Terzo volume del rilancio
dell’universo Wildstorm, per un totale di diciotto comic book. E ancora non è
successo niente.
Questo arco narrativo si
concentra principalmente su tal John Lynch, che va in giro per gli States a
informare sei individui che in precedenza erano nel progetto Thunderbook che la
Halo e la OI stanno scatenando una guerra e loro potrebbero trovarcisi in
mezzo. Così, almeno, l’ho capita io. Questi dovrebbero essere i genitori di
quelli che in futuro diventeranno i Gen-13, almeno dal poco che conosco della
cosmogonia di Jim Lee. Non che mi interessi approfondire, d’altra parte.
Intanto Jenny Mei Sparks recluta
Jack Hawksmoor mentre Henry Bendix e il capo della Halo continuano a
stuzzicarsi ammazzandosi agenti e distruggendosi basi tra di loro, ma la redde rationem ci sarà, se ci sarà, solo
nel prossimo volume. Nel mezzo dubbi (forse tradimenti) e ristrutturazioni
degli organigrammi delle forze in campo, con Engineer che non sa bene da che
parte stare. Troppi personaggi per capirci veramente qualcosa, e oltretutto
troppo diluite le uscite: l’ultimo numero risale a più di un anno fa.
La trama generale si riesce comunque a capire, e poi i vari riferimenti ai
personaggi della Image anni ’90 sono riservati ai ragazzini che li seguivano
all’epoca e quindi non ci avrei capito molto in ogni caso.
Il volume è comunque estremamente
godibile. Le scene sono scritte con grandissima professionalità, e l’atmosfera
che Ellis riesce a creare è straordinaria. Non solo con i suoi splendidi
dialoghi ma anche con i silenzi e i giochi di sguardi, coadiuvato in questo dal
grandissimo Jon Davis-Hunt, elegante ed espressivo. Ma non c’è solo dramma e
tensione in questo Libro Terzo: la scenetta con i due Daemoniti al bar è
esilarante. Ma vengo dall’ordalia di Cemetery Beach, e
qualsiasi cosa mi sembrerebbe un capolavoro a patto che non sia disegnata da
Jason Howard.
L’edizione RW Lion non è scevra
da alcuni difettucci: la stampa sembra perfetta, ma l’impressione è dovuta allo
stile pulito di Davis-Hunt: le parole più piccole sul premio a Priscilla
“Voodoo”, rese solo coi colori di Steve Buccellato, sono illeggibili. Non
mancano nemmeno errori e refusi, e mi viene il sospetto che i ben due
traduttori coinvolti siano entrambi convinti che in italiano l’espressione “a
posto” abbia lo stesso significato di “apposto”…
Uno zinzino Frank Quitely, ma le ragazze mi hanno fatto pensare anche a Steve Pugh. Il lay out ricorda il Cassaday del Planetary di Ellis. Almeno da rete. Mi riservo di comperare i 24 numeri di The Wild Storm quando saranno tutti ridisegnati da Andi Watson o Tuono Pettinato o Greg Panaccione.
RispondiEliminaRicordo lo Stormwatch di Ellis e Tom Raney e lo Authority di Ellis e Hitch e i DV8 di Ellis e Ramos , ma mi pare di capire che il mensile peschi anche dagli ineffabili Team 7 e Gen 13 degli anni novanta che a occhio e croce non sarebbero stati nemmeno allora la tua tazzina di tea.
" E ancora non è successo niente. " è il + bel endorsement di un fumetto che abbia letto quest'anno.
Pensa ad una striscia come erano i Peanuts con super-eroi parodici come erano Twomuchcoffeman o i Mystery Men e Flaming Carrot di Bob Burden in cui di fatto non accade alcuna crisis o civil war o altro ed i personaggi parlano nel crepuscolo...ciao ciao
Secondo me l'hai fatto apposta, Graziano. Anzi no, scusa! "A posta".
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