sabato 27 settembre 2014

Cosmo Color 13 - Rio 1: I Macellai



Le mie aspettative erano piuttosto alte nonostante fosse l’ennesimo western. Luigi Bicco ne aveva parlato con toni entusiasti e quando incuriosito ho cercato su Google qualche immagine ho trovato delle tavole a colori molto belle. Orbene, questo primo episodio di Rio è quasi interamente in bianco e nero e non è che le tavole a colori siano granché, tanto più che alcune sembrano essere state ricolorate (e forse proprio rifatte ex novo) con assurdi toni pastello…
Inghiottito questo primo rospetto mi accorgo che le prime due tavole sono in realtà una tavola doppia che è stata smontata e stampata sui due lati della stessa pagina. E non sarà l’unica, purtroppo. E l’ho notata con l’attenzione che può avere un pendolare che legge il volume in treno senza ancora in circolo il primo caffè della giornata, quindi la cosa è abbastanza evidente. Non capisco perché la Cosmo non abbia rispettato la scansione originale (imposizioni della casa madre?): avrebbero potuto sacrificare alcune delle ben 4 pagine in avanzo, occupate da frontespizio e studi di Wildey. Già un’altra volta (vatti a ricordare quale) avevano rinunciato alla rubrica “Base Cosmo” per rispettare la foliazione di quel particolare volume.

Digerito questo secondo rospo, mi impongo di non farmi influenzare nel giudizio del fumetto in sé a causa di questi due scivoloni e in effetti questo Rio esordisce alla grande. È un western, certo, ma ha dei buoni margini di originalità dati dal documentato realismo: il protagonista eponimo, dopo un violento passato di fuorilegge, è agli ordini del presidente Grant per arginare la riprovevole moda degli “sporting specials”, invadenti convogli ferroviari che oltre a rovinare il paesaggio incontaminato del Lontano Ovest offrono ai passeggeri lo svago di sparare ai bisonti le cui carcasse vengono lasciate nelle pianure impedendo accuratamente ai nativi di recuperarne le carni.
Il piacevole senso di rigore storico sfuma purtroppo ben presto, quando Rio cede alle facili lusinghe degli stereotipi di genere e il protagonista in cerca di vendetta e riscatto si sciroppa molti topoi come il duello in strada, i massacri degli indiani, gli agguati e quant’altro. Sembra quasi una punta di autoironia il commento dell’eroe che riflette su quanto rimpiangesse il caldo nella puntata precedente mentre in quella attuale si trova nel deserto, con una facilità di spostamento assolutamente irreale ma che tanta letteratura e cinema hanno dato per scontata.

Dal punto di vista grafico, Doug Wildey fa un gran bel lavoro che ho apprezzato pur se non rende giustizia se non in minima parte al nome della collana Cosmo Color. Verso la fine della lettura, però, la sua calligrafica ispirazione a modelli fotografici mi è venuta un po’ a noia. Nonostante il lavoro di restauro delle tavole strombazzato nella presentazione, mi sembra che nella maggior parte dei casi la stampa sia partita dalle tavole originali visto che si riescono a intuire le matite sotto le chine e si vedono chiaramente pecette e soprattutto colpi di bianchetto a eliminare i segni residui dei balloon per collegarli alle relative pipette. Un bel dietro le quinte che mi ha ricordato i felici esiti della collana Collezione Altuna, ma che avrei apprezzato di più sulle tavole di disegnatori più famosi e a me più graditi.

I patiti di western adoreranno Rio, io gli ho preferito di gran lunga 3 Leggende. È ancora presto per decidere se continuerò o meno a seguire la miniserie, credo che navigherò a vista e deciderò sul momento. Parafrasando quel tizio che non sapeva disegnare e si è convertito alla scrittura: «prima sfogliare poi comprare».

5 commenti:

  1. Mh, non so... graficamente fa paura ma la storia, per quel che hai detto, non mi dice nulla.

    Moz-

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    1. Se non sei un fanatico di western lascia pure perdere. Come forse farò anch'io.

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    2. Bene allora.
      Volevo in realtà leggere un po' di western ma forse inizio l'avventura africana di Adam Wild.

      Moz-

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  2. Io sono in un periodo in cui con il western vado molto d'accordo, stereotipi o meno, Rio ancora non l'ho letto. è finito in fondo alla pila di roba arretrata... se ne parlerà tra un po'.

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  3. Più che di Rio in particolare, sono un fan del tratto di Doug Wildey e della sua non ricchissima ma intensa storia editoriale. Per dire, a me basta che il signore in questione sia stavo il creatore della serie a cartoni Jonny Quest e il disegnatore della relativa serie a fumetti per la quale ha sfornato cover memorbaili (QUESTA, tanto per dirne una).

    Essendo anche un "patito" del western, va da sé che quando troverò Rio in edicola (perché fino ad ora nisba) lo prenderò di sicuro :)

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