Non inizia nel migliore dei modi
questa continuazione “apocrifa” di Historica
Biografie. Sul mio umore durante la lettura avrà forse influito il fastidio
per essermi perso il numero 35,
ma di certo le aspettative (poi disattese) della quarta di copertina, con
quelle immagini che ricordano Milo Manara, hanno avuto il loro peso.
Leonardo da Vinci non è esattamente un fumetto storico quanto
un’opera di fiction che si sbilancia a dare un messaggio sull’arte e sulla
vita. Nel 1516 il protagonista giunge alla corte del Re di Francia portandosi appresso
il servitore Francesco e la già celeberrima Gioconda che in molti, re compreso,
sono ansiosi di ammirare. A Leonardo viene affidato come paggio il giovane
Tristan, aspirante pittore che alimenta le invidie di Francesco. In sostanza il
vero protagonista è proprio Tristan, tanto che gli viene dedicata una
sottotrama, mentre Leonardo funge da catalizzatore delle ipotesi sull’identità
del soggetto raffigurato nel suo quadro più celebre. Per quattro volte (con un
interlocutore ma occasionalmente anche con un relatore diverso, non sempre è
Leonardo che racconta la sua vita) vengono avanzate delle ipotesi in merito.
Nessuna viene riconosciuta come vera, e d’altra parte il bello dell’arte e
della vita è che non bisogna affidarsi alle apparenze e che la realtà è solo
una questione di punti di vista. O così vuole la morale conclusiva.
La struttura imbastita da Patrick
Weber è semplice e programmaticamente ripetitiva, con qualche sprazzo
postmoderno quando fa rivolgere direttamente al lettore le quattro figure
chiamate in causa nei racconti. Con le opportune modifiche, cioè eliminando i
riferimenti alle accuse di sodomia, Leonardo
da Vinci potrebbe benissimo transitare su Il Giornalino. La blanda trama di detection (Francesco invidioso ha messo nella camera di Tristan una
borsa che ha rubato al maestro) viene risolta rapidamente e in maniera un po’
inverosimile.
I disegni di Olivier Pȃques, come
ho anticipato, si sono rivelati deludenti. In quarta di copertina si intuiva
l’ispirazione al Manara morbido e sintetico del periodo post-Estate Indiana, alcune posture
sembravano quasi ricalcate da quello, ma poi in concreto le tavole sono realizzate
con un piglio più frettoloso e quasi caricaturale. Le mani si contorcono in
posture impossibili, gli sfondi sono a volte quasi solo abbozzati e gli uomini
praticamente sono tutti uguali. A distinguerli ci sono per fortuna i colori di Véronique
Gourdin, che però sono piuttosto lividi, anche nelle scene che non sono flashback.
In appendice il breve dossier su
Leonardo da Vinci si riappropria dell’identità storico-biografica della collana
di partenza, ma solo in parte: riporta le tappe fondamentali della sua vita
dedicando maggior attenzione alla sua arte.
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