martedì 27 luglio 2021

Black Kiss Omnibus

Chaykin ci spiattella col suo ritmo sincopato e un po’ involuto due storie che scorrono parallele: da una parte la prostituta/magnaccia Dagmar e la sua controfigura Beverly si trovano coinvolte nel furto di materiale scottante, dall’altra il jazzista Cass Pollack, appena disintossicato dalla droga, viene ricercato per l’omicidio della moglie e della figlioletta che invece sono state fatte fuori dai mafiosi con cui è colluso e che volevano uccidere lui. Ben presto le loro strade si incroceranno e così i tre protagonisti divideranno (oltre che un po’ di sesso) una storia pazzesca in cui il noir si mischia alla satira di costume e al sovrannaturale.

Black Kiss è comunque più che altro una scusa per ostentare l’ossessione dell’autore per il sesso, che non mi stupirebbe fosse costruita a tavolino e fatta apposta per épater la bourgeoisie. A distanza di anni dalla prima uscita originale (1988) certi dettagli che si vorrebbero scabrosi non si notano più, anche perché trattandosi di un fumetto statunitense di sesso si parla parecchio, ma non se ne mostra mai. Anche i cadaveri sui tavoli degli obitori sono vestiti, che diamine! Per fortuna a smuovere un po’ il tutto c’è anche una certa tendenza alla blasfemia, nei dialoghi e nel mostrare un prete che si gode i servizi di Dagmar (o era quell’altra?), e questo è un po’ più interessante delle (inesistenti) scene di sesso esplicito. I pochissimi falli visibili lo sono infatti solo relativamente, e ovviamente mai eretti. D’altra parte uno è al centro di un colpo di scena, quindi più di tanto Chaykin non poteva nasconderlo. C’è un altro discreto colpo di scena verso la fine, ma nulla di geniale – anzi, sembra la parodia di una soap opera!

Tra gli elementi più piacevoli del fumetto ci sono senz’altro alcune battute divertenti, inoltre la geometria ostentata dello stile glaciale di Chaykin permette di capire bene cosa guardare in ogni singola vignetta e come leggere nel giusto ordine le tavole. È bravo nello storytelling, insomma, come si dice dei disegnatori che non sanno disegnare. Poi i suoi protagonisti sono tutti uguali ed è un disastro capire chi è chi, ma quanto racconta bene!

Black Kiss non va preso quindi troppo seriamente: è un divertissement di Howard Chaykin che probabilmente ha cercato di attirare i riflettori su di sé con la promessa di sesso esplicito (sistematicamente non mantenuta) e magari avrà voluto omaggiare certe cose che ama come la musica jazz o certo cinema dagli anni ’30 ai ’50. Se però non si vuole stare al suo gioco, c’è ben poco con cui consolarsi: uno potrebbe pensare ad esempio che almeno non sta leggendo il solito fumetto di supereroi, ma poi, dal capitolo 10 in poi… Oltretutto alla fine il disegno di Chaykin svacca ma, ooooooooh, quanto è bravo a raccontare!

Se lo si prende dalla giusta prospettiva è divertente, però Lando e La Poliziotta lo erano altrettanto se non di più, e soprattutto dal punto di vista erotico erano ben più carichi e spesso erano pure disegnati meglio (ok, Lando probabilmente no, ma Angiolini non metteva decalcomanie a distrarre il lettore dalla “carne”, che comunque in Black Kiss manco c’è).

Può darsi che una parte del godimento del fumetto, per quanto secondaria, sia demandata ai commenti sugli ebrei americani e ad alcuni luoghi e stereotipi di Los Angeles, cose che quindi mi sono sfuggite. È interessante notare come certi elementi sarebbero stati ripresi, probabilmente per caso, in altre forme e con ben maggiore dignità: la coppia di killer nero-bianco in Pulp Fiction e l’orgia mascherata in Eyes Wide Shut.

Per quanto possa sembrare incredibile, questo polpettone ha anche avuto dei seguiti raccolti nel volume SaldaPress, che però non riprendono direttamente la storia di Cass come sarebbe stato logico aspettarsi dal finale del primo ciclo ma si concentrano principalmente su situazioni antecedenti: dei prequel, insomma, in cui viene premuto l’acceleratore sull’ironia, sulla vacuità dei testi e sul sesso. Chaykin dimostra più impegno nel comparto grafico, arricchendo le sue tavole di sfumature; l’impressione è che le abbia fatte col computer, ma potrebbe anche aver usato il famoso retino DuoShade o semplicemente approfittato della resa tipografica delle matite come si usava anni fa, facendo un unico impianto di stampa per neri e grigi. In Black Kiss 2 e soprattutto nello speciale di Natale il sesso è molto più esplicito che nella serie originale e nel capitolo conclusivo della seconda miniserie scopriamo che fine ha fatto Cass, arrivando fino al 2010.

8 commenti:

  1. Tremo al pensiero di cosa avrebbero fatto Chaykin o Miller con un personaggio con le caratteristiche di Lando ...

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    1. Un divertente fumetto per ragazzini come le loro altre opere.

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  2. Un fumetto così poteva, anche all'epoca, fare scandalo solo in un panorama ultra-casto come quello del mainstream americano. Dove, del resto, pure oggi il "bat-pene" fa polemica.

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    1. Una singola vignetta da Batman Dannato di Azzarello, ovviamente censurata nelle ristampe successive (il fatto che fosse uscita nella linea per adulti della DC Black Label non sembrava una garanzia sufficiente, evidentemente).

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    2. Ah, non lo sapevo. D'altra parte ignoravo pure l'esistenza di una Black Label! :D

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    3. Hanno fatto stra-benissimo ad oscurarlo.
      Le misure del pene potrebbero essere usate per scoprire la vera identità del Caped Crusader, esistono ottimi database di riconoscimento ... vabbé diciamo "facciale" per intendersi. E' un dettaglio troppo personale per essere divulgato!

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    4. Sempre così condiscendente con gli americani...

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