domenica 4 ottobre 2015

Zenith Fase Tre

Si è fatto attendere (che non sia stato poi questo grande successo per la Panini?) ma ne è valsa la pena. Questo terzo volume di Zenith è ancora meglio dei precedenti.
Come già anticipato nello scorso numero, Zenith si trova coinvolto in un guaio di dimensioni multiversali: i Lloigor lovecraftiani sono tornati e con meticolosa malvagità si sono impossessati dei corpi dei superumani di quasi tutte le realtà alternative, assicurandosi così una facile vittoria su tutte le altre forze in gioco nei singoli mondi e quindi il dominio incontrastato di quegli stessi mondi. Possono quindi puntare a qualcosa di ancora più grosso.
Non tutti gli eroi, però, sono ancora caduti e il Maximan di Alternativa 23 (quello “originale” del mondo di Zenith era morto durante la Seconda Guerra Mondiale) ha imbastito un esercito di supereroi da tutte le realtà alternative per distruggere il piano di dominazione totale dei Lloigor, che si concretizzerà una volta avvenuto l’“allineamento” delle varie terre: per farlo bisognerà inviare delle squadre di eroi a distruggere gli interi universi 666 e 257.
Il riluttante e strafottente Zenith fa parte del manipolo destinato ad Alternativa 257.
Ora, salvare l’intero multiverso non è certo una cosa facile di suo e a complicare le cose interverranno sorprese spiacevoli e rivelazioni inaspettate.
La saga procede incalzante e con un ottimo ritmo, io sono rimasto incollato alle pagine nonostante la lunghezza di questa trama che si dipana su una trentina scarsa di capitoli. Dalla seconda metà del tomo in poi c’è forse qualche divagazione che rallenta la lettura, ma bisogna anche considerare le necessità di Morrison che doveva infarcire le consuete 4-5 tavole settimanali (formato-capestro che pochi sceneggiatori sanno gestire efficacemente) di elementi che facessero avanzare la trama principale più altri che sviluppassero le sottotrame e rilanciare il tutto con idee nuove.
I dialoghi, soprattutto nella prima parte quando il protagonista è più presente sulla scena, sono spumeggianti e la battuta finale sul presunto “sacrificio” del protagonista mi ha fatto ridere di gusto.
Questa Fase Tre offre oltretutto il piacere aggiuntivo di vedere una carrellata di supereroi inglesi e di farsi una cultura in merito. Alcuni saranno pure stati inventati da Morrison, ma almeno il robot Archie e Steel Claw sono realmente esistiti (del primo ricordo che anche la figlia di Moore diede una sua versione, del secondo la RW Lineachiara ha ripreso il testimone della pubblicazione italiana dalla Planeta DeAgostini). La scena che apre il quinto capitolo mi sembra debitrice di quella analoga che compariva in Marvelman/Miracleman ma forse è una coincidenza.
Spiace dirlo, ma forse il migliore Grant Morrison era questo e non ha saputo ripetersi allo stesso livello, pur se ha realizzato altre cose buonissime o eccellenti. E purtroppo Multiversity non rientra in nessuna delle due categorie.
Come al solito, la parte più debole di Zenith (l’unica parte debole) è quella grafica. Forse pressato dalle scadenze o inebriato dal successo Steve Yeowell schematizza ancora di più le sue vignette. Magari come illustratore sa fare cose accettabili, ma il fumetto non è proprio il suo campo. La glaciale stilizzazione delle sue figure ne rende difficile il riconoscimento e in più di un’occasione ho addirittura sentito la necessità di avere una didascalia che mi spiegasse cosa diavolo veniva rappresentato nei disegni – ma per quanto necessaria, una cosa del genere sarebbe stata contraria allo spirito con cui veniva realizzato Zenith. Nei campi lunghi, poi, Yeowell rende indistinguibili tra di loro i personaggi, che in quell’accozzaglia di trattini e campiture non si capisce più nemmeno se sono maschi o femmine. Gli elementi distintivi dei costumi, inoltre, li disegna solo nei dettagli  e nelle inquadrature molto ravvicinate e comunque non è che siano poi di grande aiuto visto che, ad esempio, si dimentica di disegnare la S che dovrebbe campeggiare sul petto di uno di loro.
Al di là delle questioni estetiche mi è sembrato che Yeowell fosse veramente di fretta e abbia tirato via in più di un’occasione: la scena di massa che dovrebbe stupire il lettore per la folla oceanica di supereroi chiamati a raccolta risulta invece assai scarna e povera.
In appendice una storiellina lisergica disegnata (vivaddio) da Jim McCarthy. Niente di memorabile, soprattutto in considerazione della qualità della saga portante, ma probabilmente per l’epoca era qualcosa di originale e innovativo.

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