Finito di leggere Rosso come il Raheborg, sesto volume
Panini dei Mondi di Thorgal e terzo dedicato a Kriss di Valnor, ho riflettuto
un po’ sull’operazione “I Mondi di Thorgal”. E francamente dopo 12 volumi (ogni
100% Panini raccoglie due albi originali) mi sembra che alla fine sia stata un
po’ un’occasione sprecata. Non che i fumetti siano brutti, ma non sono nemmeno
eccellenti come era lecito aspettarsi da spin-off di una serie importante come Thorgal e dai nomi degli autori
coinvolti.
Kriss di Valnor comincia in maniera intrigante, pur se Yves Sente
ci tiene a far vedere che ha fatto bene i compiti e che si è studiato gli
episodi di Thorgal a cui rimanda
pesantemente (stesso difetto, ammesso che sia un difetto, che ho riscontrato in
Van Hamme quando ha ripreso Blake &
Mortimer). Negli ultimi episodi la storia compie una brusca sterzata, forse
per collegarsi a quanto succede nella serie titolare anch’essa gestita da
Sente, e il quinto capitolo (primo del numero 3 della Panini) è praticamente
una lunga ed estenuante battaglia. De Vita si presenta con uno stile più sporco
e immediato senza le leziosità che lo caratterizzavano prima. Io lo apprezzo di
più in questa versione senza troppi fronzoli (ma le donne sembrano sempre delle
bambine anche quando non lo sono) però con l’avanzare degli episodi non appena
l’inquadratura si allontana dai primi piani le sue vignette sembrano quasi
tirate via.
Il nuovo ciclo a opera di Dorison
e Mathieu Mariolle, che esordisce nel numero 6 dei Mondi di Thorgal, sembra
promettere bene: approfittando della parziale tabula rasa fatta da Sente nell’ultimo episodio della sua gestione
i due sceneggiatori hanno imbastito una loro versione del Villaggio dei Dannati che pur non essendo originale (vedi nella
stessa saga di Thorgal l’episodio Alinoë) si legge con piacere. Il bravo Surzhenko,
però, forse oberato di lavoro o forse “invitato” a emulare di più lo stile di
Rosinski, perde un po’ del suo mordente e in alcune inquadrature presenta delle
anatomie sballate.
Lupa è una simpatica storia fantasy, che Yann sembra aver scritto
senza molta convinzione e con ancor meno attenzione: posso capire che nell’episodio
La Mano Mozzata del Dio Tyr ci fosse
un gioco di parole francese intraducibile, ma il potentissimo Mago fa veramente
la figura dell’idiota a confondere una mano destra con una mano sinistra! Anche
la pubertà prematura di Lupa non mi ha convinto. In questa serie più che
altrove si è inoltre sentito il ritmo spezzato imposto dalla programmazione
Panini per cui cicli che in origine durano tre volumi qui li vediamo in blocchi
da due, così da avere un cliffhanger
al termine del primo numero, due storie distinte nel secondo e la conclusione
del secondo ciclo di tre nel terzo (quando uscirà).
La Giovinezza di Thorgal, affidata all’onnipresente Surzhenko, pur
sempre scritta da Yann convince di più (citazioni fuori luogo di Turing a
parte) e fa respirare le atmosfere magiche e spensierate dei primi episodi di Thorgal. Purtroppo è la serie meno
incisiva visto che narrando fatti accaduti in precedenza non ha alcun influsso
(almeno apparentemente) sul quadro generale che si sta delineando nell’universo
di Thorgal.
A tal proposito, sicuramente il
fatto che molti elementi siano collegati è un valore aggiunto per la saga nel
suo complesso ma con ritmi di pubblicazione che in Italia possono durare anni
tra un volume e l’altro (visto che dobbiamo attendere l’uscita di due volumi per
volta) seguire la vicenda diventa un po’ difficile – per la cronaca, c’è un
episodio di Lupa che attende ancora
di essere tradotto e due della Jeunesse
in attesa (il quarto è uscito da poco in Francia). E il numero 35 di Thorgal credo che ormai lo stiamo
aspettando da tre anni…
In definitiva l’operazione “I Mondi
di Thorgal” è tutto sommato riuscita e offre delle letture buone; secondo me,
però, non proprio all’altezza delle aspettative. Forse se la Lombard non avesse
spremuto così tanto i disegnatori i risultati grafici degli ultimi cicli
sarebbero stati migliori (Surzhenko ha disegnato più di dieci volumi in cinque
anni!).
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