La tradizione si aggiorna per continuare a tramandare, in questo risiede lo spirito della nostra collaborazione".


La mostra Gateway to Adventure: 50 Years of D&D Art e le opere dei “Draghi degli Uffizi” saranno visibili al pubblico a partire dalle 17:00 di sabato 26 ottobre. L’evento si inserisce all'interno della collaborazione tra le Gallerie degli Uffizi e Lucca Comics & Games, recentemente rinnovata per altri due anni, arricchendo il progetto “Fumetti nei Musei” con un nuovo capitolo in grado di unire l’arte classica con il mondo del gioco e dell’immaginario fantastico.

giovedì 24 ottobre 2024

What if...? Donald Duck became Wolverine

Se ho ben capito, si tratta di una versione papera dell’Old Man Logan di Millar e McNiven. Paperino/Wolverine viene richiamato in servizio da Topolino/Occhio di Falco nel suo buen retiro da Nonna Papera. Gamba di Legno/Teschio Rosso ha rubato tutte le armi degli altri supereroi e adesso spadroneggia su Paperopoli dopo essersi impossessato dei tesori di Paperone. Resi quindi inoffensivi gli altri, tocca ricorrere al collerico protagonista che con la sua idiosincrasia per il colore verde potrebbe fare la differenza e liberare la città dal cattivo e dai suoi sgherri Bassotti.

La storia si esaurisce molto rapidamente con lo scontro finale, quello che conta è che per arrivarci si accavallano situazioni e battute esilaranti. E un’infinità di citazioni: la doppia splash page coi vari costumi di Wolverine, i rimandi a Weapon X di Barry Windsor-Smith, quelli all’Hulk Grigio e chissà quanti altri che non ho colto.

Quello che non mi ha convinto molto è il casting: Paperino come Wolverine è perfetto, visto che entrambi hanno un caratteraccio. Ma un bravo ragazzo come Topolino lo avrei visto meglio come Capitan America o Ciclope; certo, così il calco semantico di Old Man Logan non sarebbe stato perfetto. Anche Pippo-Hulk mi ha lasciato perplesso e il Teschio Rosso già dal nome rimanda al concetto di morte che dovrebbe essere assente dai fumetti di paperi e topi, oltre a costituire un vago rimando al nazismo; ma ovviamente Gamba di Legno non poteva interpretare un villain “intellettuale” come Magneto o il Dottor Destino. Pluto-Colosso, poi, è del tutto fuori luogo visto che il cane di Topolino non è un animale antropomorfo: sarebbe stato meglio trasfigurarlo nel draghetto di Kitty Pryde, tanto per dirne una.

Quisquilie, comunque: l’umorismo di Luca Barbieri le fa passare in secondo piano. Per quel che ne capisco io di fumetti Disney, mi sembra che Giada Perissinotto abbia fatto un ottimo lavoro: dinamica ed espressiva ma anche dettagliata.

Mi ha un po’ stupito vedere l’universo di paperi e topi piegato a quello dei supereroi con superproblemi. Da quel che sapevo, è stato il golia Disney ad acquistare il davide Marvel ma in questa sede è stato quest’ultimo a sovrascrivere le proprietà intellettuali del primo. Boh, magari i film del Marvel Cinematic Universe, dove ci sono i soldi veri, traboccano di rimandi pubblicitari ai prodotti della Disney.

Dopo essere transitato sul Topolino settimanale, questo What If uscirà a breve anche in Italia in formato comic book singolo.


sabato 19 ottobre 2024

Lo strano caso Roy Ely e altre storie


Visto il precedente con Zanotto avevo qualche dubbio sulla qualità di stampa di questo omologo dedicato a Juan Gimenez ma sfogliandolo in fumetteria ho notato che invece stavolta era accettabile. Non che il volume non avesse necessitato di una revisione in più: per limitarmi all’errore più evidente, nell’introduzione di Emilio Balcarce il COVID viene retrodatato di 10 anni…

Si comincia subito col botto con alcune delle spettacolari storie a colori transitate a suo tempo su L’Eternauta. Tra queste purtroppo non c’è la più lunga La Principessa Addormentata, che il disgraziato menabò della rivista portò a spezzettare in due (o forse erano addirittura tre?) puntate.

Essendo le storie basate quasi esclusivamente sul finale a sorpresa non penso sia il caso di approfondirle troppo. Dei quattro esemplari a colori sono una, la prima, è sceneggiata da Balcarce: la brevissima rassegna permette di farsi un’idea dell’evoluzione nell’uso del colore del disegnatore. Dai primi tentativi non più incerti come ne La Stella Nera ma ancora un po’ acerbi di Giocando passando per i rutilanti colori di Prima Bell e Le Fabbriche sino alla maturità, anche come soggettista, di Madrid-Coruña km 29.

A integrare la parte a colori ci sono le riproduzioni di alcune illustrazioni per i tarocchi, già viste (almeno parzialmente, non ho controllato) nel volume Overload edito 25 anni or sono sempre da Alessandro. Belli, sì, ma nonostante il breve testo che li accompagna avrei preferito un altro fumetto, così danno l’impressione di essere stati messi solo perché avanzava spazio.

Nella sezione in bianco e nero la parte del leone la fa Balcarce pur sceneggiando due soli fumetti. Il punto è che il primo è un interessante recupero filologico da qualche vecchio Skorpio sicuramente transitato anche su Lanciostory o sullo Skorpio italiano, ma di cui non avevo memoria. Si segnala per essere una parabola antimilitarista nonostante la fascinazione per la violenza che avrebbe manifestato l’autore anni dopo – ma da quel che ricordo anche gli altri suoi liberi dell’epoca condividevano un approccio meno truce se non una certa leggerezza.

Le prove di Gimenez come autore completo qui antologizzate erano invece improntate spesso su una comicità fulminante e senza alcuna pretesa, d’altro canto nelle due misere tavole di Fotofinish o Miocardio City non si poteva elaborare troppo un soggetto. Più che altro, questa edizione mi ha permesso di avere conferma che appena assunta la direzione de L’Eternauta la Comic Art iniziò la sua politica censoria cominciando proprio da Ca-rt-oon-4 di Gimenez, come ho sempre sospettato.

Si finisce in bellezza con la celebratissima storia breve che dà il titolo al volume, da cui venne anche tratto un film – e pure una serie televisiva di cui ignoravo l’esistenza, stando all’introduzione di Balcarce. In questa edizione non si parla di un «verdetto logico» o del «processo» di Roy Ely, ma del suo «strano caso». Sembra una cazzata, ma nei casi di storie così brevi anche il titolo può influire sulla fruizione e la percezione di un fumetto: la stessa storia col titolo Madrid-Coruña km 29 ha meno mordente che se fosse stato mantenuto quello con cui la lessi su L’Eternauta cioè Lo Squash è più sano, che forniva una cornice sarcastica alla vicenda narrata.

Questo volume potrebbe interessare sia al filologo gimeneziano che vi troverà forse qualche chicca dimenticata o sconosciuta sia al neofita che avrà una panoramica esemplificativa (ma ovviamente non esaustiva) sulle varie tappe della carriera dell’artista. Purtroppo la carta non patinata impedisce al colore di deflagrare in tutta la sua bellezza come avvenne in altre sedi.

Le ultime pagine ospitano un approfondimento sul lavoro di Juan Gimenez.

giovedì 17 ottobre 2024

Universo DC: Speciale Halloween 2024


Raccolta di storie brevi a tema horror ambientate nell’universo DC. Lo spin doctor del progetto (cioè quello che ha ideato i vari soggetti) è Keith Giffen, quel tizio che copiava José Muñoz e, come spesso capita, dopo morto è stato santificato.

Si inizia col botto con una storia molto simpatica in cui a cadere sulla fattoria dei Kent è un Kal El mostruoso e malvagio. Edward Lee scrive dei bei dialoghi e mantiene alta la tensione, Howard Porter non si fa disprezzare ai disegni.

Niente male nemmeno il secondo episodio (di Mary Sangiovanni e Bilquis Evely): delle ragazzine invocano per gioco lo spirito di una amazzone e la reincarnata Wonder Woman fa strage in giro per il quartiere vendicando la ragazzina di cui si è impossessata. Discreta quantità di gore per un fumetto DC.

Ahimè, la storia successiva è disegnata da Kyle Baker che per quanto cerchi di fare il verso agli EC Comics (anche col lettering) è pur sempre Kyle Baker. La storia (sceneggiata da Bryan Smith e Brian Keene) vede uno squilibrato ossessionato dal fantasma di Harley Quinn. Può darsi che il rimando agli EC Comics sia una scusa per riciclare un vecchio soggetto già visto in quella sede, non è che la storia brilli per originalità.

Nick Cutter e Rags Morales confezionano poi un dramma psicologico in cui Batman e Joker convivono entrambi in uno psicopatico Bruce Wayne diverso da quello canonico. Forse troppo pretenzioso e in definitiva niente che non si sia già visto altrove.

È il turno di Lanterna Verde, che nei fatti fa parte di una storia corale in cui i vampiri (o sono zombi?) stanno conquistando il mondo come ci ragguaglia all’inizio John Constantine. Il contagio arriva fino alla base lunare della Justice League e la storia, sceneggiata da Brian Keene, sarebbe anche carina se non fosse così impastoiata nella continuity DC e indecisa tra dramma e ironia. Il disegnatore Scott Kolins, che ricordavo piuttosto elegante, qui è veramente approssimativo e tirato via.

Freccia Verde subisce lo stesso trattamento di Batman diventando un assassino psicopatico, per quanto si dedichi a ripulire la sua città. In realtà la vera protagonista si rivela essere Dinah Lance che fugge alle sue attenzioni ma sicuramente non è meglio di lui. Ronald Malfi non può elaborare troppo una trama che è tutta basata su questo plot twist, il bravo Dale Eaglesham me lo ricordavo diverso: qui inizia squadrato e un po’ sporco nel tratto per poi finire pulitissimo, forse volendo assecondare l’illusorio ritorno all’ordine che conclude la vicenda.

Alquanto bizzarra la storia successiva: a Gotham un serial killer strappa la pelle delle sue vittime per “mostrare il loro vero volto” mentre un mostro gigantesco semina il terrore. Probabilmente lo scopo finale della trama (sceneggiata senza guizzi da Wrath James White) è lo shock value dell’identità del protagonista, ma anche così si resta perplessi per tutto il contorno. Disegni di Tom Raney, che ricordavo piuttosto bravo, un po’ troppo virati sul caricaturale per i miei gusti.

Si finisce in bruttezza con Howard Chaykin ai disegni. Un Billy Batson punk riceve la formula magica da un barbone più spostato di lui. Impedirsi di dire “Shazam” diventa una grande sfida con tutte le tentazioni circostanti e la voce che gli parla nella testa. Lo spunto è originale e la storia, sceneggiata da Weston Ochse, sarebbe anche carina se solo avesse un finale.

Questa è la prima parte del volume e raccoglie lo speciale DC House of Horror del 2017. Nel complesso l’idea alla base di molte delle storie, ovvero trasformare i supereroi in assassini, psicopatici, mostri, ecc. funziona bene. Forse perché sottovaluto il genere supereroistico ho anche ravvisato una certa maturità nei temi e nelle scene mostrate, con un po’ di splatter dove richiesto e addirittura riferimenti al suicidio, argomento tabù per eccellenza. I disegni sono altalenanti ma come non ho ravvisato punte di eccellenza non ci sono stati nemmeno incentivi a interrompere la lettura.

L’anno successivo la DC Comics pubblicò Cursed Comics Cavalcade con cui replicò la formula del volume precedente ma senza Giffen al timone. E si vede: la sua assenza ha prodotto storie meno originali e non legate da un concetto comune.

Apre le danze Swamp Thing: in una storia narrata principalmente con didascalie (argh!) il mostro della palude salva una ragazza da un esperimento di ibridazione animale-vegetale. Troppa continuity nella storia di Tim Seeley per capirci qualcosa, ci si consola con Kyle Hotz molto bravo a imitare Bernie Wrightson.

Gary Dauberman scrive l’ennesima storia che gioca con l’identità del mostro/colpevole, che non credo sia un personaggio già presente nella cosmologia batmaniana per non rovinare la sorpresa al lettore. Se non altro, Riccardo Federici disegna divinamente.

Vita Alaya fa scontrare Wonder Woman con una sirena in Grecia; la storia è semplice ma efficace. Molto validi i disegni di Victor Ibañez.

È poi il turno della Lanterna Verde Guy Gardner che deve vedersela con un’astronave-prigione che sta per causare danni micidiali a causa della “creatura” che la controlla. La trama di Kenny Porter ha un che di suggestivo ma si risolve troppo velocemente. Riley Rossmo disegna in maniera stilizzata, quasi caricaturale, ma in questo contesto funziona abbastanza bene, forse anche grazie ai colori “pop” di Ivan Plascencia.

Ben diverso è l’approccio di Gabriel Hardman, che con le sue tavole ricche di dettagli cerca di ricreare l’atmosfera della New Orleans di metà ’800. Firma anche la sceneggiatura insieme a Corinna Bechko mettendo in scena Etrigan e la sua controparte umana Jason Blood mentre infuria un’epidemia di peste con annesso serial killer. I veri mostri non sono necessariamente quelli che sembrano, o meglio la loro malvagità può manifestarsi anche in maniere meno eclatanti.

Mags Visaggio scrive una storia in cui Superman è tormentato da un incubo ricorrente che mette a repentaglio la vita di Lois. Mi sembra sia un soggetto originale e ben congegnato, a fronte del quale il forte rimando a una continuity a me ignota non pesa troppo. Minkyu Jung disegna Clark Kent con delle spalle gigantesche, ma al di là di questo le sue tavole sono molto belle.

Molto meno originale è la storia che vede protagonista Freccia Verde, alle prese con i suoi demoni interiori risalenti al passato. E qui la continuity è invasiva. Se Michael Moreci ai testi non entusiasma, Felipe Watanabe e Jonas Trindade disegnano più che dignitosamente smorzando in maniera realistica le derive più ipertrofiche del genere supereroistico.

Fulmine Nero e Katana sono i protagonisti di una vicenda che coinvolge un demone e una bambina. Si fa notare per essere una delle pochissime storie che citano Halloween, per il resto si riduce a un fugace scontro tra buoni e cattivi. Bryan Hill avrebbe potuto fare di più nonostante lo spazio ridotto e i protagonisti secondari che gli sono capitati. Dexter Soy è passabile anche se troppo incline all’ipertrofia.

Segue un curioso crossover in cui Robin si allea con Solomon Grundy per salvare alcune ragazzine dalle grinfie del Professor Pyg, un tizio mascherato da maiale con un piccolo esercito di altre schiave già condizionate. Anche qui bisogna conoscere un po’ la cosmologia DC, ma Dave Wielgosz scrive almeno una storia abbastanza densa per quanto non eccezionale. Buoni i disegni di Christian Duce.

Per finire, James Tynion IV scrive una storiellina un po’ demodé di Zatanna in cui l’eroina evita a una ragazzina l’umiliazione di una sfida che le propone il fratello maggiore, cioè visitare un’improvvisata casa degli orrori mentre le prepara degli scherzi terrificanti con un amico. Se i testi sono quello che sono i disegni sono ancora peggio visto che alle matite c’è Mark Buckingham (non so quanto le chine di Andrew Pepoy abbiano migliorato o peggiorato il suo lavoro).

Se il secondo volume qui raccolto è disegnato nettamente meglio del precedente, i testi sono tanto canonici da poter essere benissimo antologizzati in una sede usuale non dedicata ad Halloween e all’horror, con l’aggravante che alcune storie sono banali e poco ispirate mentre altre si limitano ad approfondire dettagli della continuity DC. D’altro canto il meccanismo alla base di DC House of Horror ha portato a ideuzze molto interessanti ma a livello grafico è inferiore a Cursed Comics Cavalcade. Eh, lo so: non si può avere tutto.

martedì 15 ottobre 2024

Fumettisti d'invenzione! - 193


Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.

In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI (pag. 28)

MARTIAN MANHUNTER: AMERICAN SECRETS (MARTIAN MANHUNTER: SEGRETI AMERICANI)

(Stati Uniti 1992, nel comic book omonimo, © DC Comics, supereroi)

Gerard Jones (T), Eduardo Barreto [Luis Eduardo Barreto Ferreyra ] (D)

Negli anni ’50 alieni rettiliformi cercano di controllare la popolazione degli Stati Uniti tramite la cultura pop. Il “Segugio di Marte” indaga con l’aiuto dagli animi più sensibili (tra cui beatnik e fumettisti) che possono vedere oltre il velo della finzione.

Pseudofumetto: accanto a comic book realmente esistenti o esistiti, un ruolo di rilievo ha la rivista Nuts ispirata evidentemente a Mad.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI (pag. 28)

TOKYO HIGORO (TOKYO HIGORO – GIORNO PER GIORNO)

(Giappone 2019, in Big Comic Original Zokan, © Shogakukan, drammatico)

Taiyo Matsumoto

L’editor Shinozawa va in pensione anticipata dopo che la rivista da lui curata si è rivelata fallimentare. Sinceramente appassionato di fumetti, azzarda la pubblicazione a sue spese di un’altra rivista in cui pubblicare quei mangaka che per un motivo o per l’altro non hanno avuto il successo meritato. Sfila quindi una fauna variegata e pittoresca di autori dalle personalità e dai percorsi di vita complessi.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie

FUMETTI BIOGRAFICI (pag. 63)

FUNNY THINGS

(Italia 2023, © Matteuzzi/Debus, biografia)

Francesco Matteuzzi (T), Luca Debus (D)

Originale biografia di Charles Schulz, «Good ol’ Sparky», il creatore dei Peanuts: la vita privata e lavorativa dell’autore viene raccontata attraverso strisce quotidiane e tavole domenicali che riprendono il suo stile.

[ALTRO] SAGGISTICA (categoria non presente nel volume di Castelli)

MANGAKA

(Italia 2016, © Keiko Ichiguchi/Kappalab, autobiografia)

Keiko Ichiguchi

La storia professionale (ma anche umana) dell’autrice prima di venire a vivere in Italia. Dopo il boom delle Doujinshi viene assunta da una casa editrice ed entra nello spietato mondo dell’editoria giapponese. La presentazione degli autori accompagna quella di editor dalle personalità differenti.

domenica 13 ottobre 2024

Mausart

Ah, i gioielli che si trovano quando in fumetteria non è arrivato nulla e tocca scavare tra le cose già uscite! Kleiner Flug ha pubblicato questo volume in un mese imprecisato del 2023; raccoglie i due episodi originali di 32 tavole l’uno. Wolfgang Mausart è un topino che vive con la sua numerosa famiglia all’interno del pianoforte del compositore della corte austriaca, il lupo Salieri. Dotato di un talento sconfinato per la musica, si azzarda a suonare una sua composizione al piano mentre Salieri è fuori casa. La melodia raggiunge le orecchie del re e della sua consorte che la attribuiscono al loro compositore ufficiale e gli chiedono di suonarla in occasione del compleanno della regina. Salieri si vede così costretto a catturare Mausart con l’inganno grazie alla complicità del suo famiglio Ligo, un gatto obeso. Al momento fatidico del concerto sarà quindi il sorcino in incognito a suonare, ma giustizia sarà fatta grazie a suo padre e al suo flauto magico (è un omaggio a Mozart, no?).

La seconda storia è forse ancora più affascinante. Mausart sta finendo la sua tournée europea e giunge a Venezia ospite di un parente di Ligo; nei suoi giri per la città incappa nientemeno che in Antonio Stradivari che gli racconta l’origine magica dei suoi violini. Narrato come lettera per l’amata topina, l’episodio è pervaso da un senso di minaccia incombente costruito dai doppi sensi nelle parole di Ligo e di altri personaggi. Non sarebbe stato male se poi alla fine tutto si fosse risolto con un falso allarme, ma se non altro gli autori riescono a stupire il lettore con l’identità del salvatore di Mousart.

Anche in un mondo in cui i personaggi hanno quattro dita può capitarne uno in più

Questo fumetto è stato ideato da Gradimir Smudja mentre Thierry Joor ne ha perfezionato il soggetto e curato la sceneggiatura. È sicuramente una lettura originale e divertente, ma a lasciare estasiati sono le meravigliose tavole di Smudja: coloratissime e dettagliatissime uniscono una scrupolosa documentazione a una scatenata fantasia nel disegnare le specie animali più varie. I suoi personaggi sono dinamici ed espressivi, e se si vuole cedere alla tentazione di perdersi nei particolari la lettura può prolungarsi per ore.

Chiaramente si tratta di un fumetto jeunesse, ma come tutte le migliori opere per l’infanzia possiede delle caratteristiche che lo fanno apprezzare anche a un pubblico di adulti.

Il volume è brossurato, costa 20 euro e consta di 96 pagine visto che offre una generosissima sezione di sketch e disegni vari.

La traduzione mi ha lasciato perplesso in alcuni punti ma d’altra parte non è facile tradurre dialoghi così pieni di giochi di parole.

venerdì 11 ottobre 2024

Batman: Thrillkiller

Elseworld ambientato nel 1961 in cui il Dinamico Duo è costituito da Batgirl e Robin mentre Bruce Wayne è un detective della polizia di Gotham proveniente da una famiglia ricchissima ma ridotto sul lastrico dopo l’omicidio dei genitori. Il sindaco e il capo della polizia sono corrotti oltre ogni dire, così come quasi tutto il corpo di polizia, e incaricano l’integerrimo commissario Gordon di liberarsi dei due supereroi che stanno ostacolando una vergognosa speculazione edilizia.

Inizia quindi un’indagine sospesa tra hard-boiled e camp vivacizzata dal rimescolamento del cast in ruoli inediti: Due Facce è il capo di un manipolo di poliziotti corrotti, Joker la sua complice, Catwoman una ballerina esotica che fa l’informatrice. La rilettura dei personaggi costituisce il principale motivo d’interesse della trama che è semplice e lineare e si fa leggere senza sussulti ma in fondo anche senza rimpianti.

Dello stile di Howard Chaykin non traspare molto, se non forse un certo feticismo per i travestiti che potrei essermi solo immaginato. C’è una certa attenzione per il gergo dell’epoca e anche del sarcasmo, oltre che molti riferimenti agli anni ’60 (non credo che quel Kefauver sia casuale) ma nulla che in fondo anche altri sceneggiatori non adoperino abitualmente. Per fortuna Chaykin si è limitato a scrivere: ai pennelli c’è infatti il bravissimo Dan Brereton che disegna e dipinge delle tavole spettacolari. Alcuni dei suoi corpi sono forse un po’ troppo squadrati se non proprio stilizzati, ma si è visto ben di peggio e in fondo la cosa si amalgama bene con l’atmosfera pop della storia. Forse l’uso delle didascalie con la voice over (ma di chi, poi?) non gli rende un buon servizio: anche se immagino che il loro scopo fosse quello di fare un po’ il verso alla “scuola dei duri”, sono ridondanti e in alcuni casi sembrano essere messe lì per assicurarsi che il lettore capisca bene cosa succede nelle vignette assecondando l’opinione diffusa presso le menti semplici secondo cui un disegnatore pittorico o comunque molto bravo esteticamente sia meno capace di raccontare per immagini – e invece Dan Brereton assolve con efficacia questo compito.

Evidentemente a suo tempo, cioè nel 1997, la miniserie di tre deve aver avuto un buon riscontro, perché l’anno successivo le venne aggiunto un ulteriore capitolo extralarge ambientato nel 1962. Mi pare che questa appendice funzioni anche meglio della miniserie originale: Batgirl ha un nuovo partner, cioè Batman, con cui si dedica allo smantellamento di un giro di droga. Il tutto con un sacco di altre reinterpretazioni dell’universo DC e un grande lavoro di scavo nelle personalità dei personaggi coinvolti. I disegni di Brereton mi sono sembrati addirittura migliori.

La parte del leone in Thrillkiller la fa sicuramente la parte grafica, ma nel complesso è una lettura piacevole.

mercoledì 9 ottobre 2024

Curiosità soddisfatta

Spesso mi sono chiesto come venissero rese in altre lingue le bestemmie, talvolta anche piuttosto creative, che figuravano in Ranxerox. Mi sono tolto la curiosità, scoprendo che forse inaspettatamente gli statunitensi ci si avvicinavano di più. Ovviamente la mancanza di una conoscenza specifica degli slang nazionali del periodo mi impedisce di dare un giudizio definitivo sulla questione.




lunedì 7 ottobre 2024

Corriere dei Piccoli (n. 1?)

Tutta colpa mia. L’editore ha messo bene in chiaro di cosa si trattava con la grafica, lo strillo in alto a destra e soprattutto la didascalica quarta di copertina. Figurarsi che ho persino chiesto all’edicolante di poterla sfogliare prima per sincerarmi che non fosse stampata sulla cartaccia di Comics Cult (non lo è). Non ho scuse, insomma, e non dovevo aspettarmi di leggere approfondimenti su Spaventa Filippi o sulle giustificazioni pedagogiche che portarono alla cancellazione dei balloon originali o sui meccanismi editoriali che permisero la collaborazione di autori internazionali alla testata o chiarimenti sui disegni di Squadra Zenith (proprio tutto di Breccia o c’entrava anche Lito Fernendez?). Questa scintillante rivista brossurata di grande formato si occupa solo di un periodo circoscritto del Corriere dei Piccoli, concentrandosi quasi esclusivamente sul boom dei manga nelle loro varie versioni: apocrifi, originali e anime comics artigianali dei cartoni animati.

Dopo una rapida introduzione alla storia della rivista a firma Luciano Costarelli sfilano interviste e approfondimenti sui vari aspetti dell’oggetto dell’analisi (non immaginavo che Lady Oscar avesse avuto una vita editoriale e televisiva così tormentata), inframmezzati da rapidi flash su curiosità e argomenti satellitari talvolta molto specifici, come i poster e le versioni “fumettate” di film e telefilm e le riduzioni di cartoni animati non giapponesi. D’altra parte le pagine sono 112 e per quanto l’apparato grafico sia sovrabbondante bisogna pur riempirle.

Il mio interesse è molto vicino allo zero, ma riconosco che la passione dei redattori è palpabile, come immagino la loro competenza e lo scrupolo filologico. I contributi più consistenti li portano Costarelli, Fabrizio Ponciroli e Thomas e Silvia Saccani.

Devo dire però che questo speciale mi ha riservato delle sorprese inaspettate, grazie principalmente alle interviste agli operatori del settore (ce n’è anche una a un collezionista). Non avrei mai detto ad esempio che Yoshiko Watanabe avesse collaborato con l’Eura sin dagli albori di Lanciostory, decenni prima di Midori Yamane su Uncanny Valley. Apprendo inoltre che la sceneggiatrice Mara Dalla Libera in realtà non è mai esistita, essendo uno dei tanti pseudonimi di Cristiano Zentilini. E chi diavolo era il «copertinista ufficiale» di Lanciostory e Skorpio citato da Andrea Mantelli che arrotondava disegnando anonimamente le copertine di La Banda TV?

Completano la rosa degli intervistati il multiforme sceneggiatore Giorgio Pelizzari, il creatore dei Ronfi Adriano Carnevali e Giuseppe Calzolari che produsse il diario di Atlas UFO Robot.

Come già detto, la presenza di immagini è sovrabbondante, forse anche eccessiva per chi come me non ne riceve alcuno stimolo mnemonico (eppure sicuramente ho avuto per le mani qualche numero di quegli anni), e per rispettare il generoso menabò i redattori hanno abbracciato anche argomenti non strettamente legati al Corriere dei Piccoli, come la storia delle riviste nate appositamente per cavalcare l’onda dei cartoni animati e il ricordo del robottone autarchico a cui Bianconi dedicò una testata oggi di culto ma di scarso successo. In appendice vengono presentate delle «(post) recensioni» che analizzano numeri singoli di testate diverse. Un’idea simpatica, ma visto che occupano ben dodici pagine è difficile non pensare che siano state messe lì per allungare il brodo. Altra curiosità anche qui, comunque: lo stralcio del Pinocchio transitato su TV Junior è la cosa migliore che abbia mai visto di Daniele Panebarco.

Questa uscita monografica non è scevra da piccole imperfezioni (il criterio con cui sono elencati «gli anime femminili» è alfabetico, non cronologico come dichiarato: questo mi ha un po’ confuso; ovviamente le copie vendute di La Banda TV furono 80/90.000 a settimana e non «80/90»; «deux» ex machina sarà un omaggio al recente film del Joker?) ma mi sembra molto ben confezionata e più che esaustiva, per quanto Kazonga avrebbe meritato almeno la citazione. Non posso quindi dire che siano stati proprio 12,90 euro buttati, anche se limitare la parte illustrata e quindi ridurre la foliazione avrebbe portato a un minore esborso. Dal codice a barre si evince che questo è il primo numero di una testata bimestrale e forse ci sarà tempo e modo per leggere altre monografie su periodi del Corriere dei Piccoli di mio interesse.