Rilettura della leggenda di Robin Hood sospesa tra fedeltà storica (per quanto possa essercene) e piglio moderno un po’ fantasy. In attesa che il celebre fratello Riccardo Cuor di Leone torni dalle crociate, Giovanni Senza Terra pregusta di insediarsi ufficialmente sul trono, ma per farlo ha bisogno di denaro e le sue brame possono essere soddisfatte tramite gli sceriffi che in assenza di altra autorità possono imporre tasse e farsi dei bei gruzzoli. Una giovane castellana sassone propone a una strega il colpo grosso: derubare Giovanni, il reggente illegittimo, per interposta persona della sua spietata longa manus Hugues de Morville. Per farlo si farebbe aiutare da un suo amico che va in giro nei boschi mascherato e si muove e combatte come un ninja. Costui non è il Robin Hood che ci si sarebbe aspettati ma nientemeno che lo sceriffo di Nottingham (nessuno spoiler: viene rivelato alla fine della lunga spiegazione iniziale). Dal canto suo la vecchierella può contare su sette “figli” che mettono alla prova il protagonista attaccandolo tutti assieme convinti che si tratti di uno spirito della foresta – se sapessero che è uno dei molti sceriffi succhia-soldi dell’epoca nessuno accetterebbe di seguirlo. Come da tradizione dell’epica popolare il nostro protagonista riesce a batterli tutti e quindi il colpo si farà.
Le cose però non vanno come previsto e oltre a lasciare sul campo uno dei suoi uomini, per poco l’identità del capo dei mascherati non viene scoperta. Il giorno dopo viene fatto un tentativo in extremis e stavolta con Lady Marianne nei panni dell’arciere mascherato il colpo va a segno, non senza qualche difficoltà.
Nonostante la lunghezza di questo primo Nottingham rientri nelle canoniche 54 tavole (mentre Oltralpe ormai sono di più i fumetti da oltre 100 tavole, a volte anche molte di più) e nonostante la prima ventina di pagine sia dedicata a introdurre l’ambientazione e la trama, Il riscatto del Re racconta una storia pienamente conclusa e soddisfacente anche se getta i semi per ulteriori sviluppi. La trovata di Brugeas ed Herzet di ribaltare i termini del mito e giocare con l’identità di Robin Hood non sarà geniale ma sicuramente è simpatica e originale. Il contesto curato e la storia coinvolgente rendono la lettura molto gradevole.
Il segno del disegnatore Benoît Dellac è ricco, modulato e dinamico; nei volti e in alcune corporature ho ravvisato delle similitudini con Hermann che però potrebbero essere casuali. Buoni anche i colori di Denis Bechu.
Forse Nottingham non è un capolavoro, ma che bello rileggere un solido fumetto d’avventura disegnato bene come si usava una volta!

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