mercoledì 12 giugno 2019

La Compagnia Folies Bergère

Non ho letto molto di Zidrou (che ha scritto una caterva di roba, molta della quale fisiologicamente inedita in Italia) ma da quel poco che lo conosco non mi fidavo di comprare a scatola chiusa La Compagnia Folies Bergère, tanto più che si tratta di un fumetto di guerra. Quindi prima di prendere questo volume ho aspettato che si unisse anche lui al club del -25%.
La storia è ambientata nelle trincee della Prima Guerra Mondiale, durante le ultime fasi del conflitto. I protagonisti sono gli eterogenei poilus appartenenti alla 17° Compagnia Fanteria, che si sono ribattezzati come il celeberrimo locale parigino. Tra la varia umanità che compone questo gruppetto, che contempla pure un cappellano militare, sicuramente il ruolo di maggior rilievo lo riveste Rubinstein detto «Rubinetto», soldato ebreo che è sopravvissuto indenne a ben due fucilazioni, anche se porta addosso i segni delle pallottole che lo hanno colpito nelle zone vitali. Zidrou conferma quindi la sua passione per il mistero e il simbolismo, che anche stavolta come in Requiem/Protecto e Marina rimangono nel campo dell’allegoria. Se l’ossessione per le talpe di Maurice Verrat può facilmente essere letta in chiave psicanalitica, come effettivamente viene fatto, risulta oscuro il ruolo che la figlia di Rubinstein riveste nella vicenda con la sua comparsa per ricongiungersi con il padre.
Al di là di questo, La Compagnia Folies Bergère racconta il progressivo abbandono dei soldati nell’abbraccio della follia e della morte, con abbondante uso di scene crude e dettagli rivoltanti come è d’uso nei fumetti bellici più recenti, rivolti ormai solo a un pubblico adulto. L’originalità di questo volume sta sicuramente nella narrazione sincopata e satellitare, con molti flashback e qualche sequenza onirica. In effetti all’inizio non è facilissimo seguire il filo della narrazione e capire dove Zidrou voglia andare veramente a parare, e forse senza troppi barocchismi estemporanei (sul finale c’è persino un blasfemo duetto tra Gesù e Satana, che lo chiama «Gegè»!) i personaggi avrebbero potuto essere approfonditi di più senza assurgere al ruolo di semplici casi clinici da manuale. Di spazio ce ne sarebbe stato, visto che le tavole sono ben 92, più un paio di introduzione di non facile decifrabilità.
Francis Porcel disegna in maniera impressionista, cosa coerente visto che tra i protagonisti di secondo piano c’è Claude Monet: sicuramente con le sue pennellate riesce a evocare la giusta atmosfera ma la mancanza di dettagli rende inizialmente difficile distinguere un personaggio dall’altro. Anche i colori sono opera sua, per quanto apparentemente assenti: La Compagnia Folies Bergère sembra essere realizzata in mezzatinta (beninteso, digitale) ma in realtà ci sono più sfumature di colore a seconda del mood della tavola, così come certi dettagli vengono resi a tutto colore: curiosamente, sia i particolari più truculenti che i quadri di Monet.
Probabilmente per gli appassionati del genere questo fumetto è un capolavoro. Ma, appunto, bisogna essere sintonizzati sulla stessa frequenza d’onda di Zidrou e Porcel per apprezzarlo pienamente.

4 commenti:

  1. Avevo commentato questo libro sul blog nel 2014 ma non ricordavo assolutamente che impressione mi avesse fatto e questo non è un segno buono! Rileggendo scopro che mi era piaciuto ma evidentemente non entusiasmato.

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  2. A me piacque pochissimo. I disegni di Porcel mi parvero tirati via a voler essere generosi, e la sceneggiatura di Zidrou - sulla quale si innestano più o meno a caso elementi fantastici - pretestuosa. L'unico momento del volume che mi piacque un po' fu la morte del soldato "immortale".

    Il volume comunque venne pubblicato in un formato pressoché identico, ma a un prezzo molto minore (11 euro di copertina) nella collana di allegati Ai Confini della Storia, di Gazzetta dello Sport/Panini Comics.

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    1. Eh, Zidrou...
      Non sapevo della sua presenza nell'altra collana (questo volume comunque è bello grande), che d'altra parte non ho praticamente mai visto.

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