Gran finale della saga. La metamorfosi si è definitivamente compiuta e,
compatibilmente coi segni che avevo colto nel terzo volume,
Vae Victis! da ruspante serieavventurosa
è diventata una tragica e disperata epopea, con una levatura quasi melodrammatica
come segnala Sergio Brancato nell’introduzione.
Siamo alla resa dei conti e l’azione procede incalzante incollando il
lettore alle pagine. Soprattutto il primo episodio ha un ritmo indemoniato,
nonostante introduca anche personaggi nuovi, e il fatto che anche stavolta sono
scappati due balloon invertiti (a pagina 18, ma capiterà ancora un’altra volta
sul finale) per un istante lo spezza. Nulla di grave, comunque: la frenesia
dell’azione, la competenza con cui sono state riscostruite le strategie belliche
e l’attenta cura per gli aspetti umani non vengono certo messe in ombra da
questa quisquillia.
La storia non procede solo tra battaglie, diplomazia e tradimenti ma ci
sono un bel po’ di colpi di scena e, a volerle cogliere, più di una riflessione
non banale sulla natura umana. Una cosa piuttosto spiazzante, però, è che il
finale in realtà è ben poco definitivo e sembra
preludere a un seguito che non è stato ancora realizzato. Ma in fondo
come dice Giulio Cesare un cerchio si è veramente
chiuso.
Purtroppo Mitton ai disegni dà segni di stanchezza. Per quel che riguarda i
volti, alterna soluzioni standard buone indistintamente per tutti i personaggi,
come i denti digrignanti, a scelte molto arbitrarie (o affrettate) nel
delineare alcuni visi, tanto da renderli deformi. Anche le anatomie sono un
pochino rabberciate e, a parte il fatto che la ferita al seno sinistro di
Ambra/Budicca è miracolosamente scomparsa, alcuni personaggi sembrano dei nani –
non solo i Romani che proprio come «nanetti» vengono scherniti dai Celti. Ma visto
il tour de force di 15 volumi a cui si è sottoposto gli perdono volentieri
questo cedimento sul finale, anche perché ha continuato a profondere molta cura
almeno ai dècors e i volumi meno
curati risultano il tredicesimo e il quattordicesimo. E poi, oggettivamente, il
più che dignitoso Mitton non è mai stato esattamente al livello di Möebius o
Juillard.
La lettura di Vae Victis! mi ha
lasciato piacevolmente sorpreso: si è rivelata una saga monumentale che è
partita molto leggera per poi finire a ben altro livello, sempre prestando
molta attenzione alla documentazione e all’aspetto umano dei suoi eroi.
Oltretutto, leggerla in un lasso di tempo strettissimo come ci ha permesso la
Mondadori è stato ancora più appagante.
E immergiamoci un po' in questa saga come suggerisci il mio amico Luca!!!
RispondiEliminaAbbraccio serale!
Merita, merita.
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