giovedì 5 gennaio 2012

Holy Terror di Frank Miller

Holy Terror avrebbe potuto essere un ottimo punto di partenza per aprire un dibbbattito su come la libertà di espressione debba essere tutelata anche quando un autore esprime un’idea non conforme a quelle dominanti e concilianti, ma si sarebbe potuto anche discutere di come il fumetto possa trovare un possibile sfogo commerciale andando a soddisfare le aspettative di ideologie precise o cavalcando l’onda di alcune paure specifiche, farsi veicolo promozionale al pari di quello che succede(va) con giocattoli, aticoli per la casa, campagne sociali, ecc.
Ma purtroppo Holy Terror è un’opera talmente povera e ridicola da impedirne l’uso come pietra di paragone.
La genesi pare essere stata piuttosto tormentata: iniziata nel 2006 la storia sarebbe stata rifiutata dalla DC Comics secondo alcuni mentre secondo Miller sarebbe stato lui a decidere che un tema così delicato (Batman contro Al Qaeda) andasse sviluppato in maniera diversa. Chiaramente i proclami dell’autore di creare una storia che avrebbe offeso praticamente tutti si è rivelato il solito hype degno della programmazione di MTV: tante promesse di andare oltre ogni limite e poi censurano persino i diti medi e le scritte “fuck”.
La trama è di una linearità estrema. Le prima 25 interminabili pagine ci deliziano con l’inseguimento di un simil-Batman a una simil-Catwoman, corredato da quelle 4-letters words (ma anche 5) che a Miller devono sembrare tanto liberatorie e da quella pochissima tensione erotica che si può mostrare in un contesto del genere. Lo stile grafico di Miller fa pietà. Immagino che qui sia proprio lui a disegnare («[...] se le mie storie piacciono è anche merito delle persone che lavorano con me. I miei fumetti hanno delle figure e non sempre sono io a disegnarle.» da Fumetti d’Italia 12; nell’intervista Bepi Vigna rivela anche un debito letterario che Miller avrebbe con Philip K. Dick). Ad integrare gli ormai proverbiali piedoni, manone e ghigni, il tutto a condire un’anatomia che sarebbe valsa a Miller un sonoro calcio nel culo da Renzo Barbieri se si fosse proposto come disegnatore di Oltretomba o Lando, ci sono dei patetici “effetti speciali” dovuti forse a un tentativo di saccheggio di autori come Dino Battaglia o Sergio Toppi, dopo aver attinto abbondantemente da Steranko (altro genio...) e soprattutto dalla scuola argentina per i chiaroscuri. Purtroppo gli esiti di quelle ditate, della sgocciolatura della biacca e di quei colpi di temperino (ma non mi stupirebbe se tutto fosse stato fatto col computer) rendono le tavole ancora più confuse di quanto già siano in partenza e stavolta non è chiaro chi sia la vittima del furto di Miller.
Due annotazioni: a differenza dello spassoso 300, è evidente che pur se presentato con questo formato orizzontale Holy Terror era pensato in origine per comparire in un comic book dal senso di lettura canonico, e infatti le tavole che presentano 4 vignette (due in alto e due in basso) non vanno lette come logica imporrebbe partendo da sinistra a destra e poi riprendendo lo stesso percorso con quelle in basso, ma facendo il percorso dall’alto al basso. Non male fare un pamphlet anti-arabo riprendendo (in parte) gli elementi culturali che differenziano l’Oriente dall’Occidente.
Seconda annotazione: alcune pagine sono talmente sporche e prive di riferimenti grafici comprensibili che si sarebbero potute benissimo lasciare nere. E probabilmente Miller le avrà messe giusto per fare numero, per guadagnare qualche pagina in più. È vero che anche Crepax aveva fatto ricorso a questi mezzi, ma solo nella versione in volume e nel suo caso un senso le tavole completamente nere ce l’avevano.
Quando finalmente succede qualcosa ed esplode una bomba sporca annunciata sin dai risvolti di copertina la storia continua ad essere terribilmente decompressa, rallentando inutilmente il flusso per concentrarsi sui dialoghi pulp per cui è famoso Miller, autore che, si sa, si ama principalmente per le atmosfere che sa costruire (idiozia priva di alcun valore critico).
Un provvidenziale flash-back scuote un po’ il ritmo della storia, e permette a Miller di esporre le sue idee sui terroristi di Al Qaeda, chiaramente stereotipate come si conviene ma almeno una qualche scossa c’è.
E poi via con altre 18 tavole di lenta agonia decompressa. Stavolta, almeno, ho beccato uno dei riferimenti di Miller: l’Andreas di Rork, solo che lui nelle micro-vignette ci metteva dei bellissimi disegnini, e soprattutto pur non usando il computer le sapeva squadrare perfettamente, a differenza di Miller.
Dialoghi, o meglio didascalie, esattamente come chiunque si aspetterebbe (si sa che Miller è un maestro a creare le atmosfere). In più di un’occasione, questa è la prima, sembra però che la descrizione di quello che succede sia un escamotage per evitarne la rappresentazione che sarebbe costata a Miller ben più fatica e lavoro. Ma magari sono solo io che penso male.
Che sia Michael Moore questo?
Quando entra in scena il simil-commissario Gordon (insieme a una simil-agente di colore che forse rimanda a un personaggio del cast di Batman che io non conosco) la storia sembra, vivaddio, prendere una svolta decisa. O almeno una svolta qualsiasi. Macché. Frank Miller dà sì una sterzata al suo fumetto, ma questa si manifesta inanellando pagine di ritratti satirici (e qui, onore al merito e bando ai pregiudizi, Miller fa un ottimo lavoro, come già intravisto nel suo capolavoro incompreso DK2) alternandoli alla continuazione della sempre linearissima trama, che diventa irrimediabilmente camp o come diavolo si diceva della serie televisiva di Batman con Adam West. Tra supereroi con la stella di David in faccia e supercattivi persiani non so proprio cosa sia più ridicolo.
Se Miller aveva l’urgenza di manifestare la sua paura verso il mondo arabo (cosa a mio avviso legittima e non meritevole di un boicottaggio a priori) forse avrebbe fatto meglio a non rivolgersi al pubblico di nerd appassionati di latex che sembra avere eletto a suo principale referente, e soprattutto con una buona storia e magari dei disegni accettabili il “messaggio” sarebbe passato meglio. In Francia Dimitri e Choron sono pure riusciti a esprimere le loro idee in opere validissime (e non mi sbilancio a parlare di Lauzier). Ma quella è la Francia, appunto. Holy Terror verrà tutt’al più ricordato come campione culturale di un’epoca al pari di Paninaro.
Di Holy Terror salvo comunque la tavola finale, quella in cui il simil-Gordon fa una toccante riflessione sulla natura del terrore stesso e sulle sue conseguenze, arrivando per assurdo a una demolizione totalizzante delle divisioni ideologiche che mi ha ricordato il bellissimo e straziante finale di Le Falangi dell’Ordine Nero. Ma se Miller e Lynn Varley dicevano di ispirarsi anche a Bilal per i loro fumetti e gli esiti sono stati quelli che conosciamo immagino quanto possano aver capito della storia di Christin.
Il volume costa circa 30 dollari e un probabile travaso di bile agli intenditori di fumetto quando leggeranno nella biografia di Miller che il suo Dark Knight sarebbe il nonno delle graphic novels!

5 commenti:

  1. Forse questo succede, per ammissione di MILLER, ad essere l'unico nel comicdom americano nel non avere un editor che lo "castighi"(controlli).

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  2. Il volume riporta tal Bob Schreck come "editor", poi chiaramente bisogna vedere fino a che punto ha interagito con Miller o se è solo una figura legale obbligatoria messa lì appunto perchè bisogna pur indicare qualcuno.
    Se non ricordo male la DC sentì la necessità di avere un controllo editoriale molto elevato su Watchmen proprio a seguito della carta bianca lasciata a Miller per il suo "Ronin" (anche se poi alla fine Alan Moore disse che la staffetta di editor di Watchmen servì più che altro per risolvere questioni pratiche come ottenere i diritti per i testi delle canzoni citate).
    E pensare che secondo me Ronin è la cosa migliore di Miller...

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  3. Ricordo anni fa di aver letto una intervista di F.Miller in cui affermava di essere l'unico scrittore negli states libero di poter scrivere, senza correzioni o censure da parte degli editors.
    Mentre sapevo, ma non so se vero,che Moore voleva far interpretare i WATCHMEN dai personaggi D.C. Ovviamente i dirigenti non accettarono.L'hai vista la mia copertina dei Watchmen su "LOST in SIMMETRY" di F. Moriconi? Hai visto il saggio?...

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  4. Apprendo da te l'esistenza del volume "Lost in Symmetry". L'autore Moriconi è mica quello che faceva fumetti con lo pseudonimo "Morrik"?

    Watchmen in origine doveva essere "interpretato" dai personaggi della casa editrice Charlton con cui i lettori avevano già un minimo di confidenza, e quindi vedere tra le altre cose The Question (o era Mr. E?)/Rorschach così estremizzato sarebbe stato un bel pugno nello stomaco nelle intenzioni di Moore!
    Poi però la DC decise di integrare anche quei personaggi di cui aveva acquistato i diritti nel suo universo canonico e difatti mi pare che ci sia ancora un Blue Beetle in giro. Forse anche un Question.

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  5. No Morrik, è un'altra persona, essenzialmente un disegnatore, negli anni 70, credo, fece un tascabile dal titolo "YORGA" . Francesco invece è uno scrittore, ha scritto questo mattone di non so quante pgs sui WATCHMEN...parlando di tutto, ma proprio tutto su Moore, i suoi personaggi e il suo mondo. Esistono varie versioni del "TOMO" sia cartacea che virtuale...Sul mio blog ho scritto qualcosa in merito.http://pinorinaldi.blogspot.com/2011/09/watchmen-lost-in-symmetry.html

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