martedì 28 settembre 2021

Batman: Death by Design

In un’epoca imprecisata (da una breve introduzione dello sceneggiatore Chip Kidd dovrebbe trattarsi degli anni ’60, ma alcuni abiti, veicoli e architetture rimandano agli anni ’20 e ’30, mentre altri particolari sono futuristici) Bruce Wayne vorrebbe inaugurare la nuova Stazione Centrale di Gotham, ma un incidente che sembra un attentato blocca la cerimonia.

Ci sono varie forze in campo: un giovane architetto fresco di Harvard assunto dalla Gazzetta di Gotham come critico che deve indagare sul caso, impresari edili e politici peggiori dei gangster, una giovane architetta che vuole preservare il vecchio edificio come patrimonio storico dell’intera nazione, il Joker, un architetto misteriosamente scomparso venti anni fa dopo uno scandalo, suo figlio e persino un nuovo eroe mascherato.

Dall’elenco del cast dei personaggi risulterà evidente che a Gotham è probabilmente in corso una guerra fra architetti. Death by Design è sicuramente un fumetto ambizioso, ma accanto al suo lato intellettuale e citazionista offre anche una buona dose di azione e un po’ di apprezzabile ironia. La storia viene resa ulteriormente accattivante da una narrazione non lineare, con frequenti flashback e flashforward e ovviamente dalla curiosità di scoprire chi si celi dietro la maschera di Exacto. Peccato che alla fine si scopra essere proprio il principale sospettato, senza nessun colpo di scena.

I disegni di Dave Taylor sono sicuramente belli, ma l’uso delle sole matite (poi blandamente colorate col computer) trasmette un’impressione che non sempre è adatta ai materiali rappresentati. L’effetto è perfetto per i mattoni, i volti e certi abiti ma non funziona bene per il vetro e le superfici lucide. Il lavoro di Taylor è comunque encomiabile, una perla rara in un mondo in cui domina l’ipertrofia e l’esagerazione – viene anzi il sospetto che sia troppo raffinato per una storia di supereroi.

15 commenti:

  1. Dave Taylor ha disegnato qualche numero di Shadow of the Bat su testi di Alan Grant negli anni novanta. Ricordo una storia sulle droghe con Poison Ivy e l'Uomo Floronico in cui attraverso Tim Drake ( il Robin del tempo ) si parlava della assunzione di stupefacenti nelle scuole. In un'altra, mi pare, era un flaskback sullo Arnold Wesker/il Ventriloquo da bimbo. Erano matite chinate. Matite colorate invece per il n. 100 di Legends of the dark knight con la storia dei Greyson Volanti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ecco, sempre le storie con la droga ti ricordi, Graziano.

      Elimina
    2. In un'altra storia- sempre tratta da Shadow of the Bat ( collana nata per sfruttare il successo del duo Alan Grant/ Norm Breyfogle ) - omaggiava le donne di Dante Gabriel Rossetti. Mi pare che ad un certo punto il cartoonist si fosse allontanato dal mainstream perché i tempi di realizzazione delle tavole erano troppo brevi, anche considerato che le sue matite erano inchiostrate da altri ( mi sembra Stan Woch ).

      Elimina
    3. Ecco, sempre le storie con Dante Gabriel Rossetti ti ricordi, Graziano.

      Elimina
    4. Gabriel Rossetti a.k.a Gabriel the Devil Hunter è un esorcista dei Marvel Comics. E' tutto collegabile a tutto.

      Elimina
    5. O forse Rosetti. So di romanzi USA in cui personaggi italiani si chiamano Guiseppe in loco di Giuseppe.

      Elimina
    6. Basta che non si chiama Gabriel Garko.
      Vediamo se Graziano ci trova un aggancio con la Marvel

      Elimina
    7. Il giovane Gabriel Garko ricorda lo Adam Warlock di Gil Kane, meno comunque del giovane John Savage che sembra un personaggio del cartoonist di origine lituana che nel 1968 aveva ideato una graphic novel chiamata His name is savage. La rete inoltre mi dice che Garko è fidanzato con un tale attore Gabriele Rossi. Praticamente un esorcista Marvel o un pittore preraffaellita. E' tutto collegato.

      Elimina
    8. Quasi-Eureka.
      Io parlavo di Garko l'uomo rana, sfortunato avversario di Orestolo the Duck e antesignano del videogame Frogger. Infatti riesce a sfuggire l'ira del Papero solo per finire stìacciato da un crudele quanto inconsapevole pneumatico, su una squallida e polverosa strada di Cleve-Land...
      Bisogna ricordare queste cose, oggi c'è tanta ignoranza, c'è gente convinta che negli anni '70 Gerber fosse una marca di omogeneizzati!
      'Bye.

      Elimina
    9. Steve Gerber era un visionario: Omega The Unkwown era un compromesso x raccontare la storia di un ragazzo "realistico" e parlare agli adolescenti di allora delle difficoltà che incontravano a scuola, nei rapporti col prossimo. Ne parla nell'editoriale del primo numero USA. Notevoli i suoi Defenders con le Origini di Nottolone raccontate come una combo di sogno e di film, ha sceneggiato gli Avengers da una idea di Harlan Ellison, ha fatto attaccare la Casa Bianca dai " fratellastri" mutanti Nekra e Mandrillo. Nei seventies ero un bimbo, ma capivo che SG era diverso persino dai vari Starlin ed Englehart.

      Elimina
    10. Mi intrometto in questo vostro dialogo per ricordare che anche nell'avventura per Ravenloft (AD&D 2a edizione) "The Created", versione horror di Pinocchio, il Geppetto della situazione si chiama Guiseppe.

      Elimina
    11. A volte l'ho visto scritto così anch'io. Dev'essere un errore piuttosto comune in ambito americano, non so davvero perché.
      Di Ravenloft avevo il librogame, li facevo al mare dopo mangiato, sotto l'ombrello, saranno 35 anni fa.
      Era un vampiro, a dire il vero più Loft che Raven. Meglio "Oltre l'incubo".

      Elimina
    12. Già, quella collana non era la migliore. Però quel librogame in particolare era fino, dai.

      Elimina
  2. Se fosse uscito negli anni 90 avrebbero fatto delle rarissime e costosissime cover variant, una con Batman dritto e i grattacieli capovolti, e una ultrararissima, da mutuo, con il titolo fatto coi trasferelli, così te lo metti n'do te pare!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È un prodotto piuttosto colto, non ce lo vedrei con le variant cover. Forse negli anni '90 non sarebbe nemmeno uscito.

      Elimina