Che bello, adesso finalmente
anch’io so come finisce l’Ulysse di
Lob e Pichard. A suo tempo ci rimasi un po’ male quando scoprii che la
pubblicazione sui primi Alterlinus
non continuava dagli episodi lasciati in sospeso su Linus ma ripartiva da capo. E visto che nella fumetteria di
Alessandro a Bologna non mi spinsi a comprare che i primi numeri della prima
annata la lettura rimase monca.
Il fumetto è ovviamente una
versione dell’Odissea, aggiornata alle urgenze iconoclaste e libertine
sessantottine: Omero diventa un cronista di guerra, gli dei sono figure
ipertecnologiche (e forse è stato un errore spiegare la loro natura aliena
privandole del fascino dell’indeterminato) e laddove possibile, cioè molto
spesso, affiora tutto l’erotismo che ci si poteva permettere all’epoca,
decisamente più accattivante nella parte realizzata nei primi anni ’70.
Gli episodi salienti del poema
epico vengono riproposti abbastanza fedelmente, seppure filtrati attraverso
l’immaginario ideato da Lob: Polifemo, ad esempio, è un enorme robot. Nella
prima parte l’umorismo è un po’ più marcato e la narrazione procede placida,
facendosi leggere in maniera spedita. La seconda parte ha invece una maggiore
densità di scrittura, credo dovuta al fatto che la serializzazione originale
prevedeva blocchi di sole quattro pagine a episodio. Il finale architettato da
Lob, un po’ amaro ma anche intriso di idealismo, è veramente molto bello e
suggestivo.
I disegni di Pichard sono decisamente
psichedelici: le sue donne sono congelate in pose pop dal tratteggio o dal pointillisme, i loro abiti dimostrano
una grande conoscenza della moda dell’epoca (poco importa che di vignetta in
vignetta cambino, tanto devono mettere in evidenza quello che “coprono”), ci
sono frequenti inserti op art e il
lettering è integrato nei disegni con effetti simili a quelli dei poster di Rick
Griffin. È probabile che alla base di questo risultato ci sia stato
semplicemente il puro caso: all’epoca della realizzazione di Ulysse Pichard non era certo un
ragazzino e probabilmente se ne fregava delle influenze grafiche che venivano,
quando venivano, da Berkeley (come testimoniato dalle sue classiche figurine
caricaturali sullo sfondo, retaggio dei suoi dessins de presse); il suo stile un po’ debitore delle xilografie
si sposava però molto bene con gli stilemi di quell’estetica pop,
mimetizzandosi alla perfezione con la psichedelia dell’epoca. En passant, la cura editoriale della
Rizzoli Lizard è ottima e non si avverte troppa artificialità nel ricostruire
le onomatopee in italiano. Per cui lode al grafico Roberto La Forgia (con
assist, parrebbe, di Paolo Bacilieri e Vincenzo Filosa), quindi, ma adesso mi è
venuta voglia di confrontare questa versione con quella di Alterlinus.
La qualità di stampa sarebbe
ineccepibile, se non fosse che all’inizio della seconda parte (saranno una
decina di pagine, forse una ventina scarsa) l’effetto è quello di una
riproduzione realizzata a partire da pellicole “bruciate” che impastano e
smangiucchiano i segni. Sicuramente il problema è a monte e anche la versione
francese ha dovuto basarsi su materiali di partenza non ottimali.
In appendice, con ogni
probabilità esclusiva dell’edizione italiana impreziosita da un disegno di
Bacilieri, una lunga e suggestiva postfazione di Boris Battaglia e Paolo
Interdonato, che tra le altre cose ricostruisce la temperie culturale in cui
nacque Ulysse, oltre che le sue
vicissitudini editoriali che furono a loro volta quasi un’Odissea.
Conoscendo la Rizzoli Lizard,
non escludo che Ulysse fosse stato
annunciato con un formato più grande e/o a un prezzo più basso (non sono andato
a controllare) ma questo bel volume cartonato vale assolutamente i 22 euro ai
quali viene venduto.
Pichard mi piace molto, ho recuperato varie sue opere.
RispondiEliminaBeh, questa non la conoscevo: dalla trama, sì, tutto grida "sessantotto", anche per le trovate.
Potrei recuperarlo, 4 pagine dai bordi smangiucchiati non mi spaventano :)
Moz-
In realtà venne annunciato fin da subito come volume di piccolo formato, purtroppo.
RispondiEliminaOttima recensione.
Si trova ancora la bella e GRANDE edizione bonelliana del 1985 con Ulisse scittto con la "i" anziché la "y".
RispondiEliminaGrazie a tutti per i commenti, a me questo volume Rizzoli Lizard non dispiace affatto.
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