In risposta alle mie suppliche
(già, sicuramente) la Mondadori ha dedicato la cinquantesima uscita di Historica al secondo e ultimo volume de L’Impero Azteco, inaspettato gioiellino
scritto e disegnato dal ruspante Jean-Yves Mitton.
Gli ultimi tre capitoli della
saga mantengono le promesse e si confermano di ottimo livello: Maïana/Marianna
viene interrogata ferocemente dalla Santa Inquisizione e così veniamo a
conoscenza delle traversie che dal 1519 al 1521 la condurranno di fronte al
tribunale nel 1525.
Salvatasi per miracolo dagli
inseguitori del numero scorso, la Malinche
viene a contatto con una popolazione totonaca che le fornisce i mezzi e lo
spunto giusto per compiere la sua vendetta contro gli aztechi, ma una volta
giunta a Vera Cruz si troverà catapultata in una realtà non meno feroce di
quella che aveva conosciuto finora e sarà ridotta a fare la prostituta. Da lì,
però, con grande abnegazione e coraggio (e anche una certa malizia) riuscirà a catturare
l’attenzione di Hernan Cortés e a pianificare la sua vendetta. Vendetta a cui
l’ambizioso Cortés sarà più che felice di partecipare assecondando le credenze
e le superstizioni dei popoli che ha sottomesso (e da cui aveva avuto
praticamente la stessa idea di Maïana per avvicinarsi a Montezuma). La presa di
Tenochtitlan si rivelerà però tutt’altro che facile.
La storia fonde alla perfezione
avventura sfrenata e ricostruzione storica, con un ritmo incalzante che viene
sapientemente inframmezzato da parti più lente e descrittive. Come sottolineato
da Sergio Brancato nell’introduzione, Mitton sa gestire molto bene i piani
temporali tra passato e presente, e anche i raccordi tra le varie sequenze sono
molto efficaci.
Inoltre, pur se ogni personaggio
(anche il più marginale) è stato reso con realismo e originalità, Mitton ha
saputo rendere la protagonista veramente carismatica senza ricorrere al facile
pietismo o senza mostrarne solo le esibizioni sessuali (non troppe, almeno).
Alla fine, forse per l’entusiasmo
della lettura o forse per l’ottima colorazione di Jocelyne Charrance, persino i
disegni scarni e a volte approssimativi di Mitton (che comunque disegna dei
bellissimi panorami) mi sono sembrati buoni.
Tocco di classe della Mondadori:
i colori della copertina e della bandella di questo secondo volume sono gli
stessi del primo, creando una continuità grafica che mi pare essere stata
riservata finora solo a L’Impero Azteco.
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