Historica torna a ospitare la
coppia Nury-Robin,
che già ci aveva deliziato con La Morte di Stalin.
L’ambientazione è la stessa, ma il periodo storico in cui si svolgono i fatti
precede di cinquant’anni quelli narrati nell’altro volume. In Morte allo Zar sono di scena le lotte anarchiche
e gli attentati del 1904 e 1905
a Mosca, visti da due prospettive diverse.
Il primo episodio, Il Governatore, segue Sergej Aleksandrovič
Romanov, Governatore di Mosca, nei suoi ultimi mesi di vita, dopo che un suo
avventato gesto (che Nury attribuisce al caso e non a premeditazione) ha
scatenato delle insurrezioni di proporzioni inaudite, per quanto la Russia
dell’epoca fosse già abituata a sollevazioni popolari.
La trama ha un lato surreale
particolarmente efficace: Sergej viene dato per morto prima ancora che lo sia e
deve vedersela (lui che in Russia viene immediatamente dopo lo Zar) con notai
che vogliono definire il prima possibile le sue ultime volontà e con mercanti
che disdicono gli appuntamenti perché hanno intuito che tanto dovranno parlare
di affari con il suo successore! La situazione è ancora più grottesca se
pensiamo che quanto riportato da Nury è veramente accaduto, almeno stando alla
documentazione che cita in apertura.
Il primo capitolo trabocca di
elementi che, forse involontariamente, finiscono col diventare comici: quando
all’inizio il Governatore fa visita in ospedale alle vittime della violenta repressione
che lui stesso ha causato, si asciuga il sudore con lo stesso fazzoletto che ha
scatenato l’evento e getta nel panico i presenti! Ma è più probabile che gli
effetti umoristici siano ricercati e non involontari (condizionato dal tratto pesantemente
caricaturale di Robin mi è difficile dirlo): la stessa autoironia del Governatore
sulla recente e “abbondante” sodomia che si è concesso lascerebbe propendere
per questa interpretazione.
Come detto in apertura, Morte allo Zar è la stessa storia vista
da prospettive diverse, un po’ come in Berceuse
Assassine e in migliaia di altre opere, e nella seconda storia il
protagonista è un altro. Il secondo capitolo si intitola non a caso Il Terrorista: stavolta è di scena un anarchico
di cui abbiamo fatto la conoscenza molto fugacemente nel primo capitolo. Curiosamente,
questo Georgi ricorda molto sia fisicamente che soprattutto caratterialmente il Battaglia di Recchioni e Leomacs.
Purtroppo il secondo capitolo, per quanto avvincente e narrato con un ritmo
serrato e una prosa cinica e sarcastica che riflette l’indole del protagonista,
finisce per diventare una sequenza di “dietro le quinte” delle scene salienti
viste nel primo episodio. Non è un difetto molto grave e la storia si può
gustare benissimo così (anche perché i personaggi in gioco sono molto ben
delineati se non proprio suggestivi) ma ho l’impressione che Il Governatore si regga benissimo anche
da solo mentre Il Terrorista abbia
bisogno del primo per essere compreso e goduto appieno.
Morte allo Zar è un’opera coinvolgente e molto originale, tanto più
per gli standard recenti di Historica. Paga pegno al fatto di essere arrivata
dopo La Morte di Stalin,
per cui la trascinante carica beffarda del primo dittico qui non è più una
novità.
E poi ci sono i disegni di Robin…
c’è poco da fare, non mi convincono affatto. Posso capire che per stemperare le
scene troppo crude il ricorso a uno stile caricaturale sia indicato, ma qui si
esagera e alcuni personaggi sono semplicemente dei mostri, come il vescovo che
compare nel primo episodio o tutti gli “alieni” (venditore di nitroglicerina e
ufficiale della polizia in primis)
che costellano il secondo. Thierry Robin sarà senz’altro accettabile in un
altro contesto (e ricordo con un certo piacere il suo Koblenz che lessi su BoDöi)
ma è inadatto per il fumetto storico. Non posso che pensare a come le tavole
avrebbero avuto tutt’altro peso se affidate a un disegnatore realistico. È
anche vero che la costruzione della pagina è piuttosto buona (vedi il dinamismo
delle tavole doppie e l’illuminazione che funge da indicazione per la lettura a
pagina 48) ma avrebbe funzionato lo stesso, o forse meglio, con un’altra mano
alle chine. E probabilmente un altro disegnatore non si sarebbe risparmiato
tanto nelle scene di massa e negli sfondi, che Robin profonde di dettagli solo
quando non può proprio farne a meno.
Morte allo Zar resta comunque un’opera godibilissima e piena di
fascino.
Nei prossimi mesi Historica pubblicherà in due volumi la quadrilogia Hasta la victoria! di Stefano Casini.
RispondiEliminaNon sono un fan di Casini. Potrebbe essere una buona occasione per diventarlo.
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