Danilo Masciangelo cominciò come (ottimo) clone di Sergio Toppi:
(da AlterAlter 5 del maggio 1977)
per diventare poi un elaborato fumettista iperrealista, il Jean-Claude Gal italiano:
(da Corto Maltese 4 del 1985)
(da Corto Maltese 7 del 1986)
Chissà che fine ha fatto.
Io non amo il disegno iperrealistico nel fumetto...trovo che mal si addice al mezzo...
RispondiEliminaNon ho mai trovato scorrevole ne la regia e ne la recitazione... LUIS GARCIA, per me è un gran disegnatore , ma un pessimo "fumettaro".
Dipende dal disegnatore, secondo me. Proprio ieri sfogliando vecchi Totem ho rivisto alcuni episodi delle Cronache del Senza Nome disegnati proprio da Garcia e, diamine, anche scorrendoli velocemente "raccontavano" in maniera fantastica.
RispondiEliminaSe ti concentri sulla resa delle figure e questi modelli non sono espressivi in partenza è chiaro che devi prendere per mano il lettore con altri mezzi, tipo un'organizzazione della tavola ben pensata e decadrage "narrativi" (ho citato quest'ultimo perchè scorrendo il post ho notato che Masciangelo lo faceva). Ma lo dico giusto per fare bella figura con gli altri due lettori del blog, sono cose che sicuramente sai meglio di me.
E poi c'è anche la possibilità che uno adotti la staticità come scelta stilistica, per rendere straniante il tutto, anche Massimo Mattioli lo aveva fatto in almeno un'occasione.
Un iperrealista (termine che ovviamente uso per comodità e che non c'entra niente con quello codificato nell'arte) che non apprezzo è Alex Ross, assai manierista.
Hai letto l'episodio di Frank Kappa in cui Sommer usa i retini a simulare le foto sgranate dei giornali, "più vere del vero"? Da brivido.
Sì ma SOMMER non viene dall'iperrealismo, lui è un disegnatore di fumetti a tutto tondo, eppoi lo sai meglio di me "L'eccezione conferma la regola."
RispondiEliminaE' logico che poi tutto è rapportato ai gusti e alla preparazione culturale, ma una illustrazione non sarà mai un fumetto, come non lo sarà un fotoromanzo. In questa professione artistica, più si è giovani e più si vuole rappresentare la realtà, più ci si invecchia e più diventa impellente il bisogno di rappresentare la nostra visione della realtà. Scusami se utilizzo il tuo blog per disquisizioni sul mio lavoro...
Figurati, ogni considerazione teorica è ben accetta, così come ogni testimonianza diretta degli addetti ai lavori.
RispondiEliminaSecondo me uno stile iperrealista non pregiudica a priori una storia a fumetti, me ne ricordo una di Caro (forse...) sul Metal Hurlant speciale Lovecraft che non si capiva bene se fossero disegni o pupazzi fotografati, a guardarla superficialmente non le davi una lira (anche perchè si basava quasi esclusivamente su didascalie, se ben ricordo) ma leggendola funzionava a meraviglia.
E' chiaro che uno stile ostentatamente "bello" possa costituire un ostacolo alla lettura perchè il lettore è più incline a soffermarsi sui singoli disegni che sulla loro concatenazione o sulla storia, però c'era ad esempio quel disegnatore omosessuale che ha pubblicato su Blue che riusciva benissimo a evitare questo ostacolo pur producendo disegni curatissimi e impeccabili anatomicamente.
Di Sommer francamente non conosco bene il background ma credo che anche lui come tutti i suoi connazionali della stessa generazione abbia provato un po' in tutti i campi e incidentalmente è riuscito ad affermarsi nel fumetto (ma pur avendo esordito quattordicenne lo ha fatto in una congiuntura storica ben determinata, quando è nato il "fumetto adulto" la cui onda lunga ha saputo cavalcare grazie all'esempio di Pratt), difatti gli ultimi anni mi pare che anche lui vivesse dipingendo quadri come Fernandez e Segrelles.
E' vero che la maggioranza dei fumettisti sono un po' Picasso (che da ragazzino dipingeva come Velasquez e al massimo della sua parabola era arrivato felicemente alla sintesi di un bambino di 3 anni) ma trovi anche qualche De Dominicis che partendo dalla semplicità arriva a esiti più elaborati o "mimetici" o proprio a una forma di iperrealismo, penso ad esempio a Marcello Jori. Però sono una minoranza, in effetti. D'altra parte al liceo artistico ti insegnano le basi e la storia dell'arte proprio perchè tu possa poi interpretarle e allontanartene autonomamente. C'è poi qualche Maestro che mi lascia sempre a bocca aperta per come continua la sua ricerca nonostante possa benissimo considerarsi arrivato: penso ad esempio al Garcia Seijas post-Texone.
Il discorso fumetto-fotoromanzo è talmente complesso che non mi avventuro nemmeno lontanamente a dire qualcosa!
Comunque, a proposito di fumetti iperrealisti: Ogre di Strnad e Corben era un gran bel fumetto, no? E praticamente riprendeva l'iperrealismo in maniera filologica.
Ogre, non lo conosco...non so se in questa opera Corben abbia cambiato stile di disegno. Io lo ricordo iperrealista nei colori non nella figura umana.
RispondiEliminaGarcia Seijas, si evolve perché è un "GRANDE", e come tutti i grandi con la "G" maiuscola non lo sa, deve ancora dimostrare a se stesso d'essere bravo.
Il fumetto e la pittura oggi non vanno sotto braccio, ma sono agli antipodi. Sommer è di una generazione, come Buscema e Romita sr. di pittori che per sbarcare il lunario disegnavano fumetti. Dalla mia generazione in poi, un ragazzo sceglie volontariamente di divenire autore di fumetti, e per assurdo, la pittura potrebbe divenire un ripiego. Quando andavo al liceo, tutti i miei professori storcevano il muso nel sapere che io volessi fare il "FUMETTARO"..."Non è arte! La pittura è arte! "mi ripetevano, ma io ero convinto del contrario...ed in parte ne sono convinto tutt'ora.
ODDIO! Approfitto della tua ospitalità per rendere il tuo blog un luogo di mie riflessioni personali...SCUSA!
Ogre era un fumetto che, forse involontariamente, riprendeva l'iperrealismo nella sua forma più corretta filologicamente: Strnad (o chi per lui...) aveva fatto delle foto che Corben aveva colorato ad arte e ne avevano tratto un fumetto che secondo me è riuscitissimo! E tra l'altro si vedeva pure che le donne con le forme che disegnava Corben esistevano veramente, aerografo permettendo (ma non ricordo di aver notato correzioni): Corben dichiarò una volta che tutti i suoi disegni hanno come base delle fotografie, ma si vociferava che fosse una giustificazione per evitare noie legali per oltraggio al pudore. D'altra parte dicevano pure che per dare quella particolare sensazione di tridimensionalità facesse 4 volte la stessa tavola, una per ogni colore di base e che poi venissero unite e "impastate" in fase di stampa. Metodo che usavano Rick Griffin, Mouse & Kelly, ecc. per i poster dell'era psichedelica ma che mi sembra decisamente difficile e dispendioso da utilizzare per una persona sola.
RispondiEliminaIl fumetto è arte? Vincenzo Mollica ci ha fatto pure una (bellissima) rivista sopra, ma lo scopo del fumetto è raccontare una storia, no? Quindi il suo scopo non è esprimere qualcosa tramite un segno o un accostamento di colori che una volta stampati non saranno mai fedeli all'originale unico e irripetuto (per non parlare di sovrapposizioni spaziali, tagli, encausti, ecc. che di base non si possono riprodurre in serie) e per me che sono parnassiano ("l'art pour l'art!") il fumetto è un linguaggio, ma non è arte. Come secondo me nemmeno il cinema (ok, il "cinema di fiction narrativa") è arte anche se poi per comodità e brevità è anche giusto che si parli di questi "media" in questi termini che per quanto semplificati servono ad ottenere attenzione da un pubblico non specifico e magari pure sovvenzioni che non fanno mai male!
Anche se dettato da entusiasmo, è profondamente scorretto dire, ad esempio, che i fumetti di Pazienza sono "poesie": sono fumetti, vivaddio, e col linguaggio specifico della poesia non c'entrano niente! Come quelli che per sottolineare la qualità di Cybersix dicevano che era quasi un romanzo: ma quando mai?! Era uno splendido fumetto realizzato seguendo appunto le regole costitutive del fumetto e col romanzo non c'entrava niente!
Noto comunque che anche tu al liceo artistico hai avuto dei professori che magari avranno avuto pure una buona mano ma nessuna capacità critica nè una visione globale dello stato dell'arte... magari sarà stata solo l'ubriacatura per la Transavanguardia (tu hai fatto il liceo in quegli anni là, giusto?) ma mi piacerebbe sapere se oggi sarebbero così pronti ad affermare che la pittura è arte quando artisti contemporanei che si esprimono con la pittura, e parlo di quelli al top, si offendono se dai loro del "pittore"...
Io invece credo che il fumetto sia "ARTE", industriale, ma arte(lo so che stai inorridendo)...per me l'arte è far suscitare emozioni in chi la vede, l'ascolti o la tocchi...l'arte per me è creare qualcosa di unico ed emozionante, a volte, non necessariamente culturalmente alto. Secondo me il fumetto risponde a questi requisiti. Certo non tutto il fumetto è arte, ma nemmeno tutti i quadri o tutte le composizioni musicali lo sono. L'uomo ha questo dono di saper creare arte, con quello che ha sottomano, ci è riuscito con pezzi di selce e le pareti di grotte...Il fumetto come giustamente scrivi tu, non è poesia, non è romanzo, non è ballata...è semplicemente e banalmente FUMETTO. Ora il liceo Artistico lo frequenta mia nipote(la figlia di mio fratello) e mi assicura che non è cambiato nulla sulle prevenzioni e l'ottusagine artistiche di quando ci andavo io.
RispondiEliminaFumetto come "arte applicata", quindi. Già il fardello di produrre storie coerenti, originali e funzionali non è cosa da poco, caricarlo anche di istanze emotive dimostra quanto credi in questo linguaggio. Però in effetti è vero: ci sono anche lampade di design (l'esempio classico dell'arte applicata) che sono stupende, diciamo pure emozionanti.
RispondiEliminaDesolanti i professori di liceo che sputtanano i fumetti anche adesso (e per "adesso" intendo da circa dieci anni) che sono stati sdoganati, e pure a prezzi altissimi, dal NeoPop...
L'idea della serie i Briganti fu mia, la proposi subito ad Adriano Benedetti, un grande amico cher aveva già pubblicato su AlterLinus alcune storie disegnate da Danilo...
RispondiEliminaDanilo era genio e sregolatezza, Adriano sopportava a fatica di lavorare con lui, ma lo convinsi a riprendere... Scrivemmo il canovaccio di sei storie insieme, partimmo con la sceneggiatura della prima nell'82, La Giustizia, ambientata nella Calabria post unitaria, la scrivemmo a quattro mani per poi fare le prime tavole e proporle a Corto Maltese.
Danilo aveva un credityo infinito con la signora Serra che dirigeva la rivista, che però pretese di vedere almeno le matite di tutte le tavole e ci impose una riduzione tagfliando, se non ricordo male quattro tavole. Anche lei conosceva Danilo e non voleva si tirasse troppo alla lunga. Poi realizzammo con enormi ritardi il resto alternandoci alla sceneggiatura io e Adriano... Più volte dovetti tranquillizzare Adriano... L'ultima volta che incrociai Danilo a Milano faceva illustrazioni per la copertina di libri, semprte olto belle... La dimensione del fumetto era per lui un pò costrittiva. Spero di essere stato di un qualche aiuto, se volete più informazioni scrivetemi. (darioliotta55@gmail.com).
Era davvero talentuoso e bravo.
RispondiEliminaCon danilo ho lavorato negli anni 90.
e ho un ricordo intenso e bello di lui.
sarei davvero felice di avere sue notizie
Col tempo sono riuscito a risalire ad altro materiale che ha realizzato, lo trovi qui:
Eliminahttp://lucalorenzon.blogspot.it/search/label/Danilo%20Masciangelo
Di preciso a cosa avete collaborato?