A quanto pare la GP Publishing non ha solo saltato il primo episodio di Jonathan Cartland ma si è pure presa la libertà di
accorciare alcune tavole di IAN e Lo Sparviero a seconda della necessità...
Non tutte, ma ogni tanto hanno pure fatto sparire la numerazione originale.
Comunque l’iniziativa della GP Publishing
deve aver avuto veramente un buon successo visto che stanno sfornando nuove
proposte una dietro l’altra. Non a tutti questo formato è piaciuto e anzi c’è
chi lo ha snobbato a prescindere. Fatte salve le mancanze che ho sottolieato in
apertura, secondo me bisognerebbe essere oltranzisti anche nell’oltranzismo. È
vero, gli albetti GP sono piuttosto pauperistici e costringono in un formato
improprio opere che sono nate per tutt’altro respiro e dimensione ma dobbiamo
considerare che in Italia il fumetto francobelga non è mai stato nè potrà mai
essere pubblicato come viene pubblicato in origine. Semplicemente, non si può.
Gli albi GP non hanno il colore? Bene, andate a sfogliarvi le vostre
collezioni Grandi Eroi, Albi Orient Express, Collana Metal e compagnia: fuori
registro... colori sbiaditi... risultati che impallidiscono davanti alle
edizioni francesi. Per anni i lettori italiani avranno pensato che i colori di Blueberry fossero quella roba annacquata
che hanno ammirato nella collana Eldorado.
D’accordo, i difetti non erano la norma e ci sono storicamente altri esempi
di resa cromatica dignitosa, ma se ripensiamo ai vecchi Albi Ardimento o
Classici Audacia senza farci ottenebrare dalla nostalgia si rifaranno vive le
alternanze vertiginose di formati, colorazioni, gli adattamenti ai testi e
quelle maledette pagine pubblicitarie che si mangiavano intere tavole di
fumetti.
I volumetti GP sono brossurati. Bene, senza aver esaminato alcun campione
determinante penso di poter dire con una certa sicurezza che almeno l’80% dei
volumi francobelgi pubblicati in Italia erano e continuano a essere brossurati,
pur con le poche eccezioni del caso. No, dico, gli Albi di Pilot per un periodo
erano pure SPILLATI (e avevano quella grafica di copertina tremenda). Anche
sulla qualità dell’eventuale cartonatura ci sarebbe poi da discutere: Grandi
Eroi Comic Art e volumi Nuova Frontiera (più recentemente anche gli
AureaMaster) nominalmente lo erano ma la costoletta non era veramente cartonata
limitandosi a un pezzo di plastica a far da ponte tra le due copertine rigide.
Anche sulla qualità della carta ci sarebbe da discutere, ma in realtà la
patinata (lucida od opaca) è un’introduzione relativamente recente anche per il
mercato francobelga.
Sulla qualità di stampa stendiamo un velo pietoso. Le matrici in zinco non
si useranno più da chissà quanti anni ma ormai pure le pellicole sono sparite
in favore di una stampa digitale che a fronte di probabili risparmi e comodità
per l’editore offre al lettore dei risultati scadenti. O forse sono l’unico a
notare che ormai i tratteggi si sono fatti seghettati e indistinti e che le
“pellicole” (pellicole?!) del nero ogni tanto sono fuori registro lasciandosi
dietro una scia bianca dove avrebbero dovuto esserci loro?
Sì, lo so, a volerli trovare ci sono un sacco di altri esempi che vanno a
inficiare il quadro apocalittico che ho tracciato. Vallecchi e Mondadori hanno
fatto delle edizioni robuste e generose di Asterix,
Comanche, Valerian, ecc. così come la Rizzoli Milano Libri negli anni ’80 ha
prodotto dei bellissimi e costosissimi volumi che presentavano anche BèDè. Ma
ancora una volta si tratta si operazioni che tradirono, per quanto in meglio
(più episodi per volume, introduzioni e altro materiale redazionale di qualità)
il formato originale.
Una volta, rispondendo a un lettore di Comic
Art, Rinaldo Traini aveva detto che in Francia si pubblicano dei volumi
bellissimi, colorati e stampati in maniera impeccabile su carta di qualità
eccellente ma assolutamente impubblicabili in Italia per il loro scarso valore
narrativo e grafico. In Francia e in Belgio sono abituati così da quasi
cent’anni, non ce la faremo mai a raggiungere il loro livello. Le loro case
editrici possono avvalersi di decenni di esperienza nel settore e di quella
concorrenza che le ha spinte a migliorarsi ulteriormente (beh, certo, alcuni editori
partivano avvantaggiati dal fatto che in origine erano delle tipografie). I
numeri molto più bassi del mercato italiano paradossalmente dovrebbero spingere
invece verso la qualità, visto che stampare e assemblare un volume in poche
copie solitamente fa evitare i guasti di uno ad alta tiratura, così come la
stampa periodica diffusissima in rotocalco non può reggere il confronto con
quella off-set che però ha senso e convenienza solo se applicata a tirature
basse.
Eppure in Italia sono pochi a poter garantire una qualità di stampa degna
del mercato francobelga: 001, Allagalla, Alessandro, in rari casi la Panini e
la Rizzoli Lizard.
Per quanto possa sembrare un discorso disfattista, visto che tanto in
Italia non avremo mai dei volumi veramente degni delle loro controparti
francesi, tanto vale che ci gustiamo questi BD-Bonelli che almeno hanno una
qualità di stampa impeccabile. Con gli opportuni distinguo, ovviamente: Wisher senza colori non ha senso, così
come IAN e Lo Sparviero con le tavole “limate” possono legittimamente far
storcere il naso ai cultori. Ma consoliamoci almeno con il prezzo bassissimo (i
volumi corrispettivi recuperati dal mercato francobelga costerebbero almeno 10
volte tanto) e soprattutto con la possibilità praticamente inaudita per questo
tipo di prodotti di gustarci una storia dall’inizio alla fine nell’arco di
pochi mesi. Oddio, laddove l’inizio e la fine le mettano veramente. E a tal
proposito sono andato a controllare sul numero di Comic Art dove fu pubblicato l’ultimo volume di Jonathan Cartland e ho scoperto che quel
decimo e conclusivo volume aveva la strana durata di 57 tavole: scommettiamo
che la GP Publishing salterà pure questo?
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