Interessante volume che
ripercorre la storia della rivista Il
Mago della Mondadori principalmente indicizzandone le serie e i personaggi
più rilevanti.
Alessandro Tesauro (credo, non è
firmata) si occupa dell’esaustiva introduzione «Dal cilindro della Mondadori» e
della sezione «Dalla posta de Il Mago»
che riprende brani di risposte ai lettori. L’uso eclettico e a volte assente di
virgolette e apici non rende immediatamente chiaro quali siano citazioni
letterali e quali i testi inediti di raccordo. A seguire, Alberto Becattini in
«L’altro Mago» parla diffusamente della
ripresa effimera della rivista nel 1983 a opera di Nino Cannata.
Dopo questi testi introduttivi
viene ospitato il corpus centrale del saggio, ovvero il contrario speculare
degli indici analitici: non viene indicato il contenuto di ogni singolo numero
della rivista ma vengono elencati in ordine alfabetico i personaggi che vi
comparirono e i numeri sui quali apparvero. Nilus
(e non solo) secondo me avrebbe meritato una voce a se stante invece di essere
considerato nell’ombrello generico delle «Strisce e vignette made in Italy».
Dopo otto pagine a colori in cui
vengono proposte alcune copertine de Il
Mago, senza nessun criterio apparente (si comincia dalla seconda e non
dalla prima e del 1978 ne vengono presentate due di fila), c’è una ghiotta
sezione a cura di Becattini in cui vengono elencati gli autori apparsi su Il Mago e i fumetti con cui comparvero,
appendice indispensabile per avere una panoramica completa visto che i fumetti
autoconclusivi non vengono ovviamente citati nell’elenco delle serie. Infine, il
prospetto delle caratteristiche editoriali e cartotecniche della rivista e dei
suoi due effimeri satelliti, Il Mago
Humor (durato dodici numeri) e Il
Mago West (sette numeri).
Dal Cappello de Il Mago è un’occasione unica per avere una
panoramica esaustiva di quanto pubblicò la rivista nei suoi otto anni di vita. In
effetti è principalmente un buono strumento di consultazione, perché a livello
critico e storiografico non approfondisce molto la vicenda della rivista (degli
«aneddoti» promessi nel sottotitolo non c’è traccia, o comunque sono quelli
rinvenibili anche in altre sedi). Per gli appassionati della rivista ma anche di
certo fumetto italiano in generale sarebbe quasi un acquisto obbligato.
Ma passiamo alle note negative:
il volume consta complessivamente di 88 pagine in formato 15x21, il tutto per
ben 19,90 euro. Mi sembra una cifra piuttosto alta, e spiega perché queste
caratteristiche siano state astutamente omesse nella presentazione sull’Anteprima. Non ho dubbi sul fatto che
Alessandro Tesauro fosse consapevole di rivolgersi a una nicchia probabilmente
poco ampia e abbia tarato le tirature di conseguenza, ma proprio in virtù di questa
“esclusività” avrebbe dovuto cercare di imbastire un volume non dico pregiato
ma almeno dignitoso, senza scadere in certe derive dilettantesche. Se non
poteva proprio strappare qualcosa di più dal tipografo avrebbe potuto almeno confezionare
un prodotto più professionale: sarebbe bastato dedicare più tempo alla
revisione magari cooptando amici e parenti volenterosi come correttori di bozze
o grafici.
Il testo è infatti tutto
impaginato al vivo, formattato probabilmente in Word e non con un programma apposito,
e non è nemmeno giustificato bene; addirittura in un caso (vedi pagina 47) arriva
quasi al margine inferiore e si sovrappone al numero di pagina. Gli indici
degli autori finali, poi, sono solo delle tabelle Excel mandate in stampa così
com’erano formattate, cioè malino: i bordi delle celle sono troppo grossi e il
testo al loro interno occupa troppo spazio lambendo o proprio toccando i
margini: così le T e le L finiscono per sembrare delle I. Una volta fattoci
l’occhio si legge comunque, ma l’impressione non è bella. C’è poi da dire che i
dati riportati nelle tabelle (che non includono i numeri in cui comparvero i
singoli fumetti, così se uno volesse completare la collezione privilegiando i
numeri in cui compare il suo autore preferito è punto a capo) non sono affatto
esenti da imprecisioni o addirittura errori: a Romero viene attribuita solo Axa, quando Il Mago ospitò anche la sua Modesty
Blaise, non vengono riportate molte date di morte (ad esempio quella di
Schiaffino) e via di seguito con errori e omissioni più o meno evidenti:
singolare il caso del fumetto Gronski
Hotel, per cui alla voce «Di Tillo» viene segnalato questo autore come solo
sceneggiatore, mentre alla voce «Tillo» viene indicato come autore completo. Chissà,
magari Il Mago ospitò davvero due
fumetti con quello stesso titolo, uno scritto da Di Tillo e un altro
interamente realizzato da Tillo, ma se non vengono forniti i dati sulla
pubblicazione dei fumetti come faccio a saperlo?
Errori e refusi sono comunque una
costante anche delle altre parti, e per quasi 20 euro saltano ancora di più
all’occhio. Inizialmente la paternità di Mafalda
viene attribuita a tal «Ouino», il nome Cthulhu viene riportato
correttamente solo metà delle volte in cui viene citato il suo nome nella
relativa voce, Alessandro Tesauro come già scritto sopra ha un rapporto schizofrenico
con virgolette e apici e l’elenco potrebbe continuare a lungo.
Dal Cappello de Il Mago ha indubbiamente i suoi motivi di interesse
(non sapevo ad esempio che pure Salvo Alligo avesse fatto fumetti) ma la
realizzazione amatoriale, a questo prezzo poi, mi lascia un po’ perplesso. Con queste
premesse, chi se la sente di acquistare l’omologo che Tesauro ha dedicato a Eureka?
Negli anni '90 sono stato un buon cliente per Tesauro, ho molti spillatini da 3.000 lire fino a 8.000. Poi alcuni brossurati 15 x 21 a 15.000 lire, fra cui quello di Castelli sulla rivista Horror. Direi che quelli sul Mago ed Eureka vorrei averli, ma 20 euro l'uno sono decisamente troppi.
RispondiEliminaEh, sì, non sono pochi, soprattutto per un volume poco curato come questo. Ma chi altro dedicherà mai un saggio a Il Mago? Prendere o lasciare.
EliminaCi si può anche chiedere se il Mago abbia davvero "fatto epoca", come riportato in copertina.
RispondiEliminaA me è sempre sembrato un blando tentativo da parte di Mondadori, senza troppa convinzione, di imitare le concorrenti alter, Eureka, ecc...
Il solco era quello, ma Il Mago aveva una sua identità precisa,anche grafica. E poi senza Il Mago chissà se (o quando) avremmo avuto Giardino.
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