Tanta attesa
(l’edicolante mi ha detto che gli era già arrivato all’inizio di questa
settimana: sarà vero?) è stata abbondantemente ripagata. Con questo secondo
volume si conclude l’epopea di Cixi: la storia è strutturata principalmente in
due parti, che si occupano una della lotta contro i Taiping e quindi
dell’apertura all’Occidente e l’altra dei furiosi intrighi di palazzo per
impedire che lo stesso figlio di Cixi assuma realmente il potere in Cina. La
vicenda copre quasi cinquant’anni di storia e la densità di scrittura è tale
che credo di aver impiegato quasi un’ora e mezza per leggere tutto il volume –
anche perché Mantovani è stato piuttosto generoso con i dettagli delle sue
tavole.
Può inizialmente spiazzare vedere
che i protagonisti Cixi e Li recitano come se fossero personaggi di un
contemporaneo serial tv cinico e postmoderno, o che le donne vengono ritratte
come pin up, ma il tutto è funzionale al particolare stile di scrittura di Nihoul,
che spesso sfodera un’ironia degna del migliore Robin Wood. Il finale è
splendido, amaro ma anche pregno di una riflessione sul potere (senza alcun
intento moralista) che mi ha ricordato quello de I Borgia di Jodorowsky e Manara.
Mantovani disegna bene come
nel primo volume,
anche se stavolta mi pare che sia stato un po’ più sintetico nel delineare le
figure umane, che qualche rara volta sono quasi stilizzate. Poco male, visto
che sa far recitare i personaggi come pochi altri e che, come ho segnalato
sopra, si è profuso in dettagli e particolari che arricchiscono le tavole.
Unico rimpianto legato a Cixi, il fatto che probabilmente avrebbe
tratto beneficio da una pubblicazione organica sulla collana madre (tanto più
che è una Reine de Sang, non un Ils ont fait l’Histoire), dove si
sarebbero potuti leggere i due capitoli uno di seguito all’altro senza
aspettare cinque mesi tra il primo e il secondo. Ma forse è un’impressione
dovuta al fatto che a pagina 37
mi pare che siano stati invertiti i testi di due
balloon, marchio di fabbrica di Historica.
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