lunedì 30 luglio 2012

Orbiter


Fumetti come Orbiter, e come il precedente Scars, rincuorano e tranquillizzano sulla natura di Warren Ellis: sono la prova che anche lui è un essere umano e ogni tanto può scappargli di scrivere una stronzata. Beninteso, «stronzata» se paragonata al resto della sua produzione, ché da molti elementi interessanti e suggestivi è comunque caratterizzata anche quest’opera.
In un imprecisato futuro in cui i viaggi spaziali sono solo un ricordo (forse il nostro presente solo un tantinello distopizzato) precipita sulla Terra il vecchio space shuttle Venture, partito per il suo viaggio nel cosmo dieci anni prima. Al suo interno c’è un solo sopravvissuto dell’equipaggio originario di sette membri e al suo esterno una misteriosa membrana cutanea. Il Kennedy Space Center deve giocoforza tornare in attività e organizza una task force di tre specialisti per venire a capo del mistero: come ha fatto il Venture ad atterrare? I detriti sabbiosi rinvenuti provengono veramente da Marte? Come ha fatto John Cost, l’unico superstite, a sopravvivere?
I dialoghi spumeggianti ci sono. I personaggi ottimamente caratterizzati ci sono. L’idealismo e la fede nella scienza ci sono. Le nozioni ardite di fisica teorica ci sono (forse pure troppe). Quello che manca, e che è lecito chiedere a Warren Ellis, è l’originalità di base, o almeno un turning point o una soluzione al mistero che non si sia già vista altrove. Purtroppo da Arthur C. Clarke a Mission to Mars il lettore ha solo l’imbarazzo della scelta tra tante fonti a cui può avere attinto, magari in buona fede e magari inconsciamente, Warren Ellis. E anche quel tipo di finale aperto si è visto ormai tante di quelle volte... Senza contare che nelle pubblicità dei suoi albi la RW Lion per presentare Orbiter ha avuto la pessima idea di riportare proprio l’ultimo dialogo della storia!
Decisamente un’occasione mancata, più che perdonabile considerando il curriculum dello sceneggiatore ma al contempo frustrante perchè non è riuscita a trasmettere al lettore l’entusiasmo e il coinvolgimento che questo argomento suscita in Ellis come si evince dalla sua accorata introduzione.
Ai disegni una Colleen Doran terribilmente pesante e ingessata, forse alla ricerca di uno stile più elaborato che finisce però per risultare a volte persino poco leggibile.

martedì 24 luglio 2012

Da buon ultimo...

...segnalo a quei due o tre che ancora non lo avessero letto questo tweet di Neil Gaiman sul caso di James Holmes. O meglio, sull'idiozia dei giornalisti italiani.

domenica 22 luglio 2012

Dubbio

…e se la miniserie Sergente a New York, presentata su Lanciostory nel 1997, fosse in realtà il fantomatico seguito di Precinto 56 disegnato da Gustavo Trigo di cui si favoleggia in alcuni siti internet? Tanto più che pare che questo mitico sequel fosse in realtà un prequel, e Sergente a New York racconta appunto i primi casi e la nomina a sergente di tal “Nick Silvera”. Il nome diverso da Zero Galvan/Larry Mannino non dovrebbe stupire: l’Eura aveva già presentato come liberi alcuni episodi di Helena disegnati da Saichann e altri di El Cobra che probabilmente al tempo della pubblicazione della serie vennero saltati per banali motivi.


giovedì 19 luglio 2012

MasterComix 3 - Hombre


Brusca sterzata per la nuova (e pressoché introvabile, almeno dalle mie parti) collana da edicola dell'Aurea: dopo i classicissimi Alvar Mayor e Cayenna, saltati a piè pari, mi ha incuriosito molto questo Hombre, evidentemente presentato su Lanciostory o Skorpio in tempi recenti.
Scontato sin dal titolo, mi sembra che questo fumetto sia una testimonianza del viscerale amore del suo sceneggiatore per il genere western, tanto da usarne tutti gli stereotipi e gli scenari con buona pace della verosimiglianza. Il primo episodio ad esempio inizia in un'ambientazione da regione dei Grandi Laghi e termina senza particolari problemi nè spiegazioni nel deserto! Questo è un dettaglio che si nota grazie alla lettura organica delle due parti che compongono quel primo arco narrativo visto che mi sembra di capire che in origine gli episodi più lunghi fossero serializzati su rivista in blocchi da 8/9 tavole.
Unico spunto vagamente originale è il rapporto di stima e quasi di amicizia tra il protagonista, ingiustamente ricercato dalla giustizia, e il suo inseguitore.
D'altronde il western è un genere debole come il fantasy, il bellico, la pornografia e poco importa del contorno e dell'originalità: il pubblico ha delle aspettative precise e codificate che vanno soddisfatte. E Wiechmann le soddisfa praticamente tutte: gli assalti alla diligenza, il rapporto anacronisticamente positivo con gli indiani, la brutalità dei cattivi, le fughe e gli scontri spettacolari, i cecchini che quando colpiscono l'eroe lo colpiscono solo di striscio...
Ammetto però che in certi punti, pochi per fortuna, la lettura non mi è stata scorrevole come avrebbe dovuto e certi passaggi non li ho capiti benissimo. Niente di grave, ma mi chiedo se la causa vada ricercata in una traduzione un po' difficoltosa, in un approccio diverso dal solito allo storytelling o nel formato ridotto dei singoli episodi che impone una certa fretta per concludere le vicende.
Ecco, il formato: trovo che le tavole ariose e dettagliate di Mendez avrebbero meritato dimensioni maggiori per poter rendere al meglio. Il disegnatore compie infatti un buonissimo lavoro ma mi pare che anche la qualità di stampa giochi a suo sfavore, a meno che non avesse disegnato con la sola matita o con un pennello spelacchiato, e allora certi effetti costantemente sfumati sarebbero comprensibili.
L'unico difettuccio di Mendez mi pare sia una certa uniformità con cui delinea le figure maschili, anche a livello di corporatura, e ogni tanto ci si può momentaneamente confondere tra bianchi, latini, neri e indiani se non si presta attenzione ai dettagli. Neanche le (rarissime) donne gli riescono molto bene, ma i suoi paesaggi e le scene d'azione sono perfetti.
Immagino che la destinazione originaria di Hombre fosse su qualche rivista per ragazzi; oltre alla riproposta di situazioni classiche lo si nota anche dalle perifrasi dietro cui si adombrano situazioni crude come un tentativo di stupro.
Purtroppo l'Aurea si perde in qualche refuso e i suoi balloon artefatti sono un pugno nell'occhio, ma almeno non hanno rinumerato le tavole.
Cosa piacevolissima e quasi inaudita per l'Eura/Aurea, la massiccia presenza di redazionali, con un apparato iconografico imponente. Chiaramente si tratta della riproposta di quanto fatto nell'edizione originale, ma fa comunque piacere e dona una certa autorevolezza al volume.
In definitiva, un MasterComix consigliatissimo a chi ama il western "a prescindere" (Hombre lo soddisferà appieno), a chi vuole godersi i bei disegni di Mendez e ai curiosi che vogliono ammirare uno dei rarissimi fumetti di produzione tedesca ad essere approdati in Italia.

martedì 17 luglio 2012

Guest appearence

In uno degli ultimi episodi di Hor il protagonista ha uno scontro con un nemico alieno e si ritrova in un'altra epoca e luogo, nella Buenos Aires contemporanea all'uscita dell'episodio sullo Skorpio argentino. Nel capannello di persone che assistono al combattimento si intravede anche un giornalista coi baffi:
Citazione gustosissima per i lettori argentini, incomprensibile per quelli italiani che avrebbero conosciuto Loco Chavez solo dieci anni dopo.
Nello stesso episodio, in cui Zanotto ha reso splendidamente i monumenti e le strade di Buenos Aires, ho notato che viene data una certa rilevanza a uno spettacolo teatrale, mostrato in maniera troppo palese e "guidata" per poter essere casuale o inventato.

Ho scoperto così l'esistenza della soubrette argentina Nelida Lobato, con cui Hor addirittura interagirà in una scena di culto (o stracult?) per il lettore argentino ma anche stavolta totalmente neutrale per quello italiano, per cui l'attrice sul palco poteva essere chiunque.

venerdì 13 luglio 2012

Fumettisti d'invenzione! - 43


Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – GRAPHIC NOVELS E ONE SHOTS (pag. 24)

ESSERI BIDIMENSIONALI
(Italia 2012, in Racconti Azzurri, © Michele Penco, fantastico)
Michele Penco

Un disegnatore si ritrova nella inquietante situazione di vedere nel mondo reale i personaggi di fantasia che ha appena creato. Molto suggestivo (e per una volta assolutamente non scontato) il finale metanarrativo della storia.
L’antologia Racconti Azzurri contiene anche altre storie o abbozzi di storie che presentano elementi metafumettistitici, in particolare la fulminante Qui dal presente.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
FUMETTI BIOGRAFICI (pag. 63)

UN GENTILUOMO DI FORTUNA
(Italia 2009, © Hazard Edizioni/Paolo Cossi, biografico)
Paolo Cossi

Biografia romanzata ma documentatissima di Hugo Pratt. Benché verta principalmente sulle vicende più avventurose e romantiche del Maestro di Malamocco, un posto di rilievo ha anche la sua carriera di fumettista e la sua visione del fumetto.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI (pag. 28)

DANI
(Italia 2011, in Anteprima, © ?, striscia umoristica)
Elena Zanzi (T), Sara Pacor (D)

La striscia narra le vicende di Dani e i suoi amici otaku, a integrazione degli argomenti trattati da Elena Zanzi nei suoi articoli su Anteprima.
Nell’episodio pubblicato sul numero 249 i protagonisti si immaginano autori e editor di manga.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
METAFUMETTI E AUTOREFERENZIALITA’ (pag. 64)

JOE GALAXY
(Italia 1979, in Il Male, © Mattioli, parodia, fantascienza)
Massimo Mattioli

Joe Galaxy è un aquilotto spaziale che vive delle avventure parodistiche e spesso, soprattutto nei primi tempi, realizzate con tecniche e scelte narrative sperimentali. La serie di Joe Galaxy è piena di riferimenti alla cultura pop, e quindi anche al fumetto. Sono molto presenti anche situazioni metafumettistiche.

Agli esordi su Il Male il personaggio era chiamato Joe Galassia ma la dizione inglese è quella con cui è oggi universalmente conosciuto ed è stata ufficializzata dal volume della Primo Carnera che ne raccolse le prime storie.

P. A. Problema Altrui in Comic Art (1989). Massimo Mattioli
Bangoogle, protagonista di un fumetto tutto suo e invidioso di Joe Galaxy, approda nel mondo di Joe per ucciderlo.
Pseudofumetto: anticipando la moda attuale degli Ipad, Joe legge le storie a fumetti di Bangoogle su uno schermo portatile. Col cambio del protagonista la rivista virtuale diverrà Goog Brothers Comix.

martedì 10 luglio 2012

Quanti accoliti ha Royston?


Dice di averne addestrati otto:

però io ne ho contati nove:

più avanti nella storia Gravel dice di averne affrontati appunto nove, ma contando quelli che ha ammazzato nelle pagine precedenti arriviamo a quota otto.

(da Gravel 2)

domenica 8 luglio 2012

Ops


Siccome l'altra notte pare che abbia mandato a mia insaputa una mail sospetta a vari destinatari scelti a caso stamattina ho fatto una bella scansione con l'antivirus a tutto quello che potevo. Risultato: il computer non mi riconosce più il masterizzatore esterno, non riesco a entrare nelle cartelle, la barra degli strumenti è sparita e il desktop è desolatamente vuoto. E' un miracolo se riesco a collegarmi a internet.
Per rispettare la tabella di marcia mi ero preparato un post su qualche "papera" che ho trovato in Gravel 2, ma vista l'impossibilità ad accedere alla cartella che contiene le immagini mi sa che perderò tutto con il prossimo formattone, insieme (tra le altre cose) a tutta la documentazione sui Fumettisti d'Invenzione che non ho salvato. Oh, beh.
Già tremo al pensiero di come il router potrebbe reagire al formattone stesso.
A presto. Spero.

mercoledì 4 luglio 2012

Il bello del fumetto franco-belga

Ma anche il suo limite: la meticolosità di moltissimi disegnatori. Come Yslaire, che su Circus 91 riuscì a presentare solo 2 (DUE) tavole di Sambre accompagnate dalle scuse dell'editore.

lunedì 2 luglio 2012

I fumetti "erotici" di Juan Zanotto


Juan Zanotto era il mio idolo. Rispetto a quanto successo ad altri disegnatori argentini, di lui venne pubblicato tutto (e quasi tutto senza censure) da Lanciostory e Skorpio, e qualcosa transitò anche su L’Eternauta. Vista la sua scarsa prolificità, soprattutto alla fine della sua carriera, io non ne avevo mai abbastanza di Zanotto e mi chiedevo se un giorno avrei visto i fantomatici Rick de la Frontera ed El Mundo de el Hombre Rojo che venivano citati nella sua biografia degli Euracomix. Mi sa che non li leggerò mai, anche se qualcosina dello Zanotto western e bellico pre-Yor si trova su internet. E poi c’era il misteriosissimo El Santo de la Espada, citato come libro scritto e non come fumetto e addirittura vincitore di un premio prestigioso. Per la cronaca, è questo malloppone qui.
Oltre a questa produzione primordiale sapevo che Zanotto si dedicava parallelamente all’erotismo e aveva lavorato anche lui come Altuna per l’edizione italiana di Playboy. Anni fa provai anche a chiedere a una fumetteria, il cui titolare collezionava Playboy, di procurarmi le copie della rivista in cui compariva ma non ci fu riscontro. Anzi, mi disse che tanto le sue storie non erano nemmeno granché, a differenza di quelle di Altuna che erano molto divertenti. Roba da bruciarlo in piazza (per il commento su Zanotto più che per l’inefficienza nel trovarmi i Playboy), ma mi misi il cuore in pace.
Qualche anno fa la Lancio cominciò a pubblicare la serie dei Lanciocomix, titolo che omaggiava/parodiava gli Euracomix dell’Eura da cui aveva divorziato qualche tempo prima e finalmente le storie erotiche di Horacio Altuna vennero ristampate e rese nuovamente disponibili. Oggi la collana prosegue (o almeno spero che prosegua) e recentemente ha pubblicato un fumetto inedito veramente ottimo, Cotus & Leon di Gaston e Giordano. All’uscita del numero 5 mi venne un colpo: in copertina campeggiava non solo un bellissimo disegno di Felix Vega ma anche il nome di Zanotto! Finalmente avevo trovato qualcosa di “nuovo” di Zanotto. E per quanto cercassi di negarlo, mi accorsi che forse il tizio della fumetteria un po’ di ragione ce l’aveva...
Ora, va detto che i fumetti brevi erotici per Playboy dovevano rispondere, da quello che ho potuto leggere, a dei canoni molto stretti. Le storie avevano praticamente tutte una durata standard, e anche quelle più lunghe venivano divise in blocchi di 4 tavole. Creare qualcosa di soddisfacente in questo breve spazio poteva essere problematico, e la struttura consolidata era quella della gag finale che giustificasse il profluvio di scopate delle vignette precedenti (il grande Piero Alligo che sceneggiò alcune di queste storie mise praticamente in fumetto delle classiche barzellette salaci).
Inoltre Playboy non è Le Ore e i fumetti non dovevano essere troppo espliciti: addirittura ho notato che una vignetta di Roberto Angelis venne censurata.
Quello che veniva richiesto a questi fumetti era quindi non tanto eccitare il lettore quanto divertirlo e fargli apprezzare l’originalità delle situazioni, evocate più che mostrate.
Con Zanotto questo meccanismo non funziona. Almeno, non del tutto.
Su testi dello sconosciuto Wolfenson (chissà chi era) realizzò alcuni di questi flash e già dal primo vediamo che c’è qualcosa di strano:



Diamine, siamo in un fumetto erotico, che bisogno c’è di disegnare alla perfezione il paesaggio della pampa con tanta profusione di dettagli (no, dico: i cardi, la casetta di legno con l’alberello, l’afa che trasuda dal terreno...) e con un’attenzione così maniacale addirittura per i segnali stradali? Certo, è anche vero che questa mezza tavola è solo l’introduzione all’azione vera e propria che seguirà poco dopo e serve a contestualizzare la storia, funzione indispensabile per queto tipo di prodotti, ma Horacio Altuna nelle sue storie ambientate dai medici non stava certo a illustrarne dettagliatamente gli ambulatori e gli studi.
Ma Zanotto farà addirittura “peggio” dopo poche pagine:



La sua abilità nel guidare l’occhio del lettore è magistrale, così come lo è anche lo sua regia, la capacità di creare inquadrature sempre nuove armoniosamente legate tra di loro, ma a me francamente lo sguardo cade anche sulla segreteria telefonica (resa con pochi tratti eppure con un realismo incredibile), sul mobilio e sulla bacheca che contiene dei messaggi del tutto ininfluenti sullo svolgimento dei fatti ma che hanno una dannata capacità di attirare l’attenzione visto il dettaglio con cui sono rappresentati.
Insomma, l’azione è godibilissima, ma questi elementi centrifughi finiscono un po’ per prendere il sopravvento smorzando la carica erotica della sequenza.
Poco dopo troviamo anche un esempio di come Zanotto fosse informatissimo su come sono fatti gli spogliatoi dei negozi di biancheria intima:



Laddove altri si sarebbero (legittimamente) limitati a mettere due segni in croce per rappresentare la porta e l’interno, Zanotto si perde a disegnare i singoli anellini che tengono su le tende, le grucce su cui si appoggiano gli abiti e persino gli specchi, realizzati con un effetto stupendo! E in secondo piano si intravede pure un ambiente dettagliatissimo, con le vetrine trasparenti e i prodotti che vi fanno capolino.
In questa vignetta panoramica notiamo anche un’altra caratteristica di Zanotto: la sua capacità praticamente ineguagliata di rendere ogni donna differente pur senza arrivare alla caricatura e soprattutto rendendole tutte belle e intriganti ma diverse e riconoscibilissime. E anche questo alla fine diventa un limite per la fruizione di queste storie visto che le sue donne, per quanto sexy siano (e lo sono moltissimo) non sono mai le figure stereotipate a cui ricorrono tutti gli altri disegnatori, gusci in cui il lettore può proiettare le sue fantasie.
Purtroppo questo discorso vale anche per gli uomini: “purtroppo” perchè i suoi protagonisti sono splendidamente caratterizzati, ma non scadono mai nel grottesco o nell’esagerazione che invece ben si adattano a questo tipo di storie. E infatti Altuna creerà giustamente un bel campionario di divertenti “mostri” (sia maschi che femmine) quando l’ambientazione e la situazione delle sue storie lo richiederanno. I personaggi di Zanotto, invece, non fanno ridere, sono troppo reali perchè la fantasia del lettore li emancipi dallo stereotipo che vogliono rappresentare. Uno dei tanti esempi lo troviamo in un’altra storia ancora:



Ma a parte quanto scritto sopra, che bisogno c’era di disegnare il costume e le scarpe nei pressi della sedia? E tutte le pieghe del lenzuolo? E i libri sullo scaffale? E la finestra, che pur con quattro segni sembra uscita da un catalogo? Per non parlare poi delle scalfitture nel pavimento (!) e delle macchie sulle pareti (!), che al lettore abituale di Zanotto faranno venire in mente le sue proverbiali storie ambientate in un futuro degradato.
Ma non è tutto. Vediamo anche come recitano i personaggi:



Questa vignetta ha una carica drammatica terrificante. La gestualità del protagonista, proprio perchè non enfatizzata, è perfetta. La luce è resa con un’abilità impressionante, “pesa” sul soggetto quasi a schiacciarlo, e assieme all’attento recadrage rende questa scena veramente tragica. Tanto più che neanche qui mancano intonaci scrostati, sporcizia sui muri, crepe nel cemento...
E pensate che questa ultima vignetta costituisce l’anticlimax alla situazione appena narrata, che ovviamente vorrebbe essere scherzosa e divertente. Ma nemmeno reinserendola nel suo contesto originale e accostandola quindi alla gag finale mi sembra che perda la sua carica:



Secondo me è ridicolo accusare un disegnatore di fumetti di essere “calligrafico”. È una di quelle frasi fatte come le famigerate “sequenze cinematografiche” che caratterizzerebbero alcuni fumetti o le “atmosfere” che saprebbero creare certi disegnatori: fumo negli occhi per blandire gli ingenui o formule da usare in alcuni salotti selezionati. Ma dire che un disegnatore è calligrafico è veramente il colmo: lo si accusa di non disegnare bene perchè disegna troppo bene!
Ciò detto, è innegabile che la stessa stupefacente maestria e soprattutto la meticolosità di Zanotto ne hanno impedito la piena espressione in un campo in cui sembrava essere veramente perfetto, quello dell’erotismo.
Come se servissero altri motivi per rimpiangerlo.