L’altro giorno in edicola ho trovato questa
sorpresa:
Il volumetto viene venduto incellophanato, quindi non potevo farmi un’idea
del contenuto nè di eventuali pecche del fascicolo, ma visto che non c’era
altro di appetibile e che il prezzo è di soli 2,50€ mi sono azzardato a
prenderlo già pregustando la trashata oppure lo sdilinquito omaggio
metanarrativo. Da quello che ho letto in questo numero, la serie de Il Morto non è nessuna delle due cose.
Che la grafica rimandi a Diabolik
è innegabile, così come sono palesi e insistiti gli ancor più determinanti
riferimenti a Kriminal, ma questa
serie ha una sua identità autonoma e piuttosto originale. La storia non l’ho
capita del tutto, anche perchè si comincia in media res con dei rimandi al
numero precedente già nella prima vignetta (paraculata o critica consapevole a
questo diffuso espediente?), mi pare di aver capito che sia il commissario
Gambisi sia il manipolo di cui fa parte Il Morto stiano alle calcagna di un
malfattore dalla facciata insospettabile che cercano di incastrare per rivelare
che si tratti del misterioso Zaxan (o Zadoc? Boh). Costui altri non è che
Luciano Moggi:
La storia procede serratissima e avvincente, con una vicenda parallela di
un ricatto che viene sventato (visto che già quella portante mi è nebulosa, non
ci provo nemmeno a ricostruire anche questa), inanellando delle soluzioni a
effetto e dei colpi di scena che pur se già visti altrove sono veramente
efficaci e ben gestiti. Ignoro se nelle storie attuali di Diabolik la tecnologia abbia quel ruolo fondamentale che ha ne Il Morto, ma in questo fumetto viene
gestita in maniera molto buona, equilibrata e funzionale: non è nè la magia che
permette di accedere a ogni cosa nè un elemento indistinto di contorno. Niente
male i riferimenti alla realtà italiana e ad alcuni scandali, anche se forse
l’appuntato che parla sardo è un po’ troppo macchiettistico.
I disegni sono un mix di fotografie ricalcate, immagini create con qualche
programma di disegno tecnico (un mio amico ci faceva pure le mappe per Advanced Dungeons & Dragons) e
sparuti contributi originali, questi ultimi sono la parte più debole delle
tavole. Nel complesso non si ha quindi l’impressione di un disegno tirato via
visto che le strumentazioni moderne permettono di sopperire alle mancanze
(anche solo di tempo, non necessariamente di talento) del disegnatore.
Come ho detto sopra, i riferimenti ai vecchi “neri” anni ’60 sono palesi e
sapientemente ricercati. Ignoro se gli occasionali errori lessicali e di
punteggiatura siano voluti per ricordare i “boja” e “stassera” di Magnus (o di
chi gli faceva il lettering), di sicuro c’è la volontà di omaggiare Luigi
Corteggi nelle copertine di Paolo Telloli, così come i titoli degli arretrati
avrebbero potuto benissimo essere ideati da un Max Bunker ispirato. In merito
alle copertine, però, devo dire che mi hanno fatto lo stesso effetto di quelle
di Giraud riprodotte in formato ridotto in quarta di copertina dei Blueberry Nuova Frontiera: stupende in
versione mignon, mostrano le loro magagne nella dimensione giusta, esattamente
come l’uso predominante e manifesto del computer toglie molta magia ai disegni
di Telloli.
Omaggio a Mariangela Melato? |
Diamine, persino la carta ha lo stesso odore di quella dei vecchi fumetti
neri.
In appendice una storiellina umoristica di dieci tavole molto simpatica,
pur se discontinua a livello di disegno.
I testi vengono attribuiti a Ruvo Giovacca, che per quanto abbia provato ad
anagrammare o a isolare le sillabe non ho capito chi possa/no essere, mentre i
disegni sono di Francesco Bonanno e Francesco Triscari (con una «elaborazione
disegni» dello Studio Telloli). Più che un lavoro metanarrativo, e nonostante
gli omaggi e le citazioni, Il Morto
mi sembra un esperimento di iperfumetto che mostra come sarebbero i “neri” se
il genere, ma diciamo pure il medium in generale, fosse ancora popolare: le
storie potrebbero strizzare l’occhio a film e telefilm moderni, così come i
disegnatori non sarebbero più costretti dalle scadenze impellenti a buttar su
le tavole ma potrebbero usare le molte scorciatoie offerte dal computer.
Una proposta coraggiosa che secondo me merita di essere sostenuta, anche se
di certo non ha bisogno del mio beneplacito visto che pur con prezzo così basso
e senza grosse realtà editoriali alle spalle sono riusciti a toccare quota 9
numeri (chissà come ho fatto a non notare i primi otto, tra l’altro).
Sono al corrente della pubblicazione fin dai primi numeri ma dalle mie parti è sempre stato introvabile, mai visto un numero in nessuna edicola.
RispondiEliminaho i primi quattro numeri ma non ho mai tolto il cellofane
EliminaNella speranza che acquistino valore in futuro o perchè hai paura di quello che può esserci dentro?
Eliminavorrei lucrarci in futuro. Ammettiamolo, il 90% dei fumetti neri , anche quelli classici, sono fuffa ma i collezionisti sono tanti ed appassionati
EliminaHo comperato il numero uno in una sera d'estate nella famosa ( per i milanesi ) Edicolaccia. Crepascolino in montagna con i nonni. Crepascola ed il sottoscritto in pizzeria pregustando il finesettimana con il ns bimbo. Ero di ottimo umore. Non è riuscito a rovinarlo nemmeno Il Morto, qualche ora dopo, ma ci ha messo del buono. Sciatto. Citaz dal Cuculo rovinate da personaggi che cambiano nome da vignetta a vignetta. Un tratto imbazzante che dovrebbe essere una combo di Zaniboni e Pennacchioli. La cover era la cosa migliore, ma non si dovrebbe giudicare un libro solo dalla copertina ( gli amerindi lo hanno fatto almeno in una occasione quando preferivano Nixon alla radio e JFK in tv , ma questo è un caso limite ).
RispondiEliminaPeccato perchè il tascabile è il formato dei soli DK e Alan Ford, oggi come oggi, e sarebbe interessante vedere qualche autore di talento che provi a sfruttarne la griglia e la possibilità di ricavarne un ritmo indiavolato.
Piani americani. Campi e controcampi. Retini. Prosa alla Chuck Dixon. Matite alla Phil Hester. Al limite alla Jose Caramuta. Tempo di lettura il tragitto medio del travet da casa a ufficio. Mm.
I primi 4 numeri allora li tengo nel cellofane
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