Ruby Falls è una cittadina
mineraria che non offre molte prospettive ai suoi abitanti. Lana, figlia di un
macellaio e di una barista separati che si odiano, se ne sarebbe già andata se
non fosse che la sua ragazza vive ancora lì. Lana ha anche una nonna ricoverata
in ospizio, affetta da demenza senile: da lei viene a conoscenza di un
femminicidio consumato decenni prima, e decide di indagare in merito.
La storia non è particolarmente
originale e nemmeno particolarmente interessante, ma viene nobilitata dallo
stile molto vivace di Ann Nocenti e dai suoi dialoghi brillanti. C’è qualche
concessione al dinamismo e alla spettacolarizzazione da supereroi, ma sono
elementi abbastanza giustificati dal fatto che la protagonista ha un discreto
caratterino e che con la sua compagna pratica l’equilibrismo. La trama di
detection presenta degli spunti abbastanza interessanti e si risolve in maniera
originale, ma non è l’elemento che interessa di più alla Nocenti che con Ruby Falls ha voluto fare soprattutto un
pamphlet sulla labilità della memoria e sull’evoluzione della condizione
femminile. La lettura procede quindi spedita e piacevole.
I disegni di Flavia Biondi sono
la parte debole di Ruby Falls: la
disegnatrice di suo è anche brava ma il suo stile scarno e abbozzato è inadatto
per una storia che dovrebbe essere caratterizzata da un crudo realismo e in cui
le figure femminili si distinguono solo per il colore dei capelli (nemmeno coi
maschi è tanto diverso, e infatti uno snodo della trama prevede che una donna si travesta da maschio). La Biondi disegna
molto bene gli animali, ma i suoi esseri umani cambiano faccia di vignetta in
vignetta, eppure si somigliano tutti. E perché spesso non disegna le unghie,
dannazione? Ci si può nascondere quanto si vuole dietro il supposto “storytelling”,
ma quando si disegna un fumetto realistico certe caratteristiche sono
indispensabili.
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