martedì 22 marzo 2016

Rivedere Parigi 1

Ennesimo splendido volume disegnato da quel mostro di bravura e cura calligrafica che è François Schuiten, ancora una volta con i testi del suo sodale Benoît Peeters – pur se Rivedere Parigi non mi pare faccia parte del ciclo delle Città Oscure.
L’anno è il 2155 e Karinh viene caldamente invitata a offrirsi volontaria per una missione esplorativa sulla vecchia e imbarbarita Terra dopo aver manifestato il suo dissenso a procreare almeno due figli come vorrebbe la legge dell’Arche (non viene specificato ma immagino si tratti di un satellite artificiale in cui si è rifugiata l’umanità). Karinh è oltretutto una mezzosangue, essendo stata concepita da una madre dell’Arche e un padre terrestre.
Unico componente vigile della nave spaziale Tube, deve badare alla sua manutenzione e alla sicurezza degli altri viaggiatori ibernati, tutti ultranovantenni. Ma non è che si ammazzi proprio di lavoro e alla routine della ginnastica o della cura del giardino preferisce immergersi in fantasie olografiche che le permettono di connettersi tramite una sorta di corpo astrale con ambienti e persone della Parigi del passato, entrando addirittura nelle novelle proto-fantascientifiche di Albert Robida.
In questa sorta di allucinato Solaris spaziale seguiamo il flusso dei pensieri e leggiamo il diario di Karinh, finché a metà volume un “ibernato” viene incaricato di prendere in mano la situazione sfuggita al suo controllo. Da qui in poi la trama prende una piega molto diversa dalla storia intimista che era stata fino a quel momento, c’è qualche colpo di scena e dei momenti di tensione e finalmente l’equipaggio atterra sulla Terra, una sorta di declinazione terzomondista di Blade Runner. Un vigliacco cliffhanger finale lascia con l’acquolina in bocca di sapere cosa succederà nel secondo e conclusivo volume.
I disegni di Schuiten sono dettagliati e maestosi come non mai, inoltre le sue figure umane sono sospese tra una grande naturalezza e la sua cifra stilistica personalissima che mai lascerebbe intuire che sono basate su fotografie (benché dai ringraziamenti risulti che alcune persone hanno effettivamente posato per lui). Il suo gusto retrofuturista (l’«ascensore spaziale»!) può apparire ingenuo o troppo distante da quella che viene comunemente intesa come fantascienza, ma si fa presto ad assimilarlo e la sua eleganza è spettacolare.
Per quel che riguarda lo stupefacente aspetto grafico, inizialmente ho temuto che Alessandro Editore avesse perso colpi pure lui e non fosse riuscito a rendere giustizia in fase di stampa alle splendide tavole di Schuiten: in realtà il tratto poco inciso è dovuto alla scelta del disegnatore di usare solo la matita senza ripassarla a china.
Questo Cartier da libreria (laddove la libreria temo sia obbligatoriamente quella di Alessandro a Bologna, altrimenti l’acquisto online) è composto da 64 pagine a colori su pregiata patinata opaca e costa 19,99 euro. In copertina c’è un simpatico effetto di rilievo, o meglio di incisione, con il titolo del volume. Noblesse oblige.

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