Mi ha sempre incuriosito il fatto che sui cataloghi dei giochi di ruolo della
TSR i prodotti in uscita avessero delle copertine quasi sempre diverse da
quelle definitive con cui sarebbero usciti. Un po’ mi infastidiva, ma era di
più la curiosità. Chissà quali storie e segreti redazionali si nascondevano dietro questa abitudine.
Con tutta probabilità si trattava semplicemente di annunci fatti con largo
anticipo, e al momento di andare in stampa e di allegare quei cataloghini ai
moduli la TSR aveva solo i titoli e una indicazione molto sommaria dei
contenuti (come dimostrano alcune descrizioni non
corrispondenti a quello che sarebbe stato pubblicato).
In alcuni casi comunque le copertine erano proprio quelle, tali e quali,
precise fin nei minimi dettagli della grafica.
Le copertine “false” rientrano invece in diverse categorie. Ce ne sono di
“finte vere” in cui l’illustrazione effettivamente è la stessa, ma con tutta
un’altra grafica di copertina. Si tratta di differenze che riguardavano solo la
parte grafica e non l’illustrazione in sè (la posizione del titolo un po’
diversa, la presenza o meno del nome dell’autore, il marchio della TSR a destra
invece che a sinistra, l’immagine di partenza impaginata diversamente, un
passaggio d’aerografo in più...).
Oltretutto era incredibile come anche dei prodotti con una grafica
minimalista fossero oggetto di questa discrepanza tra quanto annunciato e
quanto realizzato.
Esistono poi, e sono la maggioranza, le copertine che sono palesemente
degli schizzi approssimativi di quelle che sarebbero uscite, delle indicazioni di
massima che l’artista aveva sottoposto al supervisore (o responsabile della
collana, o quello che era) e che nella versione definitiva avrebbe subito
variazioni e migliorie. In alcuni casi si può intuire, pur nel formato
ridottissimo dei cataloghi e con la loro stampa non sempre ottimale, che lo
schizzo di partenza era veramente troppo raffazzonato o fuori tema rispetto al
mondo di campagna per poter pensare che sarebbe stato effettivamente usato, e
mi chiedo come mai avesse fatto capolino nel catalogo. Quello di The Ivory Triangle è di una bruttezza
esemplare, ma nemmeno Howl from the North
e City of Gold scherzano:
evidentemente Robh Ruppel spennellò qualcosa giusto per dare un’idea di cosa
voleva rappresentare, e realizzò le versioni definitive una volta raccolta la documentazione necessaria e trovati i
modelli dal vivo da mettere in posa.
Ignoro se il bozzetto di Darklords fosse
stato realizzato dallo stesso celebratissimo Tim Hildebrandt che ne fece anche
la versione definitiva, ma pure quest’ultima si segnala per la sommarietà (per non dire sciatteria) con cui è
stata realizzata.
Mi pare di capire che ogni mondo di campagna avesse un suo visualizer (o
concept artist) più o meno ufficiale: Clyde Caldwell nel caso di Ravenloft, Erik Olson per Forgotten Realms, Brom per Dark Sun e Robh Ruppel per Hollow World (e in generale per Dungeons & Dragons) e forse anche
per Dragonlance.
Poco importa che non fossero poi loro gli effettivi realizzatori: le loro
indicazioni e i loro concetti venivano comunque seguiti dai colleghi che materialmente
facevano il lavoro, alcuni molto fedelmente (come nel caso di Ruins of Myth Drannor), altri con una
maggiore libertà (The Shining South).
Mi stupisce che la copertina provvisoria dei Lakey (mai capito se erano
marito e moglie o fratello e sorella) venne poi modificata, per quanto di poco, mi sembrava già
soddisfacente così – forse venne leggermente cambiata all’ultimo momento per
rendere più evidente che l’assalitore era un orchetto.
Anche la copertina provvisoria di Night
of the Walking Dead mi sembra perfetta così, Robh in pratica ci aggiunse
solo lo zombie che omaggiava un editor o autore di Ravenloft
(vatti a ricordare quale) che aveva fatto una guest appearence anche su Dark of the Moon.
In alcuni casi i “concept” non venivano seguiti, e non sempre per questioni inerenti alla rivelazione della trama di una avventura. Le copertine di Thoughts of Darkness e The Created, due avventure per Ravenloft, vennero cambiate perchè anticipavano dei passaggi della storia, anche se poi paradossalmente per Castles Forlorn venne scelta una copertina diversa che rivelava una delle “sorprese” di quel setting.
Le prime versioni di alcune copertine di Dark Sun erano invece molto valide e suggestive e non facevano
proprio alcuna rivelazione. Tra i progetti non seguiti, va segnalato che la
copertina definitiva dello Skirmishes
per Battlesystem cambiò radicalmente
anche di stile visto che finì per essere fotografica.
Curioso il caso della “copertina” (non erano libri ma gruppi di fogli ad
anelli) del secondo Monstrous Compendium
di Ravenloft: non si trattava infatti
di una raccolta di mostri generici ma di personaggi non giocanti unici con una
lunga storia e suggerimenti per imbastirci attorno delle avventure.
Nell’immagine promozionale compaiono però delle figure inesistenti nel
supplemento: cambio di rotta all’ultimo momento oppure l’autore del disegno
aveva buttato giù tre soggetti a caso senza avere nessuna indicazione in merito?
A proposito di Monstrous Compendium,
aguzzando la vista notiamo come il grande Jeff Easley (titolare di questa
mansione indipendentemente dal mondo di campagna a cui si riferivano) fosse molto
scrupoloso nel seguire le sue tracce, in pratica alcuni disegni sono identici
alle prove, eccezion fatta per i colori e per alcuni dettagli. Easley face lo
stesso anche per altre copertine, tra cui quella del leggendario boxed set Wrath of the Immortals (non soffermatevi
sulle ali del drago e sulle fiamme sullo sfondo: le pose, l’abbigliamento, la
forma, ecc. sono identici nelle due versioni). Lo stesso discorso vale anche
per la sua copertina di Al-Qadim e
per quelle occasioni in cui lavorava a scartamento ridotto (vedi The City of Skulls e Doom of Daggerdale segnalati sopra).
Questo discorso sul metodo di lavoro piuttosto scrupoloso di Easley lo
possiamo estendere anche ad altri casi; prendiamo il Gazetteer The Atruaghin
Clans: il disegno di copertina presentato sul catalogo sembra veramente
identico a quello definitivo pur con qualche differenza attribuibile ad
aggiunte successive, forse redazionali.
Sicuramente un metodo di lavoro simile fu quello di Glen Orbik: le sue
versioni dell’AD&D Trivia Game
sono perfettamente sovrapponibili, solo che quella definitiva è ovviamente
molto più ricca e rifinita.
Curioso il caso di Thunder Rift:
da una traccia molto sciatta e banale Roger Loveless seppe trarre una buona copertina.
Da segnalare infine quei casi in cui la TSR apriva semplicemente i suoi
archivi e metteva un’illustrazione vagamente (ma anche per nulla!) pertinente
su un modulo ancora in attesa di copertina.
Ruguardarmi questi gioiellini del passato mi ha permesso di ricordare un curioso
retroscena della linea editoriale di Ravenloft:
inizialmente venne annunciato un inesistente Vampires and other Undead, che si sarebbe poi trasformato nella prima
delle Van Richten’s Guide.
Chissà che fine facevano gli sketch e le prove non usate... alcuni erano
veramente molto belli.
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