Nessuna rappresaglia da parte
della Mondadori, era solo un semplice ritardo.
Con questo secondo volume si conclude la biografia di Charles Darwin, “corpo
estraneo” all’interno della collana per i motivi spiegati dallo stesso Fabio Bono:
l’opera fa parte di una serie dedicata a esploratori e viaggiatori senza
specifiche velleità storiche. L’attenzione è quindi anche in questo caso
rivolta più ai risvolti umani e ai dettagli ambientali e naturalistici
piuttosto che alla rievocazione di eventi storici. E non ci sono remore a usare
sequenze oniriche simboliche se servono a spiegare meglio certi passaggi.
Dopo un ardito flashforward che dallo scorso volume ci
porta al 1858, inizia il racconto di quello che successe alla ciurma della Beagle dopo il ritorno alla Terra del
Fuoco. Coerentemente con quanto dicevo sopra, per oltre metà del volume la
storia è un po’ un buddy movie che
racconta il rapporto tra Darwin e il capitano Robert Fitzroy, ma ovviamente non
mancano le scene topiche che ci si sarebbe aspettati, in primis l’esaltante scoperta della fauna delle Galapagos. Christian
Clot è stato molto bravo a evocare il particolare clima dell’epoca, intriso a
tutti i livelli da una pervasiva religiosità, e anche gli aneddoti più spicci
sono bene integrati nella narrazione. Inoltre Darwin, questo secondo volume in particolare, ha sfatato diversi
falsi miti sulla storia del suo protagonista, così come ha rivelato cose che
francamente non sapevo: in particolare, il fatto che L’Origine della Specie fosse stato pubblicato (dopo decenni di
revisioni) sulla spinta di un volume analogo a opera di Alfred Russel Wallace
che rischiava di bruciarlo sul tempo, e che il discorso che Darwin tenne presso
l’Associazione Britannica per l’Avanzamento della Scienza non lo tenne lui, ma
il suo amico fine oratore Thomas Henry Huxley. Il volume termina con una deriva
drammatica, giustificata comunque da quello che effettivamente successe come
riportato dallo stesso Clot nell’appendice di approfondimento.
Un piacevole volume in cui però
il lavoro di Bono (colorato da Dimitri Fogolin), che comunque mi ha convinto di
più su Marco Polo,
è stato penalizzato da una resa di stampa non sempre ottimale.
Grazie mille per questa bella e soprattutto approfondita recensione. L'ho molto apprezzata.
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