Nel primo volume di Krane disegnato da Patrito avevo ravvisato una certa evanescenza nelle figure umane tratteggiate ad aerografo. Forse anche lui se n’era accorto e in questo terzo e ultimo volume della serie mi sembra che abbia pensato bene di “sporcare” le tavole per renderle più vivaci e tridimensionali.
La storia inizia col botto: un essere umano inseguito da alieni riesce alfine a raggiungere la sua nave spaziale e a lanciare un messaggio in bottiglia, o meglio in un razzo, che verrà raccolto 3000 anni dopo. Sorpresa: pur essendo intestato a lui questo episodio non vede propriamente protagonista Krane, ma ruota attorno alla ciurma dell’astronave Explorateur XII guidata dal comandante Ralph che dopo vari sforzi riesce a tradurre il messaggio di Krane (era lui l’uomo braccato) e a mettersi così alla ricerca di quello che aveva lasciato detto nella vetusta cassetta video modello KG3: in uno dei pianeti di Andromeda aveva nascosto il più importante segreto dell’umanità dentro una… «balise»… che tra i vari significati che ha la parola in francese immagino qui voglia dire “faro” e non “etichetta” visto che nella forma ricorda un po’ il monolito di 2001 – Odissea nello Spazio. A ogni buon conto, l’equipaggio va anche sul vecchio satellite di Krane per recuperare i suoi effetti personali tra cui sperano di rinvenire i piani per i motori spaziotemporali.
Può sembrare poco credibile che un formato di conservazione dei dati di tre millenni prima possa essere decifrabile nel futuro, e infatti (forse già presagendo la prossima obsolescenza delle VHS – questo volume è del 1993) recuperarne e decrittarne il contenuto è lo scoglio principale della storia. Anzi, l’unico: in questa vicenda non ci sono pericoli, non ci sono nemici, non ci sono ostacoli, non ci sono prove da superare, non ci sono minacce, non ci sono colpi di scena: gli eventi sono molto lineari (e totalmente avulsi da quelli riportati in quarta di copertina!) e avvicinandomi alla fine delle proverbiali 46 tavole già subodoravo che La Septième Galaxie fosse solo l’antipasto di un ciclo che poi non venne concluso. Per fortuna non è così: la storia in effetti finisce, forse un po’ in fretta, con un finale che potrebbe sembrare filosofico o freddamente scientifico o poetico o beffardo a seconda delle inclinazioni di ognuno.
Il recupero di alcuni elementi dello scorso volume come il pianeta delle amazzoni può trasmettere un piacevole senso di continuity programmata, né manca un pizzico di umorismo. È però pur sempre fantascienza di trent’anni fa: per quanto possano essere suggestive le trovate di Gourmelen nemmeno questo fumetto passa indenne alla prova del tempo.

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