giovedì 17 ottobre 2019

The Wild Storm: Libro Terzo

Terzo volume del rilancio dell’universo Wildstorm, per un totale di diciotto comic book. E ancora non è successo niente.
Questo arco narrativo si concentra principalmente su tal John Lynch, che va in giro per gli States a informare sei individui che in precedenza erano nel progetto Thunderbook che la Halo e la OI stanno scatenando una guerra e loro potrebbero trovarcisi in mezzo. Così, almeno, l’ho capita io. Questi dovrebbero essere i genitori di quelli che in futuro diventeranno i Gen-13, almeno dal poco che conosco della cosmogonia di Jim Lee. Non che mi interessi approfondire, d’altra parte.
Intanto Jenny Mei Sparks recluta Jack Hawksmoor mentre Henry Bendix e il capo della Halo continuano a stuzzicarsi ammazzandosi agenti e distruggendosi basi tra di loro, ma la redde rationem ci sarà, se ci sarà, solo nel prossimo volume. Nel mezzo dubbi (forse tradimenti) e ristrutturazioni degli organigrammi delle forze in campo, con Engineer che non sa bene da che parte stare. Troppi personaggi per capirci veramente qualcosa, e oltretutto troppo diluite le uscite: l’ultimo numero risale a più di un anno fa. La trama generale si riesce comunque a capire, e poi i vari riferimenti ai personaggi della Image anni ’90 sono riservati ai ragazzini che li seguivano all’epoca e quindi non ci avrei capito molto in ogni caso.
Il volume è comunque estremamente godibile. Le scene sono scritte con grandissima professionalità, e l’atmosfera che Ellis riesce a creare è straordinaria. Non solo con i suoi splendidi dialoghi ma anche con i silenzi e i giochi di sguardi, coadiuvato in questo dal grandissimo Jon Davis-Hunt, elegante ed espressivo. Ma non c’è solo dramma e tensione in questo Libro Terzo: la scenetta con i due Daemoniti al bar è esilarante. Ma vengo dall’ordalia di Cemetery Beach, e qualsiasi cosa mi sembrerebbe un capolavoro a patto che non sia disegnata da Jason Howard.
L’edizione RW Lion non è scevra da alcuni difettucci: la stampa sembra perfetta, ma l’impressione è dovuta allo stile pulito di Davis-Hunt: le parole più piccole sul premio a Priscilla “Voodoo”, rese solo coi colori di Steve Buccellato, sono illeggibili. Non mancano nemmeno errori e refusi, e mi viene il sospetto che i ben due traduttori coinvolti siano entrambi convinti che in italiano l’espressione “a posto” abbia lo stesso significato di “apposto”…

2 commenti:

  1. Uno zinzino Frank Quitely, ma le ragazze mi hanno fatto pensare anche a Steve Pugh. Il lay out ricorda il Cassaday del Planetary di Ellis. Almeno da rete. Mi riservo di comperare i 24 numeri di The Wild Storm quando saranno tutti ridisegnati da Andi Watson o Tuono Pettinato o Greg Panaccione.
    Ricordo lo Stormwatch di Ellis e Tom Raney e lo Authority di Ellis e Hitch e i DV8 di Ellis e Ramos , ma mi pare di capire che il mensile peschi anche dagli ineffabili Team 7 e Gen 13 degli anni novanta che a occhio e croce non sarebbero stati nemmeno allora la tua tazzina di tea.
    " E ancora non è successo niente. " è il + bel endorsement di un fumetto che abbia letto quest'anno.
    Pensa ad una striscia come erano i Peanuts con super-eroi parodici come erano Twomuchcoffeman o i Mystery Men e Flaming Carrot di Bob Burden in cui di fatto non accade alcuna crisis o civil war o altro ed i personaggi parlano nel crepuscolo...ciao ciao

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    1. Secondo me l'hai fatto apposta, Graziano. Anzi no, scusa! "A posta".

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