Prova superata, e alla grande, per la Nouvelle
Saison di Michel Vaillant, la sua
versione “ultimate” che ha esordito oggi in Italia nella benemerita collana
della Gazzetta dello Sport. Dalle immagini che avevo visto online e da alcuni
commenti letti qua e là mi aspettavo il peggio e invece questo Nel Nome del Figlio si è rivelato un
volume fantastico.
L’opera di demolizione e ricostruzione del mito ha lasciato tracce
profonde, soprattutto nelle fisionomie di alcuni personaggi (Jean-Pierre
Vaillant in particolare è irriconoscibile) ma ne valeva la pena e la cosa non è
poi così negativa: ho trovato molto più affascinante la Françoise invecchiata e
dimagrita della sua controparte classica, tipica bellezza un po’ anonima di
Jean Graton. Compatibilmente col cambio di registro questa Françoise è pure
stronza, visto che si infuria con il figlio scomparso invece che preoccuparsi
per lui.
Sul lavoro del “meccanico” Benjamin Benéteau (che se non erro faceva già
parte del team) nulla da eccepire, segnalo solo come ormai le auto da corsa si
vedano a malapena sotto gli adesivi dagli sponsor (impeto di realismo o critica
al mondo delle corse? In ogni caso un sacco di lavoro in più per Benéteau); la
grande incognita era Marc Bourgne, che però ha rivoltato con successo lo stile
di Graton preferendo un segno marcato e deciso alle delicate silhouette del
maestro, e che (vivaddio) ha infuso nei personaggi molta espressività e molto
dinamismo, altro che goccioline di sudore e linee cinematiche a simulare
sorpresa e movimento. Forse una vignetta estrapolata dal contesto può sembrare
poco interessante, ma inserita nell’economia della tavola dimostra come Bourgne
sia pienamente padrone del proprio mestiere. E anche se il volto di Michel
cambia di vignetta in vignetta si intuisce lo stesso il grande lavoro che deve
aver svolto Bourgne per trovare la faccia giusta e rimanervi fedele, lavoro
testimoniato anche dagli schizzi preparatori stampati a pagina 57.
Per quel che riguarda i testi mi sembra che la politica di realismo e
disincanto, non disgiunta da elementi di critica sociale, iniziata da Philippe
Graton sin dall’inizio della sua gestione sia giunta a piena maturazione,
creando quindi una forte continuità con gli ultimi volumi. Quello che cambia
rispetto all’ultimo episodio di ben 5 anni prima è il cast e le sue dinamiche:
non solo i segni del tempo si vedono sul volti dei personaggi più anziani, ma
adesso la famiglia è allargata e i fratelli Vaillant hanno entrambi due figli
adolescenti! E com’è intuibile sin dal titolo uno dei due, Patrick figlio di
Michel, avrà un ruolo cardine nella storia.
Storia che però verte inizialmente su una delle periodiche crisi della
Vaillant, le cui cause e i cui effetti vengono descritti con la consueta
freddezza documentaristica a cui ci ha abituato la serie negli ultimi anni, e
che costituisce un atto d’accusa più efficace di tanti trasporti emotivi. Per
tornare ad avere una chance sul mercato globale la Vaillant deve farsi
sponsorizzare da una multinazionale per poter così partecipare al WTCC e sperare
di imporsi nuovamente. Purtroppo le preoccupanti notizie che giungono dal
collegio esclusivo dove si trova Patrick fanno sì che Michel Vaillant perda la
testa e mandi al diavolo la corsa.
Il protagonista si dimostra ovviamente ancora una volta tanto abile nella
guida da sfiorare il sovrannaturale, eppure non è mai stato più umano di come
viene dipinto in questa storia: anzi, proprio la sua formidabile abilità al
volante sembra sottolineare quanto sia fragile e forse fallibile nella vita
privata.
Al di là della storia, che nemmeno termina con questo primo volume, è molto
suggestivo il ritmo che Philippe Graton e Denis Lapière vi hanno infuso,
creando sapientemente la giusta suspence nel presentare i personaggi e farci
vedere come sono stati modernizzati, insomma la citazione che ho fatto
all’inizio dell’Universo Ultimate era blasfema ma non campata in aria. Anche la
montante attesa per l’apparizione di questo benedetto Patrick è stata resa con
maestria, io temevo che non si sarebbe nemmeno visto.
E così, un colpo di scena dopo l’altro, si arriva alla cinquantaquattresima
tavola, dove un bel cliffhangerone rimanda al prossimo volume, mai così atteso
come in questo caso. E per fortuna (almeno questa soddisfazione a vivere in
Italia) mancano solo 7 giorni.
In appendice, oltre a un reportage sull’incursione della Vaillant nel mondo
reale, vengono proposte le cronologie di Michel
Vaillant e Julie Wood.
Ci credo sulla parola caro Luca e vedrò soprattutto di mettermi un po' alla pari per fare qualche commento decente...
RispondiEliminaGraize infinite per la tua unione,...
Felice e onorata...
Abbraccio serale!
Quindi sono storie nuove. Ma si svolgono tipo qualche tempo dopo della seria classica?
RispondiEliminaMoz-
Eh eh... chiaramente si svolgono dopo la vecchia serie ma (vecchio escamotage) è tutto lasciato in un limbo atemporale. Diciamo che è più un remake che un sequel.
EliminaMa quindi con questa "seconda stagione", secondo la cronologia ufficiale, dovrebbe finire tutto con il prossimo albo, giusto? A parte i dossier, intendo. Queste storie sono state scritte e realizzate tra il 2012 e il 2013. Io nemmeno lo sapevo, pensa.
RispondiEliminaEh, sì, in attesa che in Francia ne producano di nuovi.
RispondiEliminaNella cronologia alla fine i nuovi volumi vengono indicati come 1 e 2 di 25, quindi mi sa che la nuova stagione nelle previsioni sarà bella lunga.