giovedì 28 aprile 2011

le serie di Robin Wood in Italia - (da Fucine Mute 55) DANSKE


Nei bei tempi andati in cui ancora si pensava che Robin Wood scrivesse tutti i suoi fumetti (ma qualche indiscrezione già trapelava grazie a nippurweb.com.ar) avevo scritto un lungo pezzo su Wood che si concludeva con l’elenco delle sue serie arrivate in Italia. «E speriamo di non aver scritto troppe idiozie» dicevo per introdurlo su Fucine Mute 51. Ecco, appunto, colgo l’occasione del blog per aggiornare e correggere alcune cose...
E ovviamente per ampliare la lista con le nuove serie di Wood comparse sui settimanali dopo il 2002.

Danske   (Lanciostory 26/93)

Dopo l’olocausto la Terra è un mondo brullo e desolato dove le armi e soprattutto il cibo valgono molto di più della vita umana. Su un assunto di base visto e stravisto Wood innesta una sana iniezione della sua attenta analisi antropologica: basti pensare a come delinea in profondità i nuovi nuclei umani (e mutanti) che popolano il pianeta. Danske è una giovane donna che parte alla volta di un favoleggiato magazzino di derrate alimentari per salvare la sua misera gente. Inizialmente “adottata” dall’avventuriero-scienziato Barker, diverrà una delle temute amazzoni del futuro e dopo le traversie e gli incontri più vari manterrà fede al suo proposito divenendo guida e salvatrice del suo popolo. Enrique Villagran irrobustisce il suo segno con un attento tratteggio ed una maggiore cura per i dettagli: il risultato è molto valido, decisamente più “vivo” dello smorto periodo Gomez Sierra. Ma sono senza dubbio i bellissimi testi di Robin Wood ad esercitare il fascino maggiore di questa serie, leggibile come un flusso continuo, come una serie di archi narrativi brevi o semplicemente come raccolta di episodi autoconclusivi. Essendo una delle “nuove eterne” degli anni ’90, ne fu annunciato un seguito che poi non vide la luce. D’altronde Danske era perfettamente conclusa così (forse l’annuncio fu fatto dall’Eura sulla spinta dell’entusiasmo, senza sapere in anticipo come finiva la serie).
Malauguratamente mai ristampata.

mercoledì 27 aprile 2011

Fumettisti d'invenzione! - 10



Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – SERIE (pag. 19)

COME LA VITA
(Italia 2000, © Trillo/Scarpa, sentimentale)
Carlos Trillo (T), Laura Scarpa (D)

Due adolescenti si conoscono e si innamorano. Riusciranno a unirsi nonostante il contorno di pittoreschi personaggi e le insicurezze tipiche della loro età? Purtroppo non lo sapremo mai, perchè sui tre volumi previsti ne sono stati prodotti solo due.

Pseudofumettisti: Antò, il protagonista maschile, segue un corso di fumetto e disegna le sue vicende quotidiane con uno stile supereroistico che il suo professore di fumetto non apprezza. Di logica anche il “prof” dovrebbe essere un fumettista, ma come aveva già avuto modo di sottolineare François Corteggiani, talvolta a tenere lezioni di fumetto sono dei “professionisti” che in realtà non hanno mai pubblicato nulla.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – ONE SHOTS IN PUBBLICAZIONI ANTOLOGICHE (pag. 56)

VITA DA CARTOONIST
(Italia 1986, sull’inserto L’Urlo di poi in L’Eternauta, © Luca Boschi, vignette e strisce)
Luca Boschi

Accanto a interviste, recensioni, approfondimenti e articoli, la sezione de L’Eternauta gestita da Luigi Bruno e dai due «Luca evangelisti del fumetto italiano» (Boschi e Raffaelli) presentava anche vignette e brevi fumetti sempre inerenti il mondo del fumetto. Oltre ai fumettisti reali e ai personaggi realmente esistiti, in occasione del numero 44 Luca Boschi offre una sua interpretazione di un giovane fumettista d’invenzione, la cui situazione ricorda evidentemente quella di molti altri colleghi dell’epoca...

[NARRATIVA] CARTOONIST COME PROTAGONISTA (pag. 71)

BLACKOUT
(Italia 2006, Ugo Guanda Editore, thriller)
Gianluca Morozzi

Durante un torrido ferragosto tre persone si trovano imprigionate per più di dodici ore in un ascensore che sembra funzionare in maniera diversa dagli altri. La situazione degenera oltre l’immaginabile.
Pseudofumettisti: Claudia, una delle tre persone imprigionate nell’ascensore, si ricorda di quando aveva fatto la comparsa e aveva «passeggiato sulla scalinata di una discoteca, a marzo, in un film sulla vita di un famoso fumettista». Di fumettisti “famosi”, cioè noti al grande pubblico, in Italia già ce ne sono pochi, quelli a cui sia stato dedicato un biopic si riducono a uno solo: Andrea Pazienza. Nel romanzo di Morozzi ci sono altri riferimenti molto precisi a personaggi reali del mondo dello spettacolo e della politica, ma vengono tutti filtrati attraverso perifrasi o nomi fittizi che li consegnano a un mondo di fantasia: per questo anche il misterioso fumettista merita di appartenere al novero dei fumettisti d’invenzione.

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – GRAPHIC NOVELS E ONE SHOTS (pag. 24)

PENNELLI PORNO
(Italia 198?, © Eredi Trigo, porno)
Gustavo Trigo

Mario e Paolo sono due disegnatori di fumetti porno. Nonostante la bella fidanzata, Marta, il primo ha una vita sessuale assai morigerata, anzi inesistente, e per questo viene preso in giro da Paolo. Alla fine della storia Mario si prenderà la sua rivincita.
Alcune battute messe in bocca ai personaggi da Trigo rendono con un certo realismo il meccanismo produttivo dei “pornetti” all’italiana e i ritmi frenetici della loro realizzazione.
Pseudofumettisti: Mario e Paolo.

martedì 26 aprile 2011

le serie di Robin Wood in Italia - (da Fucine Mute 55) HOLBECK


Nei bei tempi andati in cui ancora si pensava che Robin Wood scrivesse tutti i suoi fumetti (ma qualche indiscrezione già trapelava grazie a nippurweb.com.ar) avevo scritto un lungo pezzo su Wood che si concludeva con l’elenco delle sue serie arrivate in Italia. «E speriamo di non aver scritto troppe idiozie» dicevo per introdurlo su Fucine Mute 51. Ecco, appunto, colgo l’occasione del blog per aggiornare e correggere alcune cose...
E ovviamente per ampliare la lista con le nuove serie di Wood comparse sui settimanali dopo il 2002.

Holbeck  (Skorpio 22/93)

Il cosmonauta Dave Holbeck si ritrova catapultato in un misterioso pianeta (o forse in un’altra dimensione), unico superstite di un equipaggio di tre uomini. Considerando la sua produzione usuale, si ha quasi l’impressione che Wood abbia scritto questa serie in preda all’LSD, ma forse voleva semplicemente fare il verso al fumetto “liberato” sullo stampo di Metal Hurlant. Anche Macagno subisce le suggestioni di Moebius, coniugate a riferimenti alla scuola Warren degli anni ’70. In effetti si tratta della sua prova migliore mai vista in Italia; forse Gran Prix era più equilibrato e maturo a livello narrativo, ma è senz’altro Holbeck il suo fumetto più “bello”, quello più valido a livello estetico. Merito della maggiore cura profusa, ma anche del rispetto delle quattro strisce originarie (che, ridotte di formato per comparire su Skorpio, fanno apparire i disegni ancora più dettagliati).
Il grande difetto di Holbeck è la sua estrema e spiazzante indecidibilità: l’inizio fortemente drammatico lascia da subito spazio all’umorismo ed alla farsa (i continui battibecchi con il computer Zeus e l’umanoide Venerdì, tutto il penultimo episodio, ecc.) e la fantascienza è solo una scusa per  introdurre un mondo prettamente fantasy. E il tutto si risolverà in una bolla di sapone [nonostante la serie abbia una sua conclusione in realtà ha avuto un seguito in Argentina, ad opera di Ricardo Ferrari che già aveva preso le redini di Gilgamesh benché anche questa serie potesse vantare un finale vero e proprio].  En passant, ricompaiono i “cattivi” per antonomasia di Wood: i Primordiali. Nonostante la durata da “nuova eterna” Holbeck era una serie abbastanza vecchiotta di Wood, che la concepì addirittura prima di Helena e Savarese [no: così si pensava a causa della famigerata lista delle sue serie che Wood presentò su Fumo di China 26. In realtà il primo episodio di Holbeck comparve nell’agosto del 1984].

giovedì 21 aprile 2011

Intervista a Carlos Trillo-5

Tante ristampe ma anche qualche novità (dal 1999 in poi)

Il terzo millennio si apriva sotto auspici funesti: da Fumo di China 65 noi lettori italiani apprendevamo che si sarebbe interrotta la Sua collaborazione con l’Eura, e le riviste di fumetti d’autore come Comic Art e L’Eternauta non esistevano più o comunque sarebbero morte poco dopo. Il mercato dei volumi cartonati non era ancora ben avviato (e in fondo in Italia non lo è nemmeno adesso). Avremmo quindi dovuto rinunciare alle opere di Carlos Trillo? Per fortuna non fu così e sia Lanciostory che Skorpio continuarono a ospitare Suoi fumetti realizzati, immagino, per il mercato francese: ad esempio Sick Bird disegnato da Bobillo[1] e Neferou disegnato da Peni[2]. Oltre ovviamente a continuare a ospitare Chiara di Notte.
Date le questioni legali di cui ci ha parlato la scorsa volta, i contatti chiaramente non potevano essere presi direttamente da Lei: oltre all’editore spagnolo Toutain, nel corso della Sua carriera si è forse rivolto a uno o più agenti, magari anche alla mitica Strip Art Features di Ervin Rustemagic?

Ervin Rustemagic

Eura publicó una parte muy grande de mi producción entre los años 1975 y 1983  que era vendida sin que los autores conocieran claramente el negocio que estaba haciendo desde Buenos Aires el propietario de Ediciones Record. Incluso compraron y publicaron algunas cosas (que salían en las revistas de Ediciones de la Urraca) a través de Alvaro Zerboni, que nos habían sido pagadas por él para su republicación en Italia. Zerboni les revendió por ejemplo, Las Puertitas del Señor López porque producíamos mensualmente el doble del material del que él necesitaba para su revista mensual L´Eternauta. O sea, eran demasiados episodios ya que la revista argentina los publicaba quincenalmente[3].
Luego, cuando en 1986 hicimos un acuerdo directo con Filippo Ciolfi de Eura, comenzaron nuovamente a publicar cosas escritas por mí y ya producidas por autor y dibujantes para una primera publicación en Italia en sus semanarios.
Esta situación duró varios años, hasta que con Meglia debimos dejar de hacer Cybersix porque de repente decidieron bajar los precios de cada página de una manera que hacía imposible seguir trabajando. En ese momento, incluso, para bajar los costos de sus dibujantes estrella (Mandrafina, García Seijas, por ejemplo, que trabajaban conmigo) me propusieron que hiciera “guiones más económicos” (sic) para privilegiar la relación de la editorial con el dibujante en detrimento del guionista.
Obviamente así yo no podía seguir trabajando. Meglia y Risso ya buscaban trabajo en los Estados Unidos, desmoralizados por la paga tan escasa, Enio, García Seijas y luego Mandrafina aceptaron ofertas de la Bonelli. Conmigo fuera del juego, los mejores dibujantes que trabajaban conmigo se fueron alejando de los semanarios Skorpio y Lanciostory. Yo ya había renunciado en una extensa carta donde explicaba, amistosamente, que esas cifras no servían para utilizar a la Eura como primera publicación de nuestros trabajos así que, en el futuro, si teníamos libres los derechos para Italia de alguna cosa que hiciéramos en el futuro para otros editores, se las propondría. No ha de haberles gustado mi respuesta porque todavía conservo una carta firmada por el director de las revistas de la editorial donde se me acusa poco menos que de comunista trasnochado que sigue levantando las banderas de la lucha de clases (!). Inmediatamente, decidieron proponer Cybersix a otros autores y dibujantes, a lo que con Meglia debimos responder con una demanda judicial en defensa de nuestros derechos. Además, al poco tiempo empezaron a republicar cosas sobre las que no tenían derecho (Loco Chávez) y, como me quejé publicamente en un festival de Lucca al ver esas enormes y muy feas republicaciones en volúmenes que parecían guias de teléfono, me enviaron una carta documento (lettera di diffida) pidiéndome que me retractara de mi temeraria opinión de que esa historia era mía y del dibujante. Me vi, pues, envuelto en otra causa que duró años y que concluyó, como en el caso de Cybersix, con la justicia fallando a mi favor.

No fue un final simpático para mí, como verás.
Sobre las cosas que yo escribía que publicaron luego de mi desvinculación de la editorial puedo decirte que Clara de Noche no sufrió baja de precio (yo les había dicho ya que si tocaban la retribución por página nos íbamos con el personaje a otra parte). Bernet negoció su continuidad con los directivos de la editorial. Luego de eso, fue Jordi quien siempre trató con la Eura y yo solo me limité a enviar, cuando él me lo decía, la factura correspondiente a los guiones. Que me era pagada puntualmente.
Algunas de las demás obras que citas, sí, efectivamente, se las vendió Ervin Rustemagic, que es nuestro agente en varios países y en ese momento nos preguntó si podía ofrecerlas en Italia, a lo que con los dibujantes dijimos que sí. Siempre tuve buenas relaciones con Ervin y su SAF Comics y nos ha vendido muchas historias en Alemania, países escandinavos, países bajos, algunos países orientales y Estados Unidos. También en Italia, claro, y no solo a la Eura.

Con il terzo millennio parte finalmente un progetto di ristampe delle opere di Carlos Trillo, anche se molte altre avrebbero meritato considerazione. La prima fase di questo trend (sulla seconda torneremo dopo) non è però baciata dal successo: la collana Obladà di Coniglio/Mare Nero nasce e muore subito nell’arco di due mesi, ma fa in tempo a ospitare almeno El Caballero del Piñon Fijo[4] e Videonoir (conosciuto come J. C. Benedict su Skorpio). La ristampa integrale di A. Y. Jalisco/Chicanos arriva a conclusione dopo anni e molti sforzi, e anche la ristampa di N. N./Io sono un vampiro per le Edizioni del Grifo non termina ma si blocca a metà col secondo volume.
In pratica l’unica ristampa che sembra aver avuto successo è stata Borderline, che la Free Books ristampa in sette volumetti bonelliani 16x21.
Forse veramente il lettore italiano apprezza solo i “giornalini” alla Bonelli e non guarda i volumi da libreria, oppure ci sono stati altri problemi con Coniglio e Paganelli, ad esempio difficile reperibilità del materiale per la stampa?

Francesco Coniglio es un excelente editor, propone contratos justos, paga sus adelantos y hace rendiciones de cuenta que los autores recibimos con puntualidad. Tiene, sí, problemas con sus sucesivas editoriales, que caen para reaparecer con nuevos nombres. Una gran cantidad de material que nos había comprado cuando existía la ACME, nos lo devolvió (pese a haberlo pagado muy bien) cuando se vio envuelto en un conflicto grave que impidió, entre otras cosas, la publicación de una revista que llegó a anunciar en las publicaciones ACME y se iba a llamar “Novelle”. Con esta restitución intentaba no causarnos perjuicios con otros materiales que habíamos acordado enviarle y que ya estaban en producción. La Mare Nero también, en un  momento,  tuvo problemas para seguir editando, pero nuestro único problema fue que no nos compró muchas cosas. Finalmente, la Coniglio Editore, ha comprado algunas historias que han ido apareciendo últimamente, como Cybersix con la numeración francesa que tanto le gustaba a Carlos Meglia.
Con Paganelli de El Grifo sí tuvimos problemas. Para cobrar el segundo libro de Io Sono Un Vampiro, que había publicado sin contrato, sin anticipo y sin avisarnos, debimos contratar a un abogado. Después de eso Paganelli intentó publicar el tercer album pagando un adelanto ridículo en la idea de que, habiendo dos partes de tres en el mercado italiano ningún editor compraría la tercera. Y no se la vendimos, obviamente por lo que la publicación de la obra en tres tomos quedó trunca.

Aldilà delle ristampe, nei primi anni 2000 vediamo in Italia anche un fumetto interamente inedito e realizzato appositamente per il nostro mercato: Come la Vita, disegnato da Laura Scarpa. Quale fu la genesi di questo lavoro?


Fue Mare Nero de Francesco Coniglio, la que pagó la primera publicación de ese trabajo tan refrescante y dibujado con ese estilo tan italiano por la muy inteligente Laura Scarpa. En una cena con el editor hablamos largamente de un fumetto que contara cosas sin dejar nunca de apegarnos a la realidad. Fue un hermoso desafío.

Di Come la Vita uscirono due numeri, in un formato comic book particolarmente lussuoso: brossurato, cucito e rilegato sul dorso, carta di grande pregio e bandelle[5]. Purtroppo, la storia è rimasta incompiuta. Non ci sono speranze di rivedere Antò, Daniela e gli altri e sapere come finivano le loro vicende?

La caída de Mare Nero arruinó el proyecto. Eso y la escasa repercusión que logramos en otros países, donde Come la vita no se vendió bien. De la tercera y última parte hay un cuaderno lleno de notas, y también tantos bocetos de Laura. Pero cada dia que pasa, seguir con el proyecto va a costar más, yo tengo mucho trabajo, Laura Scarpa ha hecho un crecimiento fenomenal como editora y directora de publicaciones. Es una verdadera pena la que me produce recordar este proyecto inconcluso.
Carlos Trillo e Laura Scarpa

La Sua collaborazione con Francesco Coniglio non è cominciata comunque negli anni 2000. Coniglio ha sempre espresso una grande ammirazione nei Suoi confronti e ha colto ogni occasione possibile per intervistarLa e ristampare le Sue opere (ad esempio Custer e Senza parole nella collana Black Bird). Come è nato il vostro rapporto?

A Francesco lo conocí a comienzos de los años ´80, cuando tenía una escuela de cómics en la via Vacuna de Roma y hoy, sobre todas las cosas, somos amigos. Tuve y tengo con él una gran empatía, hemos hablado de muchas cosas, me permitió compartir algunos de sus amigos, que son gente maravillosa, lo escuché tocar en la guitarra temas de los Beatles, hablamos largamente de François Truffaut, director de cine que los dos amamos.
Francesco Coniglio a Sorrento (foto di Carlos Trillo)
Sobre Truffaut tengo una historia en la que Francesco tiene mucho que ver. El día de la muerte del inventor de Antoine Doinel, 21 de octubre de 1984, yo estaba en Roma. Era un día de sol, casi caluroso, y la noche tranquila permitió sentarse en la vereda de un pequeño restaurante durante algunas horas. Había quedado en cenar con Francesco, como tantas otras veces. Cuando nos vimos, los dos estábamos conmovidos por esa muerte. Hablamos de Truffaut, creo que hasta se nos escapó alguna lágrima pensando que no ibamos a ver nunca qué más le pasaba en la vida a ese doble maravilloso que se había construído y que interpretaba Jean Pierre Leaud. Dimos vuelta su filmografía, recordamos escenas memorables (Antoine Doinel diciendo una y otra vez su nombre ante el espejo antes de salir a encontrarse con uno de sus amores, Antoine Doinel saliendo del tribunal asediado por los periodistas en El amor en fuga[6], la caida deliberada al agua del auto antiguo en Jules et Jim, la voz de Jeanne Moreau cantando Le tourbillon…). Y nos fuimos a dormir.
Esa noche tuve un raro sueño: yo llegaba al hotel después de esa cena melancólica y recibía el llamado de otro amigo, Luca Staletti, que nos anunciaba que, por razones de derechos, había una última película de Truffaut que jamás se iba a estrenar y que, no me explicó por qué, esa noche podríamos verla en un microcine de Roma. Le dije que salia para allá, llamé a Francesco, pasé a buscarlo con un taxi, fuimos juntos a ese raro lugar al que para llegar había que descender una interminable escalera, vimos algunas caras conocidas del cine y la literatura (Fellini, John Cassavettes, Ray Bradbury, un viejísimo John Huston, Orson Welles). Todos estábamos allí para ver esa película irrepetible.
Se apagó la luz, comenzó la proyección y vi, entera, sin cortes, una película de Antoine Doinel, la última, la que jamás nadie vería porque era solo un sueño. Un sueño que contaba tristezas, finales, muertes y esperanzas.
François Truffaut
A la mañana, cuando me desperté, tomé notas frenéticas sobre lo que había soñado. Esas notas las tengo sobre mi escritorio desde hace años. Han ido tomando forma y, seguramente, en el 2012 se convertirá en una historieta. Pablo Túnica, que está haciendo conmigo los últimos tramos del primer tomo de La Françoise para Delcourt de Francia quiete dibujarla. Estará dedicada: a Francesco, claro. Y será la segunda vez en mi vida que dedicare una historia. La primera, no hace mucho, fue Jusepe en Amerique, publicada por Gallimard en Francia. Y se la dediqué a Danilo, mi primer nieto, que hoy tiene cuatro años.

Altro fumetto inedito non transitato per l’Eura (comprensibilmente, dato il genere) è Cicca Dum Dum, disegnato da Bernet. L’erotismo ha fatto capolino molto spesso nei Suoi fumetti ma Cicca Dum Dum è proprio un porno (se la definizione non La offende). Come è nato questo fumetto?

No me ofende que se diga que Cicca es una historieta  porno, claro que no. Tiene muchos explícitos sexuales, como sabes. También es paródica, me parece. Fue gracioso, nos la pidieron a Jordi y a mi para la revista Penthouse española porque los comics que publicaba la publicación madre norteamericana les parecían demasiado pacatos.  El mercado español es brutalmente más explícito que el yanqui[7]. Sólo teníamos una consigna que había que cumplir sí o sí: cada cuatro páginas debía haber una escena de sexo lo más bestial que se pudiera.
No es fácil construir una historia, a menos que sea caricatural, con semejante consigna. Y así Cicca vivió sus aventuras con Al Capone, con la revolución mexicana, con el gorila de Trumba, con los jeques árabes, desnudándose y dejándose amar en el sentido más carnal del término… una vez cada cuatro páginas.

Credo che Cicca Dum Dum abbia avuto un buon successo, ne sono già usciti quattro volumi. Avete un progetto per il seguito?

De Cicca hay seis historias de 64 páginas – todas han sido reeditadas en album por Glenat hace poco – y algunos episodios aislados y autoconclusivos de 4 páginas que no alcanzan para hacer un libro. Es, ciertamente, un ciclo terminado.

Una serie molto interessante che Lei ha realizzato negli anni 2000 è la trilogia Mon Nom n’est pas Wilson, con i disegni di Walter Fahrer. Pur se non mancano elementi onirici è un fantastico fumetto d’azione: è vero che fu l’incontro con un ex agente della CIA a ispirarLe il personaggio?

Lo que tengo, en Europa, es un psiquiatra amigo que medicaba espías norteamericanos en un consultorio que le habían instalado en la embajada norteamericana en su país. El fue quien me contó la pertinaz paranoia que aquejaba a los espías. ¡Claro! ¡Como no vas a ser paranoico si te pueden estar siguiendo para matarte! Eso fue el disparador de la idea: la locura y las visiones de un espía americano. Que no se llama Wilson, aunque jamás conocemos su verdadero nombre. Y que tiene una psiquiatra enamorada de él y sombras misteriosas que lo persiguen que no se sabe si son verdaderas o no.

Di Wilson sono usciti al momento 3 volumi, presentati in Italia sulla rivista iComics. La storia sembrerebbe conclusa, però ho letto che il progetto prevedeva in origine 5 volumi: usciranno gli altri due (di cui la prima trilogia sarebbe quindi solo una presentazione) oppure per qualche ragione avete dovuto condensare la storia pensata in cinque volumi in tre?

Siempre existe la posibilidad, cuando se hace un album franco-belga, de que sea un suceso de ventas y se continue. Pero lo habitual es que planeen tres álbumes, te pidan que no hagas morir a los protagonistas y que, si las ventas te acompañaron, hagas alguno más. Las ventas, para nuestra desgracia, no acompañaron a la colección de serie negra de Casterman y Wilson terminó junto con el tercer volumen y con la colección. Todo cierra, al final, por suerte, por lo que no se nota que la serie tenía alguna posibilidad de seguir adelante.

Sia su internet che sulla carta stampata viene spesso citata CaZados tra i Suoi lavori recenti più interessanti: se non sbaglio è una striscia disegnata da O’Kif, di cosa parla?

“Sposati” e “cacciati” es prácticamente la misma palabra en español. Casados y Cazados, que para el habla argentina que no pronuncia las zetas sino como eses, se dicen igual. Con eso jugaba la historia que apareció en la contratapa de Clarín durante dos años: un chico embaraza a su novia, se va a vivir con ella, esperan un bebé, andan con su embarazo y sus inseguridades a cuestas, tienen familias espantosamente disfuncionales. El período se corresponde con un momento muy angustiante de la Argentina, el de la quiebra del país en 2001. Y entonces se ven pobres que revuelven la basura, ex ricos que tienen que vender el auto y la casa para comer, gente habituada a ir a los restaurantes a cenar que se consuela oliando las fragancias que llegan desde la cocina de los mismos. Traté de que cada día tuviera un gag. Duró poco porque el Clarín decidió, luego de un cambio de director, renovar la página de humor e historietas. Eliminando las historietas y dejando solo el humor.

Da qualche anno stiamo assistendo a quella che possiamo considerare una seconda fase della ristampa dei Suoi fumetti in Italia, principalmente ad opera di 001 Edizioni (per cui Lei ha anche firmato l’introduzione al volume Parque Chas). Si tratta purtroppo di volumi di piccole dimensioni, il 17x24 di Lanciostory. Ci può anticipare se ci saranno altre Sue proposte oltre ai fumetti disegnati da Risso?

El editor de 001 tiene buena relación con Risso, no conmigo. El prólogo de Parque Chas lo hice para un libro argentino de esa historieta y 001 se ve que lo ha republicado, por lo que dices. Si tu pregunta es relacionada con este editor, te contesto que no.

Ma anche Allagalla ha fatto un lavoro eccellente ristampando le storie brevi disegnate da Enrique Breccia e confezionando lo splendido volume di Custer. Con Il Pellegrino delle Stelle, poi, non solo abbiamo l’edizione definitiva di un capolavoro, ma abbiamo addirittura potuto leggere l’ultimo episodio inedito per trent’anni in Italia. Come mai questo dodicesimo capitolo non fu pubblicato dall’Eura?

Allagalla me parece un buen editor, gente seria y clara, que está preparando algunas cosas nuevas.
Entre ellas las historias horror que hicimos con Risso, juntas en un solo volumen, como hiciera Albin Michel en Francia. Tienes razón, el trabajo que hicieron con esas historias breves, de las que no se conservan los originales, fue estupendo, de un gran nivel profesional.
Non so perchè l’Eura non ha pubblicato l’ultimo episodio del Pellegrino delle Stelle, forse era sembrato troppo strano ma può anche darsi che Scutti si sia dimenticato di spedirlo, non so. Si potrebbe fare un fumetto con questa indagine.

Tra i Suoi lavori recenti è impossibile non parlare de La síndrome Guastavino/L’Heritage du Colonel, un fumetto molto crudo disegnato da Lucas Varela. Il personaggio di Elvio Guastavino e la sua agghiacciante vicenda sono così deliranti che sembrano veri. C’è stata forse un’ispirazione a una persona vivente o a specifici fatti realmente accaduti?

No quise hacer una historia “real” pero sí realista. Traté de responder a la pregunta ¿cómo le queda la cabeza al hijo de un torturador? Fue pura fantasía. La única inspiración fue la historia monstruosa que se vivió en mi país entre 1976 y 1983.

La versione francese di Delcourt del volume è un rimontaggio di quella argentina, eppure è incredibile come le vignette (anche quelle lunghe verticali) si “incastrino” comunque benissimo. Avevate già in mente il doppio formato?

Lucas Varela es un gran diseñador gráfico e infografista muchas veces premiado. Eso de remontar las 64 páginas para convertirlas en 80 era un trabajo que solo él podía hacer con tanta calidad. No, no teníamos en mente el formato doble. En la Argentina, Random House publicó también el formato Delcourt. Y Coniglio, claro.

In Argentina la pubblicazione di Guastavino ha sollevato polemiche oppure è stata accolta con sollievo, come una catarsi, come se finalmente si potesse parlare di un argomento doloroso?

Con Lucas decidimos hacerla, hubiera o no editor. Cada tanto él me pedía que tuviera un poco de piedad con el personaje, atormentado por las cosas horribles que le hacía dibujar. Todos los meses le hacíamos ver más páginas al editor de la revista Fierro de Buenos Aires, Juan Sasturain. Él estaba espantado, al principio. Llegó a decir que no se podía publicar en su revista ni en ninguna otra. Lautaro Ortiz, el jefe de redacción de Fierro nos confesó que una noche no pudo dormir después de leerla. En la Argentina estas cosas todavía duelen mucho. Finalmente se animaron a darla a conocer de a 8 páginas mensuales en su revista. Y fue un gran éxito. Allí empezó la carrera de esta historieta desagradable pero, espero, claramente construída.

Sui numeri 10 e 17 della rivista Animals sono comparsi anche due Suoi fumetti autobiografici che raccontano l’atmosfera della dittatura argentina. Sono stati realizzati su commissione oppure fanno parte di un altro progetto più ampio?

Las dos historias son autobiográficas. No tengo muchas más, me parece. Una, tal vez, sobre un querido amigo al que mataron los militares y que me pareció ver por la calle en Barcelona en 1980. No era él, claro, solo era mi incosciente expresión de deseos. Todavía no pude atrapar el tono para contar esa cosa tan pequeña. Si me viene a la cabeza alguna otro recuerdo contable de esos años de plomo, la escribiré. Pero no hay ningún proyecto. Con la que sí trataría de organizar una serie es con otra breve historia publicada también en Animals, Pizza China, que cuenta sobre una chica en una moto que reparte pizzas por la ciudad. Es una idea que tiene muchas posibilidades.

(5 – continua)


[1] Presentato su Skorpio dal numero 31 del 2001 come L’Ala spezzata.
[2] Neferou il gatto, Skorpio 24/2004.
[3] Oltretutto, L’Eternauta di Zerboni aveva una periodicità piuttosto zoppicante, soprattutto nell’ultima fase della sua gestione.
[4] L’edizione integrale di questo fumetto era molto attesa dagli appassionati italiani che ne avevano letto solo i primi tre episodi sulla rivista L’Eternauta nel 1986 (nei numeri 46, 47 e 49 col titolo L’ultimo cavaliere).
[5] Credo inoltre che sia l’unica collana che ha diminuito il prezzo con il passaggio da lire a euro invece che aumentarlo (partiva a 24.000 lire, circa 12€, e il secondo volume costava 9,20€).
[6] L’Amour en fuite (1979), noto in Italia come L’Amore fugge.
[7] Caratteristica anche del mercato di settore italiano, in cui alcuni fumetti erotici su Playboy venivano censurati. Negli Stati Uniti viene censurato persino il dettaglio delle manette o delle mani legate.

martedì 19 aprile 2011

le serie di Robin Wood in Italia - (da Fucine Mute 55) NAN HAI


Nei bei tempi andati in cui ancora si pensava che Robin Wood scrivesse tutti i suoi fumetti (ma qualche indiscrezione già trapelava grazie a nippurweb.com.ar) avevo scritto un lungo pezzo su Wood che si concludeva con l’elenco delle sue serie arrivate in Italia. «E speriamo di non aver scritto troppe idiozie» dicevo per introdurlo su Fucine Mute 51. Ecco, appunto, colgo l’occasione del blog per aggiornare e correggere alcune cose...
E ovviamente per ampliare la lista con le nuove serie di Wood comparse sui settimanali dopo il 2002.

Nan Hai (Lanciostory 6/93)

Nan Hai è una giovane ed irrequieta piratessa fluviale fan qui  (di razza bianca) nella Cina dei primi del ’900. Il suo vero nome sarebbe Hanah Von Marsten ma la sua famiglia, indovinate un po’, è stata massacrata quando era ancora una bambina ed ora la sua esistenza mette sull’attenti gli altri ereditieri avidi. In pratica ci troviamo di fronte ad un Dax al femminile, senza poteri paranormali e molto più realistico. Dopo varie vicissitudini Nan Hai arriverà persino a sfidare l’autorità imperiale insieme al mercenario Carter il Colpitore. La conclusione della saga è una delle migliori mai architettate da Wood ed è ancora più apprezzabile in quanto mette veramente la parola fine alla serie, senza lasciare l’amaro in bocca al lettore con una conclusione sospesa. La grande evocatività dei testi e vari altri elementi della serie (come la simpatica coppia di avventurieri formata dai litigiosi Buck e Stevens) la rendono qualcosa di più di una semplice saga avventurosa standard. Garcia Duran, però, avrebbe potuto impegnarsi di più.
Nan Hai fu presentata come tuttocolore ma i colori erano opera della redazione.

domenica 17 aprile 2011

le serie di Robin Wood in Italia - (da Fucine Mute 55) MARTIN HEL

Nei bei tempi andati in cui ancora si pensava che Robin Wood scrivesse tutti i suoi fumetti (ma qualche indiscrezione già trapelava grazie a nippurweb.com.ar) avevo scritto un lungo pezzo su Wood che si concludeva con l’elenco delle sue serie arrivate in Italia. «E speriamo di non aver scritto troppe idiozie» dicevo per introdurlo su Fucine Mute 51. Ecco, appunto, colgo l’occasione del blog per aggiornare e correggere alcune cose...
E ovviamente per ampliare la lista con le nuove serie di Wood comparse sui settimanali dopo il 2002.

Martin Hel  (Lanciostory 48/92, dal 1999 ripreso su Skorpio [dal numero 1 di quell’anno])

Nel 1991 Skorpio annunciò clamorose novità per il nuovo anno: Trillo e Wood, gli autori di punta, stavano lavorando a quattro nuove serie, due comiche e due drammatiche, su cui l’Eura puntava molto. Pino Sauro e Tantan comparvero proprio sui numeri 1 di Lanciostory e Skorpio del 1992 mentre per le due “drammatiche” ci sarebbe stato da aspettare ancora un po’. Ma a differenza delle poco fortunate serie umoristiche di Trillo e Saborido, Cybersix e Martin Hel divennero due fenomeni di culto. Martin Hel è il frutto di un attento editing da parte dell’Eura ed in effetti risulta essere il personaggio meno personale di Wood. Laddove le origini sono un elemento fondamentale degli altri suoi eroi, per Martin Hel sono assolutamente (e programmaticamente) assenti: si tratta di una maschera buona per tutte le occasioni, senza elementi logici o caratteriali che ne limitino l’agire. Così può essere coinvolto in qualsiasi tipo di storia senza farsi problemi di coerenza cronologica o comportamentale. Il primo periodo di Martin Hel, quando veniva pubblicato su Lanciostory, è caratterizzato da una stringente struttura ad archi narrativi di tre episodi di 12 pagine ognuno. Fanno eccezione solo il 1° ed il 5° episodio (autoconclusivi), la piccola saga amazzonica (quattro episodi di cui uno portato a 14 tavole) e la lunga avventura d’addio. Da grandissimo narratore qual è, Wood sa sfruttare a proprio vantaggio queste impostazioni “guidate” e dosa con estrema perizia suspense e sorpresa. Tra gli inevitabili alti e bassi tutto il periodo di Lanciostory è esemplare. Anche le prime prove sul monografico si fanno notare per originalità [Martin Hel è il personaggio di Wood su cui dovrebbe essersi fatto le ossa come sceneggiatore Nestor Barron, ma anche nell’edizione argentina su D’Artagnan il primo ciclo viene interamente attribuito a Wood, forse perchè si tratta di materiale che la Columba pubblicò in seconda battuta senza controllarne la produzione]. Quando la serie chiude i battenti si assiste a poco meno di una sollevazione popolare. A grande richiesta, quindi, Martin Hel fa il suo rientro in scena sia sul monografico che su rivista (ma visto che nel frattempo Lanciostory ha trovato la sua primadonna stabile in Dago ora Martin Hel compare su Skorpio). 

Nonostante sia ancora acclamata, la serie non è più quella di una volta [ovviamente stiamo parlando di dieci anni fa]. Non tanto per i disegni di Angel Fernandez, a volte veramente brutti, ma per la scarsa ispirazione che ormai sembra aver catturato Wood. Tanto più che con «Angel Fernandez» non ci si riferisce ad un disegnatore ma ad uno studio molto numeroso di cui Fernandez è coordinatore: quindi, se in un periodo la sua produzione è bassa basta solo aspettare l’avvicendamento naturale dei collaboratori per avere una qualità maggiore. Dal canto suo, Robin Wood a volte non sa più che pesci pigliare e talvolta allunga inutilmente delle situazioni semplicissime. D’altronde, una volta esauriti molti dei miti e dei misteri più intriganti della Storia è difficile recuperarne di nuovi o interessanti. E capita sempre più spesso che la proverbiale originalità di Wood venga messa a dura prova dai forsennati ritmi di consegna (uno degli ultimi archi narrativi, La giostra, è praticamente identico a quello che anni fa riguardava una misteriosa ruota della fortuna). Complessivamente possiamo dire che oggi la serie si trascina, sia su Skorpio che sul monografico, e ormai siamo arrivati anche alla povertà estrema di due o tre misere vignette per pagina. In alcuni dei volumetti bimestrali, poi, Wood non si prende nemmeno la briga di descrivere o giustificare certe azioni, con l’inevitabile conseguenza che è l’Eura a dover integrare i disegni di didascalie invasive e poco in tono col resto [nel passaggio da Eura ad Aurea il monografico di Martin Hel è stato cancellato]. Comunque sia, Martin Hel gode ancora del favore dei lettori. Sarà il suo fascino misterioso, quello che gli permette (essendo una tabula rasa) di vivere qualsiasi tipo di storia senza badare alla coerenza con il resto della serie.

Una prima ristampa di Martin Hel è stata realizzata sotto forma di volumetti omaggio su Lanciostory 34 e 46 del 1993 (rispettivamente, i primi 5 episodi ed altri 6); con lo stesso formato è uscito in edicola uno speciale nel febbraio 1994 (raccoglie 9 episodi). La riproposta è poi continuata con 6 episodi su Euramaster 1 (prima serie, 1994) finché Skorpio non ha finalmente ospitato una raccolta organica della serie in inserto dal n° 25 al 52 del 1997 (arriva però fino al 38° episodio, quindi moltissimo materiale deve ancora essere ristampato).
[Martin Hel ha anche avuto l’onore di una ristampa in albi spillati allegati gratuitamente a Skorpio, ne sono usciti in totale 11 prima che motivi di bilancio ne determinassero la cancellazione.]

giovedì 14 aprile 2011

le serie di Robin Wood in Italia - (da Fucine Mute 55) MUNRO


Nei bei tempi andati in cui ancora si pensava che Robin Wood scrivesse tutti i suoi fumetti (ma qualche indiscrezione già trapelava grazie a nippurweb.com.ar) avevo scritto un lungo pezzo su Wood che si concludeva con l’elenco delle sue serie arrivate in Italia. «E speriamo di non aver scritto troppe idiozie» dicevo per introdurlo su Fucine Mute 51. Ecco, appunto, colgo l’occasione del blog per aggiornare e correggere alcune cose...
E ovviamente per ampliare la lista con le nuove serie di Wood comparse sui settimanali dopo il 2002.

Munro   (Skorpio 26/92)

Un gruppo di carcerieri si affretta nei pressi di una cella, ma sanno già che ciò che temono si è avverato: il prigioniero Munro è scappato ed ha lasciato come traccia di sé solo un sigaro mezzo consumato. Una partenza col botto per una serie ed un personaggio particolarmente riusciti. Come nel caso di Martin Hel (in arrivo da lì a poco) le avventure di Munro, che si svolgono nel Brasile degli anni ’30, si sviluppano principalmente su archi narrativi di tre episodi e in queste storie succede un po’ di tutto: Munro deve vedersela con ragazzine scomparse, approfittatori senza scrupoli, lebbrosi, marabunte e raccoglitori di caucciù. Ottima avventura scritta da un Wood decisamente ispirato e ben disegnata da Carlos Pedrazzini. Questa “nuova eterna” era uno dei frutti della collaborazione diretta di Wood con l’Eura: supervisionare e razionalizzare la pubblicazione degli episodi ne avrebbe permesso una presenza costante fino ad una lunga pausa in attesa di altri episodi. Ma le cose per Munro non andarono bene: ne furono pubblicate solo due parti e la serie fu sospesa in favore dei nuovi impegni di Wood sui monografici e sulle serie storiche più importanti.
In Argentina il nome del protagonista è Morten.

lunedì 11 aprile 2011

le serie di Robin Wood in Italia - (da Fucine Mute 55) CHACO


Nei bei tempi andati in cui ancora si pensava che Robin Wood scrivesse tutti i suoi fumetti (ma qualche indiscrezione già trapelava grazie a nippurweb.com.ar) avevo scritto un lungo pezzo su Wood che si concludeva con l’elenco delle sue serie arrivate in Italia. «E speriamo di non aver scritto troppe idiozie» dicevo per introdurlo su Fucine Mute 51. Ecco, appunto, colgo l’occasione del blog per aggiornare e correggere alcune cose...
E ovviamente per ampliare la lista con le nuove serie di Wood comparse sui settimanali dopo il 2002.

Chaco  (Lanciostory 26/92)

Si tratta di una serie dalla gestazione molto simile a quella de Il Cosacco. Wood voleva Alberto Salinas per illustrare questo western sui generis, e stavolta lo ottenne, ma dopo otto episodi (diventati nove sulle pagine di Lanciostory [alcuni lettori argentini però considerano l’episodio pubblicato sul numero 28 di D’Artagnan Anuario, il primo della serie, come due episodi distinti riuniti in un’unica soluzione, come occasionalmente avveniva in casa Columba: l’Eura sarebbe stata quindi addirittura più corretta filologicamente del “produttore” originario di Chaco? A me quelle prime venti pagine sembrano veramente essere un unicum compatto, e non a caso su Euramaster 4 non saranno separate ma formeranno un unico capitolo]) il disegnatore passò la mano al collega Casalla. Chaco è un indiano bianco: i suoi genitori sono stati ammazzati dagli apaches, i parenti sopravvissuti vogliono eliminarlo per questioni d’eredità eccetera eccetera… Coinvolto in una guerra personale contro i bianchi a causa dell’avidità dei suoi cugini “civilizzati”, Chaco perde la vista (per poi recuperarla senza particolare sforzo!), salva la vita a Pancho Villa, si erge a protettore dei tarahumaras e fa anche girare la testa alla bella Isabel, figlia di un ricco possidente. Fin qui la parte disegnata da Salinas, che si fa notare per una dose forse esagerata di violenza ed effettacci, quasi a raggiungere la parodia. Con l’arrivo di Casalla e del personaggio del Professore i toni verranno opportunamente smorzati e la narrazione si incanalerà nel cliché della coppia d’eroi che vive avventure autoconclusive, per culminare poi con la rinascita della tribù di Chaco. La serie non è terminata e dopo undici anni gli ultimi episodi disegnati da Casalla attendono ancora la pubblicazione [La conclusione è stata pubblicata a partire dal numero 6/2006 di Lanciostory]. In ogni caso, Wood ha scritto di meglio.
Euramaster 4 (prima versione) ristampa gli episodi di Salinas.

sabato 9 aprile 2011

Intervista a Carlos Trillo-4

Frutto Acerbo e il lavoro in esclusiva per l’Eura (dal 1988 al 1999)

Nel 1988 l’Eura varò una nuova iniziativa editoriale: la collana di volumi cartonati Euracomix, che ebbe un grandissimo successo e che tuttora continua nella nuova veste AureaComix. Si trattava di ristampe delle serie di maggiore successo (spesso con adattamenti che hanno fatto giustamente urlare allo scandalo gli appassionati), però all’inizio venne anche avanzata l’ipotesi di produrre dei fumetti appositamente per quel formato. Ovviamente ai lettori dei soli settimanali la cosa non fece piacere e l’Eura risolse dicendo di avere commissionato agli autori delle serie che fossero pensate per avere la misura standard di Euracomix, dove sarebbero comparse dopo essere transitate per i settimanali.
Sembra la descrizione perfetta di Cosecha Verde/Frutto Acerbo: nacque effettivamente così, su richiesta dell’Eura, oppure era un progetto precedente?

La idea de hacer una historia larga de temática latinoamericana, parodiando – y al mismo tiempo utilizando – los resortes del que se llamó boom de la literatura latinoamericana hacía ya tiempo que me daba vueltas en la cabeza y ya tenía apuntes escritos sobre cómo encarar una historieta con eso. Mandrafina es, sin duda, el mejor de los dibujantes realistas argentinos que se puede acercar a la farsa, al subrayado grueso, a la caracterización caricaturesca de los personajes. Creo que, en realidad, ni siquiera es un realista y que lo que más le gusta es jugar con la fantasía que hay dentro de la realidad. Nunca me canso de proponerle cosas para que dibuje y tampoco me canso nunca de mirar lo que hace con esas cosas. ¡Es un monstruo!
Fue la Eura,  efectivamente, la que me propuso hacer una historia con él para su colección de libros. Y así comenzamos Cosecha Verde. La línea argumental estaba tomada de una vieja novela policial que yo había escrito con seudónimo en 1971 o 1972. La novela contaba de detectives y de gangsters pero tenía un esqueleto que me sirvió cuando me puse a escribir Cosecha. Es decir, esa novela fue útil solamente para seguir los pasos del relato y llegar a un final coherente porque todos los personajes cambiaron y se convirtieron en criaturas desproporcionadas. El escriba del régimen, el dictador, la virgen intocada, esa suerte de coro griego en tiempo de bolero, todo estaba fuera de escala. Tal vez solamente Donaldo Reynoso, el protagonista, se mantenía dentro de los límites – digamos – de la normalidad. Y eso hasta que entré en confianza y llegué a disfrazarlo de torero (memorable transformación en el dibujo de Cacho). Para sumarse a las cosas improbables aparecía, hacia el final, la noche interminable como metáfora de esa dictadura salvaje que asolaba el paisito donde transcurría la historia.
Cosecha Verde se publicó por entregas de ocho páginas, creo, en alguno de los semanarios Eura y luego, horriblemente coloreada, fue un libro de más de 120 páginas en esa colección que mencionas[1]. A partir de allí, inició su carrera internacional. Lo publicaron en España en una edición impecable en blanco y negro (Ikusager), lo compraron – Albin Michel – para ser publicado en lengua francesa y en Argentina salió en revista (el quincenario Puertitas) y en album (Ediciones Colihue). En Francia ganó el premio al mejor guión del año en el Festival de Angouleme en 1999. Eso de “en exclusiva” nunca es así. Un autor, si recibe una oferta que le interesa, decide quién hará la “primera publicación” de la obra y luego intenta que la misma haga una carrera en la mayor cantidad de países posibles. Record en un momento, Ediciones de la Urraca en otro, Toutain después, y la Eura o algunos editores franceses han servido para iniciar proyectos que me interesaban. Con la Eura había que tener cuidado. Solían pedir cosas que solo servían para el mercado italiano (los fumettì, con acento en la i,  como los llaman los franceses casi con desprecio) y esas producciones terminaban muriendo en Italia. Las series interminables de capítulos de 12 páginas absolutamente autoconclusivos son una maldición para un autor aunque eran, en los años que la Eura me compraba mucho material, muy apreciadas por la editorial. También los unitarios (liberi, los llamaban ellos) eran muy requeridos por la editorial. Siempre intenté esquivar estos dos esquemas de producción para armar historias que permitieran una carrera más vasta que su publicación en Italia. Después de todo no soy italiano y si bien, como decía Toutain, los argentinos hablamos español con acento italiano, tenemos lecturas e historias que nos diferencian de ustedes: no tuvimos guerras que perdimos, no tuvimos plan Marshall, no tenemos a Berlusconi. Pero tuvimos 30.000 muertos a manos de la dictadura militar de mediados de los años ´70, hay todavía hoy abuelas que están buscando a sus nietos – hijos de sus hijos asesinados - que fueron regalados por esos militares a familias católicas y reaccionarias. Además,  en el año 2001 tuvimos una crisis terminal que hizo desaparecer los ahorros de toda la población. En fin, uno cuenta desde donde está parado en este mapa complejo de la vida y arma su historia según ese lugar.
Pero quisiera agregar algo sobre los “liberi”: hice algunos, es cierto, que después quedaron en el cajón de los recuerdos para siempre. Pero en algún momento se me ocurrió hacer “liberi temáticos”. Un ejemplo son las historias de terror que dibujó Eduardo Risso que se publicaron, unidas por el tema, como libro en muchos países.

Sempre a proposito di Frutto Acerbo: il nome del protagonista Donaldo Reynoso è forse un omaggio a Paperino (cioè Pato Donald)?


La revista de Cesare Civita de mi infancia, EL PATO DONALD, como había una prohibición legal entonces de usar nombres en idiomas extranjeros, llevaba como subtítulo en sus tapas “una traducción” entre paréntesis (EL PATO DONALDO). Fue un recuerdo, un homenaje tal vez,  a Carl Barks y su genio, a mi amado mundo de los patos de la niñez y a mis primeras lecturas apasionadas.

Negli anni della collaborazione con l’Eura si afferma e si intensifica la realizzazione di fumetti seguendo la lunghezza standard franco-belga, ovvero 62 o 46 tavole di fumetto per volume, che riguarderà anche fumetti successivi come L’impermeabile di Philip Marlowe e Arcabuz. D’altra parte anche Balcarce e Zanotto la adottarono per Cronache del Tempo Medio. Lei ha riscontrato che aiuta a vendere il volume nei diversi mercati? In fondo la foliazione è sempre quella e lo si può rivendere in Europa come in Nord America.

Tavola di Bob Schoenke
El mercado norteamericano siempre nos fue esquivo. Toutain debió fundar una empresa con dinero proprio (Catalan Communications)  para intentar imponer las historietas que, como agente nuestro, intentaba vender en USA. Una vez, un editor yanqui llegó a decirme que las historias que yo escribía  eran antinorteamericanas y que jamás editor alguno de su país iba a publicar esas cosas. El mercado franco-belga tenía muchas más reglas que la extensión de los álbumes (46, 54 o 62 páginas). También pedían que los dibujos no fueran “talking heads”, cabezas parlantes, como las que hacían – decían despectivamente – en los fumetto italianos. Claro, no sabían que la historieta italiana, como la argentina, provenían no de la escuela francesa sino de la de los primeros grandes maestros norteamericanos, esos que hacían tiras para los diarios. Y ellos narraban, por razones de producción - ¡tenían que hacer una tira diaria! – , con muchos primeros planos. Esos materiales, en la Argentina, aparecían en revistas, remontados para su puesta en página. Y sin duda fueron, entre otros, Noel Sickles, Milton Caniff, Alex Raymond, Fred Harman, Frank Goodwin, Alex Toth, Bob Schoenke (tan amado por Alberto Breccia, por Hugo Pratt, por García Seijas, por tantos argentinos que leyeron la revista Puño Fuerte de Editorial Lainez). Me he ido dando cuenta de que en Francia y su zona de influencia hay dibujantes nuestros (algunos excelentes) que no gustan nada. Así, nos compraron todas las cosas mías que han dibujado Eduardo Risso, Cacho Mandrafina, Jordi Bernet, Juan Bobillo, Horacio Altuna, Juan Saenz Valiente, Lucas Varela, Pablo Túnica, pero hay muchos que no han pasado el filtro que imponen los editores francófonos de contar de lejos, de dibujar muchos detalles, de ser realista pero sin apartarse nunca de la forma de montar la página de Hergé.

La scorsa volta ci aveva detto che Fulù o la mala suerte, annunciata in volume da 001 Edizioni mentre scrivo, fu tra i primi fumetti a essere inviati in esclusiva all’Eura, nell’aprile 1988. Su Skorpio comparivano delle tavole introduttive (splash pages, direbbero gli americani) che pur senza testo sintetizzavano ciò che era successo nell’episodio precedente. Queste tavole non compaiono nella versione in volume e il conto delle tavole raggiunge la quota standard del formato francese: 46 pagine. Quelle tavole in più vi erano state commissionate dall’Eura o furono una vostra idea?

Fueron idea mía porque de esa forma se dañaba menos la continuidad, dando al lector del semanario, una suerte de “resumen de lo publicado” que hacía fluir mejor la historia de semana en semana. Fulú tiene una buena cantidad de esas páginas “de presentación de capítulo”. Páginas que, por cierto, fueron útiles para que Glenat de Francia, que la publicó en álbumes casi enseguida luego de la Eura, utilizara esos dibujos de Risso para realizar las cubiertas y contratapas.

Una curiosità: alcuni (pochissimi) fumetti pubblicati da Lanciostory e Skorpio erano attribuiti a tal Luna (liberi disegnati da Fried) e a tal Reynoso (Julian Estrella disegnato da Alberto Dose). Immagino che fosse Lei, vero? Anche perchè questi pseudonimi, se di pseudonimi si tratta, riprendono due Suoi personaggi, il Lorenzo Luna di Ivan Piire e il Donaldo Reynoso di Frutto Acerbo.

Yo firmé muy pocas veces con seudónimo. En la vieja Misterix, la historia dibujada por José Caramuta que se llamaba Wapiti, el cazador de castores. Y mi primera colaboración con Ediciones Record que dibujó Juan Gimenez. Donde retomé el nombre Lester Millard, presunto autor de aquella historia breve era un nombre que yo ya había usado para una de las dos novelas que se fingían de autor americano, Circulo Mortal (que luego sirvió como lejana estructura para que dibujó Bernet). Mi otra novela a la manera de la serie negra americana la firmé como David Grennell (y, como ya te dije, sirvió de esqueleto de Cosecha Verde). De estos seudónimos de la Eura me enteré bastante después y no los inventé yo sino Sergio Loss, en el intento de que pareciera que había más autores en sus revistas. Reynoso era en verdad el apellido del autor de Julián Estrella (Daniel Reynoso, un creativo de publicidad argentino que sabía escribir historietas) y casi todas las historias que dibujó Fried las escribió Saccomanno. Puede ser que el Luna lo usaran en la Eura para Guillermo y para mí sin distinción, pero no lo sé. Me hablás de ese fotógrafo enamorado que fue Lorenzo Luna, pero Lunas hay muchos más en mi vida: Charlie Moon, una historia que yo había hecho con Altuna para SuperHumor  - y que luego publicó Toutain y, creo, L´Eternauta[2] - se iba a llamar Carlitos Luna e iba a transcurrir en los pequeños pueblos que rodean las zonas trigueras y maiceras del campo argentino. Pero como nos pasó con Bolita Uno (Chicanos), los editores fuera de Argentina nos pidieron que cambiáramos la ambientación argentina por una americana porque no se entendía que la discriminación, la miseria, el desamparo de la preadolescencia, son temas más que universales. Y en El Loco Chavez hubo una chica llamada Luna. Y Luna se llamaba el Watson de esa reveladora historieta de nuestra adolescencia que fue Sherlock Time.
Dije Bolita Uno porque, finalmente, hoy, con Eduardo Risso estamos haciendo una historieta con una boliviana discriminada y pobre en la Argentina que se llama así. Y supongo que Carlitos Luna ha quedado en la carpeta de proyectos porque es un tema que me fascina. La Argentina tiene inmensas extensiones de campo cultivado y, siempre, en el medio de ellos, hay una pequeña ciudad, tan parecida a esas por donde caminaba Charlie Moon.

Nel 1989 nasce in Argentina una nuova casa editrice, El Globo Editor. Come aveva già accennato la scorsa volta, l’intento della rivista principale, Puertitas, è di diffondere anche in patria quei fumetti che avevano avuto molto successo in Europa. Da chi era formato lo staff della casa editrice, c’erano altri autori coinvolti nel progetto?

El Globo Editor fue una iniciativa mía y de un querido amigo que nunca apareció en los créditos porque era (y es) un importante editor de grandes medios masivos. En el staff estábamos yo como director de las publicaciones y Saccomanno, como jefe de redacción. Nos ayudaba una talentosa escritora que se llama Viviana Centol y un par de diseñadores gráficos. Todos los dibujantes cobraban sus colaboraciones a un precio aceptable. Teníamos mucho material nuestro y algunos humoristas de gran talento que colaboraban con Puertitas. También un escritor llamado Rodrigo Fresán, que escribió columnas memorables sobre asuntos relacionados con sus lecturas de comics.

Quale fu il Suo grado di coinvolgimento nell´operazione? Era il direttore responsabile, si limitava a proporre il materiale oppure era il vero e proprio editore (un po’ come Jean Moebius Giraud e Philippe Druillet ai tempi del primo Metal Hurlant)?

Eramos dos socios: este amigo que es un notorio periodista y yo.

Oltre a Puertitas El Globo pubblicò anche altro materiale a fumetti, come Cybersix e Trash (che pubblicava il fumetto noto in Italia come Borderline): erano considerati numeri speciali di Puertitas oppure vivevano di vita propria, erano delle vere collane?

Se publicaron varias revistas: Puertitas, una pequeña publicación de humor llamada La Risa, un mensuario de humor relacionado con el sexo, SuperSexy, y algunos especiales como los números monográficos como Cybersix o los que mostraban material internacional europeo que en esa época tenía escasísima llegada a la Argentina.

Accanto a Puertitas usciva appunto anche la rivista erotica Supersexy. Anche in Europa nei primi anni ’90 ci fu un boom di testate erotiche: Supersexy ebbe successo? Se non sbaglio ospitò autori eccellenti, come Manara e Bernet.

Milo Manara, Jordi Bernet, Matthias Schulteiss, Vittorio Giardino, algunos autores de Fluide Glacial como Edika. El problema principal que teníamos los pequeños editores (y que también sufrían los grandes) era la monstruosa inflación argentina de aquellos años. Uno hacía el número 7, digamos, pagaba por él 1.000 pesos y el precio de tapa era 5 pesos. Recaudaba 1500 pesos. Pero al llegar el número 8, tenía que pagar por él 3000 pesos. Y siempre terminabas, por culpa de esta espiral monstruosa,  bajo la línea de ruptura. Eso acabó con buena parte de la industria de las revistas en la Argentina.

L’esperienza di Puertitas durò 4 anni e mezzo, secondo Lei cosa ne determinò la fine? Era un semplice discorso legato all’economia del Suo paese o forse il pubblico argentino si era “diseducato” al fumetto di qualità non avendo più accesso al meglio che la sua scuola produceva? Tutto sommato, le riviste della Columba continuavano a uscire (anche se di lì a poco sarebbero sparite)

La crisis económica desinteresa al público de los gastos susperfluos: el diario, las revistas, los cafés en el bar de la equina mueren cuando en casa no alcanza el dinero para comer. Nuestras revistas siempre vendieron poco y nunca perdieron dinero, pero las cerramos cuando vimos que nos acercábamos peligrosamente a la línea roja. Las revistas de Editorial Columba fueron un caso diferente, el de una editorial demasiado rígida que no contempla los cambios epocales. En los buenos tiempos habían vendido centenares de miles de ejemplares pero fueron bajando sus ventas de manera sostenida hasta desaparecer. No sin antes intentar cambios que los pocos lectores que les iban quedando desaprobaron ruidosamente (entre los que estuvieron la compra de materiales que habíamos hecho con Risso y con Mandrafina que, evidentemente, nada tenían que ver con el menú que ofrecían a sus compradores de siempre).

Il passo successivo di El Globo Editor fu, se non sbaglio, la conversione in una catena di librerie: “Meridiana”. Lei ebbe un ruolo nella loro gestione?

Con las revistas que ya habían circulado en los quioscos, al final, pudimos hacer un canje con un distribuidor por publicaciones diversas, comics books americanos, albumes españoles, etc. Me uní a otro pequeño editor que cerraba su publicación Coctel Comic, Javier Doeyo, y en sociedad con él abrimos la comiquería Meridiana, una de las primeras en Buenos Aires. Asociamos a un par de empleados de nuestras revistas en el nuevo intento y yo me desentendí del asunto. Nunca trabajé para la comiquería y terminé vendiendo mis acciones a uno de los ex empleados y ya socio de la librería. Hubo dos o tres Meridianas (eso que llamas “catena”) luego de mi partida, pero eran intentos de los socios que quedaban de expandir el negocio.

Tornando al Suo lavoro per l’Eura Editoriale, il 1992 fu un anno fondamentale perchè la casa editrice volle intensificare la produzione dei suoi autori di punta e alla fine del 1991 annunciò nuove serie di qualità, due drammatiche (su cui torneremo tra poco) e due umoristiche. Queste ultime due, che vennero pubblicate proprio a partire dei numeri 1 di Lanciostory e Skorpio del 1992, furono entrambe affidate a Lei con i disegni di Felix Saborido: si trattava di Pino Sauro e Tantan.
L’Eura sembrava puntare molto su questi personaggi (allegarono anche degli adesivi come omaggio) ma mi sembra che non furono un grande successo, anche perchè alcuni lettori contestavano la loro stessa identità di fumetti dicendo che invece erano strisce. E difatti dopo averne rarefatto la presenza, l’Eura ne presentò una manciata di episodi proprio con quel formato. Cosa ricorda di questa esperienza? Era difficile trovare argomenti e battute sempre nuovi? Tra i due aveva forse maggiore facilità a scrivere le storie di uno piuttosto che dell’altro?

En la Eura sabían que yo hacía algunos trabajos humorísticos en Buenos Aires, conocían Puertitas y las páginas humorísticas que dibujaban Peni, Marín y otros. Tuvieron esa idea y, con la ayuda de Maicas, con quien yo ya colaboraba en Clara de Noche, llevamos adelante esos personajes. También colaboró en los guiones Marín, un muy buen humorista y dibujante. Y no solo Saborido dibujó las historias porque eran demasiadas páginas para su estilo meticuloso. En el dibujo colaboraron otras manos (creo que se notaba bastante). Te diría que, a la distancia, y aplicando un poco de autocrítica, tendríamos que haber dicho que no a la propuesta.

si ricorda chi erano i collaboratori di Saborido? Si trattava di disegnatori famosi?

Saborido aveva come collaboratori i fratelli Saavedra, che qui in Argentina facevano disegni animati. No, non erano famosi all’estero. I Saavedra hanno anche lavorato con Meglia su Cybersix (un po’).

Le due serie “drammatiche” del 1992 furono Martin Hel, di Wood e Fernandez, e il Suo Cybersix, disegnato da Carlos Meglia. Si trattava effettivamente di una serie nata su commissione dell’Eura, come venne presentata, oppure era un progetto che in qualche modo stava già maturando e che l’Eura Le permise di concretizzare?

Como en otros casos, la Eura fue el primer editor del mundo de Cybersix. Que era una idea que teníamos bosquejada con Meglia y que, al principio, se iba a llamar Dark Girl. La Eura nos posibilitó hacerla porque todavía, en ese tiempo, tenían precios aceptables para los colaboradores. Pero inmediatamente contactamos a Vents d´Ouest que sacó doce libros de gran cantidad de páginas y, a partir de allí, empezó a moverse la producción audiovisual: Cybersix tuvo una serie semanal en vivo, con actores, en la Argentina y una serie de dibujos animados de impecable producción japonesa-canadiense.

Alla base di Cybersix c’erano molte suggestioni diverse, tra cui senz’altro la principale fu la questione etica dell’esistenza e dei diritti dei cloni (e questo anni prima della pecora Dolly e dei proclami deliranti dei raeliani). Se ben ricordo fu determinante per la sua creazione quel fatto di cronaca relativo alla coppia di miliardari cileni che non poteva concepire e si fece fare degli embrioni in Australia da impiantare successivamente nell’utero della donna. Solo che i due morirono in un incidente aereo prima dell’intervento e i parenti scatenarono una guerra legale per far distruggere gli embrioni congelati, che avrebbero di logica dovuto essere gli eredi universali...
Lei ha detto in varie occasioni di non amare la fantascienza e di preferire scrivere altri generi: anche alla luce dell’episodio che ho riportato sopra, possiamo dire che Cybersix è più una serie drammatica con forti connotazioni sociali piuttosto che semplice fantascienza?

Antes de Cybersix se hablaba ya de clonación, se intentaba guardar esperma de muertos para el futuro, no era ya una fantasía. Los millonarios chilenos existieron como tantos otros casos menos notables de inseminación de mujeres con semen anónimo congelado en la heladera. No me gusta la ciencia ficción y siempre que hago alguna historia del género me escapo de las naves espaciales y los monstruos de cara fea. Los monstruos, como le dije una vez a Toutain cuando quería que Custer pasara en el espacio alienígena, pueden estar dentro de nosotros. La cita no era mía sino de ese genio que se llamó J. G. Ballard, que había inventado lo que él llamaba “ciencia ficción interior”. Funcionó. La revista 1984 de España, que estaba llena de gentes con dos cabezas y embarcaciones que surcaban el espacio, publicó una historia que solo presentaba un corrimiento de la realidad y permitía, tantos años antes, el Gran Hermano que vino después. Cybersix era un ser humano siendo una criatura de laboratorio. Y eran monstruos otros que habían salido de vientre de madre. El tema de los diferentes, de los discriminados, ya formaba parte de la literatura del siglo XIX, después de todo, con sus Hyde y sus Frankensteins.

Cybersix riscosse un grande successo su Skorpio e come per Dago e Martin Hel ne venne proposta anche una versione mensile in formato bonelliano; in realtà le dimensioni passarono dal 17x24 degli esordi al formato Paradox e poi finalmente al classico 16x21, ma si trattava sempre di 96 tavole mensili da scrivere. Pur con l’aiuto occasionale di Viviana Centol, mi sembra un lavoro colossale, anche perchè il tempo di lettura era molto lungo: fu faticoso produrre tutte quelle pagine considerando che Lei lavorava ovviamente anche agli altri Suoi fumetti?

En Cybersix, y yo lo hacía constar cuando enviábamos cada album, trabajaba más gente que Meglia y yo. Viviana Centol hizo una buena cantidad de episodios y hubo otros autores, como Fernando Calvi, que hicieron aportes muy interesantes. En el dibujo trabajaron Santana, Saborido, Domingues, Vitacca, Emiliano Parmiggiani, los hermanos Saavedra, Armando Da Col, Sergio Gadea y otros. Lo que se intentaba era que los trabajos se parecieran a los de Meglia, no como hace Bonelli en cuyas series se ve la impronta y la originalidad de cada dibujante. En la Eura, en un momento, por confusiones con la numeración, empezaron a aparecer cambiados los nombres de quienes efectivamente habían colaborado en ese número y eso era muy difícil de corregir porque recibíamos las revistas muchos meses después. Con Meglia nos gustaba pensar que la verdadera cronología fue la que hicimos para Vents d´Ouest, en la que la historia se ve mucho más coherente. Coniglio Editore ha propuesto tres albumes de esa cronología con traducciones fieles y bien hechas, sin las censuras que la Eura aplicaba a los textos por vaya uno a saber qué problemas de no irritar a un público fiel al que conocían muy bien. O por lo cerca que tienen ustedes al Vaticano, vaya a saber.

non avrei mai detto che i testi di Cybersix fossero stati censurati, gli argomenti che trattava erano già piuttosto delicati. Di che tipo di censura si trattava? Forse c’era qualche riferimento alla religione?

L’Eura censurava molte cose, non posso essere più preciso perchè mandavano poco le riviste e mai i libri. Ma ricordo cose che mi hanno detto sulla censura in Cybersix: il sesso, le allusioni religiose, la bisessualità...
Siccome l’edizione di Coniglio rispetta sicuramente l’edizione francese, che rispettava la nostra, si potrebbero comparare. Ma è appunto vero che loro si sono basati sul francese... Se si fa una versione in spagnolo completa, ti mando i libri e così potrai vedere.
Mi sa anche che, non so se per censura o per stanchezza, non hanno pubblicato uno dei libri di 96 pagine. Pensa che quando loro stavano ancora pubblicando Cybersix e avevano ancora tanti mesi da stampare, io avevo già due cause con loro (per i diritti di Loco Chavez una, per i diritti di Cybersix l’altra) e si sono incazzati e non parlarono più con me.
Una cosa che ricordo: c’era un episodio nel quale un personaggio era Umberto Eco. Io ero per caso in Italia quando loro stavano per stampare l’albetto. E AVEVANO TOLTO IL NOME DI ECO METTENDO UN ALTRO. Ho avuto una riunione con loro e, meno male, ho convinto il capo a lasciarlo com’era. Se io non ci fossi stato UMBERTO ECO si sarebbe chiamato GIANFRANCO ROSSI o una cosa così.

In Italia il mensile Cybersix non ebbe successo e divenne bimestrale per contenere le perdite. L’Eura va senz’altro lodata per aver continuato quello che era il fiore all’occhiello della casa editrice all’epoca. Secondo uno dei tanti editori francesi che hanno cercato (senza riuscirci) di importare il modello Bonelli in Francia, Tex e compagni sono dei campioni d’incasso perchè gli italiani si spostano molto in treno e quei fascicoli molto lunghi (quasi 100 pagine) ma dal formato piccolo offrono una soluzione comoda per ammazzare il tempo durante brevi tragitti. Come ho detto prima, Cybersix aveva spesso un tempo di lettura molto più lungo del normale, a volte come se si trattasse proprio di 8 episodi da 12 tavole messi insieme: secondo Lei questa eccessiva generosità può avere inciso sulla scarsa presa sul pubblico italiano, abituato a sorbirsi pagine e pagine di inseguimenti o spiegazioni tanto per arrivare alle 100 pagine canoniche? O forse era la storia ad essere troppo sofisticata per gli standard delle edicole italiane?

Sergio Bonelli es un editor gigantesco. Ha educado el gusto de su público en la lectura del fumetto italiano que conocemos. Los franceses también toman trenes y sin embargo no leen Tex, leen Tintin o Asterix. Es decir, han sido educados en el consumo de otro tipo de producto.
Ese comentario del editor francés apunta a considerar menor lo que hace Bonelli y lo único menor que tienen sus revistas es el precio. Y es probable que no se puedan proponer como álbumes en Francia porque no están pensados para ser eso. Es un lindo tema para reflexionar, me parece.
Es probable que Cybersix, pensado por una cabeza no italiana, se haya apartado de las reglas del fumetto bonelliano. Y haya estado más cerca de la bande dessinnee francesa. Se podrían apuntar razones, muchas. A mi se me ocurren algunas: de las historietas italianas, las que mejor han funcionado en Francia son el Corto Maltese y algunas cosas de Milo Manara. Ninguno de los dos autores, ni Manara ni Pratt, son bonellianos. Nuestra escuela argentina de historietas es probable que se aproxime mucho a lo que hacía Pratt, tan amado en nuestro país, junto con Oesterheld. Y Oesterheld, como guionista, es el maestro del Pratt guionista. Y de los productos argentinos habría que diferenciar la línea Editorial Frontera-Ediciones Record de la línea Editorial Columba. Columba, creo, es más bonelliana en las fórmulas del relato, más clásica, más conformista. Y Oesterheld-Pratt-Breccia-Solano López (nuestros, mis maestros) jugaron siempre mucho más con los límites del relato clásico, intentaron muchas veces romperlo. Quién sabe. Los fracasos siempre es fácil explicarlos después que sucedieron, ¿no?

In Cybersix comparvero molti personaggi memorabili che però nascevano e morivano nell’arco di un episodio: ricordo ad esempio il rivale di Van Richter che lavorava coi robot invece che con il genoma umano. Negli Stati Uniti avrebbero ideato spin-off, miniserie, cross-over... invece in Italia il cast rimaneva praticamente immutato dall’inizio alla fine: c’erano delle restrizioni precise da parte dell’Eura per evitare che ci fosse una continuity troppo stretta che avrebbe potuto allontanare potenziali lettori occasionali?

La Eura, editorial con la que, por otro lado tuve grandes problemas con largos encontronazos judiciales incluídos, siempre tuvo una gran generosidad y una notable confianza por el trabajo de sus autores. Las cosas tenían una medida porque las revistas de historietas las tienen, pero el contenido era poco objetado por quienes hacían el editing. Confiaban en los profesionales que trabajaban para ellos.

In Francia Cybersix ha avuto un’edizione molto lussuosa che raccoglieva due episodi per volta in volumi cartonati di grande formato (e nel rispetto della numerazione di Meglia): hanno avuto successo?

Hicieron doce volúmenes con dos episodios cada uno, lo que es mucho. Si bien no agotaron la serie pudimos elegir las cosas que más nos gustaban para proponerlas en Francia. Anduvieron bien, están completamente agotados, con la viuda de Meglia esperamos que caigan los derechos de Vents d´Ouest para proponerloen francés en otros formatos.

Oltre che in Cybersix Lei ebbe un ruolo molto importante anche in un altro progetto Eura 16x21, ovvero Formula 4, per cui scrisse Poe e Rascolnicov (il secondo pubblicato su Skorpio). L’idea nacque da Lei o fu la casa editrice a proporla?

Poe y Rascolnicov fueron hechas con una enorme colaboración de Viviana Centol. La Eura propuso la idea de hacer miniseries de cuatro albumes a la Bonelli y yo pensé las dos series que se desarrollaron normalmente dentro de las características solicitadas. Pero el trabajo de escribir el guión definitivo fue de Viviana. Yo terminé mi trabajo en el argumento (il soggetto, dirían ustedes).

Gli anni ’90 assistirono anche alla nascita di un altro personaggio fondamentale che quest’anno compie ben vent’anni di carriera: Chiara di Notte. È vero l’aneddoto secondo cui alla sua base ci fu un’interpretazione letterale delle richieste dell’editore della spagnola El Jueves che vi chiese un personaggio “de puta madre”[3]?

El Jueves es la gran publicación humorística española de los últimos treinta y tantos años. Se trata de una revista anárquica, disconforme, crítica. Sus autores son todos humoristas. Una idea de Gin, el director cuando empezamos a trabajar, fue agregar una historieta “seria” a la revista, pero con remates humorísticos. La historia sobre la que preguntas es verdad, pero es también una broma interna entre Jordi, Gin y yo. Clara de Noche se ha convertido en costumbre, sale todas las semanas desde hace mil semanas, primero en El Jueves, luego en el diario argentino Página 12, una publicación de izquierda intelectual (y peronista-kirchnerista en la actualidad), después en las revistas Eura-Aurea, y por fin en libros en varios países. Las últimas propuestas en formato libro las ha hecho Fluide Glacial, con dos tomos en una colección muy bella de erotismo que está llevando adelante. En Clara de Noche, no me canso de repetir, es fundamental mi colaboración con Maicas, que es un gagman excepcional. Ni èl sabe pensar historias ni yo remates humoristicos. Entre los dos hacemos un autor que, en realidad, ninguno de los dos somos.

Per un certo periodo sulle riviste dell’Eura girava voce di una futura collaborazione tra Lei e Solano Lopez, quando Solano era rientrato in Argentina dal Brasile. Era solo una speranza di Sergio Loss oppure c’era qualcosa di più concreto?

Nunca colaboré con Solano López y realmente lo siento porque es uno de los dibujantes que más he admirado en mi vida. No conocía esta versión porque jamás nos propusimos colaborar juntos.

Accanto alla produzione per l’Eura non mancarono comunque anche negli anni ’90 alcune rarissime collaborazioni con altre case editrici. In particolare mi ricordo Hoover, pubblicato su Torpedo della Acme. Si trattava di uno one shot (cioè non era previsto un seguito) oppure doveva essere il “pilota” di una serie più lunga come nel caso di Basura/Rifiuti? Su Skorpio 49 del 1991 comparve anche un episodio breve, Amore e transistors, con gli stessi protagonisti.

Si, Hoover estaba pensado para configurar dos o tres historias de cuarenta y seis páginas. No pudo ser, Torpedo duró poco, la Acme quebró, Zaffino firmó un contrato para trabajar con los americanos y no pudo seguir dibujándola. Hizo sí, en principio para la Acme, esa segunda historia, que nunca se llegó a publicar y que finalmente la vendimos a la Eura. Me ha pasado algunas veces, las historias no tuvieron el combustible editorial suficiente para seguir adelante.

A metà degli ’90 si concluse Bruno Bianco (per fortuna senza una vera conclusione, così possiamo sperare di rivederlo, un giorno...) dopo che già da alcuni anni la sua produzione veniva realizzata direttamente per l’Eura. El Clarin non era più interessato a continuare a pubblicarlo, oppure fu Lei (o Garcia Seijas) che decise di interromperlo a causa di altri impegni?

En Clarín se terminó por decisión del diario. Hubo una rediagramación y decidieron reemplazar El Negro Blanco por una tira de Altuna, el Nene Montanaro. En el diario sí nos despedimos, pero con referencias demasiado localistas como para agregarlas en la versión que hacíamos para la Eura. Incluso, para la Eura El Negro Blanco siguió un tiempo más, pero finalmente la interrumpimos, seguramente porque yo me desvinculé de la Eura mientras se desarrollaban un par de juicios (por Cybersix y por El Loco Chávez) ante la justicia italiana.

Ho notato nelle serie a puntate realizzate per Lanciostory e Skorpio alla fine del decennio una certa dilatazione dei tempi, un ritmo più lento che altrove. Lo si può ravvisare in Livevil[4] e Kappa[5], ad esempio, ma in parte anche in Borderline[6] e N. N.[7] Fu una richiesta precisa dell’Eura oppure una Sua scelta, magari per sfruttare la possibilità di creare suspence di una pubblicazione settimanale?

Livevil fue una semilla apresurada para una bella historia que hicimos con Meglia antes de su muerte para el editor francés Soleil, RED SONG. Estaba prevista para hacer por lo menos seis álbumes. La muerte de Meglia impidió terminar el segundo. Era una idea que nos gustaba mucho y que, una vez más, tenía buenos diseños de personajes para ser animados. De hecho, antes que Soleil, la Disney Italia, en un momento particular de su historia, estuvo interesada en producirla. Cuando la presentamos a la Disney ya se llamaba Red Song y fue con ese nombre que terminó saliendo por  Soleil.
Kappa es una historia que firmé y no escribí. La hizo en su totalidad Viviana Centol en una época en que no era aceptada aún como autora de comics de la editorial. Podía trabajar solo como ayudante mía. Entonces, para que ella pudiera empezar a desarrollar sus propias historias, para lo que estaba ya muy habilitada, las firmé y omitieron, tal vez, porque nunca vi las revistas, su nombre entre los colaboradores.
Borderline y Boy Vampiro (NN) fueron intensas producciones que dibujaba Risso. Las historias, en los dos casos, tienen un final. Puede ser que haya habido episodios de más, a mí me gustaron mucho las dos series y de repente aparecían personajes a los que quería exprimir mejor. El mundo en el borde y el niño vampiro que no puede crecer son ideas con gran fuerza. La muchacha sordo muda que solo se comunica con su muñeca es buena. La Eura las compró ya en los últimos tiempos de mi colaboración con ellos.

Una rivista fondamentale degli anni ’90 per la Sua carriera sembra essere stata Genios, un supplemento per l’infanzia di El Clarin: oltre a Luna Roja con Eduardo Risso che altre storie ha realizzato per quella rivista?

La Reina del Rio
La Banda de Genios
En Genios he trabajado con Eduardo Risso haciendo Los Misterios de la Luna Roja, que era una historia con continuará. Luego, a Risso lo reemplazó Domingues con una historia que hace poco publicó Il Giornalino, LA REINA DEL RIO. Siguió dibujando Domingues Adrian, Leticia y Yo, El Mundo de Brian, Los viajes de Tilo y Mariano Invisible (una historia de amor con niños). Con Juan Bobillo, Martin Holmes. Luego dibujó Marín: Mara Mistery. Después Lucas Varala: EL INSPECTOR POTHAM e inmediatamente la larguísima ELE (que como era de dos páginas autoconclusivas la escribí con Eduardo Maicas). Actualmente Pablo Túnica dibuja mi historia LA BANDA DE GENIOS, de dos páginas autoconclusivas semanales (en las que una vez más me ayuda Maicas).
También trabajo en la revista para chicos que aún no saben leer: JARDIN DE GENIOS, donde escribo una historieta que dibuja Marín y se llama LA FAMILIA SAMBOROMBÓN. 

(4 - continua)


[1] Come Frutto Acerbo fu pubblicata su Skorpio in dodici puntate dal numero 23 del 1991. È stata riproposta su Euracomix nei numeri 46 e 60.
[2] Pubblicato su Lanciostory a partire dal numero 36 del 1988, Charlie Moon è stato recentemente ristampato in volume da Planeta DeAgostini.
[3] L’espressione “de puta madre” non ha un significato negativo nei paesi ispanofoni. Almeno, non solo quello: nello slang attuale sta a indicare qualcosa di “figo” o “tosto”, quindi ha un significato simile agli inglesi “cool” e “awesome”.
[4] Lanciostory 14/1997
[5] Lanciostory 27/1998
[6] Skorpio 3/1995
[7] Lanciostory 50/1993 – la serie è meglio conosciuta come Vampire Boy o Io sono un vampiro.