Come di consueto, il tomo è anche da intendersi come game prop di cui far leggere ai giocatori brani selezionati, visto che per la maggior parte è scritto come un resoconto di quello che si trova in quei luoghi – cosa che porta a dire e ribadire che le informazioni ivi contenute sono da intendersi come dicerie (e quindi spunti) e il Demiurgo è libero di usarle, ignorarle o modificarle come meglio crede.
In estrema sintesi, la Dacia è importante per l’oro e il sale che fornisce all’Impero, ma è anche una terra aspra di fitte foreste brumose e monti inaccessibili, dove scorrazzano vampiri e altri non-morti, mentre i barbari ne assediano il confine e hanno forse qualche testa di ponte all’interno.
La Thracia è invece caratterizzata dall’influenza ellenica ed è rinomata per i suoi cavalli e la splendida Byzantium (che ovviamente in Lex Arcana non si è mai scissa da Roma) ma è anche la preda privilegiata di Unni, Vandali e quant’altri che premono sul confine settentrionale o si danno alle scorrerie passando per il Pontus Euxinus.
Ma la panoramica che offre il manuale è ancora più vasta, comprendendo anche qualche spunto sui pericoli più o meno terreni che potrebbero attendere i custodes oltre il confine orientale, in Scythia e zone limitrofe.
Come era già nella versione classica, anche la nuova incarnazione di Lex Arcana non presenta nei suoi “atlanti” solo materiale d’ambientazione, ma anche regole aggiuntive e avventure pronte all’uso: una delle parti più ghiotte è ovviamente quella sui mostri nuovi, anche se non mi è chiaro perché Arimaspi (ciclopi primitivi) e Daigerna (simil-licantropi) siano stati inseriti alla voce «Animali Sacri».
Calandosi nel ruolo di Magister della Cohors Arcana che deve informare i Custodes sulle caratteristiche della zona in esame, Mauro Longo scrive con uno stile sospeso tra l’aulico, il “burocratese” e il briefing per agenti segreti (che poi è quello che vorrebbe essere il volume), risultando non molto scorrevole prima di farci l’abitudine. Ovviamente abbondano le citazioni, da Ravenloft a Erich Maria Remarque e Antonino Cannavacciuolo passando forse anche per Dino Buzzati. La parte relativa alle avventure è un profluvio di citazioni cinematografiche, sia alte che basse.
Anche qui si accenna ad Atlantide, e viene addirittura data un’interpretazione sull’origine di Excalibur, se ho capito bene il riferimento.
Se da una parte si ha la piacevole sensazione di avere preso due Province al prezzo di una come con il vecchio supplemento Carthago (e qui c’è l’ulteriore bonus del mondo oltre i confini), viene anche il sospetto che una quarantina di euro non siano pochi per 160 pagine di supplemento, tanto più che l’elenco dei sostenitori della campagna di crowdfunding e una grafica che privilegia tavole “al vivo” (tra cui le belle mappe di Francesco Mattioli) contribuiscono a diminuire le pagine di testo effettivo. Ma nei fatti solo il IV capitolo offre un sacco di idee e di spunti per avventure e anche se Aegyptus contava da solo qualche pagina in più la Dacia e la Thracia non possono certo vantare lo stesso patrimonio di leggende, miti, storia e presa sull’immaginario collettivo rispetto alla terra dei faraoni.
Da un rimando a un prossimo supplemento sembra di capire che è in previsione un volume sull’Achaia, mentre l’ultima delle tre avventure dovrebbe fare da prologo a una futura campagna.
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