La ripresa delle avventure di Blake e Mortimer è stata una mossa coraggiosa
ma geniale che si è rivelata tanto vincente da spingere alla costituzione di
due team diversi per portare avanti la serie con maggiore intensità.
Ma le istruzioni date ai disegnatori nascono da un’idea sbagliata e
limitata del lavoro di Edgar Pierre Jacobs. Jacobs ha praticamente disegnato
ogni episodio di Blake e Mortimer con
uno stile differente, anche i suoi protagonisti cambiano occasionalmente volto
e corporatura di albo in albo. La sua linea chiara, nata per necessità e
comunque non del tutto aderente ai dettami della scuola di Bruxelles (in Le Rayon “U” si vedono le matite che
servivano a sfumare i disegni, ad esempio), si prende spesso delle deroghe fino
ad arrivare all’estremo realismo de L’Affaire
du Collier. Ciononostante, l’unico stile a cui hanno potuto ispirarsi i
nuovi disegnatori è quello di Le Mystère
de la Grande Pyramide e di Le Marque
Jaune. È anche vero che quella linea chiara “pura” è ancora oggi seguita ed
emulata da molti autori contemporanei, quindi farvi ricorso non è certo una
cosa tanto strana (anzi, i francesi la adorano!), ma soprattutto nel caso di
Juillard mi è sembrato che così facendo il disegnatore non potesse esprimersi
al meglio delle sue capacità.
Il glaciale Ted Benoit sembrava nato per disegnare le storie di Blake e
Mortimer con quello stile, su Sterne-De Spiegeleer-Aubin non mi pronuncio
perchè non conosco altri loro lavori ma André Juillard, dannazione, lui poteva
dare un’interpretazione più personale dei personaggi.
Juillard (che per Blake e Mortimer
disegnava tre volte la stessa tavola! Chissà se lo fa ancora) ci ha comunque riservato qualche simpatica
sorpresina nei suoi volumi, come le comparsate di altri suoi personaggi:
però mi è sempre sembrato che in quel contesto il suo talento fosse
trattenuto, limitato. Finalmente, con Le
Serment des Cinq Lords qualcosa si è mosso. O meglio: a riguardare gli
altri volumi qualcosa era già in movimento, ma qui la personalità di Juillard
comincia a manifestarsi più compiutamente. Le donne sono molto più
personalizzate, così come anche gli uomini sono assai più realistici, Mortimer
non ha quasi più le inquietanti pupille alla Little Orphan Annie, le venature del legno o della pietra spezzano
la monotonia del disegno, il pointillesime per simulare detriti o il tipo di
stoffa diventa occasione per sfumare i disegni, i contrasti chiaroscurali si
fanno profondissimi. Ci sono addirittura dei tratteggi! Cosa veramente
rivoluzionaria, e difatti limitata in questo volume quasi ai soli quadri che si
notano ogni tanto negli sfondi. Andrebbe aggiunto che questi tratteggi sono
parzialmente sacrificati alla colorazione che fa uso di retinature larghe, ma
leggo che l’albo è «stampato a cura di Dargaud» quindi inutile recriminare.
Insomma, la strada imboccata secondo me è quella giusta e spero che questo
nuovo capitolo della serie sia un assaggio di quello che André Juillard saprà
offrire in futuro.
Ho riportato i titoli dei volumi in francese non perchè fa figo ma perchè
editori italiani diversi li hanno tradotti in modi diversi. No, ok, anche
perchè fa figo.
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