Nei bei tempi andati in cui ancora si pensava che Robin Wood scrivesse tutti i suoi fumetti (ma qualche indiscrezione già trapelava grazie a nippurweb.com.ar) avevo scritto un lungo pezzo su Wood che si concludeva con l’elenco delle sue serie arrivate in Italia. «E speriamo di non aver scritto troppe idiozie» dicevo per introdurlo su Fucine Mute 51. Ecco, appunto, colgo l’occasione del blog per aggiornare e correggere alcune cose...
E ovviamente per ampliare la lista con le nuove serie di Wood comparse sui settimanali dopo il 2002.
Joan (Skorpio 12/06)
«Fottuto paese... bruno e bianco... perfino la gente è bruna, con teschi bianchi... fottuti abitanti... non sono mai stati giovani... qui l’unica realtà che regna è quella di invecchiare... e lo fanno da quando nascono... e fottuto io, che ho le mani stanche a furia di tenerle in tasca...» Ma Joan non dovrà lamentarsi ancora a lungo: quando la guerra civile spagnola giungerà con prepotenza anche nel suo piccolo villaggio della Catalogna, partirà controvoglia al fronte nella speranza di tornare il prima possibile alla sua vita di sotterfugi. Ci riuscirà piuttosto bene visto che dall’arrivo a Madrid in poi la sua vita sarà un’escalation di contrabbando, truffe, incontri con personaggi importanti e addirittura l’arruolamento nella legione straniera. Il tutto sempre a causa di rovesci di fortuna che Joan ha la capacità di voltare a suo favore.
Joan è una di quelle serie di Wood in cui l’ambientazione viene ricostruita con pochi ma efficacissimi dettagli, che riescono a creare immediatamente il contesto (e l’atmosfera) della storia. La figura del protagonista è strepitosa, un personaggio che dovrebbe risultare deplorevole o perlomeno antipatico si rivela nel corso degli episodi incredibilmente profondo e sfaccettato, e non mancheranno ovviamente alcuni momenti di toccante umanità anche da parte sua, pur se dichiaratamente disinteressato alle sorti del mondo e del suo prossimo. I comprimari sono all’altezza del protagonista e le singole sequenze narrative in cui si trova coinvolto Joan sono sempre originali eppure credibili, nonostante le pagine e pagine già macinate dallo sceneggiatore nella sua lunga carriera. I dialoghi, poi, sono eccellenti, al top di Wood.
Joan può essere visto come l’incarnazione definitiva del “cinico romantico” di Robin Wood, l’esempio più compiuto ed efficace di una certa sua prospettiva sul mondo: oltre al fatto che non deve dividere la scena con altri coprotagonisti, è più maturo e simpatico di Connors, più umano e realistico di Morgan, più fallibile e sfaccettato di Big Norman o di Mike Nolan.
Carlos Pedrazzini, già vice-Garcia Seijas e vice-Mandrafina (benché abbia cominciato come assistente dei Villagrán), qui integra il suo stile con influssi da Eduardo Risso, realizzando delle tavole più sintetiche di quelle viste ad esempio su Munro. Questa scelta stilistica, unita alla particolare scansione delle tavole (solo 10 per episodio e strutturate su una media di quattro vignette) costituisce l’unico difetto, se di difetto si può parlare, della serie: la rapidità con cui la si legge. In realtà questo problema di ritmo è evidente solo nelle ristampe in volume e sarebbe stato facilmente evitabile dedicando a Joan dei volumi che ne ristampino uno o più cicli di storie per volta invece dei canonici Euracomix.
La serie è un omaggio alla figura del cantautore catalano Joan Manuel Serrat. Quando venne prelevato dai militari prima della sua esecuzione, Hector German Oesterheld si concedò dai suoi compagni di prigionia cantando con un altro detenuto (a sua volta desaparecido) Fiesta, una canzone di Joan Manuel Serrat.
A Joan sono stati dedicati 6 volumi Euracomix.
Nessun commento:
Posta un commento