La californiana Phoenix Academy High School è stata teatro di una sparatoria e adesso si vuole far passare una legge (o emendamento, o quello che è) per armare i professori in caso di ulteriori assalti armati. E così i primi due supereroi, Viral e Wave, si manifestano sui social network trasmettendo video con cui esprimono la loro contrarietà. La situazione degenera presto, tanto più che a breve proprio alla Phoenix Academy si terrà una manifestazione di una pseudo-NRA che già sta scaldando gli animi.
I personaggi sono estremamente stereotipati, non tanto nelle loro versioni “super”, che anzi presentano qualche punta di originalità, quanto nelle identità civili: sono i classici stereotipi scolastici triti e ritriti che si vedono nei film e nei telefilm. Si salva un po’ solo Luther Ray, metallaro figlio di una poliziotta, che ha una caratterizzazione meno scontata di quelle degli altri.
L’azione, quando c’è, tende a essere un po’ confusa ma per la maggior parte del tempo i sei ragazzi protagonisti parlano parlano parlano. Visto lo spettro che aleggia sulle origini dei personaggi è anche giustificato che sia così, però è difficile dire se la scelta della sparatoria sia una cosa sincera e partecipata o solo una paraculata per attirare attenzione. Il contributo di veri sopravvissuti con le loro testimonianze all’inizio degli episodi originali farebbe propendere per la prima ipotesi, ma anche al di là di questo Ignited è solo un fumetto di supereroi come mille altri, solo più noioso. Qualche dialogo un pochino (ma poco poco) brillante non basta a elevare un ritmo assai lento. Così a occhio credo che Mark Waid abbia fatto poco più che la supervisione. E Kwanza Osajyefo si è tenuto molto largo nello sviluppare la trama: per il momento gli otto numeri usciti finora sono solo una lunga introduzione alla serie e in sostanza non succede nulla (i primi quattro sono introduttivi, negli altri i protagonisti devono solo vedersela con un conduttore radiofonico che minaccia di rivelare le loro identità, ricollegandosi alla scena che apre il primo episodio). Ed è patetico vedere come sono state censurate le parolacce.
Per quel che riguarda l’aspetto grafico, Phil Briones è troppo caricaturale per i miei gusti. È vero che negli Stati Uniti (e non solo) imperversano disegnatori molto più deformed di lui, ma per me così è già troppo. Il massimo della sua espressività è allungare le facce dei personaggi mentre spalancano la bocca, e soprattutto le ragazze si assottigliano e si accorciano a seconda delle inquadrature.
Non il migliore degli esordi, insomma.
Spazi assurdi a causa della nuova interfazzia di Blogger. Ma ho già ripristinato la vecchia. Finché dura...
RispondiEliminaMi ricordo Briones alle matite della miniserie Captain America Corps diversi anni fa. Mi era sembrato un Trevor Hairsine meno titanico e più dinamico. In quasi un decennio mi pare sia diventato ancor più dettagliato. Non lo definirei caricaturale, ma io trovo Sergio Aragones e Brant Parker fotorealistici...ciao ciao
RispondiEliminaSergio Aragones ha un'espressività e una naturalezza che fa sembrare i suoi personaggi caricaturali realistici. Sarà che si basa su amici e conoscenti per disegnarli.
EliminaNon lo sapevo. Ho sempre pensato che Groo o Magnor fossero suoi alter ego. Ho recuperato i Caps Corps di Stern e Briones ( 2001 )e ho visto che si firma Philippe Briones e che è francese.
RispondiEliminaAh, guarda, io di suo conosco solo Groo che ho dovuto sorbirmi per i Fumettisti d'Invenzione.
EliminaIn Italia credo sia stato pubblicato molto poco. Uno zinzino di Groo dalla Labour, Fanboy della DC ( AAVV ) e spalmato su diversi Wiz Sergio Aragonés Massacres Marvel.
RispondiEliminama infatti in quella puntata dei Fumettisti d'Invenzione citavo indirettamente Alien della Labor. Non sei stato attento: dietro la lavagna, Graziano.
EliminaHo un solo neurone e pure ossidato. Due giorni fa Crepascolino dalla montagna al telefono mi ha teleguidato perché aggiornassi la playstation. Senza le sue indicazioni e quelle di Crepascola che era con me, sarei ancora lì a piangere...
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