martedì 21 settembre 2021

Il Morto 49: I Giardini di Marzo

Veramente molto bello e suggestivo il frontespizio realizzato per questo numero da Ermete Librato/Libratus, ma resto dell’idea che uno spazietto dedicato a un riassunto delle puntate precedenti non sarebbe male.

A seguito delle informazioni raccolte nell’episodio precedente, Peg va alla ricerca della cugina Giorgia. Ma le suore del convento di clausura dove era andata a rifugiarsi dopo i fattacci narrati qualche mese fa sono reticenti nel fornire informazioni su di lei. Grazie all’intervento del Morto Peg scopre quindi che Giorgia era scappata dal convento per andare a vivere in una specie di comune. Ma anche con questo indizio è difficile rintracciarla visto che a seguito di un episodio delittuoso la comunità ha cambiato sede e nome. Come da tradizione, la setta della Comunità Mente Libera che gestisce I Giardini di Marzo (questo il nuovo nome) è in realtà la copertura per attività criminose. Anche grazie all’incontro con una coppia che vuole recuperare la figlia dalla struttura, il Morto riuscirà a salvare la cugina. Il seguito (dannazione!) al prossimo numero…

Episodio di raccordo comunque molto movimentato e suggestivo, sconta i sospetti (poi rivelatisi fondati) che si tratti solo del primo passo verso nuove rivelazioni. Giovacca rende il tutto un po’ più interessante condendo la storia con discorsi sulla contrapposizione tra un pacifismo estremo e la necessità per uno Stato di avere un esercito, senza propendere apparentemente per una tesi piuttosto che per l’altra.

Ai disegni stavolta c’è il solo Vasco Gioachini. Il suo lavoro è comunque dignitoso, però quella specie di linea chiara che ha adottato non è incisiva come il lavoro degli altri disegnatori, proprio perché il suo tratto è troppo uniforme e poco (o nulla) modulato. Non mi sono poi piaciuti certi nasi e certe bocche, ma forse è proprio il suo stile a essere così.

In appendice la storia breve La Clinica, un testo di Giovacca che è l’ennesima rielaborazione di un soggetto già visto innumerevoli volte, anche se qui è abbastanza simpatico; ai disegni Antonio Facchino che ricorda un po’ un Mike Mignola umoristico.

E adesso armiamoci di pazienza e aspettiamo il numero 50…

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