martedì 26 aprile 2022

Kim

Nicola Pesce Editore continua l’opera di recupero dei lavori di Sergio Tisselli e a quanto leggo dall’elenco nell’ultima pagina in futuro ce ne saranno di molto interessanti. In questo volume viene raccolta una riduzione a fumetti del romanzo omonimo di Rudyard Kipling a opera di Valerio Rontini, che firma anche la prefazione. Immagino sia lo stesso che sceneggiò vari “liberi” su Lanciostory e Skorpio a cavallo tra anni ’80 e ’90.

Alla fine del XIX secolo l’orfano meticcio dodicenne Kimball O’Hara vaga per Lahore cercando quel toro rosso su campo verde alla guida di 900 diavoli che farà di lui un uomo, almeno stando alle ultime parole del padre ottenebrato dall’oppio. Incontra un vecchio lama che per uscire dalla ruota del karma è alla ricerca del mitico fiume d’oro che purifica ogni creatura, e così si unisce a lui come chela per mendicargli il cibo. Il lungo viaggio attraverso l’India porta lo scaltro Kim a contatto con religioni e culture diverse, tra cui quella militaresca inglese, e soprattutto gli varrà un ruolo importante nel “grande gioco” con cui le potenze occidentali e quelle asiatiche si contesero l’India.

La storia si legge con piacere grazie al fascino di un universo multietnico messo in scena da chi, Kipling, lo conobbe di prima mano. La sceneggiatura di Rontini è inevitabilmente “letteraria” e forse in un paio di occasioni si avverte la necessità di sintetizzare il materiale di partenza. Non che sia necessariamente un male: così Kim è appassionante ma trasmette anche una certa austerità.

Superfluo soffermarsi sulla ricchezza e il fascino delle tavole di Tisselli. Peccato che la carta non sia patinata, i suoi colori avrebbero beneficiato di una maggiore lucentezza.

Come data del primo copyright di Kim viene indicato il 2003, chissà dov’era apparso in origine.

2 commenti:

  1. Nel 2003 lo pubblicò Hazard, con copertina flessibile, ancora disponibile su Amazon a 15 euro.
    Una mia lotta contro i mulini a vento è quella di pretendere, da chi RISTAMPA un fumetto, notizie sulle precedenti edizioni (chiamate pure: nuove edizioni, integrali, omnibus, artist edition, o come vi pare, ma sempre ristampe sono!). Pare invece che nel mercato del fumetto la parola "ristampa" abbia un'accezione negativa, al contrario dell'editoria di varia, dove si sbandiera che un titolo è giunto all'ennesima ristampa.
    Mi fanno poi schiantare dal ridere (scusa il toscanismo) i fenomeni del marketing che, non potendo negare l'evidenza di una ristampa, parlano di prima edizione con caratteristiche diverse, tipo: "in unico volume", o "in due volumi", "a colori", "in bianco e nero", "stampata su pelle di monaco trappista" o cose del genere, purché sia una "prima" e non una seconda o terza.

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    1. Però i numeri delle ristampe librarie sono diversi da quelli fumettistici. Non sempre una tiratura precedente esaurita significa migliaia e migliaia di copie vendute.
      E come te non capisco questa febbre da "jus primae noctis" per cui si finge l'inedito parlando di prima edizione "integrale", "in questo formato", ecc.
      Tanto i pochi lettori di fumetti difficilmente sono all'oscuro di questo meccanismo. Dì piuttosto "finalmente nuovamente disponibile" o una cosa così.

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