Tra i volumi della meritoria collana dei Classici Horror edita da Lo Scarabeo mi sembra che questo sia finora quello che reinterpreta di più il testo di partenza. Ma non ho sotto mano il romanzo originale quindi potrei sbagliarmi.
La spinta di Henry Jekyll a separare il bene dal male nell’animo umano originò dalla scoperta infantile della tresca che la madre aveva con lo stalliere. Divenuto adulto e scienziato, crea il suo doppio Hyde a cui dà istruzioni scritte precise su quali crimini perpetrare e come perpetrarli, soddisfacendo per interposta persona (anche se ne condivide il corpo) le sue inconfessabili pulsioni. A questo quadro di omicida perversione, su cui indaga lo stesso Robert Louis Stevenson elevato al rango di ispettore, si inseriscono due fattori che turbano la tranquillità di Jekyll/Hyde: da una parte un’artista dalle opere morbose e necrofile, una specie di anticipatrice antropocentrica di Hermann Nitsch, dall’altra un concorrente di Hyde che sgozza le prostitute di Whitechapel.
Marco Cannavò è stato molto abile nell’architettare la vera identità di Jack lo Squartatore: una prima rivelazione sembra scontata, ma poi ecco la sorpresa. E un’altra sorpresa sono le origini di Jekyll. Molto rilievo viene dato al suo domestico Poole e al diacono Cunningham, forse nel rispetto del testo di partenza o forse riprendendo quel discorso sul classismo anglosassone già in controluce in Dracula. Molto valido, per quanto arzigogolato, il finale.
Corrado Roi è distante anni luce dall’interpretazione che già aveva dato di Jekyll su Dylan Dog 35 anni or sono. Le sue inquadrature sghembe e ardite trasudano Espressionismo (non solo cinematografico) e prendono il sopravvento sul calligrafismo anatomico, e in questo contesto ci sta benissimo. Molto interessante la sua interpretazione scapigliata di Hyde, quasi punk come rileva anche Matteo Pollone nella postfazione.
Come di consueto, il volume si conclude infatti con un ricco apparato redazionale in cui Pollone parte dalle considerazioni dello sceneggiatore Cannavò e dalle interpretazioni psicanalitiche del romanzo (oltre che dal processo della sua stesura) per offrire una generosa panoramica, anche iconografica, sulle varie versioni che ha avuto l’opera di Stevenson nei medium più diversi. A quanto pare erano gli adattamenti teatrali a dare popolarità alle opere letterarie che poi venivano tradotte come in questo caso in una moltitudine di film spesso poco fedeli. Non mancano ovviamente ghiotte curiosità: a quanto pare uno degli interpreti più famosi di Hyde a teatro venne sospettato di essere Jack lo Squartatore!