Secondo volume che Historica dedica alla saga di Alix Senator, che forse ha un po’
confuso Brancato, che nell’introduzione la definisce un seguito del lavoro di
Jacques Martin. In realtà in Francia la saga principale continua
con disegnatori-cloni addestrati da Martin prima della sua morte, mentre Alix Senator è più che altro uno
spin-off. Spero di riuscire a procurarmi i primi tre episodi usciti su Prima, perché la saga è veramente bella
e Valérie Mangin dimostra di aver pianificato con cura questi primi sette
volumi collegandoli strettamente senza darlo a vedere. In pratica ha fatto
esattamente quello che faceva Martin, scrivendo episodi che apparentemente sono
leggibili a se stanti ma che devono essere letti di seguito per cogliere il quadro
complessivo.
Ne Il Monte dei Morti Alix accompagna il figlioccio Chefren nel
santuario di Amon, dove spera di poter trovare la statua di Cibele e diventare
così un semidio immortale, o perlomeno guarire dalla sua condizione (eh, già:
nonostante i miei dubbi, alla fine dello scorso numero
era stato davvero evirato). Predoni e
doppiogiochisti renderanno assai movimentata la traversata del deserto, e la
cittadella in cui si trova il tempio sarà anche il luogo dello scontro finale
tra gli Egizi e i precedenti abitanti Siwi. La Mangin scrive una storia
appassionante e molto suggestiva, con molti elementi avventurosi e un vago
commento etnografico valido anche per l’attualità. Salvo poi scoprire nei
contenuti extra in appendice che il dungeon
del mausoleo e i Siwi se li è inventati di sana pianta!
Il potere e l’eternità ci conduce a Roma. Alix e Chefren vengono
fatti credere morti, ma le macchinazioni della loro nemica principale promette
comunque di renderli tali a breve. Anche Livia
è alla frenetica ricerca del simulacro di Cibele, mentre l’imperatore Augusto
cerca non meno freneticamente Alix e Chefren, tanto che le due linee narrative
vengono fatte incrociare e procedere parallele nelle stesse tavole con un,
chiamiamolo così, montaggio alternato. All’inizio questo espediente sembra un
po’ stucchevole, ma in definitiva è funzionale a far montare la tensione e
serve anche a far confluire i due plot nella stessa direzione, a Cuma. Qui
arriveremo alla resa dei conti, con uno spettacolare viaggio negli inferi
(l’interno di un vulcano) costellato di trappole mortali, rivelazioni e colpi
di scena. Ma oltre all’avventura c’è anche la tragedia.
Resto dell’idea che per godersi
appieno Alix Senator 2 serva aver
letto i capitoli precedenti e anche qualche episodio scelto dell’Alix originale, visto il girotondo di
personaggi che si avvicendano sulla scena (anche se il dialogo polemico tra
Alix e Chefren alle pagine 70 e 71 sembra essere una dichiarazione
programmatica della Mangin sul fatto che Senator
debba essere una serie più cruda e realistica) ma sono riuscito ad apprezzarlo
tantissimo lo stesso.
I disegni di Thierry Démarez sono
stupendi, ma devo dire che il colorista Jean-Jacques Chagnaud (che proprio
l’altro giorno ho
incensato!) non ha fatto un lavoro esaltante. Certo, è tutt’altro che
disprezzabile e molto meglio di tanti altri, però i suoi colori digitali non
possono certo reggere il confronto con gli acquerelli, e nemmeno col lavoro più
tenue e meno invasivo che ha fatto in Inverno
1709.
In appendice ci sono gli
approfondimenti della stessa Mangin sugli argomenti trattati nei singoli
episodi.
Un volume da non perdere, quindi?
Macché. Lo sarebbe pure, se non fosse per un difetto piuttosto fastidioso.
Molte tavole (saranno un quarto o meno, comunque troppe) presentano quel
problema della stampa digitale per cui la pellicola del nero non è centrata,
lasciandosi dietro delle sagome bianche che rendono evanescente o stroboscopico
l’insieme. In un fumetto in cui l’espressione o i movimenti di un personaggio sullo
sfondo sono importanti per capire meglio certi passaggi questo è assai
seccante. Lo so che oggi non si stampa più a partire da pellicole, ma non
riesco a spiegarmi meglio. Ecco una foto, tanto per essere più chiaro:
Irritante, vero? E non è nemmeno
quella stampata peggio.
Sti aloni bianchicci hanno iniziato ad infestare gli albi BD allegati alla Gazzetta, che pure in passato avevano sempre avuto una stampa pressoché perfetta.
RispondiEliminaI Largo Winch, per esempio, ne sono pieni.
Un fastidio... Forse sono dovuti alla scomposizione delle tavole in neri e colori, una volta coi fuori registro il risultato non era certo così terribile.
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