Alla fine l’ho recuperato altrove
e non c’è voluto poi molto per trovarlo. Se posto questa recensione con tanto
ritardo è perché leggere il volume conclusivo de I Passeggeri del Vento non è stata una passeggiata. Stavo per
scrivere che è stato quasi uno stillicidio, ma oltre ad essere un’esagerazione
sarebbe ingiusto nei confronti dell’autore.
Bourgeon si è veramente dato
anima e corpo a questo ciclo conclusivo, e si nota non solo dalla lunghezza
abnorme per due volumi francesi (che poi la numerazione delle tavole sia una
sola non è cosa rivoluzionaria: lo fece anche Gillon con I Naufraghi del Tempo pubblicati da Nuova Frontiera), ma anche
dallo scrupolosissimo lavoro di documentazione e dalla cura maniacale nel
cesellare ogni particolare, siano i canneti che si vedono ai margini di una
palude o le staccionate dettagliatissime di un edificio. La sua ricerca si
applica anche alla lingua parlata dai personaggi, che in realtà sono molteplici
lingue e dialetti. Così il lettore prima legge i balloon e poi deve correre in
fondo al volume per scoprire cosa si sono detti i personaggi, quando
un’integrazione del testo direttamente nelle tavole sarebbe stata più comoda.
Anche perché il fumetto di per sé è già faticoso da leggere…
Espropriata della sua proprietà
terriera in Louisiana, la giovane Isabella detta Zabo risale il Mississippi
insieme a un pittoresco accompagnatore per congiungersi con la bisnonna,
nientemeno che una Isa (la protagonista degli altri cinque episodi) centenaria.
Dopo un inizio abbastanza promettente la storia sarà occupata per due terzi dai
ricordi di Isa, dando inizialmente l’impressione che Bourgeon avesse perso la
bussola della storia che voleva raccontare (e che invece era solo la lunga
introduzione alla “vera” storia, quella di Isa), e inanellando tranche de vie dopo tranche de vie e citazioni storiche una dietro l’altra, con qualche
bel dialogo ma senza la minima traccia di quel mordente che dovrebbe tenere il
lettore incollato alle pagine. In alcune occasioni, poche per fortuna, le
vignette altro non sono che enormi balloon pieni di testo!
A seguito degli eventi precedenti
della saga Isa ha partorito una figlia meticcia e ha trovato rifugio presso un
possidente terriero, Louis. La vita procede placida e Isa si dedica a educare
in segreto la piccola fingendo che sia figlia del fratello morto e producendo
illustrazioni degli animali locali mentre attende il ritorno del suo amato
Jean, figlio di Louis. Finché la storia prenderà una brutta piega e Charles-Antoine,
nipote scroccone di Louis, farà precipitare la situazione verso una direzione
drammatica. Le quattro tavole dalla 126 alla 129 in cui ha luogo la
tragedia sono tra le poche che risaltano in un contesto altrimenti
desolatamente piatto.
Quella raccontata in Lungo il Mississippi è una storia
descrittiva e lenta che procede per accumulo senza andare apparentemente verso
nessuna direzione chiara. La parte più suggestiva di tutto il racconto, quella
che gli dà il titolo originale La Petite
Fille Bois-Caïman, sembrerebbe aprire a chissà quali prospettive e invece
viene praticamente ignorata.
Per capirci, è un po’ come un
film di Malick: di una flemma esasperante ma confezionato in maniera talmente
ricercata e curata esteticamente da non essere criticabile senza il rischio di
passare per insensibili o ignoranti. Ha perfettamente ragione Sergio Brancato
nell’introduzione a suggerire che il piacere di questo volume risieda nel
rivedere un personaggio conosciuto anni fa e scoprire “che fine ha fatto” da
quando l’avevamo lasciata. Anche il personaggio di Zabo è molto affascinante,
costruita sullo stesso stampo provocatorio e disinibito della bisnonna (bellissimo
vederle punzecchiarsi in merito alla schiavitù, visto che Isa non può
tollerarla mentre la bisnipote difende il punto di vista del suo background culturale), ma se si limita a
parlare per quasi tutto il volume alla fine il suo carisma ne risente.
Per quel che riguarda l’aspetto
grafico, Bourgeon è rimasto fedelmente ancorato al suo stile che risulta
praticamente immutato in oltre trent’anni: i panorami, i decors, gli sfondi, le rappresentazioni degli animali sono di una
bellezza e di una ricercatezza uniche, così come i colori che sono parte
integrante ed evocativa delle tavole (secondo me se dagli anni ’80 in Francia i
coloristi sono effettivamente diventati tali rendendosi conto della loro
importanza è proprio per merito dell’esempio di Bourgeon). Ma i personaggi sono
terribilmente rigidi e sembrano fatti di legno: il che forse è proprio vero,
vista l’abitudine di Bourgeon di scolpire delle statue lignee che poi utilizza come
modelli per disegnare. Quando poi si aggiungono delle linee cinematiche alle
figure come nella terza vignetta di pagina 41 il risultato risulta ancora più
ingessato e artefatto. Credo che il problema risieda nell’inchiostrazione
particolarmente pesante e poco modulata di Bourgeon, ma anche il suo
occasionale pointillisme contribuisce
a sclerotizzare le sue figure. Ed è un peccato, perché da certe posture e da
certe espressioni si capisce chiaramente che Bourgeon ha fatto posare qualche
amico per ottenere le giuste inquadrature.
Come per i film di Malick,
“dovevo” leggere questo fumetto e alla fine ce l’ho fatta a concludere la
lettura. Per questa versione italiana della Mondadori rimangono un paio di
rimpianti in più: la stampa non è proprio ottima (si veda come i ghirigori
della lettera a pagina 119 risultino “bruciati” e più in generale come i
balloon siano seghettati) e il lettering cerca di simulare quello originale,
che l’infaticabile Bourgeon realizza in prima persona, ricorrendo a un corsivo
che finisce per risultare ancora più artefatto.
Ormai non speravo quasi più di leggere questa recensione! Condivido praticamente tutto. Devo dire che mi sono sentito un mezzo cretino a leggere ovunque che Bois Cayman fosse un capolavoro, mentre io ho solo fatto una gran fatica a leggerlo, nonostante la bellezza dell'aspetto grafico. Anche se, pure da quel punto di vista, riguardo alle espressioni facciali, talvolta fin troppo realistiche, mi è venuto il sospetto che Bourgeon abbia lavorato di ricalco. In generale è un po' deludente come finale, oltre che inconcludente. Non che l'indeterminatezza sia per forza un difetto, però sarei stato curioso di sapere che fine avessero fatto gli altri personaggi sopravvissuti de "I passeggeri", visto che le premesse sul loro futuro sembravano interessante. In effetti, i due (cinque originariamente) volumi precedenti mi sono piaciuti molto di più, pur richiedendo anch'essi una certa dose di attenzione durante la lettura per essere apprezzati e capiti a fondo - un po' come anche, per rimanere nell'ambito di Historica, Le Torri di Bois Maury, che per ora è senz'altro la pubblicazione che ho preferito insieme alle Sette Vite. Ricordo di aver letto sul blog che "I passeggeri" non sia tra i tuoi lavori preferiti. Sarei curioso una volta o l'altra di leggere una recensione più approfondita.
RispondiEliminaLa speranza è che più avanti Historica pubblichi anche "La Compagnia del Crepuscolo", sempre di Bourgeon, che mi pare di aver letto essere di difficile reperibilità da noi. Sappi invece che per il prossimo volume potresti avere una delusione: risiamo alla seconda guerra mondiale, anche se per fortuna non si tratta di U-47, quindi chissà...
Ah, sì, viene considerato un capolavoro? Mah, sarà la suggestione per tutto il lavorone fatto da Bourgeon o il timore reverenziale verso un Maestro o solo il piacere di rivedere un personaggio di cui si aspettava da tempo di conoscere la sorte, ma come avrai intuito da quanto ho scritto per me non lo è affatto.
EliminaChe Bourgeon usi fotografie è palese, perché certi dettagli in alcune espressioni non li puoi inventare: certo, magari ne "azzecchi" qualcuno ogni tanto ma non puoi farlo regolarmente senza almeno guardarti allo specchio mentre digrigni i denti o fai una faccia perplessa. L'uso di documentazione fotografica però secondo me è motivo di ammirazione verso Bourgeon perché dimostra una volta di più quanto si sia impegnato a confezionare un buon prodotto. Purtroppo, come anche nel caso di Leo, tale sforzo non si è concretizzato del tutto e certe espressioni o inquadrature forse troppo "calcate" risultato forzate, artefatte. Probabilmente Bourgeon inchiostra troppo pesantemente, mentre Leo (molto più sciolto) è anch'egli un po' monocorde.
Mi era venuta voglia di rileggere I Passeggeri del Vento, in effetti, però la serie ce l'ho sparsa tra varie collane di libri e riviste (a suo tempo, e mi pare che Fumo di China lo fece notare polemicamente, il quarto episodio non venne pubblicato in volume dalla Nuova Frontiera ma solo su rivista, Totem). Mi sa che darò la precedenza ad altro.
De La Compagnia del Crepuscolo credo che sia difficile trovare in italiano il secondo volume: il primo della Nuova Frontiera l'ho trovato non tanto tempo fa a un prezzo abbordabile, e per il terzo e conclusivo basta spulciarsi gli ultimi Corto Maltese. Non mi sembra adattissimo alla collana Historica, però.
Peccato che dal prossimo volume si torni alla II Guerra Mondiale, ma d'altra parte chissà se manderanno ancora Historica all'edicola dove lo prendevo di solito...
todo lo que escribís es muy interesante,Saludos Martha Barnes
RispondiEliminaLeggo ora questo articolo perché ho appena letto il numero 41 di Historica che mi è arrivato ieri in abbonamento.
RispondiEliminaIo l'ho trovato piacevole, non un capolavoro ma un libro che mi ha tenuto incollato fgino alla fine. Mi è piaciuta l'idea di rompere con la "saga originale", non più avventure ma una vita normale. Come se raccontassimo cosa hanno fatto Renzo e Lucia dopo le vicende dei Promessi sposi.
Non dimentichiamo poi che c'è ed ha la sua importanza nell'economia del libro, la storia, anche questa affatto avventurosa, della nipote. L'incontro di due generazioni per il passaggio di testimone. L'articolo su qyesto libro per il mio blog è programmato per l'11 agosto.
Hai già una scaletta fino all'11 agosto (almeno)? E io che pensavo di essere ben organizzato...
EliminaMah, a me questa conclusione di Isa non ha convinto del tutto.
Intanto sull'ultima Anteprima continuano ad annunciare Il Sortilegio del Bosco delle Nebbie su Historica come da alcuni mesi a questa parte, ma chissà se e quando lo vedremo.