venerdì 1 febbraio 2019

Historica 76: Roma Antica - Alix Senator 1: I demoni di Sparta

Toh, che sorpresa: dopo essere stato presentato in volumi singoli sull’altra collana Prima adesso su Historica fa il uso debutto Alix Senator, lo spin off della saga storica ideata da Jacques Martin che segue le vicende dell’Alix adulto divenuto senatore di Roma. Forse sarebbe stato meglio ristampare in un’unica soluzione i tre volumi già editi, anche se mi rendo conto che i lettori che già li hanno non sarebbero stati contenti. Ma d’altra parte se Prima ha chiuso i battenti evidentemente i suoi lettori non dovevano essere molti.
Dunque, Alix è diventato senatore e continua a scorrazzare per l’immenso Impero Romano coinvolto in avventure e complotti. Ad accompagnarlo ci sono lo schiavo Xanto e i due figli Tito e Chefren, quest’ultimo adottato e figlio naturale del suo amico storico Enak. Da quello che ho potuto giudicare dei due volumi qui raccolti, questo “nuovo” Alix riprende la struttura di quello classico, peraltro ancora in produzione: ogni episodio è formalmente autoconclusivo ma in realtà sono tutti collegati, grazie a personaggi che ritornano o per i semi di una storia che vengono gettati al termine della precedente.
Ne I demoni di Sparta Alix va in Grecia a indagare sulla scomparsa dei Libri Sibillini: l’imperatore Augusto aveva mandato un suo manipolo a prendere questi testi profetici per trasferirli a Roma, ma i suoi uomini sono stati sterminati da ribelli che rimandano per costumi e agire agli antichi spartiati. La Grecia è una terra conquistata e piegata dal dominio romano, e forse come dice Brancato nell’introduzione la Mangin ha voluto sottintendere un parallelo con la situazione politica attuale. L’indagine sarà meno semplice del previsto, con alcuni colpi di scena e voltafaccia.
Ne Il ruggito di Cibele sono i due figli di Alix i veri protagonisti. Irretito dal responso della Pizia nell’episodio precedente e forte di quanto ha letto nell’ultimo Libro Sibillino, Chefren si reca in Asia Minore, a Pessinunte, ossessionato dall’idea di incontrare la dea Cibele e divenire potente e immortale. Gli eunuchi che fanno la guardia al suo tempio sono però inamovibili e nel quadro si inserisce un’affascinante ragazzina di cui si innamora Tito la quale, guarda caso, si è data al taccheggio dopo che la sorella è scomparsa misteriosamente proprio in circostanze che riguardano i seguaci di Cibele. L’intervento di Alix, che comparirà solo a un terzo dalla fine del volume, scioglierà i nodi. Questo secondo episodio è ancora più coinvolgente del primo, e presenta un incredibile colpo di scena che riguarda Chefren, al quale tocca una sorte ben infelice – salvo rettificarla in futuro, ma la Mangin dovrebbe fare un bel salto mortale.
Lo stile di Valérie Mangin è un piacevole mix di ricostruzione storica (con un po’ di infodumping nei dialoghi, ma nulla di pedante) e avventura, nel solco della tradizione inaugurata da Martin. La cura dei dettagli si nota anche nella ripresa di personaggi classici della saga, anche loro ovviamente invecchiati come il protagonista. Come segnala Brancato nell’introduzione, il tono di Alix Senator è un po’ più cupo rispetto a quello della saga principale, riflettendo la maturità del protagonista anche nei temi che affiorano. La fedeltà alla struttura classica della BéDé, i volumi da 46 tavole l’uno, e la necessità di modernizzare il tutto con poche didascalie rendono a un primo impatto poco credibili certe sequenze: davvero era possibile per un manipolo di 50 soldati romani, per quanto bene addestrati, sconfiggere così facilmente 300 opliti? E per far fuggire un gruppo di leoni famelici bastava sbattere le spade tra di loro? In realtà di entrambe le scene vengono fornite le dovute spiegazioni (magari tra le righe) ma a un primo impatto risultano un po’ inverosimili nella frenesia con cui ci sono state mostrate.
I disegni di Thierry Démarez sono stupendi. Partendo evidentemente da fotografie, ha realizzato delle tavole dettagliatissime e ineccepibili dal punto di vista anatomico e paesaggistico, ma anche estremamente dinamiche ed espressive. Anche i suoi colori sono ottimi, ma diventano solo buoni con Il ruggito di Cibele. Qui infatti ha cominciato a usare il computer per colorare e pur rimanendo su livelli alti la differenza con l’acquerello si nota. Inoltre, forse pressato dalle scadenze o forse con la speranza di ottemperare alla cosa in fase di colorazione, i suoi tratteggi si sono fatti meno presenti e in alcuni casi sono stati affastellati senza l’armonia vista ne I demoni di Sparta; questa differenza si può cogliere nei dossier conclusivi, in cui alcune delle sue vignette sono riprodotte solo al tratto senza colore.
Il volume si conclude appunto con un’appendice di 16 pagine (8 per episodio) in cui vengono approfonditi gli argomenti trattati nei singoli episodi. Molto interessante quello dedicato ai culti orientali che si diffusero nella Roma imperiale.

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