La storia è ambientata negli Stati Uniti nel 2050, dopo che un disastro atomico provocato da non si sa chi ha ridotto il mondo (o almeno l’America) a un deserto radioattivo. Presentato come una leggenda tramandata da esploratori post-atomici, il protagonista è Tariq Geiger, un uomo di origine mediorientale (ma Geiger è il suo vero cognome!) che vent’anni prima si sacrificò mettendo la famiglia in un bunker mentre i vicini volevano requisirglielo. È sopravvissuto e ora può andarsene in giro senza protezioni perché la cura molto aggressiva contro il cancro che stava seguendo si è combinata con le radiazioni dell’attacco atomico e adesso praticamente ha dei superpoteri che lo trasformano in una specie di Ghost Rider al neon che può emanare dell’energia quando toglie le sicure della tuta contenitiva che si è fatto confezionare. Come se non bastasse questa origine segreta di raro cattivo gusto, da buon supereroe questa energia apparentemente poco controllabile e centrata su di lui uccide solo i cattivi lasciando intonsi i buoni anche se sono a pochi passi da lui.
La sua vicenda si intreccia con quella di due ragazzini in fuga da Las Vegas, dove un giovinastro è diventato despota alla morte del padre e si veste da re come lui visto che la loro base è un casinò a tema medievale! E poi animali giganti, bande di predoni mutanti e basi militari più o meno segrete.
Geoff Johns non fa quindi nulla di più che rielaborare un immaginario fantascientifico stratificato da centinaia di opere precedenti senza creare alcunché di nuovo. Va poi detto che con il galoppo continuo della tecnologia chissà come sembreranno ridicoli tra qualche anno i veicoli, i computer e gli smartphone mostrati in Geiger.
Mi pare inoltre che i sei comic book originali non siano stati sufficienti a sviluppare compiutamente la trama, per quanto lineare e poco originale sia: il re di Las Vegas chiede supporto a delle bande di criminali a tema piratesco e gangsteristico (mio dio…) ma in sostanza questi fanno solo da tappezzeria. Anche lo scontro finale con il robot Joe e il successivo ricongiungimento coi ragazzini viene risolto molto rapidamente e senza spiegare perché Geiger adesso non sarebbe più un pericolo per loro. Inoltre non tutti i molteplici flashback sono collocabili intuitivamente nella sequenza corretta. Forse il vero destino della famiglia al riparo nel bunker si sarebbe potuto posticipare come sorpresa finale, ma mi rendo conto che è un elemento importante per definire il carattere del protagonista e il suo rapporto con altri personaggi.
Ciò detto, non si può negare che Johns sappia fare il suo mestiere, dando almeno il giusto ritmo alla storia creando un po’ di suspense e giocando con le aspettative del lettore (un lettore non troppo smaliziato, però). Ci sarebbe poi da aggiungere che un fumettista dovrebbe avere un ruolo di un certo rilievo e quindi Geiger potrebbe fornire materiale per i Fumettisti d’invenzione, se non fosse che questo elemento fa parte di un quadro più ampio che verrà svelato progressivamente in altre serie, di cui faranno parte altri personaggi (cioè altri supereroi…) di epoche diverse, come si capisce anche dai vari riferimenti sparsi qua e là sul passato di questa Terra.
I disegni di Gary Frank sono stupendi, dettagliati ed estremamente espressivi. Avrebbe meritato un testo all’altezza, per quanto Geiger sia comunque migliore di quella cagata di Doomsday Clock – ma ci voleva veramente poco. Disegni a parte, non meritava l’edizione deluxe con cui l’ha presentato la Panini.
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