domenica 30 luglio 2017

I Grandi della Scienza a Fumetti 4: Cosmicomic - Gli Uomini che scoprirono il Big Bang

Il nuovo volume della collana è il più smilzo, ma anche quello che fa un uso più efficace del linguaggio del fumetto. Cosa ancora più sorprendente se consideriamo che l’autore dei testi, l’Astrofisico Amedeo Balbi,  non è uno sceneggiatore professionista.
Cosmicomic è la storia di Arno Penzias che dal 1964 insieme a Robert Wilson cerca di capire a cosa sia dovuto un rumore di fondo inspiegabile captato dall’osservatorio radioastronomico di Bell Laboratories. Il fumetto è strutturato un po’ come un musical, in cui vengono fatti sfilare i principali autori delle teorie che contribuiranno a determinare quello che il lettore sa già o intuisce dal titolo, ovvero che quel suono misterioso altro non è che l’interferenza residua del Big Bang, il suo segnale fossile (scoperta che varrà a Penzias il Premio Nobel).
La gestione dei tempi è perfetta e il ritmo è molto coinvolgente grazie (ad esempio) al calibrato alternarsi di vignette mute e parlate. Dei personaggi, anche quelli più autorevoli come Albert Einstein, non vengono inoltre taciute le piccole meschinità.
Per quel che riguarda i disegni di Piccioni… dunque, la sintesi è senz’altro la sua cifra stilistica, ma qui non ha gli acquerelli ad abbellire le sue tavole e le sue vignette sembrano fotogrammi di quei cartoni animati minimalisti che vanno di moda oggi. A volte la sua sintesi è perfetta e con due segni in croce azzecca l’espressione giusta o rende perfettamente l’idea di un movimento o di un’emozione, ma altre volte sembra che abbia buttato su frettolosamente il lavoro (tra l’altro anche lui disegna mani con sei dita). In un fumetto di questo tipo in cui il testo deve essere preponderante non è un grave problema, e sicuramente c’è chi ha fatto peggio di lui, ma è un peccato che Piccioni non sia riuscito a mantenere uniforme la qualità per tutto il volume.
Pur con “solo” 120 pagine di fumetto, Cosmicomic è uno dei volumi migliori della collana, forse proprio il più riuscito. Tra l’altro I Grandi della Scienza a Fumetti sta offrendo una bella sorpresa dietro l’altra, spero che la qualità si mantenga ancora così elevata.

sabato 29 luglio 2017

Cosmo Serie Verde 47: Sirens

Dopo millenni ho comprato un albetto bonellide Cosmo. Anche se non si tratta di BéDé, la riduzione di formato e la qualità della carta usata hanno penalizzato non poco anche questo comic book.
Sirens è una saga di fantascienza scritta e disegnata dal rigoroso e meticoloso George Perez, uno dei pochi disegnatori statunitensi che effettivamente ammiro, e che non a caso mi sembra non godere più della stima di una volta in quest’epoca di mangafilia, ostentato pupazzettismo, e fraintese velleità artistiche, a testimonianza della sua qualità.
Perez parte da due concetti generici di base: da una parte c’è un nutrito gruppo di eroine di cui finge di tracciare una continuity pluridecennale, dall’altra c’è l’accavallarsi di mondi alternativi, epoche diverse e versioni differenti delle stesse protagoniste. Il risultato è molto confuso.
Io non sono diffidente a priori dei disegnatori che si scrivono da soli le storie, ma Perez forse avrebbe tratto beneficio dall’aiuto di qualcuno che riorganizzasse meglio tutta la carne che ha messo sul fuoco o che ne avesse tagliato i brandelli più inutili. I personaggi da gestire sono oggettivamente troppi (le Sirene del titolo sono in totale 15, anche se solo circa la metà di loro ha un ruolo rilevante) e Perez sente la necessità impellente di mettere un colpo di scena in ognuna delle sue tavole già strapiene di dettagli. Dopo un primo capitolo in cui c’è una sommaria presentazione di alcune di queste eroine perse in epoche e contesti diversi (senza però mai arrivare al dunque), la “vera” trama cerca di decollare col secondo comic book originale ma si sfalda nei rivoli di una architettura complicatissima a tratti contraddittoria e troppo manifestamente metanarrativa. Sorpresa inaspettata, una delle eroine è una fumettista nella sua identità segreta (perlomeno, in una delle realtà alternative), quindi Perez mi ha almeno dato materiale per i Fumettisti d’Invenzione.
Sirens è in estrema sintesi la storia della lotta di Highness, leader delle Sirene, contro l’arcinemico Perdition, dopo un precedente cataclisma che parrebbe essere stato causato dalle stesse Sirene (che per questo sono sotto accusa da un tribunale galattico) e in cui anche le uova di drago (in realtà alieni) hanno un ruolo fondamentale. Di più non ho saputo né voluto capire. Avesse avuto l’ironia di Alan Moore o la chiarezza espositiva di Warren Ellis o la goliardia di Grant Morrison, questa miniserie in sei albi sarebbe forse stata piacevole. Così non lo è affatto, e il complesso gioco di rimandi, sorprese e voltafaccia continui finisce per diventare noioso. Certe battute metanarrative, poi, Massimo Mattioli le faceva già 35 anni or sono.
Anche sui disegni ci sarebbe un po’ da ridire. È vero che il particolare stile di Perez, pulito ma dettagliatissimo, è penalizzato dal formato ridotto (ma curiosamente le tavole doppie si leggono meglio che sui brossurati 17x26 vista la diagonale diversa che permette di spostare le due metà più al centro delle pagine), così come i colori e l’inchiostro nero vengono assorbiti dalla carta confondendosi un po’. Ma è innegabile che ogni tanto lo stesso Perez abbia preso un abbaglio a tagliare un mento troppo vicino alla bocca, o abbia sbagliato di mettere in prospettiva un naso o ancora abbia reso un po’ tozze le anatomie di alcune donne che dovrebbero essere atletiche. Niente di drammatico, comunque, e anzi avercene altri disegnatori come lui sulla scena dei comic book statunitensi: meglio la sua vignetta meno riuscita di tutti i lavori di Ramos e Templesmith messi insieme.

giovedì 27 luglio 2017

Collana Reprint n. 173 - Kinowa 2: Il Rito di Sangue

Si conclude la prima serie originale di Kinowa e, fatta salva la distanza di quasi settant’anni che la separa da noi, è stata una lettura piacevole – anche se assolutamente non così violenta o iconoclasta come i commenti di alcuni storici del fumetto avrebbero fatto intendere.
La cosa che ho apprezzato di più è la coerenza della trama e lo stretto collegamento tra i singoli episodi, a costituire veramente un’unica vicenda e non una semplice serie a continuazione.
Si vede che Lavezzolo aveva un’idea (forse non particolareggiata, ma c’era) di come gestire un canovaccio prestabilito, con un inizio e una fine precisi, pur inserendo qualche nuovo elemento che giustificasse i titoli ad effetto dei singoli episodi. E comunque anche questi nuovi elementi introdotti nel corso della vicenda non sono estemporanei ma vanno a incidere sulla trama anche a lungo termine: il personaggio di Long Rifle è gestito in maniera splendida.
Al di là di questo, Kinowa ha un ritmo serrato e coinvolgente e, pur pagando pegno alle convenzioni del genere western con l’inevitabile strascico di assurdità o banalità, inanella delle buone trovate, soprattutto verso la fine.
La prosa di Lavezzolo è sempre libresca, con perle lessicali come le «acque cadenti» di una cascata, la «canea» degli Indiani lanciati all’inseguimento o il cielo «procelloso». Curiosamente, questa ricercatezza fa a pugni con degli errori veramente elementari di Italiano (uno su tutti: le virgole tra soggetto e verbo).
I disegni si mantengono di buona fattura, ottima se ci soffermiamo sui particolari naturalistici degli sfondi, ma mi è sorto il dubbio che questa edizione sia frutto di qualche rimontaggio visto che (ad esempio) in una vignetta il marchio EsseGesse sembra continuare oltre i bordi della vignetta e a voler trovare altri interventi redazionali come pecette et similia se ne trovano facilmente.
In ogni caso, 6 euro scarsi sono senz’altro ben spesi per questa edizione integrale della prima serie di Kinowa, che può vantare anche le belle copertine di Benevento. Di certo il lavoro di Lavezzolo e della EsseGesse merita di essere celebrato nella Storia del fumetto per l’originalità di base e la sua qualità intrinseca, e non per le derive violente attribuitegli da alcuni testi (ma nemmeno per l’accenno di revisionismo citato nell’introduzione del numero 2, che io francamente non ho minimamente riscontrato).

mercoledì 26 luglio 2017

Immaginario Sexy - Speciale Zora la Vampira

Secondo numero speciale fuori serie e quinto complessivo del monumentale lavoro svolto da Luca Mencaroni, questo volume si occupa della creatura di Birago Balzano con particolare attenzione agli aspetti iconografici del personaggio. Rispetto al precedente volume speciale dedicato a Isabella la foliazione è doppia, ma il volume è occupato quasi esclusivamente da immagini.
Oltre alla riproposta della scheda del personaggio, gli unici redazionali sono una sezione (assai breve) relativa alla ripresa del personaggio per conto delle Edizioni Lennoxx e la storia della pubblicazione francese tramite Elvifrance: Zora in Francia ebbe un successo perfino superiore rispetto a quello avuto in patria, dove comunque durò la bellezza di 288 numeri, e venne addirittura continuata con 12 episodi realizzati appositamente.
Oltre alle splendide copertine di Alessandro Biffignandi, il volume propone principalmente la catalogazione delle immagini che servirono come spunto per le sue. Da pagina 58 a pagina 97 c’è quindi una carrellata di fotogrammi, locandine cinematografiche, vignette di fotoromanzi erotici e altre illustrazioni o copertine che Biffignandi & co. usarono come base di partenza per produrre i loro lavori nei tempi frenetici dell’editoria da edicola per adulti. Nonostante riferimenti a immagini celeberrime (le copertine di Vampirella o Christopher Lee che interpreta Dracula) il redattore ha veramente un occhio di lince e una memoria invidiabile per essere riuscito a cogliere tutti questi “prestiti”. Onore al merito, vengono presentati anche alcuni scatti in cui Biffignandi in persona o delle modelle posarono appositamente per fornire la base per le copertine.
Forse 25 euro non sono pochi per quella che alla fine diventa solo una carrellata di pinailleurs, ma d’altra parte tutta la collana pone l’accento principalmente sull’aspetto iconografico e rispetto al volume analogo dedicato a Isabella, che ha metà delle pagine, il prezzo è in proporzione vantaggioso.

lunedì 24 luglio 2017

i Grandi della Scienza a Fumetti 3: Logicomix - Bertrand Russell e la Ricerca della Verità

Continua in crescendo l’offerta della collana I Grandi della Scienza a Fumetti. Logicomix è la biografia del Matematico e Logico Bertrand Russell dall’affidamento ai nonni in giovanissima età fino al 1939. Lo stile è frizzante e coinvolgente e il fatto che abbiano maggior rilievo le figure umane che interagiscono con Russell piuttosto che le loro teorie rende la lettura appassionante e accessibile anche a un profano.
Lo sceneggiatore Apostolos Doxiadis, con la consulenza di Christos Papadimitriou, ha impostato la narrazione come una lunga conferenza di Russell tenuta il 4 settembre del 1939 in un’università americana, in cui ad accoglierlo ci sono dei manifestanti che protestano contro la possibilità che l’America prenda parte al conflitto europeo. Russell, noto pacifista, invita gli agitatori a seguire la sua conferenza in cui racconterà la propria storia e alla fine farà riflettere i contestatori sulla necessità di intervenire contro il nazismo.
Doxiadis, Papadimitriou e il resto dello staff che ha realizzato Logicomix appaiono anch’essi come personaggi commentando alcuni passaggi e spiegando perché hanno scelto un approccio piuttosto che un altro. Oltre a garantire loro la segnalazione tra i Fumettisti d’Invenzione, questo espediente permette agli autori di mettersi al riparo da eventuali obiezioni degli esperti, perché sono loro in prima persona a spiegare quali aspetti hanno modificato od omesso (e perché) della storia di Russell.
I disegni di Alecos Papadatos e Annie Di Donna sono esteticamente meno accattivanti di quelli di The Imitation Game, ma molto più funzionali alla narrazione. Forse il capitolo finale con la rappresentazione dell’Orestea è un po’ ridondante e il fumetto poteva perfettamente concludersi con il sesto capitolo.
In appendice è presente un ricco glossario, e anche l’introduzione a opera di Giulio Giorello avrebbe figurato meglio come postfazione, visto che anticipa con eccessivo dettaglio alcuni dei nodi centrali della trama e del pensiero di Russell.

sabato 22 luglio 2017

Chi l'ha visto?

Ho verificato e ricordavo correttamente: il numero 4 di Volt sarebbe dovuto uscire la settimana scorsa (comunque un po' più tardi degli altri numeri che sono usciti tutti intorno il 10 del realtivo mese).
Ma a tutt'oggi, ed è passata un'intera settimana, ancora nulla. Era stato scritto chiaramente negli editoriali che le prime sei uscite costituiscono una miniserie: in sostanza, sarebbero servite a testare il gradimento del pubblico e capire se era il caso di proseguire. Mi auguro che le copie dell'ultimo Volt siano semplicemente andate esaurite in tutti i posti dove l'ho cercato, e spero vivamente che la verifica sul campo non si sia già conclusa anzitempo...

mercoledì 19 luglio 2017

Fumettisti d'invenzione! - 115 (speciale Assistant Editor's Month)

Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.
Nel novembre 1983 la Marvel indisse un “Assistant Editor’s Month”, un evento in cui si fingeva che il personale della casa editrice fosse impegnato al Comic-Con di San Diego e che per questo a fare le veci dei supervisori ufficiali ci fossero gli assistenti. Anche la storia dei Fantastici Quattro che ho citato qui rientrava in questo evento.
A seconda della testata, tutte uscite con “cover date” gennaio 1984, il carattere ridanciano della proposta fu più o meno marcato, o del tutto assente: ad esempio su Alpha Flight uno scontro in mezzo alla neve venne reso con delle vignette interamente bianche, in The Avengers l’azione si svolgeva durante una puntata del celebre Dave Letterman’s Show, mentre la collana di ristampe Marvel Tales trasformava alcuni personaggi classici dello Spider-Man di Ditko in punk (forse come critica all’abitudine di apportare modifiche alle versioni originali con ogni successiva ristampa).
Non mancarono ovviamente episodi degni di figurare in questa rubrica (elencati a seconda della categoria), tanto più che è probabile la presenza degli stessi assistenti editor come coautori delle storie che li riguardano:

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI (pag. 28)

THE DEFENDERS (I DIFENSORI)
(Stati Uniti 1971, in Marvel Feature, © Marvel, supereroi)
Roy Thomas (T), Ross Andru [Rossolav Andruskevitch] (D)

Ennesimo gruppo di supereroi di casa Marvel, anche questo dalla formazione variabile. Col numero 125 la testata venne ribattezzata The New Defenders

Dreams of Glory in The New Defenders 127 (1984). Ann Nocenti e Marie Severin (T), Marie Jevins (D).
L’editor Ann Nocenti, che avrebbe successivamente avuto una carriera come sceneggiatrice, immagina di trasformarsi nel “Super Editor” ma i problemi di natura più concreta della casa editrice la riportano alla realtà.

THE FURTHER ADVENTURES OF INDIANA JONES
(Stati Uniti 1983, © Steven Spielberg, avventura)
John Byrne

Serie di one shot realizzati da autori sempre diversi dedicati al personaggio di Steven Spielberg.

Raiders of the Late Book in The Further Adventures of Indiana Jones 13 (1984). Eliot Brown (T), Mike Carlin (D).
Back-up story in cui Massachusetts Brown, alter ego dello scrittore/supervisore Eliot Brown, deve consegnare per tempo il fumetto che gestisce a Virginia, l’addetta alle consegne. La strada per arrivarci è però carica di insidie che sono parodie di quelle affrontate da Indiana Jones.

MICRONAUTS
(Stati Uniti 1979, © Abrams/Gentile Entertainment /Marvel, fantascienza)
Bill [William Timothy] Mantlo (T), Michael Golden (D)

Storie a fumetti basate sulla linea di giocattoli omonima, che a quanto pare piaceva molto a Bill Mantlo. In un mondo in miniatura avvengono le consuete lotte fantascientifiche tra Bene e Male.

Senza titolo in Micronauts 56 (1984). Bill [William Timothy] Mantlo (T), fotografie di L. L. Abwolley
Fotoromanzo in cui l’assistente editor Bob Harras cerca di carpire i segreti del Microverso, che gli sono preclusi a differenza degli autori del fumetto e dell’editor titolare Ralph Macchio. Farà una brutta fine.

Senza titolo in Micronauts 56 (1984). Butch [Jackson] Guice.
Il disegnatore Butch Guice illustra i suoi magniloquenti e deliranti propositi di carriera finendo per cedere a più miti consigli.

THE SAGA OF CRYSTAR
(Stati Uniti 1983, © Marvel, fantasy)
Mary Jo Duffy (T), Bret Blevins, Vince [Vincent Joseph] Colletta (D)

Serie dedicata a una linea di giocattoli che non venne realizzata su licenza ma che fu ideata direttamente dalla Marvel per sfruttarla in più contesti. Non ebbe comunque molto successo.

The Story They said couldn’t be done! in The Saga of Crystar 5 (1984). Mary Jo Duffy (T), Ricardo Villamonte e Dave Simons (D).
La storia viene introdotta dal protagonista che discute con il team creativo del suo fumetto.

THE THING
(Stati Uniti 1983, © Marvel, supereroi)
John Byrne (T), Ron Wilson, Joe Sinnott (D)

Titolo “a solo” dedicato alla Cosa dei Fantastici Quattro.

What Th’?! in The Thing 7 (1984). John Byrne.
La Cosa entra furioso negli uffici della Marvel per protestare con gli autori e l’editor della storia ridicola che compare nelle prime pagine dell’albo, che gli autori hanno oltretutto colpevolmente esagerato. Per il terzetto (Byrne, il disegnatore Ron Wilson e l’editor Ann Nocenti) finirà assai male. Compare anche Roger Stern che ha trovato l’ispirazione di cui era alla ricerca in Marvel Fanfare.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – ONE SHOTS IN PUBBLICAZIONI ANTOLOGICHE (pag. 56)

MARVEL FANFARE
(Stati Uniti 1982, © Marvel, supereroi)
Autori vari

Testata antologica bimestrale che presentava in un formato più ricco dello standard dei comic book personaggi e autori diversi, sempre sotto la supervisione di Al Milgrom.

Marvel Annfare in Marvel Fanfare 12. Ann Nocenti e Roger Stern (T), Al [Allen] Milgrom (D).
Lo sceneggiatore Stern è in crisi e Ann Nocenti trova le maniere più assurde per accendergli la scintilla dell’ispirazione.
In questo numero di Marvel Fanfare la Nocenti si era anche impossessata dell’editoriale a fumetti solitamente redatto da Al Milgrom, che da Editori-Al diventa per l’occasione Editori-Gal essendo gestito da una donna.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI, CARICATURE, CAMEI (pag. 61)

CAPTAIN AMERICA (CAPITAN AMERICA)
(Stati Uniti 1941, in Captain America Comics, © Marvel, supereroi)
Joe [Joseph Henry] Simon (T), Jack Kirby [Jacon Kurtzberg] (D)

Unico uomo ad aver beneficiate del siero del super-soldato, il magrolino Steve Rogers è diventato il fortissimo Capitan America.

Bernie America: Sentinel of Liberty in Captain America 289 (1984). J. M. [John Marc] DeMatteis (T), Mike Zeck (D).
What if in cui la fidanzata dell’epoca di Capitan America/Steve Rogers, Bernie Rosenthal, si immagina come sarebbe nel ruolo di supereroina. La storia viene presentata da Michael Carlin nelle vesti dell’Osservatore.

THE INCREDIBLE HULK (L’INCREDIBILE HULK)
(Stati Uniti 1962, © Marvel, supereroi)
Stan Lee [Stanley Martin Lieber] (T), Jack Kirby [Jacon Kurtzberg] (D)

Il fisico Bruce Banner viene colpito incidentalmente da raggi gamma che gli permettono di trasformarsi nel mostruoso Hulk quando si arrabbia.

Old Soldiers never die in The Incredible Hulk 291 (1984). Bill [William Timothy] Mantlo (T), Sal [Silvio] Buscema e Gerry Talaoc (D).
L’editor Ann Nocenti riceve la visita nientemeno che di Bruce Banner, alter ego del personaggio di cui cura la testata, che ha bisogno di essere rincuorato.

THE NEW MUTANTS (I NUOVI MUTANTI)
(Stati Uniti 1982, in Marvel Graphic Novel, © Marvel, supereroi)
Chris [Christopher] Claremont (T), Bob McLeod (D)

Constatato il grande successo degli X-Men di Claremont e Byrne, la Marvel decise di sondare il terreno con altre testate dedicate ai mutanti, iniziando con una dedicata a un nuovo gruppo di adolescenti.

The Brown of Reknown in The New Mutants 11 (1984). Eliot Brown (T), Rick Parker (D).
Il fin troppo serioso Eliot Brown presenta un demenziale concorso per i lettori.

THE MIGHTY THOR (IL MITICO THOR)
(Stati Uniti 1962, in Journey into Mystery, © Marvel, supereroi)
Stan Lee [Stanley Martin Lieber], Larry Lieber (T), Jack Kirby [Jacon Kurtzberg] (D)

Il dio Thor dei miti norreni si incarna sulla nostra terra quando il medico zoppo Donald Blake sbatte a terra il suo bastone che è in realtà il leggendario martello Mjolnir camuffato.

Carlin’s and Simonson’s Page o’Thor Stuff in The Mighty Thor 339 (1984). Mike Carlin (T), Walt [Walter] Simonson (D).
Paginetta in appendice in cui i due autori si lanciano in un umorismo da vaudeville.

THE UNCANNY X-MEN (GLI INCREDIBILI X-MEN)
(Stati Uniti 1963, © Marvel, supereroi)
Stan Lee [Stanley Martin Lieber] (T), Jack Kirby [Jacob Kurtzberg] e Paul J. Reinman (D)

Il professor Charles Xavier alleva dei “giovani dotati” con superpoteri: i mutanti figli dell’era dall’atomo. Da una serie inizialmente di scarsa rilevanza commerciale è nato il brand Marvel di maggior successo.

Senza titolo in The Uncanny X-Men 177 (1984). Eliot Brown.
Eliot Brown gironzola nella magione degli X-Men per raccogliere i dati tecnici del loro mezzo di trasporto volante, il blackbird.

Scavenger Hunt in The Uncanny X-Men Annual 7 (1984). Chris [Christopher] Claremont (T), disegnatori vari (D).
Al termine della storia compare l’editor Eliot Brown che spiega le modifiche tecniche che avrebbe voluto apportare all’albo.

STAR WARS (GUERRE STELLARI)
(Stati Uniti 1977, © George Lucas, fantascienza)
Roy Thomas (T), Howard Chaykin (D)

Adattamento a fumetti della celebre saga di fantascienza. Nei primi sei numeri della longeva collana viene adattato il primo film per poi procedere con storie originali. L’Impero colpisce ancora sarà adattato nei numeri dal 39 al 44 mentre Il Ritorno dello Jedi godrà di una pubblicazione a parte esterna alla collana.

Senza titolo in Star Wars 79 (1984). Eliot Brown.
L’assistente supervisore Brown mostra un metodo per farsi un costume da Darth Vader artigianalmente.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
METAFUMETTI E AUTOREFERENZIALITA’ (pag. 64)

DAZZLER
(Stati Uniti 1980, in The Uncanny X-Men, © Marvel, supereroi)
Chris [Christopher] Claremont (T), John Byrne e Terry Austin (D)

Dazzler è una mutante discotecara con il potere di convertire i suoni in raggi di luce di varia intensità. L’idea di base del personaggio nacque quando una compagnia discografica commissionò alla Marvel un fumetto su un cantante supereroe a cui avrebbero dovuto fare seguito dischi e film prodotti da altre compagnie. Il progetto non andò in porto ma il personaggio venne riciclato e divenne parte integrante del Marvel Universe gravitando principalmente sulle testate mutanti fino a ottenere una sua testata nel 1981.

The Debt! in Dazzler 30 (1984). Ken McDonald (T), Frank Springer e Vince [Vincent Joseph] Colletta (D).
Dazzler si ritrova proprio alla convention di San Diego, dove incappa nell’editor Ralph Macchio e gli salva la vita. Nel frattempo negli uffici della Marvel altri editor ed autori ascoltano i proclami egocentrici (e metafumettistici) di Bob Harras.

PETER PARKER, THE SPECTACULAR SPIDER-MAN
(Stati Uniti 1968, © Marvel, supereroi)
Stan Lee [Stanley Martin Lieber] (T), John Romita, Jim (James Noel) Mooney (D)

Nato originariamente nel 1968 come The Spectacular Spider-Man, la testata fu un tentativo di penetrare il mercato delle riviste a fumetti di maggior formato e dai contenuti più adulti. Constatato l’insuccesso dell’operazione e riciclato il materiale sulla testata The Amazing Spider-Man, il titolo venne ripescato nel 1976 come Peter Parker, the Spectacular Spider-Man.

Bugs! in The Spectacular Spider-Man 86. Bill [William Timothy] Mantlo (T), Al [Allen] Milgrom, Fred Hembeck, Joe Albelo, Jim [James Noel] Mooney (D).
Una trama solo vagamente umoristica viene affidata al disegnatore Fred Hembeck, dallo stile grottesco. Il disegnatore Al Milgrom farà una comparsata lamentandosi della piega che ha preso questa testata di Spieder-Man e mostrando esempi di quello che avrebbe saputo fare lui.

domenica 16 luglio 2017

I Grandi della Scienza a Fumetti 2: The Imitation Game - L'Enigma di Alan Turing

Decisamente più riuscita della prima uscita questa nuova proposta della collana dedicata ai Grandi della Scienza: non sembra nemmeno che The Imitation Game sia stato scritto dallo stesso sceneggiatore di Feynman.
Jim Ottaviani stavolta ha optato per uno stile più libero e creativo, che si è rivelato molto più funzionale a evocare la figura del protagonista senza appesantire la lettura. Il volume è diviso in tre blocchi ben delineati e come espediente narrativo vengono fatti parlare dei testimoni della vita del matematico inglese Alan Turing (la madre, la moglie, ecc.), le cui testimonianze sono comunque inframmezzate dai commenti dello stesso Turing.
Nella prima parte viene raccontata la formazione e la prima maturità di Turing, nella seconda il suo coinvolgimento nel progetto di decrittazione del codice Enigma e nella terza il difficile reinserimento nella vita accademica e le circostanze che lo porteranno al trattamento sanitario obbligatorio per “curarlo” dall’omosessualità e quindi alla morte.
Il ritmo è incalzante e per fortuna i personaggi non si limitano a riassumere le loro vicende ma le “recitano”, usufruendo oltretutto di un sapiente uso dello specifico fumettistico: ad esempio con l’alternanza nelle singole tavole dei pieni e dei vuoti oppure del bianco e nero e dei colori. Rispetto al film omonimo, dove Turing era raffigurato come una specie di alienato vittima di abusi, qui il protagonista è molto più spigliato e vive senza apparenti drammi la sua omosessualità: nella prima parte sembra addirittura aver collezionato un discreto stuolo di conquiste. A tal proposito, è molto elegante il lavoro non invasivo per far intuire questo sottotesto velatamente erotico che Ottaviani ha imbastito in alcune scene. Emerge anche con maggiore risalto la rivalità con Dilly, che nel film non è presente (o io non avevo colto), e c’è anche una comparsata di Ian Fleming, storicamente documentata.
Anche i disegni di Leland Purvis sono migliori di quelli del suo omonimo Myrick: le sue potenti e decise pennellate portano senza dubbio a derive caricaturali (quando sono inquadrati in figura intera i personaggi sembrano spesso degli hobbit) e nemmeno lui si perde in troppi dettagli pur essendo le sue vignette più ricche (ma in fondo non si tratta di un fumetto franco-belga e comunque sono quasi 220 tavole), però è molto più espressivo del collega e il risultato finale rimanda un po’ a certe illustrazioni satiriche inglesi che ben si adattano all’atmosfera del fumetto.
Simpatica l’organizzazione delle note in appendice: peccato però che facciano riferimento a un’altra edizione e quindi vadano spostate di 6 pagine in avanti per capire a quali tavole facciano riferimento.
Il prossimo volume della collana sarà Logicomix, non so proprio cosa aspettarmi.

sabato 15 luglio 2017

I Mondi di Thorgal 7 - La Giovinezza di Thorgal 2: Runa

Proprio bello questo secondo volume dello spin-off dedicato alla jeunesse di Thorgal, tanto da farmi parzialmente ricredere sull’impressione che avevo avuto del progetto nel suo insieme.
Gandalf il Pazzo ha organizzato un incontro con i figli degli altri capi per trovar marito alla figlia Aaricia, architettando però il tutto in modo che a vincere sia il pretendente che vuole lui: i rampolli non dovranno infatti sfidarsi in prove fisiche ma a una partita a scacchi, che Gandalf farà vincere astutamente al designato.
Al villaggio arriva però anche una Skjaldmo, una donna-guerriero che potenzialmente può diventare valchiria, che rompe le uova nel paniere a quel paraculo di Gandalf giungendo addirittura a far rapire la giovane Aaricia dai suoi alleati berserker. Thorgal e l’altra bella gioventù convenuta alla festa per contendersi la mano di Aaricia partiranno quindi alla volta della tana dei guerrieri-belva rinnovando un canovaccio che rimanda alle storie più classiche di Van Hamme.
Yann ha scritto una storia originale e coinvolgente, con moltissimi riferimenti ai miti norreni e alle leggi e usanze dei vichinghi (se se li fosse inventate di sana pianta il risultato è comunque ottimo). La sua ironia si riverbera anche in una citazione un po’ forzata di Lanfeust, ma per il resto non ho proprio nulla da eccepire, anzi.
Quella macchina sforna-tavole di Surzhenko è riuscito a mantenere molto alto il livello dei suoi disegni, almeno nel primo dei due volumi qui raccolti (l’eponimo Runa). Spesso ha tralasciato gli sfondi che ha poi realizzato direttamente a colori in un secondo momento, ma così ha potuto concentrarsi di più sulle espressioni e le pose dei personaggi, e più in generale sugli altri dettagli. Purtroppo nel secondo episodio, Berserkers, gli ho riscontrato gli stessi difetti dovuti ai frenetici tempi di consegna delle sue ultime produzioni.
Una curiosità: a Palmanova Carlo Ambrosini mi ha detto che era in ballo anche lui per realizzare Kriss di Valnor ma poi non se ne fece nulla a causa della differenza di stile con Rosinski.

giovedì 13 luglio 2017

Historica Biografie 3: Caterina de' Medici

Ecco, è così che andrebbero fatti i fumetti storico-biografici: le vicende non dovrebbero essere riassunte nelle didascalie (fosse anche in prima persona) ma inscenate “dal vivo” dai protagonisti.
Mathieu Gabella dona così a questo fumetto vitalità, freschezza, ritmo e anche qualche occasionale parentesi ironica. Assistere alle tragedie di cui sono protagonisti i personaggi è senz’altro più coinvolgente che sentirsele semplicemente raccontare.
Caterina de’ Medici si concentra nelle sue canoniche 46 tavole sulle guerre civili in seno alla Francia che la vedova di Enrico II cercò in tutte le maniere di scongiurare arrivando paradossalmente a diventare una figura negativa consapevole di passare alla Storia come la causa del massacro della notte di San Bartolomeo. L’immagine che ne dà Gabella è sostanzialmente positiva, tracciando la figura di una donna che sin da bambina dovette affrontare avversità e rovesci di fortuna (magistralmente riassunti in 4 vignette a “camera fissa” a pagina 6) e che oltre a una grande determinazione possedeva eccezionali doti diplomatiche e un disperato desiderio di pace per il suo popolo. Questa immagine non trova del tutto riscontro nell’appendice storiografica curata da Renaud Villard, ma in fondo è giusto che uno sceneggiatore si sbilanci a dare la propria interpretazione pur di appassionare i lettori tracciando un profilo complesso dei suoi personaggi. Infatti nell’appendice sul “making of” viene scritto a chiare lettere che «la Storia è innanzitutto un racconto e, come tutti i racconti, comporta omissioni, sintesi, aneddoti». Una filosofia da sottoscrivere in pieno, e che dovrebbe essere imposta a molti altri scrittori di fumetti storici.
Sul piano dei disegni Paolo Martinello fa purtroppo un lavoro ben al di sotto dello standard che aveva mostrato col fantasy 3 Leggende, anche quello scritto da Gabella. Gli edifici e le strade della Francia sono ricostruiti in maniera ineccepibile e persino espressiva (non sono dei semplici fondali inanimati) ma i personaggi sono troppo spesso caricaturali, a volte addirittura un po’ deformi – la stessa protagonista cambia fisionomia di tanto in tanto. I tratteggi sono spesso pesanti e male amalgamati ai colori che a loro volta non sono poi eccezionali, almeno non al livello di quelli di 3 Leggende. Visti gli eccellenti exploit precedenti del disegnatore penso che la causa sia da attribuire alle scadenze molto strette che ha dovuto rispettare oppure all’intervento eccessivo di un non ancora maturo Andrea Meloni che figura come suo assistente.

mercoledì 12 luglio 2017

Comics&Science 001/2017: The Babbage Issue

Numero di Comics&Science dedicato al Museo per gli Strumenti per il Calcolo di Pisa, quindi per estensione alla storia delle calcolatrici e dei computer.
La parte a fumetti è costituita principalmente dalla storia Il Segreto di Babbage di Castelli e Peddes. La vicenda prende le mosse in maniera non dissimile dalla prima storia breve di Martin Mystère ospitata su Orient Express (e poi, ridisegnata sempre da Alessandrini, su Comic Art), in cui dal passato, in questo caso dall’Inghilterra ottocentesca del Matematico Charles Babbage, si prefigura una misteriosa minaccia di proporzioni titaniche. Anche stavolta il pericolo di questa minaccia misteriosa non è qualcosa di apocalittico (beh, non troppo) ma in questo caso Castelli ha pigiato nettamente sull’acceleratore dell’umorismo confezionando una soluzione del mistero molto divertente, anche se come da abitudine dello sceneggiatore tout se tient.
I disegni di Gabriele Peddes, con frequentissime derive caricaturali, sono quindi adatti a illustrare questa storia di strumenti di calcolo terrestri e non, ma purtroppo la carta usata (per quanto di alta grammatura) non è patinata e non rende del tutto giustizia al lavoro del disegnatore, che ha realizzato anche i colori.
Tra i redazionali, oltre a un’intervista ai due autori, c’è una presentazione del Museo firmata da Fabio Gadducci, una storia delle calcolatrici di Giuseppe Lettieri, un’indagine sullo IAC di Mauro Picone a cura di Andrea Celli e un articolo di Mirko Tavosanis sul rapporto tra computer e letteratura. Tutti gli interventi sono corredati da un apparato iconografico che, seppur non ricchissimo, è veramente molto interessante.
Una curiosità: l’Antonio Pacinotti che viene citato nell’articolo di Gadducci dovrebbe essere il nonno di Gipi, se i Fisici e gli Ingegneri fumettofili che frequentavo anni fa non mi hanno raccontato balle.
In appendice ci sono due pagine di Davide La Rosa dedicate a Turing (nonostante un certo reiterarsi del suo umorismo strappa ancora più di una risata) e le “notizie” di Lercio.it, anche queste esilaranti pur senza gli “annunciatori” che le declamano a Lucca prima delle conferenze.

martedì 11 luglio 2017

Daredevil 4: Nella Tana di Coyote

Continua a ritmo sostenuto questa collana che ristampa il recente Daredevil di Mark Waid, di cui vengono riproposti con questo volume i sei episodi dal numero 16 al 21. Se non sbaglio in totale sono 36, quindi ne avremo ancora per almeno 3 altri volumi.
La storia parte con un delicato intervento al cervello di Devil, condotto da Henry Pym/Ant-Man in una sorta di rilettura del film Viaggio allucinante, preludio all’ennesima caduta in disgrazia di Matt Murdock, che viene allontanato dallo studio legale di cui è contitolare a causa della scarsa sincerità che apparentemente ha dimostrato verso Foggy Nelson. L’episodio successivo è un fill-in disegnato da Mike Allred (anni fa lo adoravo per poi ridimensionarlo drasticamente, ma comunque è molto meglio del titolare Chris Samnee), con cui riallacciare i fili del discorso e rinarrare alcuni episodi del passato, com’è abitudine nel mercato dei comic book. Comincia quindi una nuova linea narrativa in cui Devil sembra essere vittima di allucinazioni, forse dovute all’intrusione di Pym nel suo cervello, e tranne i dialoghi brillanti tutto sembra essere poco ispirato e non troppo originale. Ma quando entra in scena un nuovo nemico alla fine del numero 19 la storia decolla alla grande!
Waid è riuscito a dare una spiegazione perfettamente plausibile (all’interno di questo contesto fantastico, ovviamente) dei fenomeni che hanno coinvolto la sanità mentale di Devil, spiegando anche le false piste che ha lasciato qua e là e rimandando inaspettatamente a un villain che è comparso nientemeno che sul numero 1 della collana!
Dopo una buona metà costituita da episodi piacevoli ma non eccezionali, Nella Tana di Coyote esplode finalmente mettendo in luce tutto il talento d’architetto narrativo di Mark Waid, evidenziando come anche le parti apparentemente meno significative degli episodi precedenti fossero invece importanti e facessero parte di una struttura ben definita. Davanti a tanta maestria passa in secondo piano il ridicolo metodo di sfruttamento dei corpi delle persone in cui è coinvolto Coyote.
Conclusa questa nuova run (che però prelude a un’altra trama ancora), un cliffhanger ci rimanda a un probabile cross-over con l’Uomo Ragno.
Ai disegni Chris Samnee non è certo allo stesso livello di Paolo Rivera, disegnatore dei primissimi episodi e qui autore solo delle belle copertine. La resa di stampa non aiuta poi ad apprezzare il lavoro di Samnee, con parecchi fuori registro nella prima parte e anche delle occasionali macchie di colore – evidentemente la mia copia in particolare è un po’ sfortunata.

lunedì 10 luglio 2017

I Grandi della Scienza a Fumetti 1: Feynman

L’offerta di allegati a fumetti da edicola si è arricchita di una nuova collana dedicata nientemeno che a Fisici e scienziati. Come argomento del numero d’esordio è stato scelto l’anticonformista Richard Phillips Feynman, che si rese protagonista di aneddoti sufficientemente originali da poter interessare anche un pubblico non specialistico.
Purtroppo questo genere di fumetto non brilla certo per pathos e per quanto la vita di Feynman possa essere stata interessante, il testo ha un taglio prettamente espositivo che non racconta in senso stretto le singole sequenze ma si limita a riassumerle: così, ad esempio, non vediamo le fasi del processo con cui Feynman scassinava le casseforti di Los Alamos, ma ci viene semplicemente detto nelle didascalie come faceva.
Il flusso della vicenda è frammentario e confesso che certi passaggi, soprattutto nella prima parte, non mi sono stati del tutto chiari, forse a causa della scelta di non approfondire certi aspetti tecnici che avrebbero appesantito la lettura (ma paradossalmente le stesse difficoltà le ho riscontrate nelle dettagliatissime lezioni in Nuova Zelanda). Ciò non toglie che in più di un’occasione la particolare scelta dei tempi o delle battute con cui sono state ricostruite alcune scene realmente accadute le abbia rese piacevolmente umoristiche come nelle intenzioni dello sceneggiatore Jim Ottaviani.
I disegni di Leland Myrick sono quelli che ci aspetterebbe per un lavoro del genere, tanto più che parliamo di un tomo che supera le 250 tavole di fumetto: tutta sintesi e niente (o quasi) dettagli. Nella stessa categoria merceologica si è visto di peggio, ma anche qualcosina di meglio.
Uno stile così sketchy ha un po’ confuso anche il colorista, che non sapendo bene dove finivano i bordi di un pantalone e dove cominciava il pavimento è andato un po’ a intuito (vedi pagina 141), così come il colore della casella di una scacchiera straborda nel pezzo che contiene a pagina 7.
9,90 euro è un prezzo corretto (sono 276 pagine a colori stampate bene su carta patinata e rilegate sul dorso), ma prima di intraprendere la collezione di tutta la collana aspetto di sondare il terreno con il prossimo volume, The Imitation Game. Se lo stile grafico e narrativo non si discosta troppo da quello di Feynman (e visto che lo sceneggiatore è lo stesso temo che sarà così) mi sa che investirò quei 10 euro settimanali altrove.

venerdì 7 luglio 2017

Aaaargh!!!

Prima il secondo di U-47, poi quello di Casini, adesso questo:
Alla Mondadori non vogliono proprio farmi più comprare Historica? Inutile dire che l’ennesimo fumetto di guerra è rimasto in edicola, il mio dovere l’ho già fatto con Casini (che comunque come testi meritava), come testimonia il fatto che hanno continuato a mandare la collana nella stessa edicola.
Che poi… anche Juillard ha disegnato un fumetto aviatorio su testi di Yann, perché non pubblicare quello?
Chiudo segnalando che voci di corridoio sostengono che le irreali pin up di Romain Hugault sono basate sulla sua procacissima moglie. Troppo poco, comunque, per farmi propendere per l’acquisto.

giovedì 6 luglio 2017

Istituzione e consegna Premio Giacomo Pueroni

è stato istituito, a cura dell'Associazione culturale NovaLudica di Palmanova che organizza la manifestazione The Game Fortress, il Premio intitolato a "Giacomo Pueroni".

Il Premio è stato istituito sabato 01 luglio alla presenza di curatori e autori ospiti presenti alla manifestazione. Il Premio è annuale e destinato al "Miglior disegnatore di fantascienza".

Vi evidenzio questa nota dal sito degli organizzatori, dove si raccoglie il contenuto del premio e si annuncia la consegna dello stesso.

L'edizione 2017 del Premio è andata a Mario Alberti.

mercoledì 5 luglio 2017

Al di là della Porta dei Sogni

Il volume è uscito alla fine del 2016, io l’ho preso a Palmanova approfittando della presenza di Lele Vianello.Al di là della Porta dei Sogni è una raccolta di 10 “liberi” di fantascienza realizzati all’inizio della carriera dell’autore, prima di finire quasi interamente cooptato da Pratt per realizzare Corto Maltese, Gli Scorpioni del Deserto e Cato Zulù.
Il titolo deriva dal nome della brevissima serie antologica che Vianello propose a partire dal numero 83 della rivista Il Mago, datata febbraio 1979, dove Bepi Zancan lo indicò come «esordiente» nel sommario (al pari di Luca Boschi) com’era uso in redazione. Altre storie sono tratte da riviste semisconosciute come Simbad, Balloon e forse Help, su cui nemmeno l’autorevole saggio Persone di Nuvola di Giuseppe Peruzzo dà informazioni, forse perché si trattava di pubblicazioni amatoriali o non strettamente legate ai fumetti.
Data la loro brevità, le storie si basano principalmente sull’effetto sorpresa finale ma anche sull’atmosfera che riescono a evocare, memori dell’impatto che gli sceneggiati televisivi ricordati nell’introduzione di Carlo Bazan ebbero su più generazioni di spettatori.
Oggi come oggi, forse un paio di trovate e di soluzioni narrative non hanno più la freschezza che avevano in origine, ma nella maggior parte dei casi questi racconti si fanno leggere con grande piacere, lo stesso con cui lessi L’Asteroide e La Cosa (che all’epoca non avevano questi titoli) su Il Mago. A mio avviso i migliori sono Uno di noi, L’Amico, L’Isola deserta (che ha un finale veramente inaspettato) e Il Sigillo di Roxana.
Graficamente Vianello mostra degli innegabili influssi caniffiani per buona metà del volume, il che oltre a rendere il suo tratto più morbido e gradevole serve anche a evocare il mood giusto per la storia L’Amico, ambientata negli Stati Uniti degli anni ’50. In altre storie il suo stile è più sintetico e squadrato, ma anche occasionalmente più personale: le pennellate de Il Sigillo di Roxana non sono troppo diverse da quelle di Muñoz, così come ne La Fuga (rielaborazione di Uno di Noi che apre il volume) c’è un magistrale uso del bianco e nero e un grande dinamismo.
La qualità della riproduzione è ondivaga, anche se generalmente perfetta. È evidente che nella maggior parte dei casi la stampa è partita dagli originali di Vianello (l’ottava striscia da L’Amico, che qui diventa la parte inferiore della quarta tavola, è addirittura contornata) ma Il Sigillo di Roxana presenta un tratto smangiucchiato e tracce di interventi correttivi che difficilmente erano nelle intenzioni dell’autore.
Il lettering è stato rifatto al computer. Da quanto ho potuto vedere dai numeri de Il Mago in mio possesso non sarebbe nemmeno una cosa negativa in sé, se non fosse che in alcuni casi mi è sembrato che alcuni balloon siano stati allargati o modificati per farci stare il testo. Ma forse è solo una mia impressione.
Il volume, che consta di 116 pagine, è corredato da dieci illustrazioni a colori che fungono da “copertine” per le singole storie e da alcuni redazionali (molto interessante quello sulla storia della fantascienza scritto dallo stesso Vianello).