martedì 7 novembre 2023

Good Girl - Paracity - Wanona e i cani blu

Maledizione, MalEdizioni, ma le edizioni della collana Finestrini non potete distribuirle tutte insieme invece di centellinarle nel corso del tempo?

Come ho già avuto modo di scrivere, la Self Area è sicuramente una delle proposte più interessanti della Lucca di oggi, pur se all’aumento della qualità (intrinseca e cartotecnica) dei prodotti indipendenti ha corrisposto anche un incremento del loro costo. È bello setacciare il bancone che accoglie i visitatori nella stanza dove vengono fatte le conferenze alla ricerca di gioiellini e così ho rinvenuto altri bei “Finestrini” che sicuramente se negli anni scorsi mi sono sfuggiti è a causa della loro mancata presentazione in fiera e non perché non li avessi degnati della giusta considerazione – il più vecchio risale addirittura a tre anni fa!

Good Girl di Eliana Albertini (datato maggio 2020) è una raccolta di storie brevi in cui l’autrice rievoca principalmente episodi legati alla sua passione infantile per i peluche. Si tratta di aneddoti divertenti in cui molti potranno rivedere la propria ingenuità (ma anche la propria paraculaggine) di bambini. Lo stile della Albertini, che non mi aveva per nulla convinto in A.M.A.R.E. qui è sicuramente adattissimo per evocare la levità di uno sguardo innocente, e le sue tavole sono integrate da fotografie e disegnini e (pezzi di) temi dell’epoca, quasi a sancirne una Denominazione d’Origine Controllata.

Paracity (gennaio 2021) è un racconto muto che parte dalla città omonima, dove ognuno si porta appresso un’ombra scura (la paranoia che evocherebbe il nome della città?). Molti altri elementi grafici, a partire da manifesti e telegiornali ma pure segnali stradali e insegne dei negozi, ripropongono il tema dell’oppressivo cerchio nero, e nemmeno la gitarella che il protagonista farà al mare liberandosi della propria “ombra” gli darà la pace visto che a casa ce n’è già un’altra che lo aspetta.

Se lo stimolo di partenza potrebbe essere identificato con il disagio dovuto al COVID, non sono riuscito a capire il livello fatico del fumetto: Laura Micieli vuole dirci che le nostre ansie sono programmatiche e dovute a un governo, a una pubblicità e a mezzi di comunicazione oppressivi (ma che colpa ne hanno una pallina di gelato o il caffè in una tazzina?) oppure che nella società moderna per sfuggire alla depressione bisogna abbandonare i centri urbani (è nel boschetto a ridosso del mare che l’ombra del protagonista si ricongiunge con altre ombre) o ancora che le paure e le frustrazioni sono in fondo qualcosa di positivo che possono anche aiutarci a vivere (quando il protagonista lascia la propria, una lacrima gli solca il viso)? Difficile dirlo, a rileggere le ipotesi mi pare che non si escludano a vicenda; in fondo anche questo mistero contribuisce al fascino del fumetto. Molto bella la parte grafica, con un tratto stilizzato elegante e un po’ xilografico e pochi colori dati sapientemente.

Wanona e i cani blu (aprile 2022) di Chiara Abastanotti è il lavoro più canonico dei tre e racconta di una spedizione rituale intrapresa da tre ragazzu (in questo mondo il sesso lo si sceglie dopo questa iniziazione, perciò alcuni vocaboli non sono declinati ma terminano in –u). Il loro scopo è piantare dei semi miracolosi che maturano quasi istantaneamente, in modo da fermare l’avanzata del deserto. Wanona viene però distrattu da un cane blu che le/gli fa perdere la pista portandola/o a contatto con un’altra popolazione.

Inizialmente mi era parso uno spreco che delle idee tanto interessanti si esaurissero in 24 tavole (e d’altro canto in quarta di copertina si cita un’altra opera di cui questa sarebbe un tassello) ma il geniale colpo di scena finale giustifica pienamente le dimensioni dell’opera. I disegni sono molto belli e il colore è usato in modo molto espressivo ma anche ragionato, vedi la chioma invadente di Wanona.

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