La collana Finestrini di
MalEdizioni continua a riservare piacevoli sorprese. Sebbene non presente alla
Self Area di Lucca come editrice, era comunque tra le tante proposte
acquistabili nell’area vendite dello Spazio Agorà.
Ho strabuzzato gli occhi nel vedere
le tavole delicatamente colorate di Graziella:
non poteva essere lo stesso Luca Genovese che ricordavo per alcune produzioni
indipendenti di secoli fa e per certi (per fortuna rarissimi) fumetti che erano
approdati nientemeno che su Lanciostory.
Questo libricino è infatti disegnato benissimo, ma dalla stringata biografia in
quarta di copertina mi pare di evincere che sia proprio lo stesso Genovese,
anche se gli editori con cui ha collaborato non vengono citati.
Graziella, uscito a maggio 2021 è la storia di un “incidente” che
coinvolge un ragazzo e l’amica che porta in giro con la sua bicicletta – se il
titolo sia un riferimento al nome della ragazza o al modello di bici sta al
lettore deciderlo. Ruzzolati su un prato, cominciano a sfiorarsi e ad accarezzarsi
fino all’apoteosi finale. Il tutto viene disegnato con grandissima classe,
senza mai mostrare interamente i volti dei protagonisti ma concentrandosi con
maestria sui dettagli che ci fanno capire la loro giovane età (i brufoli) e la
loro imbarazzata tensione (il gioco delle bocche e delle mani). I disegni
coniugano una narrazione perfetta con una qualità estetica elevata: non si può
veramente chiedere di più. L’erotismo messo in scena da Genovese è molto
delicato e mai esplicito, condito di feticismo per piedi e calze. Alla fine c’è
persino una sequenza che potrebbe sottintendere che forse quell’“incidente” non
è stato poi così casuale, o che almeno non tutto il male viene per nuocere.
Logbook (novembre 2019) è invece una storia con derive fantastiche.
In quarta di copertina viene presentata come una storia che «racconta
l’angosciosa esperienza della perdita», e già temevo una lunga metafora come
Dad
– bella, sì, ma l’avevo già letta e da poco. In realtà questo fumetto può anche
essere letto e goduto tranquillamente al primo livello senza sovrastrutture. La
protagonista vive con la madre (credo) in una casa in mezzo al mare, da cui monitorano
le acque che periodicamente rigettano delle misteriose inflorescenze simili a
palloni bianchi con una specie di picciolo in cima. Questo perché il padre
(credo) si è trasformato in un’ombra nera urticante che si ingrandisce sempre
di più, e i semi luminosi dei palloni marini possono rischiarare l’oscurità
restituendogli momentaneamente le sue fattezze. Ma a quanto pare cominciano a
non bastare e l’oscurità si fa sempre più spazio nella vita della protagonista,
sino a un finale non certo consolatorio – o forse sì, a seconda di come lo si
interpreta.
Terhi Ekebom disegna con le
matite colorate che danno una sensazione di evanescenza alle sue figure, la cui
semplificazione anatomica è anche giustificata se inseriamo il fumetto nel
contesto della fiaba. A differenza di altri prodotti della collana, tra cui il
succitato Graziella, Logbook è un fumetto “parlato” e i
balloon sono stati letterati a mano. Un ulteriore tocco di classe in un fumetto
che vive di suggestioni ma che può anche essere goduto così com’è.
Nell’Area Self c’erano anche
altri Finestrini, ma un po’ per scarso gradimento dei disegni e un po’ perché
qualcuno lo ho già ordinato in fumetteria mi sono limitato a prendere solo
questi due. Figuriamoci poi se all’Area Self facevano sconti per lisciare il
pelo ai potenziali clienti – in compenso regalavano una stampa con ogni
acquisto.
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Io ho preso questa
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Forse però avrei potuto rischiare…
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