lunedì 8 maggio 2017

Karnak - Il punto debole in ogni cosa

La Marvel sta rilanciando da qualche tempo dei personaggi ritenuti minori fino a ieri, per poterne sfruttare direttamente le versioni multimediali senza affidarne la gestione (e i relativi incassi) a terzi. Gli Inumani, personaggi tra l’anonimo e il ridicolo ancor più che i Guardiani della Galassia, rientrano in questa categoria, come peraltro onestamente ammesso da Aurelio Pasini nell’introduzione di questo volume, e per contribuire a metterli sotto i riflettori è stato chiamato il grande Warren Ellis a occuparsi di una miniserie di uno dei membri del gruppo.
Karnak si concentra sull’Inumano omonimo, morto e risorto come succede ai veri supereroi e qui ingaggiato dallo S.H.I.E.L.D. per recuperare un giovane umano che, sottoposto (immagino) allo stesso fenomeno che ha generato Miss Marvel, è stato rapito da una loggia deviata dell’A.I.M. nonostante l’unico potere da Inumano che ha sviluppato sia un sistema immunitario più forte.
L’eremita/detective col potere di trovare «il punto debole in ogni cosa» si troverà coinvolto in una vicenda abbastanza originale in cui il giovane Inumano è diventato un messia e si compiace del suo ruolo, ingaggiando un duello psicologico con lo stesso Karnak di cui fa emergere la principale debolezza: Karnak non è stato sottoposto alle Nebbie Terrigene in tenera età, quindi forse non si può nemmeno definire un Inumano.
Il trattamento di Warren Ellis è molto efficace, e quello che ne risulta è un protagonista affascinante senza l’urgenza di essere forzatamente cool, anche se poi inevitabilmente alcune scene saranno sopra le righe. La trama è interessante e piuttosto originale e i dialoghi sono eccezionali. Dopo l’inizio col botto, però, mi è sembrato che la storia perdesse un po’ di mordente e si diluisse in rivoli di filosofia spiccia il cui fine ultimo è rendere la figura dell’apatico protagonista più umana, cosa un po’ troppo scontata per Ellis.
La traduzione si segnala per essere assai discutibile: perché lasciare in originale la parola «cairn», che come sanno tutti i giocatori di ruolo di lungo corso può benissimo essere resa con «tumulo» (perfetta per la circostanza, peraltro)? E poi i terroristi si dividono in “cellule” operative mica in “celle”!
Ai disegni Gerardo Zaffino fa un lavoro abissalmente distante da quello del padre. Avevo visto alcuni suoi disegni in giro per internet e non sembrava affatto male; qui è veramente tremendo. Il suo tratto ostentatamente sketchy rende poco chiare le azioni e a volte indistinguibili i personaggi. Dopo un evidente intervento esterno in calce al secondo capitolo (sicuramente l’Antonio Fuso citato nelle gerenze), l’incombenza della parte grafica passa a Roland Boschi, un disegnatore che già non mi aveva convinto del tutto su Hail Hydra, e che qui mi sembra ancora peggio. Sempre meglio che Zaffino Jr., di cui però riprende lo spirito sintetico e confuso – e non deve nemmeno aver letto gli episodi precedenti a quelli che ha disegnato, visto che piazza un sorriso ebete su molti personaggi quando in teoria non dovrebbero sorridere a causa del particolare significato che gli Inumani attribuiscono ai sorrisi.
L’impressione finale è che Karnak avrebbe potuto essere un capolavoro o giù di lì, se solo Ellis non si fosse perso in annacquate disquisizioni filosofiche e soprattutto se fosse stato disegnato da autori più accattivanti. Sembra veramente ridicolo che per portare a termine questa miniserie di sei numeri sia occorso quasi un anno e mezzo! Ma al di là dei problemi personali di Zaffino citati nella sua biografia in appendice, forse è stato Ellis ad accumulare qualche ritardo.

3 commenti:

  1. Gli Inumani originali - parlo del loro esordio col botto nelle pagine dei Fantastic Four - sono evidentemente farina del sacco di King Kirby. Una città da qualche parte in quota abitata da superesseri. Roba che il nostro ha portato anche nella sua corsa sul mensile di Jimmy Olsen per Mamma DC quando piazza una Supertown davanti agli occhi di Kal-El. Attilan come il Grande Rifugio degli Eterni. Dopo oltre otto lustri ancora ricordo che Karnak mi piacque perchè trovavo il suo potete inedito ed interessante. Anche il Midnighter di Ellis ha qualcosa del monaco guerriero con il testone calvo da yellow kid alieno. Ho letto da qualche parte che la mini non è stata un successo , cosa che non capita quasi mai se si tratta di zuppa marca Warren.
    Direi che Zaffino jr ha un problema con la organizzazione dello spazio che cerca di arginare con un tratto sketchy.

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  2. Magari potessi tornare il Graziano che contava gli anni con una meno di due manine e che sognava davanti al Karnak kyrbico che si presentava al lettore facendo volare sopra la sua testa con un gesto aggraziato uno stupefatto Johnny Storm. Mi manca quella ingenuità per cui potevo sognare su cose come la assoluta novità di un vigilante cieco - al tempo non sapevo del dr. Midnite della DC - come Daredevil o un artista marziale come l'inumano dal testone. Decenni dopo nemmeno scoprire che il presidente della Repubblica poteva sciogliere le Camere o o gli spazi di manovra di un camerlengo vaticano hanno avuto lo stesso impatto sui miei neuroni brizzolati.
    Ti dirò che quando e se il lavoro di Ellis e Zaffino jr capitasse nella cesta dei nice price di qualche bancarella potrei anche acchiapparlo e pagarlo. Di Roland ricordo i Ghost Riders su testi di Jase Aaron che per l'occasione - era della partita anche Daimon Hellstrom con un look estremo - ha ripescato anche il personaggio di Jane Cutter che Warren ed il suo complice di allora Leo Manco - argentino come piacciono a te -avevano creato in un tentativo anni novanta di avvicinare il Figlio di Satana alle produzioni Vertigo. La cosa non funzionò e meno ancora durò il Druid di Warren e Leo ( 4 numeri ). So goes life.

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