Nei bei tempi andati in cui ancora si pensava che Robin Wood scrivesse tutti i suoi fumetti (ma qualche indiscrezione già trapelava grazie a nippurweb.com.ar) avevo scritto un lungo pezzo su Wood che si concludeva con l’elenco delle sue serie arrivate in Italia. «E speriamo di non aver scritto troppe idiozie» dicevo per introdurlo su Fucine Mute 51. Ecco, appunto, colgo l’occasione del blog per aggiornare e correggere alcune cose...
E ovviamente per ampliare la lista con le nuove serie di Wood comparse sui settimanali dopo il 2002.
Hiras (Lanciostory 44/07)
L’Hiras del titolo è il figlio del mitico Nippur, che già si era fatto notare in molti episodi della serie del guercio. Si tratta però di un personaggio diverso da come lo avevamo conosciuto: Hiras è ora un eroe puro e decisamente più classico e non più il giovane scapestrato figlio indomabile della regina delle Amazzoni. Ma tutto sommato ciò si può spiegare col fatto che nella serie dedicata al padre lui era un personaggio di contorno che non necessitava di incarnare una figura classica (per quello c’era già il titolare Nippur, chiaramente) e in fondo anche Hiras crescendo sarà maturato.
Ciò che risulta cambiato ancora più drasticamente è il contesto in cui Wood ha deciso di calare questa nuova serie: siamo sempre ad Akad («Akkad» in Nippur) e ritroviamo Karien e lo stesso Nippur ma ora questi nomi acquistano l’aura mitica di una Hyboria, di una Pellucidar, di un Conan. Anche dal punto di vista grafico c’è un certo spaesamento, con foreste lussurregianti e panorami celtici a raffigurare un’improbabile Sumeria.
Nemmeno in Nippur sono mancati tocchi decisamente fantasy e sopra le righe, ma nella vecchia serie Wood mantenne sempre, se non un realismo negato sin dal titolo (Nippur era il nome di una città, non un nome proprio di persona), almeno una parvenza di credibilità che proiettasse le avventure del sumero in un contesto storico sufficientemente plausibile. In Hiras invece il protagonista ha come spalla un folletto goloso, Crixo, e si trova occasionalmente ad avere a che fare con personaggi e situazioni completamente fantastici, come ad esempio sua sorella Oona (che riprende una storia di Nippur inedita in Italia) appartenente alla razza delle “donne delle profondità” munite di tre occhi e di poteri telepatici. Lo stesso Hiras è al contempo un guerriero ma anche una specie di druido che venera il sole, e difatti nel suo primo ciclo di storie i suoi nemici sono i vampiri.
Ai disegni troviamo inizialmente un Ruben Meriggi il cui nome accese grandissime aspettative negli appassionati – almeno in me. Finalmente il raffinato disegnatore che l’Eura ci aveva presentato col contagocce aveva l’occasione di comparire su una serie importante che ne mettesse in luce le qualità e gli desse il giusto rilievo. E poi Hiras sarebbe stata a colori, chissà che capolavoro ne sarebbe venuto fuori. Purtroppo Meriggi aveva maturato nel frattempo uno stile ben diverso da quello con cui lo avevamo conosciuto e amato: il sottile tratto di pennino era stato sostituito da una greve inchiostrazione pesante e ben poco elegante e le sue figure, una volta così dinamiche ed espressive (oltre che oggettivamente belle) ora erano bloccate in pose statiche e sfoggiavano perennemente un broncio inespressivo o, al massimo, un ghigno. E le anatomie, talvolta veramente grottesche (soprattutto quelle femminili), erano rese in maniera tale da ricordare dei corpi scarnificati con i fasci muscolari in bella vista.
Comunque, benché i disegni siano stati attribuiti per intero a Meriggi, Goiriz gli è subentrato a partire dall’episodio pubblicato su Lanciostory 18/08 (il secondo episodio del secondo arco narrativo, Meriggi ha disegnato solo le prime due tavole) pur se l’Eura gli attribuirà la paternità della parte grafica ancora per qualche episodio. Con Roberto Goiriz ai pennelli la situazione non migliora. In Warrior M Goiriz aveva dimostrato almeno di sapere disegnare dei mostri abbastanza buoni, il fantasy forse gli sarebbe stato più congeniale; invece, forse a causa di tempi di consegna troppo stretti o forse per scarsa affinità iniziale col personaggio, il risultato è scadente e nelle sue tavole vediamo volti poco espressivi, anatomie fantasiose, un’inchiostrazione pesante e uno scarso interesse per le rifiniture e i dettagli. Per fortuna Goiriz recuperò progressivamente terreno (e anche i colori migliorarono) ma di certo non ha raggiunto il livello dei Maestri che sono passati sulle pagine di Lanciostory e Skorpio. La sua interpretazione delle fattezze di Hiras inoltre si discosta un po’ da quella di Meriggi, che a mio avviso aveva invece rispettato maggiormente la fisionomia che gli diedero Sierra e Mulko.
Tralasciando la parte grafica (ma non è detto che Meriggi non possa piacere ai cultori della Image Comics), Hiras è di per sè una serie godibile. L’aspetto predominante è quello avventuroso, condito però da altri ingredienti come la levatura epica di certi cicli narrativi, il fascino talvolta bizzarro degli aspetti fantasy e le generose scene amorose con le proverbiali donne prosperose e disponibili di Wood. Però la serie parte svantaggiata già in partenza, perchè deve fare i conti con il pesantissimo retaggio di Nippur di Lagash, con cui anche al lettore più distratto di Lanciostory verrà spontaneo paragonarla. È anche vero che d’altra parte Wood non poteva continuare a ripetere gli stessi cliché dopo quarant’anni dalla nascita del vecchio Nippur, soprattutto su una serie nuova, ma la distanza tra la nuova serie e il vecchio stile che il lettore fedele si sarebbe aspettato è veramente enorme e avrà suscitato più di qualche perplessità. Chissà che qualche lettore “vergine”, che non conosca cioè Nippur nemmeno per sentito dire, non apprezzi invece questa saga fantasy senza i pregiudizi dei vecchi ammiratori del guercio.
Hiras è stato ristampato in volume su Euracomix 248 e Aureacomix 251.
Perdonami, non ho capito, ma insinui che Wood si firmi e dei ghost lavorino al posto suo(o qualcuno lo affermi?)?..
RispondiEliminaIo l'ho conosciuto e siamo stati in contatto più di una volta...diffido degli "artisti" che parlano troppo, tranne gli attori comici...e non rispondono mai direttamente alle domande poste...comunque qualche dubbio m'era venuto in mente, domandandomi e domandandogli come poteva scrivere tutta quella mole di storie ed essere sempre in giro per Fiere e mostre di fumetto di tutto il mondo.
P.S.
EliminaI disegni che tu hai pubblicato di HIRAS, sembrano di un "fanzinaro" e non di un professionista...Visi statici e inespressivi, fatti con le proporzioni accademiche, tipo quelle che spiego io sul mio blog...anatomie approssimative e spesso sballate, inquadrature piatte e monocorde per un fantasy...cavalli con la testa di cartone ed il corpo formato col manico da scopa...sarebbe pessimo anche per un "fanzinaro" della IMAGE. I colori non sono malvagi, ma inadatti per il tema trattato...diciamo, troppo puliti e pastellati...
Era cosa risaputa (in Argentina, non in Italia...) che Wood occasionalmente mancasse una consegna o che semplicemente si stufasse di scrivere una serie e lì subentravano i suoi "vice" (Amezaga/Morini, Fernandez, Ferrari e in tempi recenti Barron). La cosa era chiara e trasparente in Argentina, dove le riviste della Columba scrivevano i nomi di TUTTI gli autori di un fumetto, anche dell'ultimo assistente di studio, ma l'Eura ha sempre attribuito tutti gli episodi delle serie di Wood a lui. E posso anche capirli: come nel caso di altri sceneggiatori famosi "Robin Wood" ormai è un brand, un sigillo di garanzia, e più che le sue storie viene venduto il suo nome. Anche Carlos Trillo mi ha detto che alcune cose interamente attribuite a lui erano in realtà opera dei suoi assistenti.
EliminaTrovi un discorso più approfondito (limitato però alle informazioni che avevo allora) qui:
http://www.fucinemute.it/2003/05/robin-wood-la-magia-il-mito-lavventura/
PS: povero Meriggi, e pensare che era uno dei miei disegnatori preferiti... A Goiriz direi di dare ancora un po' di tempo, alcuni miglioramenti si sono visti.
Non ce l'ho proprio fatta a prendere il volume dell'Eura, all'epoca. Avevo trovato terribili i disegni di Roberto Goiriz. O quantomeno poco adatti ad una serie di Robin Wood (o di chi per esso ;)
RispondiEliminaEra un po' come avere sotto gli occhi un Dago di Liefeld.
Bel post, comunque.
Se non sbaglio (neanch'io ho quei volumi) c'era anche il problema della lettura perchè i cicli di Hiras erano organizzati in 8 episodi da 10 tavole l'uno, troppe per stare nella foliazione canonica di Euracomix. Così gli archi narrativi venivano spezzati.
EliminaNon sono d'accordo, mi dispiace.
RispondiEliminaI disegni della serie Hiras sono proprio l'elemento distintivo e positivo. Sono affascinanti ed eccessivi, e l'anatomia femminile se ne giova!
Ciao Salvatore, credo tu faccia riferimento ai disegni di Goiriz. Tu stesso li definisci "eccessivi" immagino intendendo che sono sopra le righe, tamarri, volutamente esagerati per proporzioni e inchiostrazione. Si possono anche apprezzare, ci mancherebbe (ma resto dell'idea che abbiano le carenze che ho evidenziato) però per un lettore storico di Lanciostory è difficile farlo su una serie così importante come Hiras, che si ricollega al vecchio glorioso Nippur di Lagash.
RispondiEliminaMeglio Goiriz, pur coi suoi difetti, su Warrior-M, una serie decisamente più divertita e che non si prende programmaticamente troppo sul serio.
Poi anche Goiriz starà evolvendo il suo stile, gli ultimi episodi di Hiras non li ho visti però ricordo che cominciava già a prendere maggiore confidenza con i personaggi e l'ambientazione.
...un bel paio di tette su una base carente, però, per me evidenziano solo l'imperfezione della struttura che dovrebbe supportarle.