sabato 25 aprile 2020

Historica Biografie (I Grandi Pittori) 36: Leonardo da Vinci

Non inizia nel migliore dei modi questa continuazione “apocrifa” di Historica Biografie. Sul mio umore durante la lettura avrà forse influito il fastidio per essermi perso il numero 35, ma di certo le aspettative (poi disattese) della quarta di copertina, con quelle immagini che ricordano Milo Manara, hanno avuto il loro peso.
Leonardo da Vinci non è esattamente un fumetto storico quanto un’opera di fiction che si sbilancia a dare un messaggio sull’arte e sulla vita. Nel 1516 il protagonista giunge alla corte del Re di Francia portandosi appresso il servitore Francesco e la già celeberrima Gioconda che in molti, re compreso, sono ansiosi di ammirare. A Leonardo viene affidato come paggio il giovane Tristan, aspirante pittore che alimenta le invidie di Francesco. In sostanza il vero protagonista è proprio Tristan, tanto che gli viene dedicata una sottotrama, mentre Leonardo funge da catalizzatore delle ipotesi sull’identità del soggetto raffigurato nel suo quadro più celebre. Per quattro volte (con un interlocutore ma occasionalmente anche con un relatore diverso, non sempre è Leonardo che racconta la sua vita) vengono avanzate delle ipotesi in merito. Nessuna viene riconosciuta come vera, e d’altra parte il bello dell’arte e della vita è che non bisogna affidarsi alle apparenze e che la realtà è solo una questione di punti di vista. O così vuole la morale conclusiva.
La struttura imbastita da Patrick Weber è semplice e programmaticamente ripetitiva, con qualche sprazzo postmoderno quando fa rivolgere direttamente al lettore le quattro figure chiamate in causa nei racconti. Con le opportune modifiche, cioè eliminando i riferimenti alle accuse di sodomia, Leonardo da Vinci potrebbe benissimo transitare su Il Giornalino. La blanda trama di detection (Francesco invidioso ha messo nella camera di Tristan una borsa che ha rubato al maestro) viene risolta rapidamente e in maniera un po’ inverosimile.
I disegni di Olivier Pȃques, come ho anticipato, si sono rivelati deludenti. In quarta di copertina si intuiva l’ispirazione al Manara morbido e sintetico del periodo post-Estate Indiana, alcune posture sembravano quasi ricalcate da quello, ma poi in concreto le tavole sono realizzate con un piglio più frettoloso e quasi caricaturale. Le mani si contorcono in posture impossibili, gli sfondi sono a volte quasi solo abbozzati e gli uomini praticamente sono tutti uguali. A distinguerli ci sono per fortuna i colori di Véronique Gourdin, che però sono piuttosto lividi, anche nelle scene che non sono flashback.
In appendice il breve dossier su Leonardo da Vinci si riappropria dell’identità storico-biografica della collana di partenza, ma solo in parte: riporta le tappe fondamentali della sua vita dedicando maggior attenzione alla sua arte.

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