Un’altra “Regina di Sangue” viene
a rimpinguare la collana Historica
Biografie. In realtà la protagonista eponima (che nella versione originale
si chiama Tseu Hi e non Cixi!) non è sotto i riflettori come nel caso di Fredegonda
o Cleopatra,
ma divide la scena con il suo complice eunuco Li Lianying e più in generale con
le vicende della Cina di metà ’800.
La storia inizia nel 1848, quando
i due si incontrano per caso: lui è un ragazzino mendicante, lei una
adolescente manciù disinibita che con la sua condotta fa dannare il padre
benestante. Entrambi sono molto ambiziosi e, assecondando i capricci del
destino che li fanno incontrare, decidono di aiutarsi a vicenda e tentare l’impossibile:
la scalata al potere nell’impero cinese. Cixi, che ancora si chiama Xhingsheng,
verrà fatta partecipare a forza alle selezioni per le nuove concubine
dell’imperatore, mentre Li Lianying si farà addirittura evirare per diventare
eunuco ed entrare così a sua volta nel palazzo imperiale. Il rapporto tra i due
non si basa sul rispetto o sull’affetto ma sulla consapevolezza che l’uno è
utile all’altra e viceversa, e quest’ottica di freddo cinismo non preclude i
rapporti sessuali tra i due affinché Xhingsheng impari a sfruttare a suo
vantaggio le gioie del talamo – il giovane eunuco è effettivamente tale, ma
all’inizio del fumetto vengono rapidamente riassunti i vari livelli di evirazione
a cui un uomo poteva essere sottoposto.
Entrare nelle grazie
dell’imperatore sembra difficilissimo per la giovane Xhingsheng, perché
un’antica profezia vuole che l’impero cadrà in rovina a causa di una manciù di
stirpe Yehe Nara, proprio quella a cui appartiene lei (che per questo viene
ribattezzata Dama Yehenara). Ma per sua fortuna l’imperatore è troppo
rincoglionito dall’oppio e dagli stravizi per prestare fede a questa leggenda,
o anche solo per accorgersi di quello che gli succede attorno, e grazie agli
interventi occulti e ai consigli di Li Lianying l’ambiziosa ragazza ne fa il
suo burattino.
In effetti in alcune sequenze c’è
un bel po’ di sesso, e gli autori si sarebbero potuti spingere un pochino più in
là nella rappresentazione degli amplessi visto che la trama lo richiede e che
le coperte che spuntano dal nulla sono un po’ ridicole.
La storia è scritta molto bene,
coinvolgente e per nulla didascalica. La ricostruzione sembra essere
estremamente scrupolosa e le varie informazioni e curiosità sulla Cina
imperiale vengono veicolate con naturalezza attraverso i dialoghi o alcune
sequenze secondarie. A metà del volume c’è un’ellissi piuttosto ardita che fa
fare un salto di 8 anni alla storia, mentre i protagonisti sembrano quasi
sparire in favore della rappresentazione degli altri avvenimenti che
coinvolsero la Cina e il palazzo imperiale. È una scelta obbligata per poter
dare il giusto quadro della situazione, ed è lodevole come Philippe Nihoul
abbia mostrato la crudeltà non solo degli invasori britannici ma anche di
quelli francesi.
Anche i disegni di Fabio
Mantovani sono molto buoni: puliti, dinamici ed estremamente espressivi. I
personaggi “parlano” con le loro posture e le loro espressioni e infatti Nihoul
non ha ritenuto necessario aggiungere nulla al gioco di sguardi con cui a
pagina 37 viene svelata al lettore la macchinazione di Cixi. Anche i colori
sono opera del disegnatore, che forse si è lasciato prendere un po’ la mano
dagli effetti digitali che ogni tanto distraggono dall’ottimo lavoro
sottostante.
Che sia lo stesso Mantovani che
anni fa venne beccato a ricalcare Risso, facendo naufragare un progetto di
Palumbo? Non mi stupirebbe, visto che recentemente perfino Gamberi è stato
riabilitato (con tanto di intervista su uno degli ultimi Fumo di China), a dimostrazione che un errore di gioventù non deve
necessariamente stroncare una carriera.
Visto che non fa parte della
collana Ils on fait l’Histoire, Cixi consta di 54 pagine di fumetto
invece delle solite 46, ma non propone nessun approfondimento storico che mai
come in questo caso per me sarebbe stato utile: che differenza c’è, ad esempio,
tra i cinesi Manciù e quelli Han? Pazienza, il fumetto è comunque di qualità
elevata.
ciao Luca, grazie per il pezzo, mi è piaciuto molto. Ho solo una precisazione da fare, il Mantovani di cui parli si chiama Ivan e non siamo nemmeno parenti (credo). Ho iniziato a lavorare nel 95 con hammer n.11 e l'incidente editoriale è successo parecchi anni dopo a causa di un esordiente inesperto che ha poi pagato a caro prezzo l'errore perchè non l'ho più sentito.
RispondiEliminaGrazie di tutto
Fabio Mantovani
Grazie della precisazione, Fabio (e ancora complimenti per l'ottimo lavoro). Purtroppo non ho potuto verificare sui vecchi Scuola di Fumetto dove scoppiò il caso perché non li ho più! Da qui l'equivoco per cui mi scuso.
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